L'ho scritto qualche settimana fa. Qualche xbr lo mettrei via......fino a marzo 2018
Da metà ottobre circa il fondo d’investimento battente bandiera statunitense, Bridgewater,
ha iniziato a scommettere contro il sistema bancario italiano e contro alcune delle principali aziende del Belpaese.
Si è trattato nello specifico di operazioni di
vendita allo scoperto “delle Blue Chip italiane a partire dal 5 ottobre”.
Le Blue Chip sono le azioni di banche e aziende italiane quotate in borsa.
In questo caso Bridgewater ne ha vendute
ben 10 in totale tra diversi gruppi quali:
Banco BPM, Unicredit, BPER Banca, Prysmian, Ubi Banca, Assicurazioni Generali, Azimut Holding, Enel, Eni e Intesa SanPaolo.
Il tutto per un totale di 713 milioni di dollari nel settore finanziario e altri 600 milioni nel settore energetico.
In realtà l’attacco portato avanti da Bridgewater non sembra essere isolato.
Riportava
finanzaonline che oltre al fondo di Ray Dalio, altri hedge fund stanno partecipando a questa manovra speculativa a tenaglia.
Sul portale d’informazione finanziaria si possono leggere nomi quali Blackrock, CQS LLP, Oxford Asset Management, Marshall Wace LLP e altri ancora.
La replica di Intesa San Paolo
Non si è fatta attendere la replica da parte italiana che per bocca di Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa San Paolo, ha
così dichiarato:
“A mio avviso perderanno significative opportunità di guadagnare con queste buone azioni italiane.
E oggi dopo questa notizia il corso azionario di Intesa Sanpaolo è l’unico positivo e tutti gli altri negativi,
quindi spero che ogni giorno possano dare questo consiglio agli investitori”.
Vi è da dire tuttavia che i prezzi del gruppo San Paolo registrati a Piazza Affari sono in calo costante proprio da inizio ottobre.
Le banche italiane sono piene di crediti deteriorati
Un attacco, quello di Bridgewater, che si va a sommare alla già non facile situazione del sistema bancario italiano.
Solo lo scorso 20 ottobre la
Reuters riportava come i vertici della Banca Centrale europea fossero ancora molto preoccupati
per la gestione dei crediti deteriorati da parte delle banche italiane.
Nei piani di Francoforte rientrerebbe infatti il raggiungimento di un meccanismo unico di supervisione entro marzo.
Tuttavia attualmente il sistema bancario dello stivale detiene un quarto dei crediti deteriorati presenti in tutto il circuito europeo.
Una situazione esplosiva.