Titoli di Stato area Euro GRECIA Operativo titoli di stato - Cap. 1

Stato
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Mi piace anticipare il mercato...:D

era come rubare le caramelle ai bambini ...non potevo lasciare li un 40 giorni a quel prezzo ...era quasi un "reato":lol:

Con ogni probabilità il FMI rilascerà la tranche, cui farà seguito (la settimana successiva) la deliberazione formale del resto della Troika.
Ricordiamoci però che il FMI aveva subordinato il rilascio alla sostenibilità del debito per i prossimi 12 mesi.
Sino a questo momento, concretamente, non è stato fatto nulla. Anzi, con ogni probabilità, il nuovo piano di sostegno alla Grecia sarà rimandato a settembre insieme alla discussione per la Sesta Tranche.
La riunione dell'Eurogruppo è per lunedì prossimo.
 
Ieri barometro sul rosso per i Tds greci. La ridotta praticabilità del piano francese per le ragioni esposte - ed il rinfocolarsi dei timori di default nel breve termine - hanno spinto al ribasso tutti i prezzi, con cali che si attestano fra gli 0,7 ed i 2,2 punti pct, ma mediamente attorno ad 1,5 punti pct.

Decisamente peggio sono andati i nostri titoli barometro del recovery in caso di default, il 2037 ed il 2040, che arretrano il primo di 2,75 punti pct, il secondo di 3,3 punti pct (calcolati sui prezzi XT) chiudendo il 2037 a 43,14 (BBML) e 43,45 (XT) ed il 2040 a 43,53 (BBML) e 43,34 (XT)
 
Mark, quello che dici è tutto vero.
Per quanto riguarda però il possesso del debito ellenico, una quota minoritaria è in possesso al retail quindi è ipotizzabile un tavolo di lavoro con i maggiori istituzionali.
Fino a qualche mese fa, la quota del parco buoi era stimata attorno al 25/30%.
Per quanto riguarda le "formalità", se vogliono, la "quadra" la trovano. Guarda i complicati discorsi intorno al rating D/SD. Pane per i denti per accademici e avvocati...
 
Mark, quello che dici è tutto vero.
Per quanto riguarda però il possesso del debito ellenico, una quota minoritaria è in possesso al retail quindi è ipotizzabile un tavolo di lavoro con i maggiori istituzionali.
Fino a qualche mese fa, la quota del parco buoi era stimata attorno al 25/30%.
Per quanto riguarda le "formalità", se vogliono, la "quadra" la trovano. Guarda i complicati discorsi intorno al rating D/SD. Pane per i denti per accademici e avvocati...

Tommy, vediamo, anche perchè sono state banche ed assicurazioni a mettere a punto il piano francese e ad accordarsi con i politici nazionali.

Salvo poi, al momento di fare la conta dei pani e dei pesci nel corso dei loro meeting europei, rendersi conto che tutte avevano lavorato così bene nello sbarazzarsi della carta ellenica che mancano i volumi per fare sì che quel piano abbia senso compiuto.

Chi si farà proponente verso la politica adesso per una soluzione che accomuni soggetti molto differenti (il retail spicciolo, i fondi hedge, i fondi HY), e con modi diversissimi di giocare questa partita ?

L'unico fattore che li accomuna è il basso livello di interesse che verso loro tutti nutre la politica, interessata semmai a salvare banche ed assicurazioni... ;)
 
Facendo i conticini dovrebbero rimanermi pulitissssssimi ...14 k euro di gain pagato tutti i vampiri ....(C.Gain- Finanziamenti- Commissioni )

Allego la mia posizione :
 

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Con ogni probabilità il FMI rilascerà la tranche, cui farà seguito (la settimana successiva) la deliberazione formale del resto della Troika.
Ricordiamoci però che il FMI aveva subordinato il rilascio alla sostenibilità del debito per i prossimi 12 mesi.
Sino a questo momento, concretamente, non è stato fatto nulla. Anzi, con ogni probabilità, il nuovo piano di sostegno alla Grecia sarà rimandato a settembre insieme alla discussione per la Sesta Tranche.
La riunione dell'Eurogruppo è per lunedì prossimo.

io sapevo che l' UE aveva accettato il rilascio per la 5° tranche (12 miliardi) e che manca, solo formalmente si spera dopo i tanti bei discorsdi di apprezzamento per le votazioni del parlamento greco, l' FMI con i sua quota di 3,5 miliardi (se non erro).

A settembre si dovrebbe decidere per il nuovo piano da 110 miliardi (?).

La domanda è: agosto 2011 a questo punto è coperta o no?
E se non lo fosse, bisognerà muoversi non a settembre ma, a voler esagerare, entro e non oltre il 19 agosto!
 
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Stampa di giovedì 7 luglio 2011, pagina 27
Intervista a Pier Carlo Padoan - "Le agenzie di rating non informano e aggravano le crisi"
di Mastrobuoni Tonia

"Le agenzie di rating non informano e aggravano le crisi" Padoan (Ocse): ma l'euro non è a rischio Chi è VICEDIRETTORE GENERALE E CAPO ECONOMISTA DELL'OCSE E' STATO DIRETTORE ESECLTIVO AL FMI, CONSULENTE ALLA BANCA MONDIALE E HA INSEGNATO ECONOMIA ALLA SAPIENZA DI ROMA Intervista TONIA MASTROBUONI TORINO pier Carlo Padoan è netto: le agenzie di rating fanno profezie che si autoavverano e non sono più in grado di dare informazioni: seguono la scia e aggravano le crisi. Acuendo anche il conflitto tra le politiche di risanamento, che hanno tempi necessariamente lunghi, e le reazioni dei mercati, improntate a un orizzonte troppo breve. Il vicedirettore generale dell'Ocse è tuttavia fiducioso: «l'euro non è in pericolo». E, se faranno le scelte giuste, le istituzioni europee saranno più forti in futuro.
Moody's ha declassato in un sol colpo il debito del Portogallo di 4 gradini, al livello «spazzatura». «Ultimamente le agenzie di rating hanno confermato di essere fortemente procicliche. Producono profezie che si autoavverano. Non è vero che trasmettono informazioni: esprimono valutazioni, imprimendo un'accelerazione a tendenze che sono già in atto. E come dare una spinta a chi è già sull'orlo del burrone. Aggravano le crisi».
È vero, entrando nel merito dei rilievi di Moody's, che Lisbona avrà bisogno di nuovi aiuti europei? «E presto per dirlo. L'aggiustamento richiede tempo. E qui veniamo a un altro punto fonda- L'EUROPA \('I 'S)'?. zii bivio. si s('('Is(' I'(an'O. ( )rzi si ('OI)\('I'r;'21 sui ('()I)ti» mentale di questa crisi, anzi, io lo definirei l'equivoco di fondo. I Paesi hanno bisogno di tempo perché facciano effetto i risanamenti, le economie tornino a crescere e si allentino i tassi sul debito. I mercati ragionano invece giorno per giorno, hanno orizzonti brevi e non sembrano credere in queste politiche».
Per l'Europa è una corsa contro il tempo? «Sì, il vero dialogo, in Europa, è oggi tra i mercati e la politica».
Dialogo? È un eufemismo? «Il dilemma è che i mercati stanno comunicando la loro diffidenza, sembrano segnalare che non ci sono soluzioni alla crisi attuale, mentre la politica sta facendo l'opposto, si sta impegnando a trovarle».
E appena le trova, come è accaduto alla Grecia che alla fine della scorsa settimana ha approvato il maxi piano di risanamento, arriva la bocciatura di Standard&Poor's sul piano francese per il rollover delle banche... «E vero, la Grecia ha messo in campo una serie di misure di ampia portata. Ma va anche detto che ne aveva un bisogno enorme. Ha alcune caratteristiche insostenibili per un Paese membro della Ue».
La Ue non avrebbe dovuto accorgersene prima? «Sì. Da questo punto di vista ha le sue responsabilità. Ha chiuso gli occhi per un decennio, avrebbe dovuto esercitare pressioni prima per costringere la Grecia a risanare i conti e a riformare la pubblica amministrazione».
È giusto coinvolgere anche le banche? «Il coinvolgimento del settore privato, rigorosamente su base volontaria, non è solo giusto: è u riportante. Consentirebbe alla Grecia di allungare i tempi dei rimborsi. E sarebbe il segnale politico che c'è la volontà di trovare una soluzione concordata. Avrebbe un buon effetto sui mercati».
L'Italia è a rischio? L'aggiustamento vero dei conti sembra rimandato al 2013, al prossimo governo. «Non mi esprimo sulla manovra finché non vedo il testo. L'Italia ha un debito molto alto, ma negli ultimi anni non si è mosso: in altri Paesi la crisi lo ha fatto impennare. Certo, come dice Stan-dard&Poor's, abbiamo un problema di bassa crescita. Ma anche in questo caso direi che siamo alla scoperta dell'acqua calda. E così da dieci anni» L'euro sopravviverà a questa crisi? «L'euro non è in pericolo. Sono convinto che la crisi si risolverà *** con un rafforzamento delle istituzioni europee. E alla fine di questo percorso, secondo me, ci saranno anche gli eurobond. Questa crisi somiglia per certi versi a quella del '92. Allora affrontammo il dilemma se scegliere i cambi flessibili o l'unione monetaria. Allo stesso modo la scelta oggi è se rinunciare o meno a pezzi di sovranità fiscale per muoverci in direzione di una maggiore integrazione. E io mi auguro, per il futuro dell'Europa, che prevalga questa scelta».
***
 
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Foglio di giovedì 7 luglio 2011, pagina 3
Europa unita solo contro i Mr. Rating. Portogallo causas belli

Europa unita solo contro i Mr. Rating. Portogallo casus belli Roma. Per una volta gli osservatori di cose europee non potranno lamentare la scarsa coesione del Vecchio continente. Sulle agenzie di rating, infatti, l'Ue parla oramai come un sol'uomo, riservando critiche insolitamente esplicite alle società che assegnano voti e giudizi all'affidabilità dei debitori, siano essi stati sovrani o società private. Ieri è stata la Commissione europea a commentare per prima il declassamento del Portogallo deciso due giorni fa da Moody's, dopo che per tutta la mattinata le Borse avevano fatto segnare perdite rilevanti: "E' un episodio spiacevole — ha detto il commissario Ue agli Affari economici, 011i Rehn, riferendosi al downgrade che ha portato i titoli del debito pubblico di Lisbona a livello "spazzatura", ovvero Baa2 o BB — che solleva il problema del comportamento delle agenzie di rating e della loro capacità di prevedere il futuro". Sul primo punto, Bruxelles accusa Moody's&co. di mancare di "trasparenza": infatti, per valutare i paesi in difficoltà economica, la cosiddetta troika (Commissione, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) verifica "sul campo la situazione", dopodiché queste valutazioni sono sottoposte "a giudizio pubblico attraverso conferenze stampa, dibattiti e audizioni al Parlamento europeo. E' tutta un'altra cosa rispetto al modo in cui operano le agenzie di rating". Quanto poi alle specifiche motivazioni del declassamento del Portogallo, secondo Bruxelles dare un giudizio su quello che potrebbe accadere nel 2013 —ovvero il coinvolgimento dei creditori privati nella paventata eventualità di un secondo pacchetto di aiuti per Lisbona — è quantomeno prematuro, tanto più che il paese in questione "si è pure impegnato a fare di più, a prendere ulteriori misure economiche al di là di quanto già concordato" con la troika in cambio del primo salvataggio da 78 miliardi di euro. Bruxelles, ha rincarato la dose il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, sta "lavorando da mesi sulla riforma delle regole per le agenzie di rating ed entro fine anno presenterà proposte legislative" per "diminuire la dipendenza" dai giudizi di queste società ed "evitare i conflitti di interesse". Perfino Berlino e Atene sono tornate sullo stesso lato della barricata. Il ministro degli Esteri greco, Stavros Lambrinidis, polemizzando con Moody's, ha parlato di scelta "folle". Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schàuble, ha detto che è necessario "rompere" l'oligopolio delle agenzie di rating e "limitare la loro influenza". Il tutto mentre in Italia la Con-sob, l'autorità di vigilanza sulla Borsa, ha convocato Standard & Poor's e Moody's per chiedere chiarimenti su contenuti e tempi-stica degli ultimi report sul nostro paese. L'avversario comune fa serrare i ranghi agli stati dell'Ue — Barroso maliziosamente fa perfino notare: "Strano che nessuna delle agenzie sia europea" — ma non funziona come antidoto alla crisi dell'euro. Ieri ha toccato un nuovo record lo spread tra i bond portoghesi a dieci anni e il bund tedesco: la forbice tra i due titoli si è allargata a 1.012 punti base. Ne ha risentito l'Italia, dove la differenza tra Btp e bund tedesco ha raggiunto livelli di guardia (215 punti). Sulle attese dei mercati pesa anche la mancata intesa sul secondo pacchetto d'aiuti per la Grecia. Dopo che il primo piano di salvataggio da 110 miliardi di euro si è rivelato insufficiente, la condizione voluta dalla Germania per elaborarne un secondo è che anche i creditori privati di Atene facciano la loro parte. Ieri però non sono emerse sostanziali novità dalla riunione a Parigi tra l'Institute of international finance, che rappresenta 400 grandi banche, e i rappresentanti di alcuni stati dell'Ue. Anzi: Berlino ha fatto marcia indietro sul suo endorsement alla soluzione proposta dagli istituti francesi negli scorsi giorni.
***
 
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