Questa mattina, grazie ad un collega molto preparato e che stimo, ho letto i principi della Modern Monetary Theory (MMT), che trovo interessanti e su cui mi piacerebbe confrontarmi con chi ha voglia di farlo.
Di seguito vado a riassumere gli aspetti principali di questa nuova teoria di politica monetaria, la quale ovviamente è fortemente osteggiata dall'establishment economico-finanziario.
Ecco i principi della MMT:
> Il denaro è una ‘creatura’ dello Stato. Chiunque può emettere dei ‘pagherò’, il problema è far sì che vengano accettati. La capacità di imporre tasse (e quindi di ottenere ricavi) rende ‘credibile’ il denaro di uno Stato.
> Il regime monetario in cui ci si muove è fondamentale. Emettere debito nella propria valuta rende impossibile che uno Stato sia costretto alla bancarotta. Questo è sicuramente vero per US, UK, Giappone (sono solo i tre esempi più significativi) ma non applicabile ai paesi dell’Eurozona (che emettono in una valuta che non possono liberamente ‘stampare’) e per molti paesi emergenti (che emettono prevalentemente in valuta ‘forte’ come USD o EUR).
> Ragionare sulla finanza pubblica in termini simili a quella privata è fallace. Lo Stato non ha una vera necessità di ottenere del denaro prima di spenderlo (con tasse/ricavi o facendoselo prestare) cosa che invece è ovviamente vera per un’impresa o una famiglia.
> L’approccio tradizionale della ‘sound finance’ che prevede di tenere sotto stretto controllo i saldi fiscali è auto-imposto e non necessario. Il vero limite non deve essere un livello massimo (qualsiasi esso sia) di deficit ma la disponibilità di risorse reali: persone impiegabili, stabilimenti sotto-utilizzati, materie prime disponibili. Se esiste una disponibilità di fattori reali, uno stato che spende tanto (o tassa poco) avrà spazio per agire fiscalmente a suo piacimento senza generare inflazione indesiderata che è alla fine il vero limite (e non le disponibilità finanziarie) della fiscalità pubblica. Anche l’impatto ecologico rientra tra i limiti ‘reali’.
> Il debito dello stato è un asset per il settore privato (ovvero i soldi vengono spesi e diventano saldi attivi per imprese e famiglie). Uno stato che può stampare la sua moneta non ha vincoli finanziari di spesa. Se ci sono questi rappresentano eredità autoimposte da consuetudini politiche o malintesi comportamenti virtuosi. Il dibattito si deve spostare non sul fatto che una spesa (o una riduzione di tasse) sia sostenibile ma se sia efficace/equa e corretta nello sfruttare risorse disponibili e altrimenti inutilizzate (altrimenti si genererebbe instabilità ‘reale’ e inflazione indesiderata).