Giusta osservazione!
Dopo l'accordo, l'Europa deve scegliere se diventare grande
di Giuseppe Chiellino
L'accordo siglato domenica tra la Ue, il Fondo monetario internazionale e la Grecia non è un punto d'arrivo. Per la zona euro e per l'Unione può essere una lezione per riavviare il processo di integrazione europea, impantanato da quasi un decennio, paradossalmente dopo due svolte importantissime: la moneta unica e l'allargamento ad Est. Due svolte rimaste sospese perché incomplete. All'euro manca il governo unico dell'economia e l'allargamento a 27 membri non è stato accompagnato dall'eliminazione del diritto di veto nelle materie più importanti, imponendo decisioni unanimi. In entrambi i casi ai governi nazionali è mancato il coraggio di cedere – ma sarebbe meglio dire condividere – sovranità con i partner dell'Unione, appagati dai risultati raggiunti e preoccupati per le minacce di disgregazione localistiche. E' mancato e manca il coraggio di rafforzare l'unione politica. Ma forse è mancata anche la necessità.
Ora la crisi Greca, con i suoi costi per tutti i paesi che condividono l'euro e la paura del contagio alle altre economie nazionali che appaiono più vulnerabili di altre, ha reso evidenti le falle della nave europea e obbliga l'equipaggio a correre ai ripari. I tentennamenti tedeschi nel dare il via libera agli aiuti ad Atene probabilmente hanno aumentato i costi del'intervento ma certamente sono serviti da monito agli altri paesi membri tentati da politiche economiche troppo espansive.
In questa direzione sembra andare la richiesta (o l'avvertimento) di Angela Merkel di discutere già venerdì prossimo – prima delle elezioni regionali in Germania che tanto hanno condizionato la gestione di questa crisi – nuove regole per eurolandia con gli altri capi di stato e di governo dell'area.
Sì, perché oltre al coraggio, nei mesi scorsi agli europei sono mancati anche gli strumenti tecnici per gestire il caso-Grecia ma soprattutto per prevenire situazioni di questo tipo. E' giunto il momento, quindi, di fare un passo importante e stabilire che chi entra in un'area monetaria come l'euro, ottenendo tanti benefici in termini di stabilità, non può considerarsi esente da vincoli. La solidarietà è reciproca: chi ha scelto di stare in un gruppo non può mettere a repentaglio la sicurezza di tutti gli altri membri con condotte irresponsabili. Deve prima di tutto rispettare le regole del gruppo. Le regole attuali sono a ‘maglie larghe' e lasciano troppo spazio a chi vuole aggirarle. Nel caso della Grecia c'è stata "una grave violazione dei principi sottostanti alla costruzione politica europea" ha scritto sul Corriere della Sera Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio direttivo della Bce.
Eurolandia, dunque, per sopravvivere deve dotarsi di regole e strumenti adatti a prevenire shock come quello greco. E deve farlo subito, con misure anche drastiche. Prevedendo, perché no, anche pesanti deterrenti come la sospensione (proposta dalla Germania) del diritto di voto per chi non rispetta il patto di stabilità, fino all'espulsione dalla moneta unica. Le proposte e le idee non mancano per rafforzare il controllo multilaterale sui bilanci degli stati membri. Si può partire dall'articolo 136 del Trattato che,
come ha ricordato Giuliano Amato nei giorni scorsi sul Sole 24 Ore, prevede la possibilità per i paesi dell'euro misure specifiche "per rafforzare la disciplina di bilancio e la relativa sorveglianza". Misure che possono tradursi "nell'approvazione reciproca dei bilanci nazionali da parte degli stati membri prima dell'approvazione nei rispettivi parlamenti nazionali o in un ‘Dpef comune'". La costituzione del Fondo monetario europeo, inoltre, doterebbe l'Unione di uno strumento proprio per la gestione di eventuali crisi.
Per fare questo, però, sono necessari anche i leader e forse è stata proprio questa difficoltà principale dell'Unione negli ultimi anni: tanti leader nazionali ma nessuno con vocazione comunitaria. Vedremo se dalla paura di queste settimane verrà fuori, oltre al coraggio, anche un gruppo di nomi che traghetti l'Europa dal pantano ad una nuova maturità. Come sostiene in Collasso Jared Diamond, uno dei fattori che determina la vita o la morte delle società è la loro capacità di dare risposte ai loro problemi: questo è il bivio che noi europei oggi abbiamo di fronte.