Forme e figure energetiche
In questo campo è il caso di dire "chi più ne ha più ne metta". La magia di una forma, di un simbolo inciso su una pietra o su una foglia oppure di particolari disegni come i "mandala" incomincia a contagiare anche i miscredenti. Proprio per questo motivo bisogna andare con i piedi di piombo per non diventare fanatici ma nel contempo non dobbiamo escludere a priori tutto ciò che non è dimostrabile con strumenti scientifici.
Nell’introduzione si è accennato a un ipotetico ponte che si forma quando rappresentiamo con figure o forme qualcosa che ha a che fare con un archetipo. Attualmente la forma più usata per creare questo ponte è quella della
piramide di Cheope descritta e commentata da un’abbondante letteratura, ma vengono utilizzate anche figure geometriche come per esempio il decagono. Queste scelte sono condizionate dal tipo di cultura più o meno religiosa, perciò per una parte degli occidentali la piramide è al primo posto mentre in oriente sono i mandala che vanno per la maggiore. A questo punto nasce la domanda: cosa ci può aiutare in questo tipo di scelta? Visto che l’argomento verte sulle forme e sulle figure geometriche abbiamo due indicazioni, la prima macroscopica come la "sezione aurea" e la seconda nascosta come il "pentagono", simbolo dell’epoca appena iniziata.
Si è visto l’universalità della sezione aurea e in particolare come si manifesta nelle figure geometriche del pentagono e del decagono. Il pentagono riproduce F cinque volte, il decagono dieci volte e la stella a cinque punte ben quindici volte, inoltre il pentagono è il simbolo del "tempio interiore divino" che ogni essere umano dovrà acquisire. Penso che questo basti per far cadere la scelta su una forma geometrica che contenga sia il pentagono che il decagono. I grandi, siano essi scienziati o filosofi, erano anche degli iniziati o per lo meno dei sensitivi, perciò si può immaginare la sorpresa di Archimede quando disegnò per la prima volta il terzo solido semiregolare composto da dodici pentagoni e da sei decagoni, questi ultimi compenetrati fra loro. In questo solido la sezione aurea si manifesta 120 volte, quanto basta per continuare in questa direzione. La figura mostra due viste di questo terzo solido semiregolare.
La forma sopra rappresentata ha i suoi vertici che si inscrivono in una sfera ma, a seconda del punto di osservazione, il divario fra la piccola superficie dei triangoli e quella grande dei pentagoni da una sensazione strana come se si osservassero due forme non uguali. Per togliere questa sensazione basta tracciare cinque raggi all’interno di ogni pentagono. Questi nuovi vertici creati dai raggi devono coincidere con la superficie della sfera. Come vedremo più avanti questa modifica, che non altera i lati dei pentagoni e dei decagoni, concorre a creare ulteriori immagini geometriche parzialmente sovrapposte ma soprattutto crea un flusso energetico più regolare. Quest’ultima considerazione è scaturita da ripetuti esperimenti fatti da alcuni radiestesisti. Ora il nostro particolare solido ha la superficie composta da 20 triangoli equilateri e da 60 triangoli isosceli, inoltre si sono formate altre figure geometriche come l’esagono, il rombo e il trapezio come mostra la figura:
A questo punto è necessario introdurre un’altra ipotesi riguardante il flusso energetico attirato dalle figure e dalle forme. E’ logico pensare che un flusso, sia esso materiale o energetico, per essere tale deve entrare e uscire, ci potrà essere anche un accumulo come fosse un serbatoio che una volta pieno trabocca. Per esempio il pentagono, per le sue caratteristiche già accennate, crea un flusso energetico senza segnalare visivamente dove è l’entrata e l’uscita. Si può supporre che l’entrata sia al cento e l’uscita ai vertici, ma se disegniamo un pentagono con i raggi abbiamo messo in risalto l’entrata e l’uscita migliorando così l’efficienza della nostra figura. Quando si parla di rabdomanti o radiestesisti che cercano l’acqua non si incontra molto scetticismo, ma quando si parla di energie cosmiche rilevate con un pendolino "l’indice di gradimento" scende precipitosamente. Comunque sia, i radiestesisti coinvolti concordano quanto segue:
- L’energia entra al centro di una figura pentagonale con i raggi.
- L’energia esce distribuita sui cinque vertici di una figura pentagonale.
- Il flusso energetico è massimo quando uno dei raggi della figura è rivolto a
Nord.
- Il flusso energetico è nullo quando uno dei raggi della figura è rivolto a
Sud.
- Quando non si usa la figura tracciata su un piano ma il solido le regole cambiano un pò.
- Per praticità si usa solo una metà di questo solido (vedi A2).
- Il pentagono usato per l’orientamento è quello centrale (vedi A1).
- L’energia entra al centro dei cinque pentagoni posti alla base del solido ed esce ai vertici.
- A questa regola fa eccezione il pentagono centrale nel quale l’energia esce dal centro.
- Il flusso energetico non cambia se la forma è capovolta (es. applicata al soffitto).
- Non sono ancora disponibili descrizioni del flusso energetico all’interno di questo solido.
Questa particolare forma (A), che non ha ancora un nome, deriva dall’icosaedro che si vede rappresentato da due angolazioni diverse nella seguente figura:
20 triangoli equilateri che costituiscono la superficie dell’icosaedro formano anche dei pentagoni con i relativi raggi perciò viene da pensare che anche questo solido può essere utilizzato come collettore di energie particolari. Senz’altro il quinto dei solidi platonici ha un ruolo di primaria importanza nel campo energetico ma non è così comprensibile come quello del solido alla fig. A. Osservando la fig. B si scopre che ognuno dei 12 vertici dell’icosaedro è il centro di un pentagono ma è anche il vertice di ben cinque pentagoni posti in cerchio e parzialmente sovrapposti fra loro. Ora se l’ipotesi del flusso energetico nel pentagono è valida, abbiamo per ognuno dei 12 vertici energia che entra e altrettanta che esce, perciò dovremmo avere una situazione in equilibrio.
A questo punto, con un po’ di licenza poetica, possiamo immaginare di aver scoperto due solidi polarmente opposti, l’icosaedro simbolo della compattezza e della staticità e il suo antagonista simbolo dell'espansione e della dinamicità. Facciamo un altro sforzo immaginativo: allontaniamo radialmente tutti i pentagoni con i loro raggi che si intravedono nell’icosaedro (seppur sovrapposti parzialmente), a un certo punto apparirà il solido rappresentato alla fig.A. Queste considerazioni immaginative ci permettono finalmente di dare un nome a questo solido, simbolo del movimento e contemporaneamente antagonista-figlio dell’icosaedro: ICOSDIN.
I termini energie cosmiche, vibrazioni o flusso energetico sono molto generici perché in merito si sa poco o quasi nulla (salvo gli iniziati). Inoltre per quanto riguarda l’utilizzo terapeutico di queste energie sono disponibili solo pochi risultati statistici. Mi spiego meglio: un flusso energetico proveniente da una particolare forma ha curato una certa malattia, un altro tipo di flusso energetico ha curato un’altra malattia, ma a mio avviso non è ancora comprensibile l’essenza o la diversità dei due flussi energetici, perciò le indicazioni terapeutiche sono ricavate da un'indagine statistica. A tutt’oggi esistono risultati pratici della cura di alcune malattie con un modello in scala ridotta della piramide di Cheope. Il modello deve essere opportunamente orientato rispetto al Nord e il paziente si deve mettere a fianco di un particolare lato perché sembra che ogni lato della piramide emetta energie diverse o parzialmente diverse.
Il flusso energetico che attraversa il pentagono potrebbe uscire dai cinque vertici con differenti caratteristiche, ma se un insieme di pentagoni formano il solido "icosdin" le cose si complicano ulteriormente perché ogni uscita è formata da due vertici di due pentagoni; in merito non è disponibile alcuna ipotesi. E’ invece abbastanza chiaro il modo di entrare e uscire del flusso energetico che segue un percorso a spirale allargandosi o restringendosi con una direzione perpendicolare al vertice come mostra la seguente figura:
Per motivi pratici siamo passati da un solido l’icosdin a un mezzo solido e a questo punto è più consono denominarlo "struttura geodetica" come si usa architettura quando si rappresentano intelaiature composte solo da triangoli.
Per chiudere questo capitolo riportiamo quanto concordano alcuni radiestesisti sulle dimensioni di un modellino casalingo che può essere utilizzato per armonizzare l’ambiente. Per un locale di 5x4 metri e alto 3 è più che sufficiente avere la base della struttura geodetica "icosdin" con un ingombro massimo di 40 centimetri; la posizione migliore è quella capovolta, appesa al centro del soffitto e orientata rispetto al Nord. Si può costruire con del compensato da 3 millimetri oppure con tondini del diametro di 3 millimetri del tipo usato per gli aeromodelli.