Piedi a Terra
Forumer storico
Oggi avrei un domanda unita ad una riflessione.
La domanda e' apparentemente semplice: i nostri bancari (penso ai maggiori Unicredito ed Intesa, ma anche MPS, le varie Popolari, etc.) quanto hanno perso effettivamente dal 2007 ad oggi ?
Quanto ha perso in borsa effettivamente dal 2007 un piccolo investitore che si e' fidato delle promesse dei vari Profumo, Passera, Mussari ?
Se vado a controllare i vari database disponibili (Yahoo, Bloomberg, etc.) mi risulta che dai massimi di periodo le azioni bancarie italiane abbiano perso piu' o meno tutte dal 95% al 98%, ma mai piu' del 100%. Queste perdite abissali delle banche non debbono sorprendere, considerato che anche la solidissima Generali ha perso quasi il 85% del proprio valore nello stesso periodo (da 35 Euro ad 8).
Ovviamente nessuna azione puo' perdere piu' del proprio valore.
Ma questo diffuso paradigma, cioe' che nessuna azione puo' perdere piu' del proprio valore in quanto l'azione e' un titolo di credito che rappresenta un conferimento di una societa' di capitali a resp. limitata, e' applicabile anche al caso dell'investitore? Anche l'investitore o trader non puo' mai perdere piu' del proprio capitale iniziale investito in azioni? (Lasciamo al momento da parte il trader di future, che a ragione o a torto considera i margini come capitale, oppure il venditore di opzioni nude)
Resiste al vaglio dell'analisi dell'homo oeconomicus la tesi che non si puo' mai perdere piu' soldi di quanto si mettano in borsa ? L'homo oe. per definizione dovrebbe essere "razionale" e non lasciarsi condizionare da quanto viene pontificato dai maestri del trading, nei corsi di stop loss, nei libri di money management. Eppure dalle mie riflessioni risulta che sia proprio l'homo oe. il soggetto piu' a rischio. Il rischio di perdere nel tempo, attraverso numerosi aumenti di capitale successivi - ognuno a sconto sul precedente - molto di piu' del 100% del proprio capitale sia un rischio non cosi' remoto nel complicato mondo finanziario attuale.
Riformulo la riflessione in altro modo: e' razionale per l'homo oe. abbandonare un aumento di capitale bancario ad enorme sconto (azioni nuove ad elevato sconto) solo perche' vi e' il rischio di perdere piu' del 100% del capitale iniziale ?
Per i trading system, il primo giorno di aumento, l'Associazione degli Analisti finanziari stabilisce un coefficiente "k" ed il valore dell'azione strippata p_New=(p_Old*k) si rigenera automaticamente e continua a girare imperterrito nel backtesting dei vari Tradestation, Amibroker, "R", etc.
Quindi per l'analista tecnico o per l'econometrista il problema di perdere piu' del 100% della somma a disposizione non si pone mai.
Ma l'homo oeconomicus, che deve fare ?
La domanda e' apparentemente semplice: i nostri bancari (penso ai maggiori Unicredito ed Intesa, ma anche MPS, le varie Popolari, etc.) quanto hanno perso effettivamente dal 2007 ad oggi ?
Quanto ha perso in borsa effettivamente dal 2007 un piccolo investitore che si e' fidato delle promesse dei vari Profumo, Passera, Mussari ?
Se vado a controllare i vari database disponibili (Yahoo, Bloomberg, etc.) mi risulta che dai massimi di periodo le azioni bancarie italiane abbiano perso piu' o meno tutte dal 95% al 98%, ma mai piu' del 100%. Queste perdite abissali delle banche non debbono sorprendere, considerato che anche la solidissima Generali ha perso quasi il 85% del proprio valore nello stesso periodo (da 35 Euro ad 8).
Ovviamente nessuna azione puo' perdere piu' del proprio valore.
Ma questo diffuso paradigma, cioe' che nessuna azione puo' perdere piu' del proprio valore in quanto l'azione e' un titolo di credito che rappresenta un conferimento di una societa' di capitali a resp. limitata, e' applicabile anche al caso dell'investitore? Anche l'investitore o trader non puo' mai perdere piu' del proprio capitale iniziale investito in azioni? (Lasciamo al momento da parte il trader di future, che a ragione o a torto considera i margini come capitale, oppure il venditore di opzioni nude)
Resiste al vaglio dell'analisi dell'homo oeconomicus la tesi che non si puo' mai perdere piu' soldi di quanto si mettano in borsa ? L'homo oe. per definizione dovrebbe essere "razionale" e non lasciarsi condizionare da quanto viene pontificato dai maestri del trading, nei corsi di stop loss, nei libri di money management. Eppure dalle mie riflessioni risulta che sia proprio l'homo oe. il soggetto piu' a rischio. Il rischio di perdere nel tempo, attraverso numerosi aumenti di capitale successivi - ognuno a sconto sul precedente - molto di piu' del 100% del proprio capitale sia un rischio non cosi' remoto nel complicato mondo finanziario attuale.
Riformulo la riflessione in altro modo: e' razionale per l'homo oe. abbandonare un aumento di capitale bancario ad enorme sconto (azioni nuove ad elevato sconto) solo perche' vi e' il rischio di perdere piu' del 100% del capitale iniziale ?
Per i trading system, il primo giorno di aumento, l'Associazione degli Analisti finanziari stabilisce un coefficiente "k" ed il valore dell'azione strippata p_New=(p_Old*k) si rigenera automaticamente e continua a girare imperterrito nel backtesting dei vari Tradestation, Amibroker, "R", etc.
Quindi per l'analista tecnico o per l'econometrista il problema di perdere piu' del 100% della somma a disposizione non si pone mai.
Ma l'homo oeconomicus, che deve fare ?