FINCHE' CI SARA' L'AUTUNNO, NON AVRO' ABBASTANZA MANI, TELE E COLORI PER DIPINGERE LA BELLEZZA CHE VEDO

Abbiamo assistito in questi giorni al ritorno, sulle prime pagine dei giornali,
dell’allarme legato ai non vaccinati in terapia intensiva.

Con numeri apparentemente preoccupanti e che sembrerebbero sottolineare, a prenderli per buoni,
come il rischio di ammalarsi gravemente a causa del virus e finire in ospedale siano decisamente più alti
per chi non ha ancora ricevuto la somministrazione dei farmaci anti-Covid.


Ma è davvero così che stanno le cose?


I dati sono drammatici come vorrebbero farci credere?


A guardare bene, qualche dubbio sorge in realtà spontaneo.


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Stando a quanto rilevato da Fiaso, Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere,

la percentuale di persone non vaccinate finite in terapia intensiva sarebbe in aumento del 17%,

mentre per chi ha ricevuto l’inoculazione il trend sembra invece opposto, -10%.



Scontata la sentenza:

la protezione offerta dai farmaci anti-Covid è sostanziosa

e chi ancora rifiuta le dosi corre un altissimo rischio.


I dati, però, arrivano da un campione parziale, registrati soltanto negli ospedali sentinella scelti per questo tipo di monitoriaggio.

E non sono in linea con quelli dell’Iss, l’Istituto Superiore di Sanità che da inizio pandemia rende noto l’andamento della pandemia sul nostro territorio.



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Come è facile verificare grazie alle tabelle dell’Iss,

infatti, al 10 novembre 2021 il numero di persone non vaccinate ricoverate in terapia intensiva

registrate nei 30 giorni precedenti è stato di 370 (il 66,4% del totale della popolazione finita in ospedale).


La settimana successiva ha visto il totale di pazienti senza protezione dei farmaci anti-Covid ospedalizzati passare a 424:

la percentuale sul totale di persone ricoverate è scesa però al 64%, con un calo quindi del 2,4% .


Al 24 novembre, ultimo dato disponibile in attesa del prossimo aggiornamento,

il numero di non vaccinati in terapia intensiva è stato infine di 509, equivalente al 64,2% degli italiani ricoverati (+0,2% rispetto alla precedente rilevazione).



Da dove salta fuori, dunque, questo boom improvviso del 17% di cui parla Fiaso?


Si tratta, come evidente, di un’imprecisione,
un’analisi parziale fatta soltanto sulla base dei dati forniti da alcune strutture ospedaliere
e non in linea con il trend reale registrato sul territorio italiano.


Perché, dunque, affrettarsi a diffondere questi numeri invece di aspettare il successivo monitoraggio dell’Iss?


Il risultato ? Quello di generare una nuova ondata di paura
.
 
A che punto può arrivare la demenza senile ?

INIMMAGINABILE. Ma qui la tocchiamo. Poverino.



Cosa sta succedendo, in queste ore concitate, dalla parti di Mediaset?

A tenere banco nelle ultime ore è stato il caso dei programmi Fuori dal Coro, il talk show di Mario Giordano, e Dritto e Rovescio di Paolo Del Debbio.

Entrambi improvvisamente scomparsi,

tanto che alcune testate avevano già parlato di una possibile sospensione delle trasmissioni fino a data da destinarsi.


Un mistero che ha spinto la stessa azienda, alla fine, a intervenire.


E che sembra legato fortemente al sogno proibito di Silvio Berlusconi, entrare da padrone di casa nelle stanze del Quirinale.



Mediast è scesa in campo per chiarire che tanto Fuori dal Coro quanto Dritto e Rovescio non sono stati, in realtà, sospesi,
ma semplicemente posticipati a dopo le festività natalizie
.


Uno stop momentaneo, dunque, che fa sorgere però più di un interrogativo:

perché bloccare due programmi del genere proprio in un momento in cui,

con l’introduzione del Super Green pass, la tensione è alta,

la rabbia di una parte della popolazione italiana pure

e gli argomenti di discussione non mancano di certo?


Qui si arriva al punto centrale della questione:

la corsa di Silvio Berlusconi alla successione di Sergio Mattarella nei panni di presidente della Repubblica.



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Come raccontato da Repubblica, infatti, tra le poche certezze di questa vicenda
ci sarebbe l’umore nero di Silvio Berlusconi per il troppo spazio dato ai No Vax
all’interno delle trasmissioni in onda sulle reti Mediaset.

Fuori luogo, a detta del Cavaliere, in un momento in cui il governo (appoggiato dalla stessa Forza Italia)
ha varato l’ennesima stretta a danno degli italiani, con l’introduzione del Super Green pass.

E potenzialmente pericolosissimo per la reputazione dell’ex premier,
impegnato nella difficile impresa di lavarsi via di dosso ogni macchia presente e passata
per presentarsi come legittimo candidato al Colle.



Da qui, l’invito che secondo Repubblica Berlusconi avrebbe rivolto ai suoi,
pur senza intervenire direttamente sui palinsesti:

i No Vax sono un pericolo per la salute e per la ripresa e per questo non va dato loro alcun microfono, alcuna cassa di risonanza.

Il rischio, in caso contrario, è che qualche storico detrattore del Cavaliere possa approfittare
proprio dei contenuti dei programmi Mediaset per partire ancora una volta alla carica,
minando così quella credibilità che il leader di Forza Italia sta tentando con fatica di cementare.
 
Altri dementi all'attacco della salute dei bambini.
Ma che .azzo state facendo ?
Ci fosse stato un solo caso, sarebbe ugualmente da vietare.


Si continua a parlare, giustamente e finalmente con insistenza,

del gravissimo rischio di miocarditi nei giovani che ricevono il vaccino.



Un nuovo studio lancia un ulteriore allarme.

Come spiega Patrizia Floder Reitter su La Verità,
il via libera di Ema, Aifa e Commissione Ue al vaccino ai bambini
arriva dopo che il vaccino è stato sperimentato su nemmeno 2.000 creature.


“Eppure non si ha notizia di adolescenti sani morti per Covid.
Al contrario, aumentano gli studi che documentano reazioni avverse
al vaccino anti coronavirus soprattutto nelle fasce di età più basse.

Tra gli ultimissimi, un testo pubblicato quattro giorni fa dalla Oxford University press
per la Infectious diseases society of American (Idsa),
l’associazione medica statunitense che rappresenta medici, scienziati
e altri professionisti sanitari specializzati in malattie infettive,
fornisce dati sulle miocarditi riscontrate in giovani di Hong Kong”.



Si tratta del primo studio compiuto in Asia su queste reazioni avverse.

Gli autori riscontrano “un aumento significativo del rischio di miocardite/pericardite acuta
dopo la vaccinazione di Comirnaty tra gli adolescenti maschi cinesi, specialmente dopo la seconda dose”.



Tra il 14 giugno il 4 settembre 2021, “sono stati identificati 33 adolescenti su 100.000
(29 maschi e 4 femmine di età media 15 anni),
che due giorni dopo la vaccinazione Pfizer hanno sviluppato miocardite/pericardite acuta”,
si legge nello studio ripreso da La Verità e coordinato da Gilben T. Chua,
del dipartimento di pediatria e medicina dell’adolescenza dell’Università di Hong Kong.


Il professore, specializzato in immunologia pediatrica e malattie infettive,
ha monitorato con il suo team gli eventi avversi nella fascia 12-17anni
attraverso il sistema della farmacovigilanza attiva,
riscontrando 33 casi di infiammazione del tessuto muscolare del cuore.

“L’incidenza di miocardite/pericardite acuta è stata del 18,52%,
precisamente del 3,37 dopo la prima dose e 21,22% dopo la seconda.
Non è affatto poco, se consideriamo che i rischi importanti di Covid pediatrico sono minimi,
gli effetti avversi dei vaccini sono frequenti e in potenza gravi,
ma soprattutto che l’infezione naturale dà protezione più robusta e duratura”.


Interessante la precisazione degli studiosi, di non avere potuto fare raffronti, perché

“non erano stati registrati casi di miocardite/pericardite negli anni precedenti”.



Una patologia dunque nuova, per quella fascia di età.


Le conclusioni non sono rassicuranti:

“C’è un aumento significativo del rischio di miocardite/pericardite acuta

dopo la vaccinazione di Comirnaty tra gli adolescenti maschi”, specialmente dopo la seconda dose”.



I ricercatori di Hong Kong confermano che

“il rischio di lesioni miocardiche in giovani individui sani, compresi gli atleti,

a seguito dell’infezione da Covid-19 è pure considerevolmente elevato”.


Lo stesso colosso Pfizer, nella documentazione fornita per la riunione del 26 ottobre del comitato consultivo sui vaccini della Fda,

aveva ammesso di avere pochi dati sui rischi miocardite dopo il vaccino pediatrico.


L’azienda farmaceutica spiegava che i bimbi che hanno preso parte ai trial erano troppo pochi

per controllare possibili insorgenze di miocarditi (e di chissà quali altri effetti avversi),

che saranno studiati nei prossimi cinque anni.



“Intanto si procede a vaccinare, senza alcuna esitazione dettata dal dubbio di fare più male che bene” alle nostre creature.
 
Ahahahahahahah lo copia perfetta di bidet.


La sostanza dietro alle parole di facciata.

Symone Sanders, portavoce personale di Kamala Harris, vicepresidente degli Usa,
a fine anno lascerà il proprio incarico.

La diretta interessata ha detto:
“Sono così grata alla vicepresidente per la sua fiducia nei miei confronti e mi mancherà lavorare con lei e con tutti voi”.


Questo addio va però contestualizzato, poiché è giunto dopo quello di Ashley Etienne,
responsabile della comunicazione, al termine di settimane di polemiche e indiscrezioni
sulla frustrazione nello staff della vicepresidente per il ruolo piuttosto in ombra finora svolto da Harris.

Quest’ultima, secondo i boatos, non sarebbe stata in grado di influire sull’agenda politica.

Allo stesso tempo, mancherebbero all’appello risultati ritenuti soddisfacenti,
per esempio, in merito all’emergenza al confine sud con il Messico.

Una situazione di tensione mai resa nota in via ufficiale,
eppure queste due dimissioni non sono passate inosservate,
andando così a sposare la teoria delle tensioni interne.


Giuseppe Sarcina, corrispondente del Corriere della Sera,
nel numero in edicola domani di “7” e anticipato oggi dal quotidiano, ha scritto:

Lackluster mediocre, per niente brillante.
Da mesi è il giudizio più ricorrente su Kamala Harris nel Congresso e nei circoli politici di Washington.

La vicepresidente degli Stati Uniti, la prima donna a ricoprire la seconda carica del Paese,
la speranza per le minoranze, la scommessa più innovativa per la Casa Bianca, è palesemente in difficoltà”.


E ancora:

“Anche i sondaggi sono pessimi.
Stando alla rilevazione più recente, condotta da Redfield & Wilton Strategies,
soltanto il 34 per cento degli americani approva il suo operato”
 
Il Governo non ha fatto in tempo ad annunciare la proposta di riforma dell’Irpef che già il Paese si è diviso.

C’è chi plaude alla riduzione del numero di aliquote e della pressione fiscale.

C’è chi protesta per la scelta di allocare il “tesoretto” da 8 miliardi di euro
praticamente solo sull’imposta sul reddito delle persone fisiche, ignorando le richieste delle imprese.

C’è chi si lamenta per il preteso effetto regressivo del taglio.

Al momento, però, è davvero troppo presto per esprimere un parere:
conoscere le aliquote e gli scaglioni non basta a capire l’effetto complessivo della riforma.


Per avere un’opinione è necessario anche sapere se e come
saranno riordinate le innumerevoli deduzioni e detrazioni
che rendono così inintelligibile il nostro sistema tributario.



Si possono, però, formulare tre considerazioni.

La prima: il taglio è, nel complesso, modesto.
Nel 2019 (ultimo anno prima della pandemia) il gettito Irpef è stato di circa 192 miliardi di euro:
in pratica, ci stiamo accapigliando su una riduzione di poco superiore al 4 per cento.
Meglio di niente, ma certo non in grado di sortire chissà quali effetti sulla crescita.
Da questo punto di vista, non hanno torto gli industriali
quando chiedono di stanziare più risorse su tributi di minore entità (come l’Irap)
in modo da segnare una vera discontinuità.
Da questo punto di vista, è positivo che si parli seriamente dell’abolizione dell’Irap
quantomeno per le ditte individuali e i professionisti.


La seconda considerazione è che Mario Draghi sembra aver seguito una logica molto politica:
ha individuato il tipo di intervento che formalmente accontentava tutti,
e sostanzialmente lasciava chiunque insoddisfatto.

Così,

ai fautori della flat tax ha offerto l’eliminazione di un’aliquota;

ai sostenitori della redistribuzione ha dato un’operazione che si focalizza sui redditi medi.


Inoltre, ha svolto il compito in modo (almeno per quanto si può giudicare adesso) tecnicamente corretto:
senza creare effetti perversi sull’andamento delle aliquote marginali,
e facendo in modo che tutti i contribuenti vedano calare le pretese del fisco,
seppure impercettibilmente (e al netto degli eventuali cambiamenti alle detrazioni e deduzioni).


Sempre sul piano politico, però, questo intervento non è neutrale nella forma:
la revisione delle aliquote rappresenta, in qualche modo,
un anticipo della più ampia riforma fiscale oggetto di una delega
presentata dal Governo ma ancora non approvata dal Parlamento.

L’implicazione è che si consente, ad esempio,
alle parti sociali di discutere dell’intervento
come se avesse natura congiunturale mentre
– se posto nella prospettiva della revisione del sistema –
dovrebbe avere ben diverso orizzonte.


La terza considerazione è che, però, la riforma ignora completamente l’elefante nella stanza: la spesa pubblica.

La rinuncia a mettere ordine nella spesa rappresenta la scelta più critica dell’attuale Governo,
il quale ne affida la revisione alla prossima legislatura e, nella nota di aggiornamento al Def,
si limita ad accendere un cero agli Dei della crescita.


Insomma: sebbene formalmente la copertura arrivi dalla buona performance economica del 2021, nei fatti essa attinge al debito.

E si tratta di una scelta tanto più pericolosa quanto più prendiamo sul serio l’ondata inflattiva che si sta abbattendo su di noi.
 
Pierpaolo Sileri non ha dubbi: “Non ci sarà il Green pass per la fascia di età pediatrica”.


Lo assicura il sottosegretario grillino alla Salute ai microfoni della trasmissione L’Italia s’è desta su Radio Cusano Campus.

“Vi è stato l’ok di Ema e Aifa dopodiché il vaccino sarà disponibile,
i percorsi per procedere alla vaccinazione sono gli stessi che già esistono,
ovviamente con delle corsie differenziate e un approccio diverso
perché la vaccinazione nell’età pediatrica è più delicata
anche a livello di comunicazione e di accortezze,
servirà in molti casi anche più’ dialogo con i genitori”.
 
Lascio a Voi giudicare il comportamento di questo "sindacato",
che invece che tutelare le libertà dei lavoratori ed il diritto a lavorare anche se non sierati,
si oppone al fatto che un'Azienda ASSUMA 90 lavoratori. BUFFONI
State in piedi solo perchè i pensionati pagano la quota mensile.

Parlano di "diritti". Svegliatevi. E se l'Azienda avesse delocalizzato ?
Quanti lavoratori sarebbero andati in "merda" ? Più o meno 350



Moto Guzzi assume 90 lavoratori, ma scoppia la polemica

Nei giorni scorsi infatti è stato firmato da direzione aziendale con Fim Cisl, Uilm Uil e Rsu

un accordo grazie al quale saranno stabilizzati i contratti di 13 lavoratori (assunti a tempo indeterminato entro marzo)

e saranno siglati 91 nuovi contratti a termine (sempre entro marzo).



"Nonostante il contesto sempre più difficile, causato dalle varianti del virus
e le forti difficoltà dovute ai costi delle materie prime, dalla difficoltà di reperire componenti,
è stata raggiunta un’importante intesa che guarda all’occupazione si legge in una nota delle organizzazioni sindacali firmatarie

È un atto concreto, frutto di relazioni sindacali mature,
nelle quali le parti condividono insieme le scelte strategiche per il futuro dell’azienda e quindi per il bene delle lavoratrici e dei lavoratori".



Un futuro che si prospetta positivo per lo stabilimento di Mandello del Lario.

Nelle officine saranno prodotti tre modelli.

Oltre al V7 e al V85 sarà inaugurata anche la linea per e il nuovo V100,
una piattaforma che, secondo gli esperti, ha grandi potenzialità per aggredire il mercato.

Positivo è anche il ritorno a un rapporto con la Pubblica amministrazione.

Nei mesi scorsi, è stata annunciata la nuova commessa per il Reggimento dei corazzieri.


"Si tratta – spiega Lorenzo Ballerini, Fim Cisl Monza Brianza Lecco– di un’antica amicizia quella tra i carabinieri e il marchio dell’aquila.

I corazzieri hanno sempre avuto in dotazione Moto Guzzi
per scortare in corteo sia il Capo dello Stato sia i governanti degli altri Paesi in visita in Italia.

Il primo modello è stato la Astore 500, l’ultimo la Guzzi California 1400 Touring.

Ora avranno in dotazione V85TT".


"L’intesa – commentano i delegati Francesco Scanni e Giuseppe Francioso e la segreteria Fim Cisl Monza Brianza Lecco – ,

insieme al progetto di ampliamento dello stabilimento di Mandello del Lario e ai relativi investimenti,

un punto di partenza che ci porterà nel corso del 2022 a verificare la possibilità di ulteriori assunzioni con l’obiettivo di consolidare l’occupazione in Moto Guzzi".



Fiom Cgil Lecco dice no

Ma come detto il coro positivo non è unanime.

Anzi.

Fiom Cgil Lecco infatti non ha firmato l'accordo.

"L’accordo non sottoscritto dalla FIOM deroga la Legge ( DECRETO DIGNITA)
secondo cui 45 dei 90 lavoratori che l’azienda dovrà riassumere nel 2022
avrebbero già diritto o alla stabilizzazione - spiegano dalla Camera del Lavoro di Lecco -

Siamo inoltre convinti che la Moto Guzzi abbia la necessità di richiamare gli stessi lavoratori
perché ne ha bisogno in quanto già formato e competente, e non lo riteniamo certo una conquista contrattuale.

Riteniamo insufficiente il solo prolungamento da 10 a 12 mesi dei PART TIME VERTICALI ,
e l’assunzione di 5 staff leasing ( 5 completamente esclusi ),
non prevedendo inoltre nessuna GARANZIA di stabilizzazione per tutti gli altri".
 
Leggete e rendetevi conto nelle mani di chi siamo capitati.
Una massa di dementi. Ripeto spesso questo aggettivo,
ma trovatene uno migliore che possa rendere l'idea.

Ieri era la variante "omicida". Oggi quella che "ci salverà".
Quell'altro che dice che sarà poco più che una "varicella".



La speranza è che sia la tanto temuta variante Omicron a salvarci.

Lo ha spiegato Arnaldo Caruso, presidente della Società Italiana di Virologia (Siv-Isv) all’Adnkronos Salute.

Secondo quanto riferito dall’esperto,
l’ennesima mutazione del virus sarebbe quella tanto attesa dalla comunità scientifica di tutto il mondo,
con una convivenza “pacifica” tra gli esseri umani e il nuovo coronavirus.



Fine del Covid grazie alla variante Omicron: potrebbe essere meno aggressiva

“Se la nuova variante si confermasse davvero più trasmissibile ma meno aggressiva,
potrebbe essere l’adattamento del Sars-Cov-2 che aspettavamo”, ha sottolineato.

Uno scenario forse incomprensibile per un profano,
ma che è conosciuto molto bene dai virologi e che si ripete nella
“storia di tutte le infezioni virali, specialmente di quelle respiratorie.
Esplodono in modo eclatante, poi pian piano l’ospite reagisce,
il virus si adegua e scatta una sorta di convivenza tra i due”.


Variante Omicron, nel 2022 ci contageremo tutti, assomiglia alla varicella: la previsione di Bassetti
La previsione dell'esperto
Variante Omicron, "nel 2022 ci contageremo tutti, assomiglia alla varicella"



Fine del Covid grazie alla variante Omicron: la convivenza con il virus

Che “conviene a noi e al virus“, come ha spiegato Arnaldo Caruso,
che è anche professore ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’Università di Brescia
e direttore del Laboratorio di Microbiologia dell’Asst Spedali Civili.


“Al virus conviene infatti non eliminare l’ospite comportandosi in maniera aggressiva, ma più conviverci”,
e quindi evolversi in maniera da infettarlo più velocemente ma senza causare sintomi fatali.

In questo modo può moltiplicarsi e continuare a circolare.

“Più dà pochi sintomi o addirittura nessun sintomo,
più un virus ha la possibilità di trasmettersi,
di continuare la sua corsa e di prevalere nella sua forma più contagiosa,
più veloce ma più mite, su tutte le altre varianti”
,

ha spiegato l’esperto.



Arnaldo Caruso, presidente della Società Italiana di Virologia
Fonte foto: ANSA



La speranza è che stia avvenendo esattamente questo con la variante Omicron,
“anche se a oggi i dati disponibili sono pochi, e tutto è ancora da verificare e da comprendere”.

Per capire meglio cosa sta succedendo sarà necessario analizzare a fondo questa versione del patogeno.

“Un virus che entra più rapidamente nell’organismo bersaglio,
però è meno capace di farlo ammalare, in genere ha modificato non solo la proteina Spike,
ma anche molte delle sue proteine interne”.

Ovvero quelle “che giocano un ruolo maggiore nel determinarne l’aggressività.
Ed è lì che dovremmo andare a cercare per capire bene cos’è successo, guardando oltre la proteina Spike”, ha concluso Arnaldo Caruso.
 
Il presidente della Commissione permanente per le vaccinazioni (Stiko), Thomas Mertens,

al momento non farebbe vaccinare il proprio bambino di sette anni contro il Covid

a causa della mancanza di dati chiari sugli effetti di lungo periodo.



Lo ha dichiarato a F.A.Z., sottolineando come al momento non ci siano "dati" sufficienti
sulla tollerabilità del vaccino nel gruppo dei bambini di età compresa tra i cinque e gli undici anni.


Proprio perché le infezioni Covid nei bambini sono solitamente innocue,
bisogna essere tanto più sicuri che la vaccinazione sia ben tollerata nel lungo periodo, ha proseguito Mertens.

La Stiko si trova di fronte a questa considerazione da dover pesare, sottolinea il quotidiano tedesco.

Il cambiamento di umore nell'opinione pubblica e anche tra i politici
non dovrebbe essere la misura per la decisione della commissione secondo lo scienziato intervistato.


"Le decisioni politiche sbagliate non possono essere corrette con la vaccinazione",

ha dichiarato Mertens, il quale a Faz ha anche criticato il fatto che la riluttanza dei giovani

di età compresa tra 18 e 59 anni a farsi vaccinare dovrebbe ora essere compensata con quella ai bambini.

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Infine, resta ancora da scoprire cosa significhi la vaccinazione della fascia di età più giovane
per la progressione della pandemia, afferma Mertens.


"Se la malattia non gioca un ruolo serio per la persona da vaccinare, da un punto di vista medico,
bisogna essere tanto più certi che la vaccinazione sia ben tollerata a lungo termine", ha rimarcato.



L'Agenzia europea per i medicinali ha approvato il vaccino contro l'mRNA per bambini di Biontech a metà novembre.

Il ministro della Sanità Jens Spahn (CDU) ha dichiarato mercoledì che il vaccino sarà consegnato agli Stati membri dell'UE il 13 dicembre.

Gli Stati Uniti hanno concesso l'approvazione d'emergenza del vaccino Biontech/Pfizer per i bambini dai cinque agli undici anni alla fine di ottobre.

Da maggio è stato approvato il vaccino per gli adolescenti dai dodici anni in su.
 
Se il referendum tenutosi in Svizzera sul green pass,
che ha visto prevalere i favorevoli alla tessera verde con il 62% di sì,
si fosse fatto in Italia, il consenso al lasciapassare avrebbe raggiunto quote bulgare.

Ed è ipotizzabile che in quel caso i media mainstream, presi dall’ebrezza della vittoria,
si sarebbero spinti un po' più in là
fino a magari chiedere il confino dei non vaccinati in zone ben isolate dal resto della società,
in modo da non nuocere ai bravi e solerti cittadini vaccinati.


Si dirà: la maggioranza lo vuole, in democrazia si decide a maggioranza quindi tiè, fottuto non vaccinato, stai muto e punito.
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Ai sostenitori del paradigma “la maggioranza ha sempre ragione”,
occorre rinfrescare la memoria su alcuni momenti nella storia,
in cui la maggioranza fece le porcate peggiori, si macchiò delle colpe più infami,
dei crimini più osceni, permettendo al singolo di nascondere la propria responsabilità
e la propria vigliaccheria dietro al paravento del “io non sapevo, facevano tutti così”.



Se si fosse fatto un referendum nell’Italia degli anni Trenta del secolo scorso,
domandando ai cittadini se le leggi razziali fossero giuste, il sì avrebbe assunto dimensioni gigantesche.

Allo stesso modo un referendum sulla popolazione russa durante il periodo del terrore rosso,
che avesse chiesto se fosse giusto sterminare gli appartenenti alle “classi inutili” (Martin Latsis, alto ufficiale Cheka),
avrebbe ricevuto una valanga di consensi.

Così nel 1793, durante il regime del terrore, la maggioranza dei parigini
esultava nel veder rotolare nelle ceste le teste insanguinate dei nobili ghigliottinati.

Per non parlare degli uggiolati di gioia della brava maggioranza cattolica
davanti ai roghi degli eretici e delle donne accusate di stregoneria durante il medioevo.


Questo non per paragonare momenti storici tra loro diversissimi,
quanto per ricordare delle situazioni nelle quali la maggioranza non solo ha avuto torto marcio,
ma, aizzata dal potere, si è anche lasciata andare a crimini orribili.


In altre parole, il principio di maggioranza non garantisce il livello di civiltà di una società, anzi, talvolta può azzerarlo.


Ne sapevano qualcosa i costituenti che avevano visto coi loro occhi
i danni che poteva fare una maggioranza schierata a falange dietro al suo duce.


Per questo hanno inserito nella Costituzione una serie di articoli a tutela dei diritti fondamentali.


Un sondaggio riferito all’Italia attuale dice che il 45% dei vaccinati prova sentimenti di rabbia nei confronti dei non vaccinati.


Se ad esso aggiungiamo il comportamento osceno dei media e dell’establishment politico

che indicano nei non vaccinati i colpevoli della pandemia,

ci accorgiamo di aver imboccato una strada molto pericolosa.



Ci stiamo avvicinando a quelle forme di percezione distorta della realtà,

in base alle quali una maggioranza si autoconvince erroneamente di detenere una superiorità morale

(noi salviamo la società vaccinandoci, voi la mettete a rischio rifiutandovi)

e che la minoranza che rifiuta il dogma rappresenti una minaccia all’integrità e alla sicurezza della comunità.

Da qui il passo alla discriminazione, alla ghettizzazione e alle fantasie di soluzioni ancora più radicali è solo una questione di tempo.



Eppure, secondo uno studio ormai arcinoto pubblicato sulla rivista scientificaThe Lancet,

i vaccinati infettati dal covid hanno la stessa carica virale dei non vaccinati infetti.



La dimostrazione logica che i vaccinati contagino quanto i non vaccinati è nei dati che arrivano dalla Germania,

dove a novembre 2021 la media giornaliera di infezione da covid è stata di 50.000 nuovi casi,

mentre quella del novembre 2020, in piena seconda ondata, era di 20.000.


Da notare che in Germania a novembre 2020 il tasso di vaccinazione era lo 0%, mentre oggi è del 70%.


Quindi il doppio delle infezioni nonostante l’introduzione dei vaccini.


Da notare che i casi di ricovero ospedaliero dei due periodi sono pressoché uguali.



La conclusione logica è che i vaccini proteggono il singolo,

impendendo un decorso grave della malattia ai soggetti più fragili,

ma non la società nel suo insieme.


Vanno quindi considerati come un farmaco salvavita individuale

ed il loro rifiuto non può giustificare nessun tipo di discriminazione.


In quest’ottica la base morale dei vaccini perde consistenza.

A chi volesse obbiettare che in Italia il rapporto contagi quarta ondata 2021 / seconda ondata2020
è migliore di quello tedesco proprio a causa dei vaccini,
dal momento che gli italiani si sono vaccinati più dei tedeschi,
va ricordato che in Germania i vaccinati che presentano sintomi covid fanno subito un tampone, mentre da noi no.


Per timore di perdere il privilegio del lasciapassare verde o per menefreghismo, o un po' per tutte e due le cose;

salvo poi dare la colpa dei contagi alla minoranza dei non vaccinati.



Ci vorrà tempo prima che questi dati, e altri che certamente seguiranno,
approdino nelle aule giudiziarie e aprano gli occhi a qualche magistrato.

Sarà una lotta lunga, difficile, ma necessaria.

Occorre prendere atto abbastanza in fretta che è indispensabile tornare a lottare per i diritti fondamentali,

anche se ci siamo disabituati a farlo dandoli per scontati,

perchè sono proprio i diritti fondamentali ad essere minacciati dal potere oggi.



E se dovessimo perderli, inchiodati dalla nostra apatia o pigrizia mentale,

insieme ad essi perderemmo quel che resta della nostra democrazia.



E questa perdita riguarderebbe tutti, vaccinati e non.
 

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