La "
tender offer" è l'equivalente dell'OPA per il mercato azionario, con la differenza che, in questo caso, noi italiani, siamo esclusi perchè apparteniamo a una giurisdizione alla quale l'organismo di controllo (Consob) ne vieta l'adesione, sostanzialmente per una ragione di costi. Questo non riguarda solo ONO, ma un po' tutte le emissioni internazionali, salvo rare eccezioni (vedi obbligazioni General Motors). In passato mi è capitato qualche volta di imbattermi in questo tipo di offerte e alla fine le cose sono andate così:
a) i prezzi si sono rialzati in corrispondenza del periodi di offerta per poi ripiegare leggermente;
b) i bond sono diventati poco liquidi ampliandosi il differenziale bid/ask,
c) i bond hanno continuato a maturare interessi ancora per molto tempo o sono stati richiamati successivamente a seguito di esercizio della
call. Recentemente, un'operazione simile è stata conclusa sulle obbligazioni Bombardier 2013 e 2014 (
vedi la sezione IR del sito per maggiori dettagli), col risultato che i bond oggetto di offerta, poi, hanno tenuto le quotazioni.
In termini speculativi, non sarebbe sbagliato vendere i titoli ONO ai valori attuali per poi riacquistarli a prezzi più bassi dopo l'offerta, tuttavia bisogna tenere presente che si rischierebbe di non riuscire a ricomprarli tanto più in basso, non solo per via dello scarso flottante che si verrebbe a creare, ma anche perché la
call in atto (103,50), che coincide quasi con i valori dell'offerta in corso, terrà ancorate le quotazioni più o meno agli stessi prezzi. In altre parole, il gioco potrebbe non valere la candela.