Il virus fantasma: alla ricerca del Sars-CoV-2
CORONAVIRUSCOVID-2019
By Markus On
Feb 3, 2021 3,532
Torsten Engelbrecht, Dr Stefano Scoglio & Konstantin Demeter
off-guardian.org
Torsten Engelbrecht, Dr Stefano Scoglio & Konstantin Demeter off-guardian.org Persino il Robert Koch Institute ed altre autorità sanitarie non sono in grado di presentare prove decisive sul fatto che ci stia perseguitando un nuovo virus chiamato SARS-CoV-2. Questo, da solo, trasforma in...
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Persino il Robert Koch Institute ed altre autorità sanitarie non sono in grado di presentare prove decisive sul fatto che ci stia perseguitando un nuovo virus chiamato SARS-CoV-2.
Questo, da solo, trasforma in allarmismo irresponsabile i discorsi sulle pericolose mutazioni virali e i cosiddetti test PCR per il SARS-CoV-2 in un inutile esercizio.
Alla richiesta di uno studio che dimostri l’isolamento completo e la purificazione delle particelle che si sostiene costituiscano il virus SARS-CoV-2, Michael Laue dell’Istituto tedesco Robert Koch (RKI), uno dei più importanti esponenti mondiali di questa “
panicodemia” da COVID-19, ha risposto che [1]:
Non sono a conoscenza di un documento che attesti la purificazione o l’isolamento [del virus] SARS-CoV-2.
Questa è una dichiarazione più che rimarchevole, è l’ammissione di un fallimento totale.
Questa ammissione è in linea con le dichiarazioni che avevamo presentato nell’articolo “
COVID-19 PCR Tests Are Scientifically Meaningless” che OffGuardian aveva pubblicato il 27 giugno 2020, il primo al mondo a descrivere in dettaglio perché
i test PCR per il SARS-CoV-2 sono inutili per la diagnosi di un’infezione virale.
Uno dei punti cruciali di quella analisi era che gli studi che sostenevano di aver dimostrato che il SARS-CoV-2 è un virus nuovo e potenzialmente mortale non avevano alcun diritto per farlo, soprattutto perché gli studi che affermavano di aver “
isolato” il cosiddetto SARS-CoV-2,
in realtà, non erano riusciti ad isolare (purificare) le particelle che si dice siano il nuovo virus.
Questo era stato confermato dalle risposte alla nostra inchiesta da parte dei ricercatori responsabili di quegli studi, com’era stato riportate nel nostro articolo, compreso il documento più importante al mondo sul presunto isolamento del SARS-CoV-2 (di Zhu et al.), pubblicato sul
New England Journal of Medicine il 20 febbraio 2020, a cui ora possiamo aggiungere anche quello dell’RKI.
Per inciso, siamo in possesso di un’ulteriore risposta di conferma da parte degli autori [2] di uno
studio australiano.
Ricercato, invano: il virus SARS-CoV-2
Inoltre, Christine Massey, una ex biostatistica canadese nel settore della ricerca sul cancro e un suo collega in Nuova Zelanda, Michael Speth, così come diverse altre persone in tutto il mondo (la maggior parte delle quali
preferisce rimanere anonima) sulla base del Freedom of Information Act (FOI) hanno presentato richieste a decine di istituzioni sanitarie scientifiche e politiche in tutto il mondo.
Sono alla ricerca di documenti che descrivano l’isolamento del virus SARS-COV-2 da un qualsiasi campione non contaminato proveniente da un paziente malato.
Ma tutte le 46 istituzioni/uffici che hanno risposto non hanno fornito o citato alcun documento che descriva l’isolamento del “SARS-COV-2” e il Ministero della Salute tedesco ha
completamente ignorato la loro richiesta FOI.
L’imprenditore tedesco Samuel Eckert ha chiesto alle autorità sanitarie di varie città, come Monaco, Dusseldorf e Zurigo, uno studio che dimostri il completo isolamento e la purificazione del cosiddetto virus SARS-CoV-2.
Non l’ha ancora ottenuto.
Ricompense per prove di isolamento e causalità
Samuel Eckert ha persino offerto 230.000 euro a Christian Drosten in cambio di qualche estratto di pubblicazioni che dimostrino scientificamente il processo di isolamento del SARS-CoV-2 e la sua sequenza genica. Il termine massimo (31 dicembre 2020) è trascorso senza che Drosten abbia risposto ad Eckert.
E, il 31 dicembre, un’altra scadenza è passata senza che venisse presentata la documentazione richiesta.
In questo caso, il giornalista tedesco Hans Tolzin aveva offerto una ricompensa di 100.000 euro per una pubblicazione scientifica che descrivesse un tentativo di infezione riuscito e dimostrabile con il virus specifico SARS-CoV-2, con conseguente malattia respiratoria nei soggetti testati.
Anche la variabilità delle dimensioni delle particelle rende assurda l’ipotesi del virus
Recentemente siamo stati terrorizzati da presunti nuovi ceppi di “SARS-CoV-2” ma questa affermazione non si basa su dati scientifici inoppugnabili.
Prima di tutto, non si può determinare una variante di un virus se non si è completamente isolato quello originale.
In secondo luogo, dall’inverno scorso sono già stati “
trovati” in tutto il mondo
decine di migliaia di presunti nuovi ceppi. Infatti, la banca dati dei virus GISAID ha ora più di
più di 452.000 diverse sequenze geniche che pretendono di rappresentare una variante del SARS-Cov2.
Quindi, sostenere che ora, improvvisamente, ci sono “
nuovi ceppi” è una sciocchezza anche da un punto di vista ortodosso, perché, anche da questa prospettiva, i virus mutano costantemente. Così possono continuamente affermare di aver trovato nuovi ceppi,
perpetuando la paura.
Tutto questo allarmismo è ancora più assurdo quando si dà un’occhiata alle immagini al microscopio elettronico che accompagnano i vari studi delle particelle che si suppone rappresentino il SARS-CoV-2. Queste immagini rivelano che queste particelle hanno una notevole variabilità dimensionale.
Infatti, le dimensioni vanno da 60 a 140 nanometri (nm). Un virus con una variazione di dimensioni così estrema non può esistere realmente.
Per esempio, si può dire l’altezza degli esseri umani possa variare da circa 1,50 a 2,10 metri, poiché ci sono individui di diversa altezza. Ora, dire che i virus, nel loro insieme, variano da 60 a 140 nm (come hanno fatto Zhu et al.) può, alla fine, avere senso; ma dire che
i singoli virioni del SARS-Cov2 hanno una variabilità così ampia sarebbe come dire che John può cambiare la sua altezza da 1,60 a 2 metri a seconda delle circostanze!
Si potrebbe rispondere che i virus non sono esseri umani, ma è anche vero che, secondo la virologia, ogni virus ha una struttura abbastanza stabile. Quindi, con il SARS-Cov2 si stanno prendendo delle libertà di definizione che confermano ulteriormente che tutto ciò che si sa su questo specifico virus è veramente poco. E questa licenza illimitata di definizione ha fatto sì che la voce di Wikipedia sui coronavirus sia stata modificata, ed ora riporta che “
ogni virione SARS-CoV-2 ha un diametro di circa 50-200 nm.”
Sarebbe come dire che John varia la sua altezza da 1 a 4 metri a seconda delle circostanze!
Ciò che viene spacciato per SARS-Cov2 sono in realtà particelle di tutti i tipi, come si può vedere anche dalle immagini fornite dal citato articolo di Zhu et al. A lato la foto che Zhu et al. hanno presentato come l’immagine del SARS-Cov2:
Le particelle che gli autori definiscono come SARS-CoV-2 possono essere misurate tramite un righello inserito nell’immagine (FreeRuler). Le particelle ingrandite della fotografia di sinistra misurano circa 100 nm ciascuna (su una scala di 100 nm). Ma, nell’immagine sul lato destro, tutte le piccole particelle indicate con le frecce come SARS-CoV-2, misurate su una scala di 1 MicroM (1.000 nm), hanno dimensioni totalmente diverse.
Le frecce nere indicano in realtà delle vescicole. Misurando alcune di queste particelle con il righello, il risultato è che nella vescicola centrale la particella più in alto al centro misura quasi 52nm, quindi sotto l’intervallo proposto da Zhu et al (da 60 a 140 nm); la particella immediatamente alla sua destra è un po’ più grande, circa 57.5nm, ma ancora al di sotto del limite; mentre, quasi al centro della vescicola più bassa, la particella più grande (freccia gialla) misura circa 73.7nm, rientrando negli ampi margini di Zhu et al.; infine, nella vescicola in basso a sinistra, la particella più grande misura ben 155.6nm, cioè ben al di sopra del limite massimo definito da Zhu et al. (140nm).
È probabile che la correzione recentemente fatta su Wikipedia fosse finalizzata proprio a coprire questo problema.
Ci sono altri seri indizi che le particelle indicate come SARS-CoV-2 possano essere in realtà quelle particelle innocue o addirittura utili, chiamate “
vescicole extracellulari” (EVs), che hanno dimensioni estremamente variabili (da 20 a 10.000nm), ma che, per la maggior parte, vanno da 20nm a 200nm, e che includono, come sotto-categoria, quella degli “
esosomi.”
Gli esosomi sono
particelle prodotte dalle nostre cellule contenenti acidi nucleici, lipidi e proteine e sono coinvolti in varie attività utili al nostro organismo, come il trasporto di molecole del sistema immunitario e di cellule staminali, così come nell’eliminazione dei detriti catabolici della cellula.
Gli esosomi rappresentano forse la quota maggiore di EVs e sono oggetto di studio da oltre 50 anni. Anche se pochi hanno sentito parlare di queste benefiche particelle, la letteratura scientifica su di esse è enorme e digitando il termine
esosoma, anche solo su PubMed, si ottengono oltre 14.000 lavori! In questa sede non possiamo entrare nel dettaglio delle EV e degli esosomi, ma è importante sottolineare come essi siano indistinguibili dai virus e diversi scienziati pensano che, in realtà, quello che viene definito come un pericolodo virus altro non sia che un benefico esosoma.
Questo si nota bene al microscopio elettronico [3]:
Come si può vedere, il più grande degli esosomi ha la stessa dimensione e struttura del presunto virus SARS-CoV-2 ed è quindi plausibile pensare che, nel grande mare delle particelle contenute nel surnatante del fluido bronco-alveolare dei pazienti COVID-19, quelli che vengono scambiati per virus SARS-CoV-2 potrebbero benissimo essere esosomi.
Perché la purificazione è vitale per provare l’esistenza del Sars-Cov-2
Quindi, logicamente, se abbiamo una coltura con innumerevoli particelle estremamente simili tra loro, la purificazione deve essere il primissimo passo per poter veramente definire come virus le particelle che si ritiene siano virus (oltre alla purificazione, naturalmente, si deve poi anche determinare in modo incontrovertibile che, per esempio, possano causare determinate malattie in condizioni reali e non solo in vitro).
Perciò, se non è mai stata fatta nessuna “
purificazione,” come si può affermare che l’RNA ottenuto è un genoma virale? E come si può poi utilizzare questo RNA per diagnosticare a livello di popolazione un’infezione da un nuovo virus, sia tramite test PCR o altro? Abbiamo posto queste due domande a numerosi rappresentanti della narrativa ufficiale mondiale sul coronavirus, ma nessuno ha saputo rispondere.
Quindi, come avevamo affermato nel nostro precedente articolo, il fatto che le sequenze geniche RNA (che gli scienziati hanno estratto dai campioni di tessuto preparati negli studi in vitro e su cui erano stati poi “
calibrati” i cosiddetti test RT-PCR per il SARS-CoV-2) appartengano veramente ad un nuovo virus patogeno chiamato SARS-CoV-2
si basa unicamente su un atto di fede, non sui fatti.
Di conseguenza, non è possibile affermare che le sequenze geniche RNA “
estratte” dai campioni di tessuto preparati in questi studi, su cui i test PCR sono stati “
calibrati,” appartengano ad un virus specifico, in questo caso il SARS-CoV-2.
Invece, in tutti gli studi che sostengono di aver isolato e anche testato il virus è stato fatto qualcosa di molto diverso: i ricercatori hanno preso campioni dal cavo orale o dai polmoni dei pazienti, li hanno ultracentrifugati (ad alta velocità) per separare le molecole più grandi/pesanti da quelle più piccole/leggere e poi hanno preso il surnatante, la parte superiore del materiale centrifugato.
Questo è ciò che definiscono materiale “
isolato,” che poi sottopongono al test PCR.
Ma questo surnatante contiene molecole di tutti i tipi, miliardi di micro e nanoparticelle diverse, tra cui le già citate vescicole extracellulari (EV) e gli esosomi, che sono prodotti dal nostro stesso organismo e che spesso sono assolutamente indistinguibili dai virus:
Al giorno d’oggi, è una missione quasi impossibile separare EVs e virus con i metodi canonici di isolamento delle vescicole, come l’ultracentrifugazione differenziale, perché spesso formano aggregati a causa della loro dimensione simile,