Nel 1993 Cechi e Slovacchi si son divisi senza tante guerre
Cechi e Slovacchi sono pervenuti a un accordo costituzionale in forza del quale si sono formati due Stati indipendenti.
In quel caso non vi è stata una secessione, cioè un atto di forza unilaterale, ma una "separazione consensuale".
Nel diritto internazionale vigente non esiste il diritto di secessione, perché prevale il principio di integrità territoriale dello Stato (cioè il principio di sovranità statale): la secessione resta un fatto, non un diritto (la secessione è un atto di forza, non un atto giuridico).
Dopo la Seconda Guerra Mondiale vi è stato il processo di Norimberga, con il quale si pensava di elaborare dei principi giuridici che regolassero i rapporti internazionali nel periodo post-bellico.
In realtà, la pace nel mondo dal 1945 al 1992 non è stata assicurata dal diritto, ma dalla politica: l'equilibrio del terrore tra USA e URSS ha garantito una pace relativa (
si vis pacem, para bellum).
I sovietici non potevano portare i missili a Cuba, perché in quel caso veniva violata la sfera di influenza americana: si trattava di una violazione politica, non giuridica.
Allo stesso modo, nessuno è intervenuto quando i sovietici hanno invaso l'Ungheria e la Cecoslovacchia: la politica, infatti, (la
real-politik) prevaleva sul diritto internazionale.
Dopo il 1992 la NATO si è obiettivamente - e legittimamente - espansa ad est, perché i Paesi ex-sovietici hanno deciso di occidentalizzarsi.
Il diritto internazionale ha cercato di prendersi una rivincita sulla politica.
Putin cerca di invertire questo trend e può farlo solo ricorrendo alla forza (o alla minaccia dell'uso della forza).
Dobbiamo davvero morire per Danzica, cioè per Kiev? Nessuno morirà per Kiev, è ovvio.
L'Occidente risponderà all'invasione con sanzioni economiche che, nel tempo, si attenueranno.
E dopo Kiev toccherà alla Repubbliche baltiche, etc.
E perché la Cina, a questo punto, non potrebbe prendersi Hong Kong o Taiwan?
La Storia insegna che bisogna sempre morire per Danzica.