GUERRA NEWS...:(

°XeT°

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SALVE AMICI,
visto che "la guerra" sembra essere l'argomento principe che porta a spasso i mercati in questo periodo, ho pensato di aprire un 3D per tenere sott'occhio le news sull'argomento.....

XeT(pacifista convinto).....
 
22 gennaio 2003 08:22
Iraq, Usa inviano 2 nuove portaerei e 37.000 uomini


WASHINGTON, 22 gennaio (Reuters) - Gli Stati Uniti hanno deciso di spostare nel Golfo altre due
portaerei e 37.000 soldati per una possibile guerra contro l'Iraq.
Lo hanno riferito ieri fonti della Difesa Usa.
La decisione presa dal ministro della Difesa Donald Rumsfeld porterà a quattro il numero delle
portaerei - ognuna delle quali può trasportare 75 velivoli - a distanza di attacco dall'Iraq, e a oltre 100.000
i militari americani, hanno detto a Reuters funzionari del Pentagono che hanno chiesto di restare anonimi.
La USS Abraham Lincoln salperà per il Golfo da Perth, in Australia, mentre la USS Theodore Roosvelt
si metterà in viaggio dopo la conclusione di una serie di esercitazioni militari nell'Atlantico, in acque poco
distanti da Porto Rico.
Le portaerei, che saranno protette dalle rispettive squadre navali armate di missili da crociera,
raggiungeranno la USS Constellation, già nel Golfo, e la USS Harry S. Truman, che si trova ancora nel
Mediterraneo.
Il nuovo movimento di truppe riguarderà invece la 41esima Divisione di fanteria di Fort Hood, in Texas
- una delle unità d'élite dell'esercito Usa e altre unità di supporto.
Un funzionario ha detto che i 37.000 soldati potrebbero essere inviati in Turchia, per poi costituire da lì
un'eventuale testa di ponte nel nord dell'Iraq. Ma non c'è al momento conferma che Ankara, ancora
indecisa sul tipo di sostegno da dare agli Usa, abbia approvato una tale decisione.
All'inizio del mese il Pentagono aveva già ordinato il dispiegamento di altri 62.000 uomini.
((Redazione Online Roma 00 39 06 8522 4326, fax 0039 06 8540860,[email protected]))
Copyright 2000 Reuters Limited.
 
22 gennaio 2003 08:31
Sostegno in calo negli Usa per la guerra all'Iraq


WASHINGTON, 22 gennaio (Reuters) - La maggioranza degli americani appoggia ancora l'idea di
un'azione militare per deporre il leader iracheno Saddam Hussein, ma il sostegno a un attacco contro
l'Iraq è sceso ai livelli più bassi dalla scorsa estate, secondo un nuovo sondaggio.
Il sondaggio ABC News/Washington Post, pubblicato ieri, indica che il consenso per il modo in cui il
presidente George W. Bush sta gestendo la crisi irachena è sceso di otto punti rispetto al mese scorso,
ed è ora del 50%.
L'inchiesta demoscopica, condotta tra 1333 adulti, mostra che il 57% degli americani appoggiano
un'azione militare Usa per deporre Saddam, rispetto al 62% di un mese fa, e al 78% nei mesi successivi
agli attentati dell'11 settembre 2001.
L'opinione pubblica statunitense è divisa quasi a metà, 50% contro 47%, sull'opportunità che gli Usa
lavorino ancora per una soluzione diplomatica o piuttosto sulla preparazione dell'intervento militare. Ma,
allo stesso tempo, solo il 61% di quelli che preferiscono l'azione diplomatica attribuiscono a questo
strumento scarsa o addirittura nessuna possibilità di successo.
Il 71% degli intervistati dice che se gli ispettori Onu non troveranno nessuna prova convincente di armi
chimiche, biologiche o nucleari, dovrebbero essere gli Stati Uniti a farlo prima di un attacco. Il 45%
sostiene che gli Usa dovrebbero porre una scadenza entro cui gli ispettori completino la propria
missione in Iraq.
L'inchiesta è stata condotta per telefono tra il 16 e il 20 gennaio, e, secondo i suoi realizzatori, ha un
margine di errore del 3%.
 
22 gennaio 2003 09:24
Welteke non vede necessità di sostegno a dollaro - stampa


FRANCOFORTE, 22 gennaio (Reuters) - Il membro della Banca
centrale europea e governatore della Bundesbank Ernst Welteke ha
detto che il dollaro non è troppo debole sui mercati valutari e
non ha bisogno di sostegno.
"Non credo che il dollaro sia troppo debole al momento. Non
vedo necessità di intervenire a sostegno del dollaro" ha
dichiarato Welteke in un'intervista al Financial Times
Deutscheland.
La divisa Usa ha perso circa il 25% nei confronti dell'euro
dai minimi che la moneta unica aveva raggiunto all'inizio dello
scorso anno.
Nella notte l'euro/dollaro ha toccato un nuovo massimo dei
tre anni e mezzo a 1,0744.

((Redazione Milano, Reuters Messaging:
[email protected],+3902 6612 9526,
[email protected]))
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22 gennaio 2003 10:15
Nord Corea:non abbiamo piani su nucleare, colloqui Usa/Sud Corea


SEUL, 22 gennaio (Reuters) - Con lo spettro delle ambizioni nucleari di Pyongyang che pende sulla
penisola coreana, il sottosegretario di Stato Usa, John Bolton, ha incontrato oggi alti rappresentanti del
governo sudcoreano per discutere su come mettere fine alla crisi con l'isolato Nord comunista.
Il rappresentante del governo americano è stato a colloquio con il ministro degli Esteri sudcoreano
Choi Song-hong stamane -- dopo aver visto ieri altri membri dell'esecutivo di Seul -- e ha continuato a far
pressione su Pyongyang affermando che è venuto il momento di portare il caso alle Nazioni unite che
potrebbero decidere di comportarsi, nel caso nordcoreano, allo stesso modo che con l'Iraq.
La crisi è scoppiata lo scorso ottobre quando gli Usa hanno comunicato che la Corea del Nord aveva
ammesso di star sviluppando armi nucleari. Poco dopo Pyongyang cacciava dal Paese gli ispettori Onu
e si ritirava dal trattato globale sulla non proliferazione delle armi atomiche.
Intanto, delegati nordcoreani sono a colloquio con i loro colleghi del Sud e continuano a sostenere,
anche oggi, di non aver alcuna intenzione di sviluppare missili nucleari, ha detto ai giornalisti un
rappresentante sudcoreano. "La Corea del Nord ha sottolineato di non voler dare il via a piani per creare
armi atomiche", ha affermato il portavoce del ministro sudcoreano per l'Unificazione Rhee Bong-jo dopo
l'apertura degli incontri a livello ministeriale in programma sino a venerdì.
La soluzione della crisi sul nucleare, ha affermato la Corea del Sud, è il prerequisito fondamentale per
la riapertura dei rapporti con il Nord. Ma sembra che Pyongyang voglia discutere della questione solo
direttamente con gli Usa.
La crisi ha innescato una serie di iniziative diplomatiche e funzionari statunitensi hanno fatto riferimento
a qualche progresso segno che gli Stati Uniti cominciano ad abbandonare la linea dura totalmente
contraria a qualunque negoziato con i Nordcoreani, ora che Washington è tutta impegnata sul fronte
iracheno.
"Se gli Usa sono davvero interessati (al dialogo), devono abbandonare completamente la loro
anacronistica e ostile politica verso la Corea del Nord e rispondere immediatamente alla nostra ultima
proposta di un trattato di non-aggressione", si legge su un editoriale del quotidiano nordcoreano Minju
Joson secondo quanto riportato dalla Agenzia di stampa centrale coreana (KCNA).
Washington, comunque, afferma che parlerà con Pyongyang solo quando abbandonerà ogni
programma sul nucleare. L'unico flebile segnale di un possibile sblocco della situazione è arrivato da
Mosca. Il vice-ministro degli Esteri russo Alexander Losyukov -- dopo un colloquio di oltre sei ore, ieri,
con il leader nordcoreano Kim Jong-il a Pyongyang -- si è detto ottimista circa una prossima soluzione
affermando però che sono necessari ulteriori incontri.
((Tradotto da Valentina Consiglio, in redazione a Milano Ilaria Polleschi, Reuters Messaging:
[email protected] +3902 66129 462, [email protected]))
Copyright 2000 Reuters Limited.
 
22 gennaio 2003 10:19
La Russia prevede un attacco Usa in Iraq per metà febbraio


MOSCA, 22 gennaio (Reuters) - Le forze armate russe hanno ricevuto notizia che gli Stati Uniti e i suoi
alleati hanno già deciso di attaccare militarmente l'Iraq dalla metà di febbraio.
Lo ha riferito oggi l'agenzia stampa russa Interfax.
Il servizio di informazioni militari dell'agenzia, citando una fonte militare anonima dello staff del
generale russo, ha detto che le operazioni guidate dagli Usa saranno lanciate non appena sarà stata
predisposta una forza d'attacco nel Golfo. La fonte non ha specificato come l'esercito russo abbia
ottenuto questa informazione.
"Secondo le notizie ricevute, l'operazione è programmata per la seconda metà di febbraio. L'attacco è
stato deciso ma non ancora reso pubblico", ha detto la fonte all'agenzia, che in genere ha contatti
autorevoli con l'esercito russo e gli ambienti politici.
La fonte ha detto che gli Stati Uniti e gli alleati hanno radunato circa 100.000 soldati e funzionari nella
regione, ma attendono l'arrivo di altri 150.000 uomini prima di lanciare un attacco.
"L'operazione militare contro l'Iraq sarà condotta con un insieme di mezzi -- attacchi via aria, terra e
mare. La guerra sarà breve, durerà circa un mese", ha detto la fonte.
((Tradotto da Antonella Ciancio, in redazione a Milano Ilaria Polleschi, Reuters Messaging:
[email protected] +3902 66129 462, [email protected]))
Copyright 2000 Reuters Limited.
 
22 gennaio 2003 10:38
Iraq: Schroeder, Germania e Francia insieme per la pace


BERLINO, 22 gennaio (Reuters) - Il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder ha detto oggi che la
Germania e la Francia coordineranno i propri sforzi per prevenire una guerra contro l'Iraq, dopo aver
annunciato che il suo paese non darà il proprio appoggio a una risoluzione dell'Onu che autorizzi
l'attacco.
In quella che finora è stata la sua dichiarazione più forte contro la guerra, durante un discorso tenuto
ieri sera, Schroeder ha annunciato che la Germania - che siede nel Consiglio di sicurezza dell'Onu,
senza diritto di veto - non voterà alcuna risoluzione che autorizzi un attacco contro l'Iraq.
In un articolo pubblicato oggi dal quotidiano Berliner Zeitung, Schroeder ha scritto che Germania e
Francia - che invece dispone del diritto di veto al Palazzo di vetro - lavoreranno a stretto contatto per
garantire la pace ed evitare una guerra.
"Ho detto ai nostri amici francesi, e anche agli altri, e lo dirò qui, spingendomi più in là su questa
domanda che mi è stata rivolta in passato: non vi aspettate che la Germania darà il proprio assenso a
una risoluzione che legittimi la guerra, non ci contate", ha detto il cancelliere durante un discorso a
Goslar.
Schroeder è stato rieletto nel settembre scorso anche grazie al popolare sentimento contro la guerra
che tanto ha fatto infuriare il presidente Usa George W. Bush e ha gettato un'ombra sulle relazioni tra
Berlino e Washington. Dopo le elezioni, poi, Schroeder ha smussato le sue posizioni, cercando di
riparare al danno diplomatico.
Il mese scorso, il cancelliere aveva annunciato di non poter dire in anticipo come avrebbe votato su
una eventuale risoluzione dell'Onu che autorizzasse la guerra, almeno finché non si conoscessero le
condizioni. Ma, alla vigilia di un voto in un Laender tedesco- fissato per il mese prossimo - ha aggiunto
che la Germania avrebbe votato "no" o si sarebbe astenuta.
Molti ministri, tra cui il responsabile della Difesa Peter Struck, hanno preparato la strada a Schroeder,
spiegando di non poter immaginare che la Germania, che dispone di un seggio a rotazione nel Consiglio
di sicurezza delle Nazioni Unite, sostenga l'opzione militare.
Nell'articolo pubblicato oggi dalla Berliner Zeitung, Schroeder scrive che "la Germania e la Francia
sono al centro degli sforzi necessari in breve tempo per una politica estera e di sicurezza europea
comune.... Il nostro popolo può contare su (la volontà dei) governi francese e tedesco di combinare la
forza e gli sforzi per mantenere la pace, prevenire la guerra e conservare la sicurezza".
Nel novembre scorso, il Consiglio di sicurezza ha approvato la risoluzione 1441, avvertendo l'Iraq delle
"gravi conseguenze" che dovrebbe affrontare se non eliminasse eventuali armi di distruzione di massa.
L'Iraq ha sempre negato di possedere tali armi.
Alcuni paesi sostengono che occorre una secondo risoluzione Onu per autorizzare la guerra, nel caso
in cui l'Iraq violi materialmente la risoluzione 1441. Gli Stati Uniti invece non sono d'accordo, e ieri il
presidente Bush ha detto che il tempo, per il leader iracheno Saddam Hussein, sta per scadere.
((Tradotto da Massimiliano Di Giorgio, in redazione a Milano Ilaria Polleschi, Reuters Messaging:
[email protected] +3902 66129 462, [email protected]))
Copyright 2000 Reuters Limited.
 
22/01/2003 10:44 PUNTO 1 - Iraq, da Usa altre portaerei e truppe. Nuove ispezioni
(Aggiunge nuovi controlli degli ispettori Onu in Iraq) WASHINGTON, 22 gennaio (Reuters) - Gli Stati Uniti hanno deciso di spostare nel Golfo altre due portaerei e 37.000 soldati per una possibile guerra contro l'Iraq, mentre gli ispettori Onu agli armamenti oggi hanno ispezionato degli altri siti iracheni in cui si sospetta la presenza di armi di distruzione di massa. La decisione presa dal ministro della Difesa Donald Rumsfeld, porterà a quattro il numero delle portaerei - ognuna delle quali può trasportare 75 velivoli - a distanza di attacco dall'Iraq, e a oltre 100.000 i militari americani, hanno detto a Reuters funzionari del Pentagono che hanno chiesto di restare anonimi. Le autorità irachene, intanto, oggi hanno riferito che gli esperti della Commissione Onu di Monitoraggio, Verifica e Ispezione (UNMOVIC) e dell'Agenzia dell'Energia Atomica (IAEA) hanno visitato almeno quattro siti nel sud e nell'Iraq centrale. Una squadra di esperti di biologia dell'UNMOVIC ha controllato l'Istituto di Tecnologia a Baghdad, accolta da una protesta degli studenti contro le ispezioni, secondo quanto riferito da testimoni. Una squadra di chimici ha ispezionato il complesso missilistico Al-Qaqaa a sud di Baghdad, mentre un'altra squadra di esperti di missili ha controllato la base di al-Badr, anch'essa a sud della capitale irachena. Una squadra della IAEA è partita invece per l'Università di Basra, a 550 chilometri a sud di Baghdad. Per quanto riguarda i rinforzi militari Usa che si stanno stringendo intortno all'Iraq, la portaerei Abraham Lincoln salperà per il Golfo da Perth, in Australia, mentre la USS Theodore Roosvelt si metterà in viaggio dopo la conclusione di una serie di esercitazioni militari nell'Atlantico, in acque poco distanti da Porto Rico. Le portaerei, che saranno protette dalle rispettive squadre navali armate di missili da crociera, raggiungeranno la USS Constellation, già nel Golfo, e la USS Harry S. Truman, che si trova ancora nel Mediterraneo. Il nuovo movimento di truppe riguarderà invece la 41esima Divisione di fanteria di Fort Hood, in Texas - una delle unità d'élite dell'esercito Usa e altre unità di supporto. Un funzionario ha detto che i 37.000 soldati potrebbero essere inviati in Turchia, per poi costituire da lì un'eventuale testa di ponte nel nord dell'Iraq. Ma non c'è al momento conferma che Ankara, ancora indecisa sul tipo di sostegno da dare agli Usa, abbia approvato una tale decisione. All'inizio del mese il Pentagono aveva già ordinato il dispiegamento di altri 62.000 uomini. ((Tradotto da Emilio Parodi, in redazione a Milano Ilaria Polleschi, Reuters Messaging: [email protected] +3902 66129 462, [email protected]))
 
Servirà a ridurre i rischi di attentato con armi biologiche
Usa: via a «muraglia» contro il bioterrorismo
Parte l'installazione nelle principali città americane
di centraline in gradi di rilevare nell'aria l'antrace o il vaiolo

WASHINGTON (USA) - Una muraglia tecnologica contro il bioterrorismo. E' il progetto che si prepara a lanciare il governo degli Stati Uniti nelle principali città del Paese.
RAPPRESAGLIA TERRORISTICA - La resa dei conti con l’Iraq potrebbe scatenare rappresaglie terroristiche e la paura di attentati chimici e biologici sta spingendo il governo a speciali contromisure.
Si sta così mettendo a punto un sistema di monitor, di veri e propri biodetector in grado di individuare la presenza di eventuali pericoli: antrace, vaiolo, altri batteri mortali.
Oggi la Casa Bianca annuncerà la messa a punto della creazione di questa sorta di «grande muraglia» tecnologica anti-bio-terrorismo. Il programma - che sarà realizzato dal dipartimento della Homeland Security - prevede l’utilizzo di 3.000 centrali per il monitoraggio ambientali già esistenti (attualmente gestite dal ministero dell’Ambiente) e la loro modificazione. Le centraline in questo modo, da monitor delle condizioni ambientali (inquinamento dell’aria, ecc...) potrebbero trasformarsi nelle antenne tecnologiche capaci di individuare la presenza nella zona di eventuali agenti batterici o virali. Le segnalazioni delle «centraline» potrebbero essere confermate da una serie di laboratori che, tramite l’analisi del Dna, potrebbero dare una risposta definitiva nell’arco di sole 24 ore. Il sistema - hanno detto funzionari dell’amministrazione - è stato sperimentato l’anno scorso in diverse occasioni e in particolare durante i giochi olimpici invernali a Salt Lake City.
GUERRA CON L'IRAQ A META' FEBBRAIO? - Intanto da Mosca giunge la notizia che la guerra in Iraq è stata già decisa dalla Casa Bianca e inizierà nella seconda metà di febbraio. Lo afferma un'alta fonte dello stato maggiore russo citata dall'agenzia Interfax.
Secondo la fonte anonima citata dall'agenzia, «in base alle nostre informazioni, l'operazione è prevista verso al fine di febbraio. Una decisione al riguardo è stata finalizzata ma non ancora annunciata».




DA CORRIERE.IT
 
22 gennaio 2003 12:16
Usa, NYTimes: al via monitoraggio per attentati batteriologici


NEW YORK, 22 gennaio (Reuters) - L'amministrazione Bush inizierà a dispiegare da oggi un sistema
nazionale di monitoraggio ambientale capace di avvertire nel giro di 24 ore se germi di antrace, vaiolo o
altri agenti infettivi siano stati rilasciati nell'aria. Lo ha scritto oggi il New York Times.
Citando alti funzionari del governo, il quotidiano ha detto che il sistema impiegherà molte delle 3.000
stazioni di monitoraggio dell'aria dell'Agenzia Usa per la protezione dell'ambiente per registrare la
presenza di inusuali quantità di agenti patogeni che provocano malattie infettive e possono uccidere.
Anche se il sistema non proteggerà gli americani da un attacco batteriologico, una pronta rilevazione
darebbe al governo più tempo per mobilitare risorse mediche e salvare più vite umane, hanno detto le
fonti al New York Times.
Secondo questo sistema, i risultati delle stazioni di monitoraggio Epa sarebbero disponibili entro 24
ore, forse entro 12.
I funzionari hanno detto al quotidiano che l'introduzione del nuovo monitoraggio non è legato a
specifiche minacce terroristiche e che la Casa Bianca non intende pubblicizzare questa nuova iniziativa.
((Tradotto da Roberto Landucci, in redazione a Milano Ilaria Polleschi, Reuters Messaging:
[email protected] +3902 66129 462, [email protected]))
Copyright 2000 Reuters Limited.
 

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