mi sembra di capre che il sig Trump abbia deciso/intenda di perseguire una politica di pieno sostengo al comparto industriale interno
ora in attesa di qualche sgravio fiscale mi pare che (uso il condizionale perchè finora si viaggia tramite annunci via twitter) ci sia la ferma volontà di agire dal lato della domanda di lavoro, in tal senso si spiegano le minacce rivolte alle case automobilistiche che delocalizzano la produzione fuori dagli u.s.a.
la disoccupazione in usa è già sotto il 5% (il pensiero neoliberista ha imposto questo come dato di piena occupazione ma sappiamo che si tratta di una balla, diciamo, diciamo quindi che una percentuale fisiologica si attesta sul 2%): si può immaginare che una parte dell'offerta di lavoro verrà assorbita dai mancati ingressi di lavoratori messicani o in una riduzione di produzioni nel messico (come avviene a tutt'oggi) ma potrebbe darsi che se le minacce (non "a caso" sono esplosi i "casi" Volkswagen ma anche Toyota e Fica) riescano nel loro intento si assista ad una riduzione effettiva della disoccupazione: quindo o i salari usa (fermi n termini reali dagli anni '70) aumentano, o si rende più competitiva l'industria usa (ovvio che il settore automobilistico sia solo esemplare e che altri settori sentendosi minacciati seguano a ruota). Ma l'industria stelle e strisce mira evidentemente al mercato estero, da qui la necessità (se la maggiore offerta di lavoro si tradurrà in parte in un aumento dei salari in termini reali) di avere una politica valutaria maggiormente disponibile ad assorbire l'erosione dei profitti dal lato della maggiore domanda di lavoro
in altre parole starei short sul dollaro e long sui corporate americani come, un nome su tutto, Transocean, e soprattutto direi di cominciare a postare nomi e isin di fondi che investono sull'immobiliare usa