GOLDMAN SACHS: UNA BRUTTA STORIA

tontolina ha scritto:
28 luglio 2008
Usa: i repubblicani stoppano la norma
anti-speculazione

La proposta di riforma dei mercati finanziari presentata dai democratici nel senato statunitense è stata respinta dal voto contrario della maggioranza repubblicana. Il provvedimento, che si proponeva di incrementare il livello di trasparenza e di limitare l'ammontare delle operazioni speculative nel mercato energetico, è stato bloccato per dieci voti di differenza.
L'evento segna il successo non solo della linea espressa dai repubblicani ma anche delle aspirazioni delle grandi banche d'affari di Wall Street come Goldman Sachs che avevano condotto un'intensa attività di lobbying allo scopo di fermare ogni tentativo di riforma.


In effetti solo così continueranno a guadagnare tantissimo

essendo nella posizione di sapere prima di altri com'è la situazione finanziaria di un comparto o di una società
potranno shortare alla grande senza avere in portafoglio l'azione
e quando l'avranno ben massacrata potranno raccogliere i resti per ricoprire le posizioni


bravi sti' politicanti usa.... sembrano ben corruttibili dal denaro e di certo non si mettono contro i poteri veramente forti
 
L'audace colpo della banda di Goldman Sachs!
http://diariodellacrisi.blogspot.com/2008/08/laudace-colpo-della-banda-di-goldman.html




Tutto si può dire di Henry Paulson, John Thain e della pattuglia di altri ex partner di Goldman Sachs impegnati al vertice di altre banche di investimento o di importanti banche commerciali o, come lo stesso Paulson, impegnati nell’amministrazione Bush, tranne che si tratti di persone cui difetti il coraggio e l’intraprendenza, doti certamente sviluppate lavorando nella maggiore multinazionale dell’investment banking, un’entità che non si limita a prendere atto della realtà, ma che spesso, un po’ con le buone un po’ con le cattive, riesce a determinarla.

Lasciata un po’ malvolentieri la strategica poltrona di capo indiscusso del New York Stock Exchange per assumere il ruolo di capo azienda della traballante Merrill Lynch, John Thain, come tutti oramai sanno, ha negoziato la propria remunerazione adottando le tecniche in uso nel calcio mercato, sostanzioso premio di ingaggio compreso, ma, soprattutto, una retribuzione annua che parte da un appannaggio di per sé da capogiro e condito dalla previsione di multipli che scattano al verificarsi di determinate condizioni, un trattamento che lo mette in lizza con il numero uno di Goldman, Larry Blankfein, un uomo che, per fare quello che in precedenza toccava ad Henry Paulson, si è accontentanto, nel 2007, di una paghetta di soli 100 milioni di dollari che gli hanno finalmente consentito di trovare ricovero a Manhattan per la modica cifra di 25,6 milioni di dollari.

Ebbene, John quegli ambiziosi obiettivi riportati, nero su bianco, nel suo contratto di ingaggio li vuole proprio raggiungere e, pensa che ti ripensa, deve avere pensato di aver trovato il classico uovo di Colombo alienando 30,6 miliardi di CDO, LBO ed altre piacevolezze del genere a soli 22 centesimi per dollaro di nominale e decidendo anche di finanziare l’acquirente affinché si decidesse più prontamente ad inviare capaci camion della nettezza urbana a prelevarli, gli stessi camion che quotidianamente le banche di investimento e quelle più o meno globali inviano all’ampia discarica opportunamente, per loro, aperta dalla Fed di New York che, invece li valuta un dollaro per un dollaro e fornisce in cambio moneta buona per 84 giorni al tasso del 2,25 per cento.

Thain certamente non ignora che la sua buona azione, così come il recente deal che ha messo i razzi, si fa per dire, alle quotazioni della disastrata e tecnicamente fallita monoliner Ambac, pur avendo l’indubbio pregio di alleggerire l’outstanding del Level 3, l’ammontare cioè dei titoli più a rischio in portafoglio, fornisce in modo inequivocabile al mercato il vero valore di quella roba che, stando alle accuse del nuovo sceriffo di New York, Andrew Cuomo, le banche di investimento e quelle più o meno globali continuavano a vendere nelle loro aste ai clienti come se fossero del tutto sicure, mentre quegli stessi titoli venivano venduti a mani basse da loro stesse, nonché dai manager che avevano dimenticato l’antica regola di non acquistare mai ciò che si è chiamati a vendere.

Lasciando volentieri al nuovo sceriffo di New York, certamente non meno ambizioso in politica del suo sfortunato predecessore, l’onere di provare in tribunale le sue accuse confrontandosi con i più agguerriti studi legali statunitensi (altro che gli azzeccagarbugli di casa nostra!), credo proprio che gli effetti dell’applicazione di questa politica, che è poi un po’ un mix del frega il tuo vicino e di una lettura mal digerita dell’Arte della guerra di Sun Tsu, saranno realmente catastrofici, pur avendo l’indubbio merito di alzare il velo sulle transazioni effettuate da UBS, Lehman Brothers e compagnia cantante, ufficialmente avvenute a prezzi molto, ma molto più elevati nei mesi e nelle settimane scorse, il che chiarisce anche una significativa frase pronunciata nella ormai storica conference call che è costata il posto alla Chief Financial Officer di Lehman, la bella e brava Erin Callan, ed allo sfortunato Chief Operating Officer della stessa, quella nella quale Erin chiariva che avrebbe applicato la rappresentazione dei fatti di gestione nella formulazione più impegnativa richiesta dalle prescrizioni di Basilea II solo quando anche gli altri avessero fatto lo stesso e, cioè, il giorno del poi dell’anno del mai!

E’ da qualche puntata che avverto i naviganti dei rischi connessi alle prevedibili caratteristiche della quinta ondata della tempesta perfetta, uno sorta di tsunami che sembra materializzarsi all’orizzonte proprio quando la più grave crisi finanziaria mai verificatasi dal secondo dopoguerra si appresta a compiere il primo giro di boa il 9 agosto prossimo venturo, in quanto, dopo dodici mesi di piani mirabolanti e bugie di dimensioni colossali, sembra oramai giunto il tempo in cui, scaduti i termini tassativi loro imposti dal giovane e preparato Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, e dall’ineffabile Henry Paulson, entrambi con un passato in Goldman Sachs, i top bankers si appresterebbero, il condizionale in questo caso è proprio d’obbligo, a dire finalmente la verità, ma proprio tutta la verità, trovandosi, peraltro, di fronte alla spiacevole scelta di esporla liberamente in comode conferenze stampa o sul banco dei testimoni di qualche torrida aula di tribunale del distretto giudiziario di Brooklin che credo sia competente per i crimini commessi all’ombra del Wall.

Come sempre accade, assisteremo ad una pronta conversione sulla via di Damasco della folta legione di giornalisti, analisti ed economisti embedded alle logiche del capitale finanziario, nonché a quelle del complesso petrolifero-industriale-militare statunitense, che si avventeranno come belve affamate su quelli che per lunga pezza sono stati i loro eroi, il che mi induce ad una trepida attesa delle interessantissime interviste che Mary Bartiromo effettuerà per quella CNBC che si è erta più volte in quest’ultimo anno a paladina delle malefatte avvenute nel mercato finanziario americano che, lo ricordo, continua a rappresentare l’ombelico del mercato finanziario globale, così come le ore di contrattazioni del mercato statunitense continuano a rappresentare la vera giornata per le donne e gli uomini della finanza ovunque basati.

Proprio perché scrivevo ieri che una delle caratteristiche distintive della tempesta perfetta in corso è rappresentata dal fatto che le notizie più inquietanti e che potrebbero maggiormente turbare i già agitati sonni degli operatori e degli investitori vengono rilasciate nel corso dei week end, spesso il sabato, ma quelle di maggior rilievo e che coinvolgono importanti decisioni del Governo o dei regolatori normalmente vengono diffuse nella tarda serata della domenica, vorrei suggerire che una delle novità intrinsecamente connesse alla quinta ondata potrebbe essere rappresentata dall’inversione di questa tendenza, in quanto, anche in relazione alle esigenze della sempre più infuocata campagna per le presidenziale USA, le notizie dovranno essere rilasciate in tempo davvero reale.

Come era largamente prevedibile, una delle maggiori cause dell’inversione della tendenza sino a poche settimane orsono pienamente in atto sul mercato del petrolio e delle altre materie prime è venuta dall’altrettanto brusca inversione delle posizioni degli hedge fund e, ho modo di ritenere, anche dei cosiddetti investitori istituzionali, i quali, dopo aver ampiamente alimentato e cavalcato le aspettative rialziste più estreme, si apprestano ora a guadagnare sulla più che prevedibile ondata ribassista, determinando il successo della previsioni di Yamani ( 80 dollari al barile entro il 2008).

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ , mentre rendo noto che sono stati pubblicati nei giorni scorsi gli atti dello stesso convegno.
 
Il raider Icahn si è bruciato le penne!
http://diariodellacrisi.blogspot.com/2008/08/il-raider-icahn-si-bruciato-le-penne.html

Nonostante la protezione offerta dalla estensione al 12 agosto prossimo venturo dall’anomalo provvedimento deciso dal numero uno della Securities and Exchange Commission, l’ormai celeberrimo Effe O Ixs (al secolo Chistopher Cox), un misura che vieta di fatto le vendite allo scoperto delle azioni delle 19 principali entità operanti nel mercato finanziario statunitense, ieri è stata una vera e propria giornata di passione per la malandata Wachovia Bank, una performance che sembra dichiarare esaurita la breve luna di miele con il mercato del nuovo Chief Executive Officer, Robert Steel, sino a pochi giorni fa braccio destro del ministro del Tesoro USA, Henry Paulson, con il quale aveva già brillantemente cooperato sino al giugno 2006, quando entrambi erano in Goldman Sachs.

Alle prese di beneficio di quanti si erano inseriti in un rally drogato dalle nuove regole e dall’annuncio di un massiccio buy back reso noto nei giorni scorsi da Steel, si è ieri aggiunta la notizia di un’azione legale nei confronti di Wachovia in relazione al piazzamento di una sfortunata emissione obbligazionaria, ovviamente finita in default con la connessa polverizzazione del denaro degli incauti investitori.

Ma la notizia che ha mandato al tappeto il mercato è stata quella relativa
alla totale erosione delle entrate personali dei cittadini statunitensi in giugno,
in quanto, una volta depurate dagli effetti di un’arrembante inflazione,
le stesse sono risultate negative per lo 0,2 per cento, i
l che contribuisce efficacemente a mandare a gambe all’aria il pur rilevante sforzo governativo di ristoro fiscale
che pure è costato la bella somma di 168 miliardi di dollari, una somma che, secondo i critici,
avrebbe potuto essere molto più efficacemente utilizzata
per favorire la rinegoziazione dei mutui con clausole capestro
che tanta parte stanno avendo nell’ondata di foreclosure
che si tradurrà in settembre nella vera e propria orgia di aste giudiziarie
che, in particolare in Florida e California,
rischiano di dare il colpo di grazia ad un mercato immobiliare già in profonda crisi.

Una crisi ben testimoniata, peraltro, dalla richiesta di ricorso alla protezione offerta dal Charter 11 della ancora accomodante legge fallimentare statunitense da parte dell’impresa di costruzioni WCI Communities Inc. (richiesta che fa seguito ad analoghe iniziative assunte da Tousa Inc. in gennaio, mentre la prima a farvi ricorso in questa fase, è stata Levitt & Sons in novembre), una società molto nota per la feroce battaglia ingaggiata a suo tempo dal solito Carl Icahn, il raider che ha di recente tentato inutilmente di favorire il take over ostile di Microsoft ai danni di Yahoo, e che giunse ad offrire 22 dollari per azione nel marzo del 2007, accontentandosi di acquisire una quota del 15 per cento a 19 dollari per azione e di diventarne presidente, mentre ieri l’azione di WCI quotava 66 centesimi, in calo del 48% rispetto alla chiusura di venerdì.

Ovviamente, il principale teatro di azione di WCI è rappresentato proprio dalla Florida, Stato nel quale è concentrata la maggior parte dei 2 miliardi di dollari di attivo della compagnia che fronteggia un passivo di dimensioni più o meno uguali, non fosse che quello iscritto in bilancio è un valore che va verificato in base alle valutazioni attuali dei condomini di lusso in varie località della Florida, sulla base delle quali le sorprese in aula si sprecheranno!

Nel frattempo, prosegue, rigorosamente a porte chiuse, il meeting del Federal Open Market Committee della Federal Reserve,
una riunione che si concluderà oggi e che, secondo la larghissima maggioranza degli analisti, dovrebbe lasciare inchiodati a
l 2 per cento i tassi sui Fed Funds
ed al 2,25 quel provvidenziale tasso ufficiale di sconto che rappresenta il biglietto di ingresso all’ampia discarica a cielo aperto aperta dalla Fed di New York che continua a provvedere di liquidità le maggiori entità operanti nel mercato finanziario statunitense con prestiti da poco portati da 28 ad 84 giorni e che valutano alla pari i famigerati titoli della finanza strutturata che un’incauta svendita effettuata da Merrill Lynch ha implicitamente valutato a 22 centesimi per dollaro, peraltro previo generoso finanziamento dell’acquirente ad un tasso non meglio precisato!

Temo proprio che, nonostante il forte conflitto interno al FOMC ed alla vera e propria crisi di identità che i ben informati attribuiscono al presidente della Fed, Bernspan non deluderà quel mercato che si ostina a seguire, se non a prevenire, i desideri,
al netto della sempre più palese invidia per la crescente popolarità del presidente della Banca Centrale Europea, Jean Claude Trichet,
un’istituzione che continua ad ignorare gli strali di Sarkozy e di tanti altri leaders politici europei che continuano a non condividere l’ultimo rialzo dei tassi e si augurano che non faccia quello che molti ritengono e, cioè, proseguire sino a che non si sia ricreata una distanza opportuna tra il tasso di riferimento ed il tasso di inflazione, il che richiederebbe, almeno a spanne, giungere al 5 per cento in un futuro non molto remoto.

D’altra parte, la discesa del prezzo del greggio al di sotto della importante soglia psicologica dei 120 dollari, rottura che si verifica per la prima volta dal lontano mese di maggio, fornisce una robusta mano a Bernspan ed ai suoi complici, forti, peraltro dell’appoggio incondizionato di Henry Paulson, John Thain, Robert Steel e degli altri autorevoli componenti della pattuglia di ex partner di Goldman Sachs impegnati al vertice di altre banche di investimento o di importanti banche commerciali, nonché presenti in una miriade di opportune postazioni di maggiore o minore rilievo esenziali per gli interessi della loro Ditta di provenienza se non, come alcuni maligni si ostinano a sussurrare, di perenne appartenenza!

La cosa davvero inquietante è che tutte le bolle speculative contemporaneamente create negli ultimi anni si trovano pressoché prossime allo stesso punto di rottura e, cioè, a quel livello nel quale ci vuole veramente poco per scivolare mani e piedi nel panic selling, un punto che si raggiunge quando gli operatori di maggiori dimensioni hanno già bellamente ed in silenzio abbandonato il campo e sullo stesso restano soltanto gli ultimi arrivati che hanno avuto l’incauta idea di mettersi in scia ai big player non disponendo assolutamente della strumentistica, delle strutture e dei nervi d’acciaio necessario per partecipare ad un gioco che può essere molto, ma molto fruttuoso, oppure veramente letale.

Come sto scrivendo da qualche giorno, le caratteristiche della quinta ondata della tempesta perfetta sembrano calamitate dalla prima ricorrenza annuale della più grave crisi finanziaria in corso dal secondo dopoguerra, quel 9 di agosto prossimo venturo che verrò ricordato a pochi giorni dalla scadenza, Effe O Ixs giura veramente ultima, dei provvedimenti che hanno cercato di mettere le briglie a David Einhorn ed alla folta pattuglia di miliardari suoi seguaci da lunga pezza, un gruppo che ha giurato di diventare schifosamente ricchi grazie agli errori a iosa commessi dagli investment bankers e dagli altri principali attori del mercato finanziario globale, una scommessa che, peraltro, ha già dato sostanziosi frutti nel durante!

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ , mentre rendo noto che sono stati pubblicati nei giorni scorsi gli atti dello stesso convegno.
 
da http://mercatoliberotestimonianze.blogspot.com/2008/09/svendita-quantum-fund-e-rotschild-1995.html

giovedì 11 settembre 2008
SVENDITA: Quantum Fund e Rotschild (1995)
(Estratto dal sito Movisol.org )

Estratti dell’esposto al procuratore contro Soros (1995)
Nell’esposto al procuratore che Paolo Raimondi (presidente del Movimento internt. per i Diritti civili) e Caudio Ciccanti, Segretario generale dello stesso presentarono sulla speculazione alla Lira di Soros e del suo fondo d’investimento Quantum Fund, nell’ottobre del 1995, si legge (http://www.movisol.org/soros1.htm ):

“Il 30 ottobre 1995 il signor George Soros, controllore del fondo d’investimento "Quantum Fund", dovrebbe ricevere una laurea `honoris causa' in economia all'Università di Bologna e, secondo i bollettini stampa, uno dei coordinatori di tale manifestazione sarebbe il prof. Romano Prodi.
Si chiede l'apertura di un procedimento giudiziario nei confronti del sig. George Soros e per motivare tale richiesta si espongono i seguenti fatti: Il sig. George Soros, per sua stessa ammissione in molte interviste alla stampa e alla televisione, è stato uno dei principali promotori, organizzatori e beneficiari del gigantesco attacco speculativo contro la lira, la sterlina britannica, il franco francese e altre monete europee nel settembre 1992, che ha costretto alla libera fluttuazione al di fuori del Sistema Monetario Europeo (SME) ponendo una seria ipoteca sul futuro dello stesso SME”. “Secondo resoconti della stampa economica, George Soros avrebbe incassato in pochi giorni almeno 400 miliardi di lire (28 milioni di dollari) nella speculazione contro la lira e ben 1.200 miliardi di lire operando contro la lira sterlina.”

“La nostra moneta, da 760 lire per un marco tedesco, ha perso subito il 30% del suo valore ed è continuata a scivolare fino alle 1200 lire per un marco con conseguenze drammatiche per le risorse dello stato, con perdite in ricchezza reale e in occupazione (la lira si è ovviamente anche indebolita nei confronti delle altre monete a partire dal dollaro). Tutte le importazioni di energia, materie prime e tecnologia sono in dollari o in marchi.”

“La Banca d'Italia avrebbe utilizzato tra il giugno e il settembre 1992, 48 miliardi di dollari di riserve per difendere, senza successo, il valore della lira.”

L’esposto continua annotando un contatto stretto tra il Sig. Soros e Gerald Cardigan, presidente della Federal Riserve bank di New York, “luogo di massima circolazione di informazioni economiche riservate, il quale, stranamente, una volta dimessosi da questo posto, venne poi immediatamente assunto a tempo pieno dalla finanziaria "Goldman Sachs & co." come presidente dei consiglieri internazionali. La Goldaman Sachs è uno dei centri della grande speculazione sui derivati e sulle monete a livello mondiale. La Goldman Sachs è anche coinvolta in modo diretto nella politica delle privatizzazioni in Italia.

In Italia inoltre, il sig. Soros conta sulla strettissima collaborazione del sig. Isidoro Albertini, ex presidente degli agenti di cambio della Borsa di Milano e attuale presidente della "Albertini e co. SIM" di Milano, una delle ditte guida nel settore speculativo dei derivati.
Albertini è membro del consiglio di amministrazione del "Quantum Fund" di Soros.

L'attacco speculativo contro la lira del settembre 1992 era stato preceduto e preparato dal famoso incontro del 2 giugno 1992 sullo yacht "Britannia" della regina Elisabetta II d'Inghilterra, dove i massimi rappresentanti della finanza internazionale, soprattutto britannica, impegnati nella grande speculazione dei derivati, come la S.G. Warburg, la Barings e simili, si incontrarono con la controparte italiana guidata da Mario Draghi, direttore generale del ministero del Tesoro, e dal futuro ministro Beniamino Andreatta, per pianificare la privatizzazione dell'industria di stato italiana.
A seguito dell'attacco speculativo contro la lira e della sua immediata svalutazione del 30%, codesta privatizzazione sarebbe stata fatta a prezzi stracciati, a beneficio della grande finanza internazionale e a discapito degli interessi dello Stato italiano e dell'economia nazionale e dell'occupazione.
Stranamente, gli stessi partecipanti all'incontro del Britannia avevano già ottenuto l'autorizzazione da parte di uomini di governo come Mario Draghi, di studiare e programmare le privatizzazioni stesse.
Qui ci si riferisce per esempio alla Warburg, alla Morgan Stanley, solo per fare due tra gli esempi più noti. L'agenzia stampa EIR (Executive Intelligence Review) ha denunciato pubblicamente questa sordida operazione alla fine del 1992 provocando una serie di interpellanze parlamentari e di discussioni politiche che hanno avuto il merito di mettere in discussione l'intero procedimento, alquanto singolare, di privatizzazione.

Il "Quantum Fund", il fondo di investimento controllato da Soros, registrato nelle Antille Olandesi, annovera i seguenti personaggi nel suo consiglio di amministrazione:
Alberto Foglia ( Banca del Ceresio di Lugano);
Isidoro Albertini (Albertini e co. SIM Agenti di Cambio, di Milano);
Richard Katz ( direttore della Rothschild Italia Spa);
L. Amedée de Moustier ( IFA Banque di Parigi);
Boat Notz di Ginevra;
Edgar de Picciotto (Union Bancaire Privée (UBP) di Ginevra);
Claudio Segré di Ginevra;
Nils O. Taube(socio d'affari di lord Rothschild nella finanziaria "St. James's Place Capital plc").

Le violazioni ipotizzate sono quelle degli articoli:
“501 del codice penale ("Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio").
Si fa notare che l'articolo 501 specificamente prevede un raddoppio delle pene "se dal fatto deriva un deprezzamento della valuta nazionale o dei titoli dello stato". Art. 2628 del codice civile ("Manovre fraudolente sui titoli delle società"). Articolo 2595 del Codice civile ("Limiti legali della concorrenza") che dice: "La concorrenza deve svolgersi in modo da non ledere gli interessi dell'economia nazionale...". Articolo 2598, paragrafo 3 del codice civile ("Atti di concorrenza sleale"). Articolo 2041 del codice civile ("Dell'arricchimento senza causa") .
Inoltre l’esposto recita: “È opportuno anche verificare se tale attività speculativa sia in violazione dell'articolo 41 della Costituzione della Repubblica Italiana secondo cui "l'attività economica non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana".

”È opportuno anche ricordare che l'articolo 3 della stessa Costituzione prevede che "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitano di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."

Il risultato del procedimento giudiziario fu un nulla di fatto tanto Soros aveva protettori dall’alto che gli facevano affermare, sfacciatamente: "So di essere sotto indagine da parte delle autorità italiane, ma agli italiani piace fare queste indagini e io non le considero serie!".


ESTRATTO DA
http://www.movisol.org/soros1.htm
 
da http://mercatoliberotestimonianze.blogspot.com/2008/09/svendita-italia-labc-panfilo-britannia.html

SVENDITA ITALIA: L'ABC - PANFILO BRITANNIA. di ZioMarino



Dalla lettura di un articolo del Corriere di qualche giorno fa, la Goldman Sachs sarebbe sul punto di prendere il controllo della rete Wimax italiana (vedi sopra); del resto non c’è nessuna sorpresa, visto il ruolo cruciale che la Goldman, azionista della Federal Reserve americana, ha svolto sin dall’inizio nella svendita dell’Italia, di cui si può ragionevolmente affermare che sia iniziata con esattezza il 2 giugno 1992 – nonostante alcuni precedenti inutili tentativi - con l’accordo preso sul panfilo Britannia, onori di casa fatti dalla Regina d’Inghilterra, al largo di Civitavecchia, tra Draghi, allora direttore generale del Tesoro, Azeglio Ciampi, in qualità di governatore della Banca d’Italia, e un centinaio tra rappresentanti della finanza anglosassoneamericana (Barclays, Warburg, azionista della Federal Riserve, PricewaterhouseCoopers – ex Coopers & Lybrand – Barings – oltre alla Goldman ecc.) e degli ambienti industriali e politici italiani. Era presente anche Costamagna, che diventerà dirigente della Goldman quando sua moglie finanzierà l'ultima campagna elettorale di Prodi.

Lì gli angli dettarono le istruzioni su come privatizzare, per scelta obbligata, le industrie italiane statali. Con l’aiuto della stampa iniziò una campagna martellante per incutere il timore nel popolo italiano di “non entrare in Europa”, manco ne fossimo stati tra i Sei paesi fondatori…

E questa è oramai storia, tant’è vero che sull’episodio del “panfilo Britannia” vi furono le interrogazioni parlamentari di alcuni onorevoli come Raffaele Tiscar (DC), Pillitteri e Bottini (PSI) Antonio Parlato (MSI), autore di tre interrogazioni rimaste senza risposta e della senatrice Edda Fagni (PCI). Fu l’inizio dell’era dei governi tecnici, dopo 40 anni di regime DC, con il “tecnico” Ciampi, il tecnico Amato, il tecnico Prodi. Il governo doveva, a tutti i costi essere “tecnico”, pur di non fare arrivare al potere neanche un’idea, che fosse tale e che lo fosse per il bene del paese, come sarebbe potuto esserla quella, ad esempio, di un Aldo Moro…

Era la stagione dell’attentato a Falcone cosicché – guarda caso - la stampa non diede il dovuto risalto all’incontro, e da poco erano iniziate le indagini di Tangentopoli - nome in codice Manipulite – cosicché molti esponenti degli ambienti politico-economici si ritrovarono improvvisamente “minacciati” dall’insidia latente di potersi ritrovare nell’occhio del ciclone. Un modo per “ammorbidire” un ambiente, prima della grande “purga”? Certo è che Manipulite sembra sia avvenuta proprio in un momento opportuno per fare “PiazzaPulita” di una classe politica con velleità italiote, e per ottenere le “ManiLibere” di fare entrare i governi dei “tecnici”, quelli che con i loro amici della Goldman e della Coopers ci avrebbero inculcato la “medicina” amara della svendita dell’IRI.

Di sicuro un Craxi, per quanto corrotto, non avrebbe mai siglato un patto così scellerato, quello di svendere tutto il comparto nazionale produttivo del paese (l’IRI ad oggi sarebbe stata la maggiore multinazionale al mondo e noi non saremmo un paese in svendita), lui che tenne testa agli americani nella vicenda dell’Achille Lauro, negando loro l’accesso al nostro territorio per attaccare i sequestratori della nave, terroristi palestinesi, e portando avanti le trattative con i terroristi nonostante il veto del presidente Reagan… Certo è che Craxi, dopo l’inizio di Tangentopoli, dovette rassegnare le dimissioni a febbraio del 1993…Guarda caso…

E, infatti, proprio qualche anno prima Craxi era stato duramente criticato dagli ambienti angloamericani, quegli stessi che non si privano mai d’interferire nella nostra politica interna, proprio di “ingerenza dello Stato in economia” - per voce dei loro accoliti Andreotti, Spadolini, Cossiga - perché aveva decretato la fine del mandato di Enrico Cuccia come presidente di Mediobanca (di cui divenne però presidente onorario), e perché si era opposto alla vendita dello SME, il complesso alimentare dell’IRI, negoziato direttamente dal suo presidente Romano Prodi ma smentita da una direttiva del Governo.

Mediobanca, secondo il sito e movimento internazionale Movisol (http://www.movisol.org/draghi4.htm ) “fu posta sotto il controllo di fatto della Lazard Frères [altra azionista della Fed Res] di Londra, una banca che è proprietà di un raggruppamento estremamente influente dell’establishment britannico, il Pearson Group PLC (…) che controlla anche la rivista “The Economist” e il quotidiano “Financial Times”.
Nel piano di spartizione del bottino della seconda guerra mondiale "l'Italia, occupata dalle potenze occidentali, sarebbe diventata un'area in cui avrebbe predominato l'influenza britannica", influenza che nel frattempo è scesa a patti con la grandeur della Francia….


Ma tornando agli angli, era quindi chiaro che per potere procedere alle privatizzazioni bisognava togliere di torno una classe politica che mostrava i muscoli davanti a certe velleità statunitensi di comandare a casa nostra, e soprattutto che non voleva mollare l’osso – o il malloppo - per lasciare posto a una classe di tecnici, fedeli servitori delle banche e dei circoli finanziari angloamericani, il cui motto era “privatizzare per saccheggiare”. Quella della condizione di tecnicità per accedere al potere fu un imperativo talmente tassativo, da riuscire nell’intento di dividere il PCI, con una fetta che divenne sempre più “tecnica”, sempre più British, sempre più amica delle banche, sempre più …PD…



Il premio di tutta questa svendita, prevista per filo e per segno in tanto di Libri sulle privatizzazioni dai governi tecnici, o di sinistra che dir si voglia (a firma di Amato o di Visco) fu la nostra “entrata in Europa”,
demagogicamente parlando,
o la cessione della nostra già minata sovranità monetaria dalla Banca d’Italia alla Banca centrale europea SA c per una moneta, l’euro che, con il tasso iniziale di cambio imposto euro-Lira troppo elevato fu penalizzante per le nostre esportazioni.
Senza più la possibilità di emettere moneta quando il governo lo reputi giusto, con la possibilità di vendere i titoli del debito pubblico in mani istituzionali estere e private (fino al 2006 il nostro debito doveva rimanere in mani pubbliche e nazionali), senza neanche un governo economico a livello europeo che possa controllare quella banda di imbroglioni, è come se ci avessero improvvisamente messo sulla piazza pubblica per venderci al mercato degli schiavi…

E non c’è l’ombra di un dubbio che nel nostro indebitamente crescente vi sia la mano invisibile di qualche regia occulta, occulta ad esempio come i British Invisibles, che organizzarono appunto la riunione sul panfilo, occulta come alcuni azionisti che si nascondono nelle partecipazioni incrociate e a catena e di cui mai si riescono a scoprire i nomi. O come i mandanti di Soros che speculò sulla Lira per svalutarla, facendoci uscire dallo SME (Sistema monetario europeo) proprio per ostentare lo spauracchio del rischio di “non entrare in Europa”.




L’anno 1992 fu davvero un anno cruciale per il destino del nostro paese, tant’è vero che quando Amato divenne presidente del Consiglio qualche giorno dopo l’incontro sul panfilo,
con il decreto 333 dell’11 luglio trasformò in SpA le aziende di Stato IRI, ENEL, INA ed ENEL e mise in liquidazione l’Egam.
In quell’anno, quando Amato dovette far fronte alla speculazione contro la Lira di Soros, utilizzò 48 milioni di dollari delle riserve della Banca d’Italia, dopo avere operato un prelievo forzoso dell’8 per mille dai conti correnti degli italiani.
Sempre in quell’anno mise in liquidazione l’Efim, le cui controllate passarono all’IRI e trasformò le FS in SpA.
Sempre nel 1992 Draghi, Direttore del Tesoro preparò la Legge Draghi che entrerà in vigore nel 1998 con il governo Prodi e si predispose una legge per permettere la trattativa privata nella cessione dei beni pubblici qualora fosse in gioco “l’interesse nazionale”….

Prodi, che dal 1990 al 1993 fu consulente della Unilever e della Goldman Sachs,
quando nel maggio del 1993 ritornò a capo dell’IRI
riuscì a svendere la Cirio Bertolli alla Unilever al quarto del suo prezzo
e a collocare le azioni che le tre banche pubbliche, BNL (diventanta della BNP Paribas), Credito italiano e Comit detenevano ina Banca d’Italia, privatizzando il 95% della stessa.


Indovinate chi scelse come "Advisor"?

Uomini della Goldman, nel senso che vi hanno lavorato sono, oltre a Costamagna e Prodi,
Monti (catapultato alla carica di Commissario),
Letta,
Tononi e naturalmente Draghi.
Sicuramente ce ne sono altri; molti nostri uomini politici se non lavorano per la Goldman, lavorano per l'FMI, come Padoa Schioppa, presidente della BEI, Banca europea per gli Investimenti.

Queste sono informazioni che dovrebbero essere spiegate in lungo e in largo dalla stampa, e sicuramente superate dagli avvenimenti - tranne articoletto del Corriere sopra - e invece sono state, e lo sono tutt'ora, accuratamente occultate al grande pubblico, anche se per quelli che gli altri si divertono a chiamare complottisti, per denigrarne le parole, è storia arcinota.


NF

http://archiviostorico.corriere.it/...itannia_sponsor_Regina_co_0_92060218751.shtml
http://archiviostorico.corriere.it/...vatizzazioni_fate_come_co_0_92060319034.shtml http://informatieliberi.blogspot.com/2008/07/1992panfilo-britannia-e-la-svendita.html
Pubblicato da [email protected] a 17.59
 
Chi ha interesse a distruggere tutte le banche di Wall Street ?


Jim Cramer ieri ha detto che ha parlato con tutti i suoi contatti nel mondo degli hedge funds americani e non si riescono a spiegare le vendite "short" degli ultimi due giorni su
Goldman,
Morgan,
Wacovia,
Citigroup,
JP Morgan
in particolare la distruzione di Morgan Stanley.
Questo suona vero per un motivo molto semplice: gli hedge funds hanno bisogno dei brokers, se scompaiono tutti sono fregati.

Ora vediamo di spiegare bene: gli hedge funds per chi non lo sa in genere non operano tramite le banche commerciali ma tramite i "brokers dealers" che sono o meglio erano:
Goldman Sachs,
Bear Sterns,
Lehman Brothers,
Merril Lynch
e in parte JP Morgan-Chase

Questo perchè i primi cinque non hanno raccolta di denaro dal pubblico agli sportelli e grazie a questo sono regolati diversamente dalle banche normali che hanno maggiori obblighi perchè appunto hanno la responsabilità di milioni di depositi

Per gli hedge funds è essenziale poter operare tramite i Brokers perchè gli danno più leva e più flessibilità di una banca, anche io nel mio piccolo non opero con le banche che non funzionano per la speculazione, ma allo stesso tempo non posso permettermi Morgan Stanley o Goldman che richiedono che sei un fondo con almeno 20 milioni

Il punto ovvio è questo:
NON E' NELL'INTERESSE DEGLI HEDGE FUNDS USA DISTRUGGERE MORGAN, GOLDMAN, MERRIL, LEHMAN
perchè sono clienti loro e dopo gli tocca andare con le banche che sono più regolate.

Per questo è logico chiedersi come faceva Cramer ieri chi sia che stava azzerrando con vendite allo scoperto concentrate anche Morgan e Goldman Sachs che tra l'altro avevano appena fatto uscire delle trimestrali non male
(Goldman Sachs guadagnerà sui 13-14 dollari per azione nel 2008 ed era stata spinta a 83 dollari)

Tuttavvia "qualcuno" ha sparato a zero allo scoperto e distrutto tre su cinque dei Brokers e ieri sera stava affondando gli ultimi due rimasti quando finalmente i governi inglese e americano si sono svegliati e hanno posto dei limiti alla vendita allo scoperto sulle banche

http://cobraf.wallstreetitalia.com/forum/coolpost.php?topic_id=6067&reply_id=115041
 
Warren Buffett: investe 5 miliardi dollari in Goldman Sachs

(Teleborsa) - Roma, 24 set - Il miliardario Warren Buffett, attraverso la Berkshire Hathaway Inc, investirà 5 miliardi di dollari in Goldman Sachs. In una nota Buffett spiega che potrebbe raddoppiare la propria partecipazione in ogni momento nell'arco dei prossimi cinque anni. L'investimento sarà effettuato tramite la Berkshire Hathaway, che acquisterà 5 miliardi di dollari di azioni privilegiate perpetual, che portano con sé un dividendo del 10%.
http://finanza.repubblica.it/script...o_news.tpl&del=20080924&fonte=TLB&codnews=618
 
Dalla Reuters: "I prestiti dagli operatori principali tramite la Primary Dealer Credit Facility e tramite un'altra facility creata domenica per Goldman Sachs, Morgan Stanley e Merrill Linch, e le loro filiali londinesi, sono ammontati a 105,66 miliardi di dollari a partire mercoledì, ha comunicato la Fed."

Capite quello che intendo dire? Sono tutti in bolletta. I prestiti a rotazione della Fed sono solamente un modo per perpetuare il mito che tutte le banche non si trovino già distese su un tavolo a mani giunte. Bernanke ha annodato un pezzo di spago alle varie parti del corpo e ogni tanto le strattona per farle sembrare ancora vive. Ma il modello di Wall Street è fallito e il salvataggio è inutile.


http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5075
 
DIETRO IL PANICO: LA GUERRA FINANZIARIA SUL FUTURO DEL POTERE BANCARIO MONDIALE

Dal comportamento che i mercati finanziari europei hanno tenuto nelle scorse due settimane si può chiaramente evincere che le drammatiche vicende del tracollo e del panico finanziari sono usate a bella posta da certe influenti fazioni dentro e fuori l'Ue per dare forma al volto futuro delle banche mondiali in seguito alla disfatta dei subprime Usa e degli Asset-Backed Security (Abs) [1]. Lo sviluppo più interessante degli ultimi giorni è stata la forte e coesa posizione assunta dal Cancelliere tedesco, dal suo ministro delle Finanze, dalla Bundesbank e dalla coalizione di governo, tutti insieme contro l'ipotesi di salvataggio delle banche dell'Ue sul modello degli Stati Uniti.

I mercati azionari che perdono dal 7 al 10 per cento ogni giorno fanno scrivere titoli drammatici sui giornali e alimentano un diffuso senso di malessere ai confini con il panico tra la gente comune. Gli avvenimenti delle ultime due settimane tra le banche dell'Ue, a partire dal drammatico salvataggio di Hypo Real Estate, Dexia e Fortis, uniti all'annuncio del Cancelliere dello Scacchiere britannico, Alistair Darling, di un rapido cambiamento nella condotta circa le banche del Regno Unito che versano in cattive acque, hanno cominciato a rivelare i contorni di una risposta europea nettamente differente a quella che è nei fatti una crisi "made in Usa".

Ci sono ragioni serie per credere che l'ex amministratore delegato di Goldman Sachs Henry Paulson, ora ministro del Tesoro, non sia uno stupido e stia in realtà agendo secondo una ben ponderata strategia di lungo termine. E gli avvenimenti dell'Ue in questi giorni confermano ciò. Come mi ha detto in un colloquio privato un banchiere europeo di lungo corso, «C'è una guerra senza esclusione di colpi che stanno portando avanti gli Stati Uniti e l'Ue per definire il volto futuro delle banche europee».

Nell'opinione di questo banchiere, il tentativo in corso da parte del presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi e del presidente francese Nicholas Sarkozy di creare un "fondo" comune europeo, forse più di 300 miliardi di dollari per prestare soccorso alle banche in cattive acque, di fatto fa lo stesso gioco della strategia di lungo termine di Paulson e della classe dirigente statunitense, in realtà indebolendo le banche e ripagando gli Asset-Backed Securities con origine negli Usa detenuti dalle banche.

Usare il panico per accentrare il potere

Come spiego nel mio libro di prossima uscita, Power of Money: The Rise and Decline of the American Century [Il potere dei soldi: l'ascesa e il declino del secolo americano, NdT], in ogni grande panico finanziario statunitense a partire almeno dal Panico del 1835, i giganti di Wall Street – dimora della JP Morgan in particolar modo dal 1929 – hanno innescato a bella posta momenti di panico al fine di rendere più sicura la loro stretta sulle banche degli Usa. Le banche private usavano momenti di panico per tenere sotto controllo la politica di Washington che comprendeva la definizione esatta della proprietà privata della nuova Federal Riserve nel 1913, e per consolidare il loro controllo su industrie quali l'Us Steel, la Caterpillar, la Westinghouse, e altre. Insomma, non sono nuovi a questo tipo di guerra finanziaria per aumentare il loro potere. Ora hanno il dovere di fare qualcosa di simile a livello globale per riuscire a prolungare il loro dominio sulla finanza globale, il cuore del potere del Secolo Americano.

Questo uso del panico per accentrare il loro potere ha creato una concentrazione estremamente poderosa di potere finanziario ed economico in poche mani private, le stesse che crearono l'influente think-tank sulla politica estera statunitense, il New York Council on Foreign Relations nel 1919 per guidare l'ascesa del Secolo Americano, come lo chiamò Henry Luce in un fondamentale saggio del 1941.

È sempre più ovvio che gente come Henry Paulson, che fra l'altro fu uno dei più aggressivi fautori della rivoluzione degli Abs a Wall Street prima di diventare ministro del Tesoro, stanno agendo per motivi che travalicano la loro smisurata avidità.

E' interessante guardare, in questo contesto, allo stesso passato di Paulson. Nei primi anni 70 Paulson iniziò la sua carriera lavorando per un piuttosto famigerato uomo chiamato John Erlichman, il consigliere privo di scrupoli di Nixon che creò l'Unità degli Idraulici [il gruppo di agenti C.I.A. coinvolto nello
scandalo Watergate N.d.T.] durante l'era Watergate per ridurre al silenzio chi si opponeva al presidente, e che fu lasciato da Nixon a marcire in prigione a causa di ciò.

Paulson sembra avere imparato dal suo mentore alla Casa Bianca. Come copresidente della Goldman Sachs, secondo un resoconto del New York Times, nel 1988 fece cacciare il suo copresidente Jon Corzine in quello che, secondo il Times, "equivaleva a un colpo di Stato".

Paulson, i suoi amici della Citigroup e della JP Morgan Chase, esattamente come il Padrino della Asset Backed Securitization [1] e della deregolamentazione bancaria, l'ex presidente della Fed Alan Greenspan, avevano una strategia che sta diventando chiara, come ho mostrato in dettaglio nella mia passata serie di articoli qui pubblicata, Financial Tsunami, Parti I-V [vedi link a fondo pagina N.d.r.].

Sapevano infatti che a un certo punto sarebbe crollata la piramide di migliaia di miliardi di sospetti sub-prime e di altri titoli ad alto rischio basati sul mutuo della casa, così pare che abbiano diffuso i cosiddetti "rifiuti tossici" dei titoli Abs in ogni parte del globo al fine di sedurre le grandi banche mondiali, specialmente quelle dell'Ue, nella loro trappola allettante.

Ricevettero un aiuto. In una recente testimonianza sotto giuramento, Lynn Turner, capo contabile della Securities & Exchange Commission (SEC), ha testimoniato che l'ufficio per la gestione del rischio della SEC che aveva responsabilità di supervisione per il mercato dei Credit Default Swap, un mercato esotico il cui valore nominale è di qualcosa come $ 62 mila miliardi, subì a causa di "tagli di budget" da parte dell'amministrazione una riduzione da un personale di 100 persone a una persona. Sì, non è un refuso. Intendo dire uno, come in 'Uno' [in italiano nel testo n.d.t.].

Il membro democratico del Congresso Peter Welsh, eletto nel Vermont, chiese a Turner: "... si trattò di uno spopolamento sistematico del personale adibito alla regolamentazione, in modo che fosse realmente impossibile che ci fosse regolazione con una sola persona in quell'incarico?... mi sembra di capire che 146 persone furono tagliate dalla divisione applicativa della SEC, e questo che lei ha testimoniato?". Turner durante la testimonianza al Congresso rispose: "si... penso che ci sia stato un taglio sistematico, o comunque lo voglia chiamare, dell'agenzia e delle sue capacità tramite un taglio del personale".

Si trattava solo di un taglio nel budget spinto dal fervore ideologico, o era un atto deliberato? L'ex uomo della Goldman Sachs, l'uomo che convinse il presidente ad assumere Paulson, l'ex Director of the Office of Management and Budget (OMB) [Direttore dell'ufficio per la gestione e il budget n.d.t.] di Bush, Joshua Bolten, ora capo dello staff del presidente, fu responsabile di essersi assicurato che non ci fosse controllo governativo sul fenomeno in esplosione della cartolarizzazione dei mutui?

Queste sono, forse, alcune domande che buoni rappresentanti al Congresso di entrambi i partiti dovrebbero chiedere a persone come Henry Paulson e Josh Bolten, al posto di domande fuorvianti su quanto fossero alti i bonus di Richard Fuld alla Lehman. Le impronte di Bolten sono su questo cadavere? E perché nessuno ha messo in discussione il ruolo di Paulson come CEO della Goldman Sachs, che allora era il più aggressivo promotore in tutta Wall Street di questi esotici prodotti e di altre Asset Backed Securitization?

Perché Henry Paulson ha accuratamente scelto una data società di Wall Street, sua acerrima nemica di quando era CEO della Goldman Sachs, a quanto si diceva allora sul mercato, e l'ha lasciata 'in mezzo alla bufera', come amava dire il suo mentore Erlichman? Stiamo parlando dello scaricamento della Lehman Bros. e del suo enorme portafoglio di Credit Default Swaps, che si ritiene stia portando hedge fund e banche di tutto il mondo al panico da vendita.

Sembrerebbe ora che la strategia di Paulson fosse di usare, quando fosse esplosa, una crisi-- una crisi che era pre-programmata e prevedibile già nel 2003 quando Josh Bolten andò a dirigere l'OMB-- per spaventare a morte i governi più conservatori dell'Unione Europea sino a farli correre al salvataggio di beni-spazzatura tossici statunitensi.

Se le cose fossero andate così, nel processo si sarebbe distrutto ciò che rimaneva del sano sistema bancario e finanziario europeo, portando il mondo un passo più vicino a un mercato monetario globale controllato dai compari di Paulson--il Capitalismo dei Compari in stile USA. Il termine Capitalismo dei Compari è certamente appropriato in questo contesto. Il predecessore di Paulson tanto alla Goldman Sachs che al Tesoro, Robert Rubin, amava accusare di "capitalismo dei compari" i banchieri asiatici di Thailandia, Indonesia e altri paesi colpiti nel 1997 dagli attacchi speculativi degli hedge fund finanziati dagli USA, dando l'impressione che la crisi fosse nata in Asia e non il risultato di un attacco deliberatamente eseguito da parte delle istituzioni finanziarie Usa per eliminare, tra le altre cose, il modello della Tigre Asiatica e trasformare l'Asia nel finanziatore del debito Usa.

E' interessante notare che Rubin è ora direttore della Citigroup, ovviamente una delle banche compari di Paulson 'sopravvissute', e la banca che, ad oggi, ha dovuto ammortizzare la più grande somma di beni-spazzatura tossici cartolarizzati.

Se l'accusa di panico pre-pianificato, a la Panico del 1907, è accurata, ed è un grosso "se", allora il piano ha funzionato... fino a un certo momento. Quel momento è arrivato nel fine settimana del 3 ottobre, in concomitanza con la festa nazionale dell'unificazione della Germania.

Lo strappo della Germania col modello statunitense

Il caparbio capo della Bundesbank Alex Weber, quello di BaFin Jochen Sanio e i rappresentanti della coalizione di governo del Cancelliere Merkel han tirato fuori, in un colloquio a porte chiuse nel pomeriggio del 5 ottobre, il pacchetto di salvataggio di Hypo Real Estate per 50 miliardi di euro. In ogni caso, dietro al drammatico numero dei titoli dei giornali, come ha fatto notare Weber in una lettera del 29 settembre al ministro delle Finanze Peer Steinbrück che è stata resa pubblica, le banche private tedesche non dovranno soltanto tirar fuori il 60 per cento di quella cifra, e lo stato il 40. Ma per di più, vista la cautela con cui il governo, in collaborazione con la Bundesbank e la BaFin, ha strutturato l'accordo di salvataggio, la massima perdita possibile per lo Stato, nella peggiore delle ipotesi, sarebbe limitata a 5,7 miliardi di euro, non a 30 miliardi come molti credevano. Certo, si tratta ancora di una bella somma, ma non di quell'assegno in bianco di 700 miliardi di dollari che il Congresso Usa, sotto minaccia, e dopo alcuni giorni di tracolli dei prezzi delle azioni, ha accettato di dare a Paulson.

La rapida azione del ministro delle finanze Steinbrück che ha dato il ben servito al capo della Hre, in forte contrasto con quanto è accaduto a Wall Street, dove gli stessi criminali fraudolenti rimangono sulle loro poltrone accaparrandosi inoltre laute buonuscite, indica anche un diverso approccio. Ma non è questo il nocciolo della questione. Lo stato della Hre, come abbiamo rilevato prima, è derivato da eccessi in una banca "figlia", posseduta interamente dalla stessa Hre, della sussidiaria Depfa in Irlanda, un paese dell'Ue noto per la sua legislazione liberale e blanda e per il basso regime tributario.

La Gran Bretagna cambia politica

Nel Regno Unito, dopo il costoso e pazzesco salvataggio della Northern Rock all'inizio di quest'anno, il Governo del Primo Ministro Gordon Brown ha appena annunciato un drastico cambiamento nella politica nello stesso verso della posizione tedesca. Le banche britanniche otterranno la cifra senza precedenti di 50 miliardi di sterline – 64 miliardi di euro – come àncora di salvataggio e prestito d'emergenza dalla Banca d'Inghilterra.

Il governo comprerà azioni di risparmio dalla Royal Bank of Scotland spa, dalla Barclays spa e da almeno altre sei banche, e fornirà circa 250 miliardi di sterline di garanzie di prestito per rifinanziare il debito, informa il Tesoro. La Banca d'Inghilterra metterà a disposizione almeno 200 miliardi di sterline. Il piano non precisa quanto ogni banca riceverà.

Ciò significa che il governo del Regno Unito nazionalizzerà almeno in parte le sue più importanti banche internazionali, piuttosto che comperare i loro cattivi prestiti come con l'impraticabile piano Paulson. Con questo approccio, non appena la crisi si calmerà e gli affari ritorneranno alla normalità, il governo potrà vendere le azioni di stato a una banca in salute e magari ricavarne anche un buon profitto per il Tesoro. Il governo Brown sembra essersi accorto che le garanzie di copertura date alla Northern Rock e a Bradford & Bingley non hanno fatto altro che aprire i rubinetti della spesa governativa senza risolvere il problema.

La nuova politica di nazionalizzazioni è in drammatico contrasto con l'ideologia di libero mercato del piano Paulson, cioè quella di comprare bond senza valore detenuti da alcune banche che Paulson ha deciso di salvare, piuttosto che ricapitalizzare quelle stesse banche per permettere loro di continuare a funzionare.

La linea di combattimento indietreggia

Ciò che emerge sono i contorni di due opposti approcci alla crisi in corso. Il piano Paulson, come abbiamo rilevato nel precedente articolo, è parte di un progetto finalizzato a creare tre giganti mondiali della finanza – Citygroup, JP Morgan Chase e, ovviamente, la stessa Goldman Sachs di Paulson. Con l'uso efficace della paura e del panico al fine di approvare con fatica il salvataggio con 700 miliardi di dollari dei contribuenti statunitensi, ora i tre grandi cercheranno di usare i muscoli di recente guadagnati per devastare le banche europee nei prossimi anni.

Dando il proprio assenso alla strategia di nazionalizzare ciò che i ministri delle finanze Ue credono essere le banche destinate al fallimento secondo un disegno strategico, mentre vengono garantiti i depositi nelle banche, i governi dell'Ue hanno scelto ciò che nel lungo periodo consentirà ai giganti bancari europei di tenere a bada gli attacchi finanziari anticipati da banche come Citygroup e Goldman.

La drammatica liquidazione di azioni nelle borse europee e in Asia è in realtà una questione secondaria e molto meno critica. Secondo quanto si riporta nei mercati, la liquidazione è pilotata soprattutto dagli hedge funds degli Usa, che cercano disperatamente di racimolare denaro liquido proprio quando si accorgono che l'economia degli Usa è in fase di depressione e che il piano Paulson non fa nulla per affrontare questa crisi.

Un sistema bancario e interbancario funzionante è la soluzione più strategica. Il tracollo degli Abs è stato "made in New York". Ciò nondimeno, i suoi effetti debbono essere isolati e le banche Ue in grado di sopravvivere debbono essere difese nel pubblico interesse, non soltanto nell'interesse delle banche amiche di Paulson come negli Usa. Il taglio dei tassi d'interesse coordinato dalla Bce e dalle altre banche centrali europee, oltre a ottenere titoli sui giornali, ha fatto poco in concreto per affrontare il vero problema: la paura delle banche di prestarsi denaro a vicenda finché non sia assicurata la loro solvibilità.

Dando inizio a parziali nazionalizzazioni nell'Unione Europea, e rifiutando il progetto di salvataggio di Berlusconi e Sarkozy, i governi Ue, guarda caso sotto la guida tedesca, stanno costruendo fondamenta molto più solide per emergere dalla crisi. Restate sintonizzati, perché non è affatto finita. Le banche asiatiche, che rimasero scottate dalla crisi asiatica del 1997-98 architettata da Wall Street, sono esposte pochissimo rispetto al problema statunitense. Le banche europee hanno invece diversi livelli di esposizione, ma nessuno è così serio come succede nel mondo bancario degli Usa.

NOTE DEL TRADUTTORE

[1] Per Asset Backed Securities (ABS) si intendono gli strumenti finanziari emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione di crediti sia presenti, sia futuri e di altre attività destinate, in via esclusiva, al soddisfacimento dei diritti incorporati nelle ABS ed eventualmente alla copertura dei costi dell'operazione di cartolarizzazione. (fonte www.borsaitaliana.it)

F. William Engdahl è l'autore de A Century of War: Anglo-American Oil Politics – (Un secolo di guerra : le politiche anglo-americane sul petrolio), Pluto Press Ltd. Suo prossimo libro: Seeds of Destruction : The Hidden Agenda of Genetic Manipulation (Le sementi della distruzione : l'agenda segreta delle manipolazioni genetiche).

Titolo originale: "Behind the Panic: Financial Warfare over Future of Global Bank Power"


Fonte: http://www.engdahl.oilgeopolitics.net/
Link
10.10.2008

Scelto e tradotto da PAOLO YOGURT

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5185
 
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