tontolina
Forumer storico
grazie Merkel grazie
grazie a Lei abbiamo rinviato la nostra totale schiavitù
mentre le società di rating e il FMI si danno un gran da fare
prima in islanda poi in Ukraine ed Ungheria
ed ora il FMI cerca di "aiutare" la Romania a diventare schiava degli USA e getta la libertà dopo il downgrade delle società di rating
La crisi adesso fa tremare anche Romania e Bulgaria
29/10/2008
"E' come il Titanic". A usare questa similitudine alquanto inquietante è stato il primo ministro romeno, Calin PopescuTariceanu, che ha così definito la crisi finanziaria e gli effetti sulle economie mondiali. I segni di un possibile impatto della crisi dei mercati si vedono già: sia la Romania che la Bulgaria, ultimi Paesi entrati nell'Unione europea, hanno rivisto al ribasso le proprie stime di crescita per il 2009.
E se le due nazioni non vogliono sentire parlare di aiuti da parte del Fondo Monetario Internazionale, Bruxelles sta valutando un pacchetto di 20 milioni di euro per le economie nuoveuropee. Un fondo che, secondo il primo ministro britannico, Gordon Brown, potrebbe essere utile per evitare che "il contagio" si allarghi ai Paesi del centro-est Europa.
Quello che in realtà ci si domanda è se dopo Ungheria e Ucraina, potrebbe essere il turno di Romania e Bulgaria? A detta delle autorità dei due Paesi, non è in corso nessun negoziato con il Fmi, ma solo colloqui per tenere sotto controllo la situazione. Nello stesso tempo, però, gli avvertimenti sul tenere alta la guardia arrivano da più parti. Lo stesso Fondo ha lanciato un monito ieri a Bucarest.
La crisi finanziaria sommata alla manovra sugli aumenti del 50% dei salari degli insegnanti potrebbe essere una miscela esplosiva. Il Fmi ha sottolineato che la misura sociale potrebbe far impennare l'inflazione e danneggiare la crescita del Pil. Una prospettiva che il governo di Bucarest ha per ora cercato di allontanare con un'ordinanza d'urgenza che rinvia al primo aprile l'entrata in vigore del testo.
Una decisione che è stata definita "disonesta" dal capo di stato romeno Traian Basescu e che potrebbe comunque essere bocciata dal Parlamento che dovrà votare l'ordinanza. Il premier romeno aveva annunciato ieri che la decisione di rinviare gli aumenti è legata soprattutto alla necessità di reperire le risorse necessarie e non è detto che il futuro governo che uscirà dalle urne il 30 novembre sarà in grado di affrontare la manovra in primavera.
Mentre in Romania la tensione resta alta sia per le implicazioni politiche che per l'impatto sulla crescita del Pil, attualmente tra i più alti della regione, in Bulgaria il governo si sta muovendo per rispondere prontamente alla crisi finanziaria.
L'esecutivo ha deciso di spendere nel 2009 più di 2,5 miliardi di euro per limitare i danni delle turbolenze dei mercati. La bozza di bilancio, stando a anticipazioni di stampa locale, rivela che la spesa per investimenti pubblici crescerà di 450 milioni di euro e altri 500 milioni di euro potrebbero essere inseriti nel piano di "atterraggio" dal surplus di bilancio.
La Finanziaria bulgara 2009 conterrà piani di sviluppo di parchi industriali, incentivi al credito per le piccole e medie imprese e fondi per le amministrazioni locali. Il pacchetto di misure riguarderà anche l'occupazione e la politica fiscale. Si tratta però di un primo passo.
La Banca Mondiale ha infatti invitato Sofia a munirsi di un piano di emergenza nonostante la sua situazione sia stabile. La Banca Mondiale ha sottolineato che nonostante il settore finanziario bulgaro non abbia mostrato al momento segni di cedimento, bisogna prepararsi al peggio e considerare la possibilità di chiedere aiuto al Fmi.
Nel frattempo le agenzie di rating stanno già mandando segnali preoccupanti. Per Sofia l'agenzia di rating Standard & Poor's ha inserito il rating di credito nel CreditWatch negativo a causa dell'aumento del deficit delle partite correnti ancora in espansione.
Bucarest, invece, ha subito da S&P la revisione al ribasso del rating del credito sovrano locale ed estero da "BBB-/A-3" a "BB+/B" a causa dei rischi legati agli incerti canali di finanziamento del settore privato. Secondo gli analisti la revisione in negativo costringe la Romania a imporre una politica fiscale più dura e una strategia sostenibile di aumenti salariali per evitare la fuga degli investitori. Ovviamente tutte le banche occidentali coinvolte nella regione dell’Est Europa tengono i fari ben accesi e fanno i debiti scongiuri. Anche quelle italiane, con Unicredit (+10,29% a 1,693 euro) in testa.
grazie a Lei abbiamo rinviato la nostra totale schiavitù
mentre le società di rating e il FMI si danno un gran da fare
prima in islanda poi in Ukraine ed Ungheria
ed ora il FMI cerca di "aiutare" la Romania a diventare schiava degli USA e getta la libertà dopo il downgrade delle società di rating
La crisi adesso fa tremare anche Romania e Bulgaria
29/10/2008

E se le due nazioni non vogliono sentire parlare di aiuti da parte del Fondo Monetario Internazionale, Bruxelles sta valutando un pacchetto di 20 milioni di euro per le economie nuoveuropee. Un fondo che, secondo il primo ministro britannico, Gordon Brown, potrebbe essere utile per evitare che "il contagio" si allarghi ai Paesi del centro-est Europa.
Quello che in realtà ci si domanda è se dopo Ungheria e Ucraina, potrebbe essere il turno di Romania e Bulgaria? A detta delle autorità dei due Paesi, non è in corso nessun negoziato con il Fmi, ma solo colloqui per tenere sotto controllo la situazione. Nello stesso tempo, però, gli avvertimenti sul tenere alta la guardia arrivano da più parti. Lo stesso Fondo ha lanciato un monito ieri a Bucarest.
La crisi finanziaria sommata alla manovra sugli aumenti del 50% dei salari degli insegnanti potrebbe essere una miscela esplosiva. Il Fmi ha sottolineato che la misura sociale potrebbe far impennare l'inflazione e danneggiare la crescita del Pil. Una prospettiva che il governo di Bucarest ha per ora cercato di allontanare con un'ordinanza d'urgenza che rinvia al primo aprile l'entrata in vigore del testo.
Una decisione che è stata definita "disonesta" dal capo di stato romeno Traian Basescu e che potrebbe comunque essere bocciata dal Parlamento che dovrà votare l'ordinanza. Il premier romeno aveva annunciato ieri che la decisione di rinviare gli aumenti è legata soprattutto alla necessità di reperire le risorse necessarie e non è detto che il futuro governo che uscirà dalle urne il 30 novembre sarà in grado di affrontare la manovra in primavera.
Mentre in Romania la tensione resta alta sia per le implicazioni politiche che per l'impatto sulla crescita del Pil, attualmente tra i più alti della regione, in Bulgaria il governo si sta muovendo per rispondere prontamente alla crisi finanziaria.
L'esecutivo ha deciso di spendere nel 2009 più di 2,5 miliardi di euro per limitare i danni delle turbolenze dei mercati. La bozza di bilancio, stando a anticipazioni di stampa locale, rivela che la spesa per investimenti pubblici crescerà di 450 milioni di euro e altri 500 milioni di euro potrebbero essere inseriti nel piano di "atterraggio" dal surplus di bilancio.
La Finanziaria bulgara 2009 conterrà piani di sviluppo di parchi industriali, incentivi al credito per le piccole e medie imprese e fondi per le amministrazioni locali. Il pacchetto di misure riguarderà anche l'occupazione e la politica fiscale. Si tratta però di un primo passo.
La Banca Mondiale ha infatti invitato Sofia a munirsi di un piano di emergenza nonostante la sua situazione sia stabile. La Banca Mondiale ha sottolineato che nonostante il settore finanziario bulgaro non abbia mostrato al momento segni di cedimento, bisogna prepararsi al peggio e considerare la possibilità di chiedere aiuto al Fmi.
Nel frattempo le agenzie di rating stanno già mandando segnali preoccupanti. Per Sofia l'agenzia di rating Standard & Poor's ha inserito il rating di credito nel CreditWatch negativo a causa dell'aumento del deficit delle partite correnti ancora in espansione.
Bucarest, invece, ha subito da S&P la revisione al ribasso del rating del credito sovrano locale ed estero da "BBB-/A-3" a "BB+/B" a causa dei rischi legati agli incerti canali di finanziamento del settore privato. Secondo gli analisti la revisione in negativo costringe la Romania a imporre una politica fiscale più dura e una strategia sostenibile di aumenti salariali per evitare la fuga degli investitori. Ovviamente tutte le banche occidentali coinvolte nella regione dell’Est Europa tengono i fari ben accesi e fanno i debiti scongiuri. Anche quelle italiane, con Unicredit (+10,29% a 1,693 euro) in testa.
Ultima modifica: