tontolina
Forumer storico
Al giorno d’oggi, è una missione quasi impossibile separare EVs e virus con i metodi canonici di isolamento delle vescicole, come l’ultracentrifugazione differenziale, perché spesso formano aggregati a causa della loro dimensione simile,
…come afferma lo studio The Role of Extracellular Vesicles as Allies of HIV, HCV and SARS Viruses pubblicato nel maggio 2020 nella rivista Viruses.
Quindi, sono gli scienziati che “creano” il virus con la PCR: si prendono dei primer, cioè sequenze geniche preesistenti disponibili nelle banche dati, li si modifica sulla base di un ragionamento puramente ipotetico e li si mette a contatto con il liquido surnatante finché non si attaccano (annealing, lett. “ricottura”) a qualche frammento di RNA presente nel liquido; poi, attraverso l’enzima trascrittasi inversa, si trasforma l’RNA così “pescato” in un DNA artificiale o complementare (cDNA), che può poi, e solo poi, essere processato dalla PCR e moltiplicato attraverso un certo numero di cicli di amplificazione.
(Ogni ciclo raddoppia la quantità di DNA, ma, più alto è il numero di cicli necessari per produrre il materiale “virale” rilevabile, più bassa è l’affidabilità della PCR, cioè la sua capacità di ottenere effettivamente qualcosa di significativo dal surnatante. Sopra i 25 cicli il risultato tende ad essere privo di significato e tutti gli attuali test o protocolli PCR in circolazione usano sempre più di 25 cicli, di solito da 35 a 45).
Per peggiorare le cose, i primer sono costituiti da 18 a 24 basi (nucleotidi) ciascuno; il virus SARS-Cov2 è presumibilmente composto da 30.000 basi; quindi il primer rappresenta solo lo 0,08% del genoma virale. Questo rende ancora più improbabile selezionare il virus specifico che si sta cercando partendo da un campione così ridotto, per di più in un mare di miliardi di particelle molto simili tra loro.
Ma c’è di più. Siccome il virus che cercate è nuovo, è chiaro che non ci sono primer genici già pronti che corrispondano alla frazione specifica di questo nuovo virus; così prendete quei primer che, secondo voi, potrebbero essere abbastanza simili alla struttura ipotizzata del virus, ma questa è una supposizione e, quando fate reagire i primer con il liquido surnatante, i vostri primer possono legarsi ad una qualsiasi dei miliardi di molecole presenti in esso, e non avrete la minima idea se quello che avete così generato è il virus che state cercando. Si tratta, infatti, di una nuova creazione fatta dai ricercatori, che è poi stata chiamata SARS-CoV-2, ma non c’è alcun legame con il presunto, “vero” virus responsabile della malattia.
Il “genoma virale” è solo un modello informatico
Il genoma completo del virus SARS-CoV-2 non è mai stato sequenziato ed è stato invece “assemblato” al computer. Il medico californiano Thomas Cowan lo ha definito una “frode scientifica.” E non è certamente l’unico!
Cowan il 15 ottobre 2020 aveva scritto [grassetto aggiunto]:
Questa settimana, la mia collega e amica Sally Fallon Morell ha portato alla mia attenzione un sorprendente articolo del CDC, pubblicato nel giugno 2020. Lo scopo dell’articolo era quello di invitare un gruppo di circa 20 virologi a descrivere le loro conoscenze scientifiche sull’isolamento, la purificazione e le caratteristiche biologiche del nuovo virus SARS-CoV-2 e a condividere queste informazioni con altri scienziati per le loro ricerche.
Una lettura approfondita e attenta di questo importante documento rivela alcune scioccanti scoperte.
La sezione dell’articolo con il sottotitolo “Whole Genome Sequencing” [Sequenziamento dell’intero genoma] mostra che “piuttosto che aver isolato il virus e sequenziato il genoma da un capo all’altro,” il CDC “ha progettato 37 coppie di PCR ‘nested’ che coprono il genoma sulla base della sequenza di riferimento del coronavirus” (GenBank accession no. NC045512).
Quindi, ci si può chiedere, come hanno fatto a sequenziare il virus, cioè ad analizzarlo dal punto di vista genico?
Ebbene, non hanno analizzato l’intero genoma, ma hanno preso alcune sequenze trovate nelle colture, hanno poi affermato, senza prove, che appartenevano ad un nuovo virus specifico e infine, per completare il tutto, hanno realizzato una sorta di puzzle genetico computerizzato. “Hanno usato un modello informatico per creare un genoma partendo da zero,” come dice il biologo molecolare Andrew Kaufman.
Forse non è una sorpresa che uno dei primer per il test, sviluppato dall‘Istituto Pasteur, corrisponda esattamente ad una sequenza del cromosoma 8 del genoma umano.
Nessuna prova che il SARS-CoV-2 possa essere trasmissibile per via aerea
Per cercare di arrestare la diffusione di questo presunto nuovo virus, siamo stati costretti a praticare varie forme di distanziamento sociale e ad indossare le mascherine. Dietro questo approccio c’è l’idea che, come tutti i virus, anche il SARS-CoV-2, ritenuto responsabile della malattia respiratoria da Covid-19, si trasmetta per via aerea o, come è stato più volte riferito, attraverso le goccioline nebulizzate nell’aria da chi tossisce o starnutisce o, secondo alcuni, semplicemente parla.
Ma, la verità è che tutte queste teorie sulla trasmissione del virus sono solo ipotesi mai dimostrate.
Le prove mancavano fin dall’inizio. Come riportato da Nature in un articolo dell’aprile 2020, gli esperti non erano d’accordo che il SARS-CoV-2 fosse trasmesso per via aerea e, secondo la stessa OMS, “le prove non sono convincenti.”
Anche da un punto di vista ortodosso, gli unici studi in cui era stata inizialmente “provata” la trasmissione per via aerea di un coronavirus (non il SARS-Cov2) erano stati effettuati in ospedali e case di riposo, luoghi che sembra producano ogni tipo di infezione a causa delle stesse condizioni ambientali.
Nessuno studio ha mai provato che ci sia una trasmissione virale in ambienti aperti, o anche in quelli chiusi ma ben ventilati. Anche supponendo che esista questa trasmissione per via aerea, è stato sottolineato che, perché il “contagio” avvenga, è necessario che le persone tra le quali avviene la presunta trasmissione rimangano a stretto contatto per almeno 45 minuti.
Insomma, tutte le radicali misure di distanziamento non hanno alcun fondamento scientifico.
Nessun “contagio” asintomatico
Dal momento che la purificazione delle particelle è il prerequisito indispensabile per tutti i passi successivi, cioè la prova di causalità e la “calibrazione” dei test, come risultato abbiamo un test diagnosticamente insignificante e quindi il mantra “test, test, test” di Tedros Adhanom Ghebreyesus dell’OMS, citato nel nostro articolo del 27 giugno, deve essere considerato ascientifico e fuorviante.
Questo vale soprattutto per i test sugli asintomatici. In questo contesto anche uno studio cinese fatto a Wuhan e pubblicato su Nature il 20 novembre 2020, in cui quasi 10 milioni di persone erano state testate e tutti i casi asintomatici positivi, quelli positivi al secondo controllo e i loro contatti stretti erano stati isolati per almeno 2 settimane fino a quando il test PCR era risultato negativo, aveva trovato che:
Tutti i contatti stretti dei casi asintomatici positivi erano risultati negativi, indicando che i casi asintomatici positivi rilevati in questo studio non erano probabilmente infettivi.
Anche l’ortodosso British Medical Journal ha recentemente espresso dei dubbi.
Poco prima di Natale, la rivista scientifica aveva pubblicato l’articolo “COVID-19: Mass testing is inaccurate and gives false sense of security, minister admits” [COVID-19: I test di massa sono imprecisi e danno un falso senso di sicurezza, ammette il ministro], che spiegava come i test in corso in alcune parti del Regno Unito non fossero accurati per le persone asintomatiche e sosteneva che non fossero in grado di determinare con precisione la positività o la negatività, come aveva scritto Collective Evolution. (L’OMS stessa aveva poi ammesso quanto sopra. Due volte).
Già qualche settimana prima, si poteva leggere su The BMJ che:
I test di massa per il COVID-19 sono un pasticcio non valutato, sottoprogettato e costoso.
E che:
Lo screening per il COVID-19 della popolazione sana è di importanza sconosciuta, ma viene introdotto a livello nazionale.
E che [grassetto aggiunto]:
La risposta pandemica del Regno Unito fa troppo affidamento su scienziati e altri funzionari governativi con preoccupanti interessi di parte, comprese partecipazioni in aziende che producono test diagnostici, trattamenti e vaccini per il COVID-19
A parte questo, l’avvocato Reiner Füllmich, membro della commissione d’inchiesta extraparlamentare tedesca “Stiftung Corona Ausschuss,” ha riferito che Stefan Hockertz, professore di farmacologia e tossicologia, gli ha detto che “finora non è stata trovata alcuna prova scientifica di infezione asintomatica.”
In risposta alla domanda, il Robert Koch Institute non è stato in grado di inviarci un solo studio che dimostri che (a) persone asintomatiche “positive” abbiano fatto ammalare qualcun altro (e non renderlo solo “positivo“), che (b) persone “positive” con sintomi della malattia abbiano fatto ammalare qualcun altro (e non renderlo solo “positivo“) e che (c) qualsiasi persona risultata “positiva” per il SARS-CoV-2 abbia reso “positiva” un’altra persona. [4]
“Se non si facesse più il test, il Corona scomparirebbe”
Già a maggio, una importante pubblicazione come il Journal of the American Medical Association affermava che “un risultato positivo della PCR non indica necessariamente la presenza di un virus attivo,” mentre un recente studio su The Lancet afferma che “la rilevazione dell’RNA non può essere usata per dedurre l’infettività“.
In questo contesto, non si può che essere d’accordo con Franz Knieps, capo dell’associazione delle casse malattia aziendali tedesche e da molti anni in stretto contatto con la cancelliera tedesca Angela Merkel, che, a metà gennaio, aveva dichiarato che “se non si facessero più test, il Corona scomparirebbe.”
È interessante notare che anche l’iper-ortodosso zar tedesco dei virus e principale consigliere governativo per i lockdown e le altre misure di contenimento, Christian Drosten, si era contraddetto sull’affidabilità dei test PCR. In un’intervista del 2014 riguardante i test PCR per la cosiddetta MERS-CoV in Arabia Saudita aveva detto:
“Il metodo [PCR] è così sensibile che può rilevare una singola molecola ereditaria del virus. Per esempio, se un tale agente patogeno si posa sul setto nasale di un’infermiera per un giorno senza che lei si ammali o si accorga di nulla, allora [l’infermiera] diventa di colpo un caso di MERS. Dove prima venivano segnalati i decessi, ora sono improvvisamente inclusi nelle statistiche di segnalazione i casi lievi e le persone che sono a tutti gli effetti in perfetta salute. Questo potrebbe anche spiegare l’esplosione del numero di casi in Arabia Saudita. Per di più, i media locali hanno pompato la questione in modo incredibile.”
Suona vagamente familiare?
Anche Olfert Landt è critico sui risultati dei test PCR quando afferma che solo circa la metà delle persone “infette dal coronavirus” sono contagiose. Questo è più che notevole perché Landt non solo è uno dei co-autori di Drosten nel documento di Corman et al., il primo protocollo di test PCR ad essere stato accettato dall’OMS, pubblicato il 23 gennaio 2020 su Eurosurveillance, ma è anche il CEO di TIB Molbiol, la società che produce i test secondo quel protocollo.
Purtroppo, questo conflitto di interessi non è menzionato nel documento di Corman/Drosten et al., cosa che 22 scienziati, tra cui uno degli autori di questo articolo, Stefano Scoglio, hanno fatto notare in una recente analisi approfondita.
Complessivamente, Scoglio e i suoi colleghi hanno rilevato “gravi conflitti di interesse per almeno quattro autori,” tra cui Christian Drosten, oltre a diverse e gravi pecche scientifiche. Per questo hanno concluso che “il comitato editoriale di Eurosurveillance non ha altra scelta che ritrattare la pubblicazione.”
L’11 gennaio 2021, la redazione di Eurosurveillance ha risposto all’e-mail di Torsten Engelbrecht che chiedeva un commento su questa analisi:
Siamo a conoscenza di tale richiesta [di ritrattare l’articolo di Corman/Drosten et al.] ma speriamo che lei capisca che, al momento, non possiamo fare nessun commento. Tuttavia, stiamo lavorando per una decisione da prendersi entro la fine di gennaio 2021.
Il 27 gennaio, Engelbrecht aveva reiterato la sua richiesta: “Siamo alla fine di gennaio. Quindi mi si permetta di chiedere di nuovo: Qual è il vostro commento sull’analisi menzionata riguardante l’articolo di Corman/Drosten et al. Avete intenzione di ritrattare l’articolo di Corman et al. o cos’altro volete fare?” Due giorni dopo, la redazione di Eurosurveillance aveva risposto come segue:
Ci vuole un po’ di tempo perché sono coinvolte più parti. Comunicheremo la nostra decisione in uno dei prossimi numeri regolari della rivista.
Miliardi e miliardi sprecati in un test che di meno non potrebbe significare
Considerando la mancanza di tecniche di provata efficacia per il rilevamento del presunto nuovo virus e che dimostrino un qualche significato per i test PCR SARS-CoV-2, è ancora più scandaloso che i costi dei test non siano discussi pubblicamente, visto che sono enormi. Spesso sentiamo politici e commentatori affermare che, rispettando certi criteri, i test sono gratuiti, ma questa è una vera e propria bugia. Quello che intendono, in realtà, è che non si paga subito, ma dopo, con le tasse.
Ma, indipendentemente dai metodi di pagamento, in Svizzera, per esempio, il costo di un test PCR è tra i 140 e i 200 franchi svizzeri (da 130 a 185 euro). Quindi, facciamo i conti. Al momento in cui scriviamo, la piccola Svizzera, con una popolazione di 8,5 milioni, ha eseguito circa 3.730.000 test SARS-CoV-2 PCR, oltre a circa 500.000 test antigene, che sono un po’ più economici.
Considerando un prezzo medio di 170 franchi per test PCR, si tratta di una cifra impressionante: 634 milioni di franchi, ovvero 586 milioni di euro. E, nonostante l’assurdità di testare le persone asintomatiche, proprio la settimana scorsa, il 27 gennaio, il Consiglio Federale Svizzero ha invitato nuovamente la popolazione a sottoporsi al test, annunciando che, a partire dal giorno successivo, gli Svizzeri avrebbero dovuto pagare con le loro tasse anche i test di massa per le persone asintomatiche. Il Consiglio Federale Svizzero stima che questo costerà circa 1 miliardo di franchi svizzeri.
L’epidemiologo Dr. Tom Jefferson ha detto in un’intervista al Daily Mail:
La maggior parte dei kit PCR, se fatti privatamente, costano anche più di 100 sterline, per esempio, e il governo [britannico] dice che ne sta facendo 500.000 al giorno. Ma anche queste cifre spariscono di fronte ai 100 miliardi di sterline che il primo ministro è pronto a spendere per il sogno “grandioso” di fornire alla popolazione test [PCR e altri tipi – ndr] più o meno su richiesta, sono solo 29 miliardi di sterline in meno dell’intero bilancio annuale del NHS.
In Germania il prezzo è molto variabile, dipende se il test viene fatto privatamente o meno, ma, in media, è simile a quello della GB e, fino ad oggi, hanno eseguito circa 37,5 milioni di test PCR.
Vale a dire, miliardi e miliardi che vengono spesi, o addirittura “bruciati,” per un test assolutamente inutile e che sta alimentando in tutto il mondo una spietata caccia molecolare e digitale ad un virus che non è mai stato rilevato.
Torsten Engelbrecht, Dr Stefano Scoglio & Konstantin Demeter
NOTE:
[1] Email del 4 settenbre, 2020
[2] Email del 5 ottobre, 2020
[3] Le immagini sono tratte da una presentazione del Dr. Andrew Kaufman, Ohio, uno dei principali sostenitori della teoria secondo cui i virus sarebbero in realtà esosomi.
[4] Email del 3 dicembre, 2020
Fonte: off-guardian.org
Link: Phantom Virus: In search of Sars-CoV-2
31.01.2021
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
…come afferma lo studio The Role of Extracellular Vesicles as Allies of HIV, HCV and SARS Viruses pubblicato nel maggio 2020 nella rivista Viruses.
Quindi, sono gli scienziati che “creano” il virus con la PCR: si prendono dei primer, cioè sequenze geniche preesistenti disponibili nelle banche dati, li si modifica sulla base di un ragionamento puramente ipotetico e li si mette a contatto con il liquido surnatante finché non si attaccano (annealing, lett. “ricottura”) a qualche frammento di RNA presente nel liquido; poi, attraverso l’enzima trascrittasi inversa, si trasforma l’RNA così “pescato” in un DNA artificiale o complementare (cDNA), che può poi, e solo poi, essere processato dalla PCR e moltiplicato attraverso un certo numero di cicli di amplificazione.
(Ogni ciclo raddoppia la quantità di DNA, ma, più alto è il numero di cicli necessari per produrre il materiale “virale” rilevabile, più bassa è l’affidabilità della PCR, cioè la sua capacità di ottenere effettivamente qualcosa di significativo dal surnatante. Sopra i 25 cicli il risultato tende ad essere privo di significato e tutti gli attuali test o protocolli PCR in circolazione usano sempre più di 25 cicli, di solito da 35 a 45).
Per peggiorare le cose, i primer sono costituiti da 18 a 24 basi (nucleotidi) ciascuno; il virus SARS-Cov2 è presumibilmente composto da 30.000 basi; quindi il primer rappresenta solo lo 0,08% del genoma virale. Questo rende ancora più improbabile selezionare il virus specifico che si sta cercando partendo da un campione così ridotto, per di più in un mare di miliardi di particelle molto simili tra loro.
Ma c’è di più. Siccome il virus che cercate è nuovo, è chiaro che non ci sono primer genici già pronti che corrispondano alla frazione specifica di questo nuovo virus; così prendete quei primer che, secondo voi, potrebbero essere abbastanza simili alla struttura ipotizzata del virus, ma questa è una supposizione e, quando fate reagire i primer con il liquido surnatante, i vostri primer possono legarsi ad una qualsiasi dei miliardi di molecole presenti in esso, e non avrete la minima idea se quello che avete così generato è il virus che state cercando. Si tratta, infatti, di una nuova creazione fatta dai ricercatori, che è poi stata chiamata SARS-CoV-2, ma non c’è alcun legame con il presunto, “vero” virus responsabile della malattia.
Il “genoma virale” è solo un modello informatico
Il genoma completo del virus SARS-CoV-2 non è mai stato sequenziato ed è stato invece “assemblato” al computer. Il medico californiano Thomas Cowan lo ha definito una “frode scientifica.” E non è certamente l’unico!
Cowan il 15 ottobre 2020 aveva scritto [grassetto aggiunto]:
Questa settimana, la mia collega e amica Sally Fallon Morell ha portato alla mia attenzione un sorprendente articolo del CDC, pubblicato nel giugno 2020. Lo scopo dell’articolo era quello di invitare un gruppo di circa 20 virologi a descrivere le loro conoscenze scientifiche sull’isolamento, la purificazione e le caratteristiche biologiche del nuovo virus SARS-CoV-2 e a condividere queste informazioni con altri scienziati per le loro ricerche.
Una lettura approfondita e attenta di questo importante documento rivela alcune scioccanti scoperte.
La sezione dell’articolo con il sottotitolo “Whole Genome Sequencing” [Sequenziamento dell’intero genoma] mostra che “piuttosto che aver isolato il virus e sequenziato il genoma da un capo all’altro,” il CDC “ha progettato 37 coppie di PCR ‘nested’ che coprono il genoma sulla base della sequenza di riferimento del coronavirus” (GenBank accession no. NC045512).
Quindi, ci si può chiedere, come hanno fatto a sequenziare il virus, cioè ad analizzarlo dal punto di vista genico?
Ebbene, non hanno analizzato l’intero genoma, ma hanno preso alcune sequenze trovate nelle colture, hanno poi affermato, senza prove, che appartenevano ad un nuovo virus specifico e infine, per completare il tutto, hanno realizzato una sorta di puzzle genetico computerizzato. “Hanno usato un modello informatico per creare un genoma partendo da zero,” come dice il biologo molecolare Andrew Kaufman.
Forse non è una sorpresa che uno dei primer per il test, sviluppato dall‘Istituto Pasteur, corrisponda esattamente ad una sequenza del cromosoma 8 del genoma umano.
Nessuna prova che il SARS-CoV-2 possa essere trasmissibile per via aerea
Per cercare di arrestare la diffusione di questo presunto nuovo virus, siamo stati costretti a praticare varie forme di distanziamento sociale e ad indossare le mascherine. Dietro questo approccio c’è l’idea che, come tutti i virus, anche il SARS-CoV-2, ritenuto responsabile della malattia respiratoria da Covid-19, si trasmetta per via aerea o, come è stato più volte riferito, attraverso le goccioline nebulizzate nell’aria da chi tossisce o starnutisce o, secondo alcuni, semplicemente parla.
Ma, la verità è che tutte queste teorie sulla trasmissione del virus sono solo ipotesi mai dimostrate.
Le prove mancavano fin dall’inizio. Come riportato da Nature in un articolo dell’aprile 2020, gli esperti non erano d’accordo che il SARS-CoV-2 fosse trasmesso per via aerea e, secondo la stessa OMS, “le prove non sono convincenti.”
Anche da un punto di vista ortodosso, gli unici studi in cui era stata inizialmente “provata” la trasmissione per via aerea di un coronavirus (non il SARS-Cov2) erano stati effettuati in ospedali e case di riposo, luoghi che sembra producano ogni tipo di infezione a causa delle stesse condizioni ambientali.
Nessuno studio ha mai provato che ci sia una trasmissione virale in ambienti aperti, o anche in quelli chiusi ma ben ventilati. Anche supponendo che esista questa trasmissione per via aerea, è stato sottolineato che, perché il “contagio” avvenga, è necessario che le persone tra le quali avviene la presunta trasmissione rimangano a stretto contatto per almeno 45 minuti.
Insomma, tutte le radicali misure di distanziamento non hanno alcun fondamento scientifico.
Nessun “contagio” asintomatico
Dal momento che la purificazione delle particelle è il prerequisito indispensabile per tutti i passi successivi, cioè la prova di causalità e la “calibrazione” dei test, come risultato abbiamo un test diagnosticamente insignificante e quindi il mantra “test, test, test” di Tedros Adhanom Ghebreyesus dell’OMS, citato nel nostro articolo del 27 giugno, deve essere considerato ascientifico e fuorviante.
Questo vale soprattutto per i test sugli asintomatici. In questo contesto anche uno studio cinese fatto a Wuhan e pubblicato su Nature il 20 novembre 2020, in cui quasi 10 milioni di persone erano state testate e tutti i casi asintomatici positivi, quelli positivi al secondo controllo e i loro contatti stretti erano stati isolati per almeno 2 settimane fino a quando il test PCR era risultato negativo, aveva trovato che:
Tutti i contatti stretti dei casi asintomatici positivi erano risultati negativi, indicando che i casi asintomatici positivi rilevati in questo studio non erano probabilmente infettivi.
Anche l’ortodosso British Medical Journal ha recentemente espresso dei dubbi.
Poco prima di Natale, la rivista scientifica aveva pubblicato l’articolo “COVID-19: Mass testing is inaccurate and gives false sense of security, minister admits” [COVID-19: I test di massa sono imprecisi e danno un falso senso di sicurezza, ammette il ministro], che spiegava come i test in corso in alcune parti del Regno Unito non fossero accurati per le persone asintomatiche e sosteneva che non fossero in grado di determinare con precisione la positività o la negatività, come aveva scritto Collective Evolution. (L’OMS stessa aveva poi ammesso quanto sopra. Due volte).
Già qualche settimana prima, si poteva leggere su The BMJ che:
I test di massa per il COVID-19 sono un pasticcio non valutato, sottoprogettato e costoso.
E che:
Lo screening per il COVID-19 della popolazione sana è di importanza sconosciuta, ma viene introdotto a livello nazionale.
E che [grassetto aggiunto]:
La risposta pandemica del Regno Unito fa troppo affidamento su scienziati e altri funzionari governativi con preoccupanti interessi di parte, comprese partecipazioni in aziende che producono test diagnostici, trattamenti e vaccini per il COVID-19
A parte questo, l’avvocato Reiner Füllmich, membro della commissione d’inchiesta extraparlamentare tedesca “Stiftung Corona Ausschuss,” ha riferito che Stefan Hockertz, professore di farmacologia e tossicologia, gli ha detto che “finora non è stata trovata alcuna prova scientifica di infezione asintomatica.”
In risposta alla domanda, il Robert Koch Institute non è stato in grado di inviarci un solo studio che dimostri che (a) persone asintomatiche “positive” abbiano fatto ammalare qualcun altro (e non renderlo solo “positivo“), che (b) persone “positive” con sintomi della malattia abbiano fatto ammalare qualcun altro (e non renderlo solo “positivo“) e che (c) qualsiasi persona risultata “positiva” per il SARS-CoV-2 abbia reso “positiva” un’altra persona. [4]
“Se non si facesse più il test, il Corona scomparirebbe”
Già a maggio, una importante pubblicazione come il Journal of the American Medical Association affermava che “un risultato positivo della PCR non indica necessariamente la presenza di un virus attivo,” mentre un recente studio su The Lancet afferma che “la rilevazione dell’RNA non può essere usata per dedurre l’infettività“.
In questo contesto, non si può che essere d’accordo con Franz Knieps, capo dell’associazione delle casse malattia aziendali tedesche e da molti anni in stretto contatto con la cancelliera tedesca Angela Merkel, che, a metà gennaio, aveva dichiarato che “se non si facessero più test, il Corona scomparirebbe.”
È interessante notare che anche l’iper-ortodosso zar tedesco dei virus e principale consigliere governativo per i lockdown e le altre misure di contenimento, Christian Drosten, si era contraddetto sull’affidabilità dei test PCR. In un’intervista del 2014 riguardante i test PCR per la cosiddetta MERS-CoV in Arabia Saudita aveva detto:
“Il metodo [PCR] è così sensibile che può rilevare una singola molecola ereditaria del virus. Per esempio, se un tale agente patogeno si posa sul setto nasale di un’infermiera per un giorno senza che lei si ammali o si accorga di nulla, allora [l’infermiera] diventa di colpo un caso di MERS. Dove prima venivano segnalati i decessi, ora sono improvvisamente inclusi nelle statistiche di segnalazione i casi lievi e le persone che sono a tutti gli effetti in perfetta salute. Questo potrebbe anche spiegare l’esplosione del numero di casi in Arabia Saudita. Per di più, i media locali hanno pompato la questione in modo incredibile.”
Suona vagamente familiare?
Anche Olfert Landt è critico sui risultati dei test PCR quando afferma che solo circa la metà delle persone “infette dal coronavirus” sono contagiose. Questo è più che notevole perché Landt non solo è uno dei co-autori di Drosten nel documento di Corman et al., il primo protocollo di test PCR ad essere stato accettato dall’OMS, pubblicato il 23 gennaio 2020 su Eurosurveillance, ma è anche il CEO di TIB Molbiol, la società che produce i test secondo quel protocollo.
Purtroppo, questo conflitto di interessi non è menzionato nel documento di Corman/Drosten et al., cosa che 22 scienziati, tra cui uno degli autori di questo articolo, Stefano Scoglio, hanno fatto notare in una recente analisi approfondita.
Complessivamente, Scoglio e i suoi colleghi hanno rilevato “gravi conflitti di interesse per almeno quattro autori,” tra cui Christian Drosten, oltre a diverse e gravi pecche scientifiche. Per questo hanno concluso che “il comitato editoriale di Eurosurveillance non ha altra scelta che ritrattare la pubblicazione.”
L’11 gennaio 2021, la redazione di Eurosurveillance ha risposto all’e-mail di Torsten Engelbrecht che chiedeva un commento su questa analisi:
Siamo a conoscenza di tale richiesta [di ritrattare l’articolo di Corman/Drosten et al.] ma speriamo che lei capisca che, al momento, non possiamo fare nessun commento. Tuttavia, stiamo lavorando per una decisione da prendersi entro la fine di gennaio 2021.
Il 27 gennaio, Engelbrecht aveva reiterato la sua richiesta: “Siamo alla fine di gennaio. Quindi mi si permetta di chiedere di nuovo: Qual è il vostro commento sull’analisi menzionata riguardante l’articolo di Corman/Drosten et al. Avete intenzione di ritrattare l’articolo di Corman et al. o cos’altro volete fare?” Due giorni dopo, la redazione di Eurosurveillance aveva risposto come segue:
Ci vuole un po’ di tempo perché sono coinvolte più parti. Comunicheremo la nostra decisione in uno dei prossimi numeri regolari della rivista.
Miliardi e miliardi sprecati in un test che di meno non potrebbe significare
Considerando la mancanza di tecniche di provata efficacia per il rilevamento del presunto nuovo virus e che dimostrino un qualche significato per i test PCR SARS-CoV-2, è ancora più scandaloso che i costi dei test non siano discussi pubblicamente, visto che sono enormi. Spesso sentiamo politici e commentatori affermare che, rispettando certi criteri, i test sono gratuiti, ma questa è una vera e propria bugia. Quello che intendono, in realtà, è che non si paga subito, ma dopo, con le tasse.
Ma, indipendentemente dai metodi di pagamento, in Svizzera, per esempio, il costo di un test PCR è tra i 140 e i 200 franchi svizzeri (da 130 a 185 euro). Quindi, facciamo i conti. Al momento in cui scriviamo, la piccola Svizzera, con una popolazione di 8,5 milioni, ha eseguito circa 3.730.000 test SARS-CoV-2 PCR, oltre a circa 500.000 test antigene, che sono un po’ più economici.
Considerando un prezzo medio di 170 franchi per test PCR, si tratta di una cifra impressionante: 634 milioni di franchi, ovvero 586 milioni di euro. E, nonostante l’assurdità di testare le persone asintomatiche, proprio la settimana scorsa, il 27 gennaio, il Consiglio Federale Svizzero ha invitato nuovamente la popolazione a sottoporsi al test, annunciando che, a partire dal giorno successivo, gli Svizzeri avrebbero dovuto pagare con le loro tasse anche i test di massa per le persone asintomatiche. Il Consiglio Federale Svizzero stima che questo costerà circa 1 miliardo di franchi svizzeri.
L’epidemiologo Dr. Tom Jefferson ha detto in un’intervista al Daily Mail:
La maggior parte dei kit PCR, se fatti privatamente, costano anche più di 100 sterline, per esempio, e il governo [britannico] dice che ne sta facendo 500.000 al giorno. Ma anche queste cifre spariscono di fronte ai 100 miliardi di sterline che il primo ministro è pronto a spendere per il sogno “grandioso” di fornire alla popolazione test [PCR e altri tipi – ndr] più o meno su richiesta, sono solo 29 miliardi di sterline in meno dell’intero bilancio annuale del NHS.
In Germania il prezzo è molto variabile, dipende se il test viene fatto privatamente o meno, ma, in media, è simile a quello della GB e, fino ad oggi, hanno eseguito circa 37,5 milioni di test PCR.
Vale a dire, miliardi e miliardi che vengono spesi, o addirittura “bruciati,” per un test assolutamente inutile e che sta alimentando in tutto il mondo una spietata caccia molecolare e digitale ad un virus che non è mai stato rilevato.
Torsten Engelbrecht, Dr Stefano Scoglio & Konstantin Demeter
NOTE:
[1] Email del 4 settenbre, 2020
[2] Email del 5 ottobre, 2020
[3] Le immagini sono tratte da una presentazione del Dr. Andrew Kaufman, Ohio, uno dei principali sostenitori della teoria secondo cui i virus sarebbero in realtà esosomi.
[4] Email del 3 dicembre, 2020
Fonte: off-guardian.org
Link: Phantom Virus: In search of Sars-CoV-2
31.01.2021
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org