Detto fatto.
Dopo avere venduto un pò di Arcelor a 23,16, non ha strappato ma poco male ho alleggerito lo stesso, nell'ottica di una sana diversificazione ho comprato un pò di Intesa a 1,672.
Ora, record assoluto da quando investo in borsa (2008) ho addirittura tre titoli bancari nel mio portafoglio, con un peso addirittura del 30% complessivo del Ptf azionario, nell'ordine di apparizione:
1) Ubi;
2) Ucg;
3) Intesa.
A me sembra assurdo che proprio nel momento in cui dovrebbero quotare di più, paradossalmente quotano di meno.
Se nel 2009 e nel 2010 infatti era lecito pensare che i bilanci sarebbero stati appesantiti dallo strascico del picco delle sofferenze derivanti dalla grande crisi, ora è giocoforza pensare che queste sofferenze siano state in gran parte riassorbite.
Certo ci potranno essere ancora degli strascichi, in particolare se l'Italia continuerà a crescere così poco, ma ormai i morti dovrebbero essere già morti, i feriti curati.
Restano, è vero, i convalescenti, ma non dovrebbero pesare più di tanto.
Fuor di metafora penso che dal prossimo trimestre e nei successivi, e con un ritmo crescente, dovremmo assistere al fenomeno dell'emersione degli utili dei bilanci bancari, trainati dalla diminuzione del costo del credito.
Sono ragionevolmente certo di questo, salvo ovviamente nuove recessioni, perchè è un fenomeno normale di tutte le crisi.
Prima c'è un picco delle perdite, all'uscita della crisi, che affonda l'utile, e poi la normalizzazione delle sofferenze con la conseguente riemersione degli utili.
A meno che qualcuno non mi voglia convincere che nei prossimi anni:
a) UBI continuerà ad accantonare per perdite su crediti 800 milioni - media 2009 e 2010 e, quindi circa 200 milioni a trimestre;
b) UCG 7 miliardi (1,75 miliardi a trimestre)
c) Intesa 3 miliardi (750 milioni a trimestre);
d) Mps 1,3 miliardi (325 milioni a trimestre), va bene lo so, è inutile che me lo dite, qui l'esempio non regge, saranno molti di più, circa 500 a trimestre.