La solidarietà delle prime ore continuò, da subito, con la disponibilità di moltissime famiglie, a Lecco e a Cassina, ad ospitare, bambini, famiglie di quelle terre.
A Cassina furono ospitati, "una baraonda di bambini", per riprendere le parole di Monsignor Teresio Ferraroni nella Colonia che la parrocchia di Lecco aveva in affitto dalla Pontificia Opera di Assistenza, sezione di Lecco. "Le suore hanno detto subito si, sono state bravissime. Nessuna difficoltà, quando vien un'alluvione si apre la porta a chi bussa, senza chiedere nulla".
Furono ospitate ben 138 persone, oltre ai famigliari che arrivavano a trovare gli ospiti e vi si aggiungevano. Da fine novembre alla primavera inoltrata del 1952.
Cosi fece anche la cooperativa "La Moderna" di Cortenova per altri 50 posti, l'Asilo di Maggio per una ventina, l'Asilo Stoppani di Lecco si offrì di accogliere 30 bambini.
Il "Comitato pro alluvionati", che coordinò tutte le azioni del territorio si dimostrò efficacissimo e ben rodato, una delle ragioni era che,
il Comitato era già in funzione dall'inizio di agosto per far fronte all'Alluvione che colpì prepotentemente il Comasco, alluvione che l'8 agosto aveva ucciso 30 persone e procurato danni ingentissimi.
Il Comitato poi si attivò ancora per l'alluvione del 8 novembre 1951, dove il Torrente Cosia, in quel di Tavernerio, sopra Erba, provocò una frana che uccise altre 16 persone.
Il cronista del settimanale cattolico "Il Resegone" del 16 novembre successivo concludeva il suo commento alla tragedia con una nuova preoccupazione
"...il Po, in piena come mai visto, minaccia di allagare l'entroterra del basso delta..".
Come si è visto, così avvenne.
Lecco si dimostrò generosa non solo con l'invio di uomini e mezzi e con l'ospitalità diffusa, ma anche con la raccolta di indumenti, denari e viveri.
Il Centro raccolta fu aperto nella sede municipale, coordinato da Maria Panzeri ved. Pozzoli e dal geom. Vincenzo Patris, funzionario comunale responsabile formalmente e nei fatti.
I furgoni del Comitato e quelli dell'Unione Commercianti fecero il giro dei rioni, già alla sera del lunedì la sede non era più in grado di contenere tutto.
Fu così necessario, almeno per gli indumenti adibire a centro il salone sottostante la Chiesa della Vittoria, coordinato da Maria Airoldi in Galli.
Già a mercoledì erano state confezionate 564 casse contenenti 22.000 capi di vestiario, tutti in ottimo stato, in larga parte anche nuovi.
Da una vasta documentazione rinvenuta nel "dossier" conservato in Archivio Comunale, utilizzato da Carlo Panzeri,
(figlio di uno dei fondatori del Partito Popolare a Lecco nel 1919, impegnato nel direttivo della Dc fino all'abbandono dopo l'espulsione dello stesso Bartesaghi,
e nel Corpo Musicale G. Verdi, nel CAI di Belledo, nell'Uoei, è stato anche, per cinque anni, Presidente del CdZ2), per il numero monografico di "Archivi di Lecco" del dicembre 1996,
"1951 Lecco per il Polesine allagato -la colonna lecchese di soccorso", lavoro preziosissimo e toccante, che è possibile consultare
presso la Biblioteca Civica di Lecco, si può sentire, respirare, quell'afflato civico e di Comunità che Lecco è, quando vuole e non solo quando può.
Da questo dossier si evincono, pezze giustificative, ricevute, appunti, che ci permettono di farci un'idea della generosità e dell'operosità della cittadinanza lecchese.
Del senso positivo di una comunità coesa e solidale di cui troppo spesso si parla solo a braccia conserte.
Una comunità che allora non aveva certamente ancora perso o affievolito almeno, il senso e il valore della responsabilità collettiva,
di quella responsabilità che ci chiama a essere cittadini attivi che concorrono alla costruzione e al benessere di una collettività.
Dall'elenco emerge che già al mercoledì 21 le offerte in denaro superavano gli 8 milioni di lire, tra queste le 811.000 raccolte la domenica dagli studenti,
un milione consegnate al Prevosto di Lecco mons. Borsieri da un cittadino che ha voluto mantenere l'anonimato,
le 84.000 raccolte la domenica al Campo sportivo, decine e decine di bambini con i loro salvadanai,
i musicanti della banda Manzoni rinunciando al tradizionale pranzo per la festa di Santa Cecilia offrirono 50.000 lire, così il corpo musicale di Castello 25.000,
uguale avvenne il mercoledì al Cinema Impero dove il gestore, il sig. Volpato, destinò l'intero incasso, 90.000 lire, uguale fece il cinema Marconi.
La cooperativa "la Popolare", con viveri di prima necessità per 100.000 lire L'Istituto Airoldi e Muzzi 70.000; la S.E.L. 20.000, il Circolo Avvenire 50.000;
l'Ente Consumi 50.000; l'Aazienda di Soggiorno e Turismo anch'essa 50.000; la Casa degli Angeli del Belvedere 30.000; i Ferrovieri 575.000;
il Cda della Banca Popolare di Lecco offrì un contributo di un milione; e i dirigenti e impiegati il controvalore di una giornata di lavoro pari a 500.000.
Così da raggiungere, nel complessivo la somma di 11.995.407 lire come comunicato dal Sindaco Bartesaghi nel Consiglio Comunale del 22 dicembre.
Questi riportati sono solo alcuni esempi tra i tanti, non per fare a gara, ma per dimostrare l'unità e la coesione di una Comunità, intera.
"Se il bisogno urge, il popolo si ritrova", ci ricorda, nella sua testimonianza, mons. Ferraroni, raccolta, nel 1996 a 45 anni dai fatti, Sempre nel numero monografico degli "Archivi di Lecco".
Oggi per tutto questo dobbiamo ricordare a 66 anni di distanza, quella tragedia e quella bontà d'animo ed insegnamento civico così esteso e diffuso della nostra città.
Come riconoscenza delle nostre genti e come insegnamento. Ne abbiamo bisogno.
Mons. Ferraroni nel ricordare il sindaco Ugo Bartesaghi, sempre nel bellissimo numero di "Archivi di Lecco" scatta anche una fotografa,
il suo profilo, un ritratto d'amore e di stima, di modello che senza santità tutti, politici e cittadini dovrebbero tendere a non dimenticare:
Lo ricorda infatti cosi: "Un uomo prestato totalmente agli altri, al servizio degli altri: non era più l'intellettuale degli anni '40,
il più intelligente e colto della FUCI (Federazione Universitaria cattolica italiana) era stato ormai consigliere comunale, di minoranza,
poi sindaco, era sindaco, ma solo in questa esperienza ha dormito per la prima volta sulla paglia accanto agli operai, aia barcaioli, ai pescatori.
Non aveva mai conosciuto la fatica fisica, soltanto quella intellettuale.
Ma in quel momento qualcosa è esploso dentro di lui, un sussulto di solidarietà nel concreto lo ha risucchiato
ed egli si è sentito uno di loro, è andato con loro, li ha organizzati e diretti, ma come un primo fra gli altri. Con maggiore responsabilità ma accanto a loro.
E forse se lo avessimo interrogato in quei giorni, lo avremmo trovato disarmato a spiegarci una scelta così totale"