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Debito greco? Chiedere a Trichet
di Barry Eichengreen
I mercati finanziari sono sempre più sicuri dell'imminenza di una ristrutturazione del debito greco con gran timore dei policymaker europei che paventano il peggio. «Nel caso peggiore – come ha affermato Jürgen Stark, membro della Bce – un'eventuale ristrutturazione del debito di un Paese membro dell'eurozona potrebbe addirittura superare le conseguenze della bancarotta della Lehman».
Ma c'è anche uno scenario migliore, ovvero quello in cui il processo di ristrutturazione del debito greco avviene in modo tale da non minacciare il sistema bancario.
Il modo più semplice sarebbe la richiesta alle banche esposte al debito dei Paesi del Sud dell'Europa di aumentare il capitale. Ma aumentare il capitale implica costi importanti, il che porta le banche interessate a negare i problemi piuttosto che a riconoscerli.
Un piano B prevederebbe un allungamento delle scadenze del debito della Grecia. Il Governo di Atene potrebbe semplicemente annunciare lo scambio delle vecchie obbligazioni per bond nuovi che scadono, ad esempio, in 30 anni. Non ci sarebbero né svalutazione del capitale né tagli ai rendimenti per i creditori, ma solo più tempo per i rimborsi. Dovendo riconoscere le perdite subite, le banche verrebbero risparmiate da eventuali danni. Ma ciò lascerebbe comunque la Grecia con un enorme debito sulle spalle.
Esiste fortunatamente un altro modo, ovvero ripetere quel che fu fatto con il Piano Brady grazie al quale le banche commerciali insieme agli Stati Uniti, all'Fmi e al Club di Parigi dei creditori sovrani hanno potuto ristrutturare e ridurre il debito dei Governi latinoamericani e dell'Europa dell'Est alla fine degli anni 80.
Innanzitutto, le nuove obbligazioni potrebbero essere strutturate in modo tale che l'haircut delle banche possa essere considerato come una perdita fiscale che comporti anche un taglio dei profitti. Ciò comporterebbe l'utilizzo delle risorse fiscali pubbliche per facilitare il processo di ristrutturazione del debito della Grecia. In poche parole, se i soldi dei contribuenti sono comunque a rischio, come avviene nel contesto attuale, perché non usarli in modo creativo?
In secondo luogo, la Bce potrebbe offrirsi di assicurare un trattamento speciale (finanziamento garantito) per il nuovo debito al fine di renderlo più attrattivo agli occhi degli investitori.
In terzo luogo, si potrebbe usare la leva della regolamentazione per conciliare la necessità immediata di ristrutturazione della Grecia con la volontà delle banche di rinviare il rafforzamento dei bilanci. Il Piano Brady prevedeva una regola di contabilità chiamata Fasb 15 che permetteva di richiedere prestiti ristrutturati al valore nominale originale nel caso in cui la somma dei pagamenti degli interessi e del capitale relativi agli strumenti di ristrutturazione equivalesse a quella relativa al credito originale. Si potrebbe quindi dare alle nuove obbligazioni, sulle quali gli interessi siano stati caricati, lo stesso valore contabile delle vecchie obbligazioni i cui interessi sono invece già stati ripagati. Questo trattamento speciale di pagamento potrebbe poi essere suddiviso nel tempo in varie fasi, mettendo le banche nella posizione di riconoscere le perdite, ma solo nel momento in cui siano in grado di farlo.
Quarto, i nuovi strumenti potrebbero essere adattati in modo tale che sia le banche che i prestatori ufficiali abbiano un ruolo concreto nella realizzazione del successo del Paese. Tramite il piano Brady, gli obblighi di pagamento di un Paese venivano indicizzati sulla base dei prezzi delle sue esportazioni o della situazione commerciale. Per quanto riguarda la situazione della Grecia, si potrebbero indicizzare gli obblighi di pagamento sulla base del tasso di crescita del Pil adattando automaticamente il peso del debito greco alla sua capacità di pagamento.
Questo tipo di obbligazioni ha funzionato in qualunque altro posto, come ad esempio nella recente ristrutturazione del debito in Argentina. Ci sono state ovviamente delle controversie da parte degli investitori che hanno accusato il Governo argentino di manipolare le statistiche. Ma l'Europa ha una soluzione ovvia a questo problema, ovvero Eurostat, l'agenzia statistica dell'Unione Europea. Pertanto, invece di preoccuparsi dell'avvicinarsi di conseguenze simili a quelle della bancarotta della Lehman Brothers, i policymaker europei farebbero meglio a definire un accordo adatto per il debito greco, come il piano Brady.
Il dato chiave in questo contesto è che il presidente del Club di Parigi dei creditori sovrani al tempo del piano Brady era Jean-Claude Trichet, l'attuale presidente della Bce. Con Trichet il Club di Parigi approvò una riduzione del 50% del debito della Polonia a condizione che i creditori della banca del Paese applicassero la stessa riduzione. Quale migliore lascito per un presidente uscente della Bce se non quello di rispolverare i suoi appunti e spiegare agli altri policymaker europei come si potrebbe implementare la lezione appresa dal piano Brady nel contesto attuale?
(Traduzione di Marzia Pecorari)
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