Parmalat (PLT) I promessi sposi: Lucia Parmalat e Renzo Lactalis (13 lettori)

iulius

Forumer storico
Ecco una buona occasione per passare dalla teoria alla pratica.

Cosa dice l'At su Kerself, oggi tra i migliori titoli del listino?

Poiché a me piace giocare allo scoperto vi dico quello che mi dice il C.R. in base all'AF.

Cosa dice?

Non lo capisco bene, infatti il BUY scatta a una cifra anomala.

-1:eek:

Che vorrà dire?:-?
:D

Scusami per l' ignoranza.
AF. ho il vago sospetto che = analisi fondamentale.
Ma su C.R . non ho nessun sospetto; neanche vago.
Cos' è ? :(
 

salcatal

Come i Panda
Scusami per l' ignoranza.
AF. ho il vago sospetto che = analisi fondamentale.
Ma su C.R . non ho nessun sospetto; neanche vago.
Cos' è ? :(

Mi ricorda la storia del cavalluccio dell'ex collega.

[ame]http://www.youtube.com/watch?v=r-1ZKS5pSMY[/ame]



Il C.R. Trading System, in breve C.R., è un sofisticato algoritmo messo a punto dallo scrivente nel marzo 2009 ed oggi perfezionato tanto che è arrivato alla Release 16.16, in doveroso omaggio alla tradizione della smorfia napoletana.

La smorfia napoletana (1-30)


In poche parole è l'unico sistema al mondo che riesce a contrastare efficacemente i sofisticati sistemi di trading ad alta frequenza messi in campo dagli investitori istituzionali e basati su complessi algoritmi statistico-matematici.

A proposito domenica scorsa sul Sole c'era un bell'articolo sul trading system messo a punto ultimamente da BANCA IMI.

Subito mi sono messo al lavoro ed ho in cantiere l'aggiornamento del mio software, la realese 16.16. touch 57 :D:D

La smorfia napoletana (31-60)


Ovviamente C.R. sta per culo rott.:D:D:D
 
Ultima modifica:

iulius

Forumer storico
Mi ricorda la storia del cavalluccio dell'ex collega.

YouTube - ‪Cavalluccio Rosso‬‏



Il C.R. Trading System, in breve C.R., è un sofisticato algoritmo messo a punto dallo scrivente nel marzo 2009 ed oggi perfezionato tanto che è arrivato alla Release 16.16, in doveroso omaggio alla tradizione della smorfia napoletana.

La smorfia napoletana (1-30)


In poche parole è l'unico sistema al mondo che riesce a contrastare efficacemente i sofisticati sistemi di trading ad alta frequenza messi in campo dagli investitori istituzionali e basati su complessi algoritmi statistico-matematici.

A proposito domenica scorsa sul Sole c'era un bell'articolo sul trading system messo a punto ultimamente da BANCA IMI.

Subito mi sono messo al lavoro ed ho im cantiere l'aggiornarnamento del mio software, la realese 16.16. touch 57 :D:D

La smorfia napoletana (31-60)


Ovviamente C.R. sta per culo rott.:D:D:D

Ah! scusami se sono intervenuto nelle tue parti intime.:D
Questo posto (il sito, non il tuo culo rott.) mi piace sempre
di più.:up:

Io purtroppo mi sono accorto di questa casa troppo tardi ed ho perso
chissà quante belle puntate. Non ho il tempo di vederle.

Ti vorrei dire che anch' io ho fatto un' invenzione. Si chiama TIC.
TIC = Trading Iulius Cycle.

Come vedi un po' pure ti assomiglio. Sono circa quasi da lontano un
tuo collega per quanto riguarda la tua professione. Da un po' più da
vicino un "ganzo" di trader. :up:
:)
 
Come avevo detto stamani.:-o

Precisa precisa;);)


Ora, bella de papà, mettiti in posizione che.......:D:D:D
 

Allegati

  • Snap3.jpg
    Snap3.jpg
    57,4 KB · Visite: 174

salcatal

Come i Panda
Scusami non per dissentire, ma una delle prime cose che ho imparato da quando opero in borsa e' che dovevo mettere nel posto giusto, cioè in soffitta, la tradizionale distinzione tra trader e cassettista, con annesso giardinetto.

La globalizzazione che ha determinato una dinamicità dell'ambiente esterno prima impensabile e la altrettanto evidente dinamicita' e globalizzazione seguita all'informatizzazione dei mercati, con l'introduzione dei mercati telematici, ci impone di mettere da parte questi vecchi arnesi.

Senza voler essere pedanti e volendo esasperare il concetto le Generali oggi possono saltare da un momento all'altro per effetto della concorrenza globale e i capitali si spostano vorticosamente da un angolo all'altro del mondo alla ricerca della migliore occasione di investimento.

Così capita che un'innovazione quale lo Smart phone metta in ginocchio in un batter d'ali il leader fino ad allora incontrastato dei telefono cellulari, la Nokia.

Quindi il cassettista non ha diritto di esistenza al giorno d'oggi e, pertanto, e' una specie in via di estinzione, se non già estinto.

E se non lo capisce sara' il suo portafoglio a ricordarglielo che si e' estinto.:D

A proposito di fortuna e sfortuna.

Questo che ho detto ieri serva da monito a TUTTI VOI.:eek::eek:

Nun me cuntrastat', perchè porto nà secc' cà fà paur'.:cool::cool:

Google translate

Non vi mettete in contrasto con me, perchè posso sono in grado di far calare su di Voi (e i vostri titoli) una sfortuna megagalattica.:D:D:D:D
 

salcatal

Come i Panda
Ah! scusami se sono intervenuto nelle tue parti intime.:D
Questo posto (il sito, non il tuo culo rott.) mi piace sempre
di più.:up:

Io purtroppo mi sono accorto di questa casa troppo tardi ed ho perso
chissà quante belle puntate. Non ho il tempo di vederle.

Ti vorrei dire che anch' io ho fatto un' invenzione. Si chiama TIC.
TIC = Trading Iulius Cycle.

Come vedi un po' pure ti assomiglio. Sono circa quasi da lontano un
tuo collega per quanto riguarda la tua professione. Da un po' più da
vicino un "ganzo" di trader. :up:
:)

Circa quasi da lontano?:-?:-?:-?

Da un pò più da vicino un "ganzo" di trader?:-?:-?

Mi ricorda qualcuno.:eek::eek::eek:

Ma per caso hai avuto lo stesso professore di italiano dell'On.le Antonio Di Pietro?:D:D:D:D
 

salcatal

Come i Panda
Appena appena un po' miliore:D

Bene, bene.

Come avrai capito le persone permalose con me hanno vita dura.

Ma non mi hai risposto su cosa dice il tuo sistema su Kerself e Maire Tecnimont, per la quale, come vedete, trova conferma la tesi che porto sfiga, dato che non più tardi di ieri avevo segnalato che, a dispetto del forte rialzo, avrebbe ripreso la sua discesa.

Che sia io un esponente delle mani forti, e per giunta shorter ?:-?:-?:-?

O più modestamente un manovale dei soggetti di cui sopra, vale a dire un basher ?

Cosa di cui sono stato accusato reiteratamente ed anche con toni aggressivi, che non si confanno al mio stile da lord inglese.:D

Specialmente dagli amici di EEMS e KERSELF, cui ho segnalato da tempo il destino finale del titolo, dove troverà la sua definitiva pace, vale a dire da 1 in giù.

:-o:-o:-o

Ops noto or ora che si può andare addirittura short overnight su MAIRE.

Peccato averlo notato solo ora.
 
Ultima modifica:

salcatal

Come i Panda
Educatio

Vi posto una parte introduttiva di una CT che ho appena chiuso.

Lo so che sono cose a Voi ampiamente note. Ma una ripassatina fa bene.

Io per esempio a volte mi incaponisco su pochi titoli e questo è un errore, un grave errore.

Buona lettura, per chi ha la pazienza di leggere.


Alcuni elementi relativi alla teoria di portafoglio: il rischio di uno strumento finanziario.


Il RISCHIO può essere definito come la probabilità, controllabile e misurabile statisticamente, che un investimento generi un ritorno minore di quello atteso, o addirittura delle perdite.
Il RISCHIO può essere scomposto essenzialmente in:
RISCHIO SPECIFICO O NON SISTEMATICO
E’ il rischio legato al rendimento del singolo titolo su cui si investe e dipende principalmente dall’andamento dell’emittente, oltre che dalle caratteristiche del titolo (obbligazione, azione ecc.). Il rischio specifico, quindi, è molto elevato quando il risultato dell’investimento è legato a uno o pochi emittenti. Si può affermare che quando il rendimento del portafoglio è legato alle sorti di pochi emittenti il rischio si trasforma in INCERTEZZA.
L’INCERTEZZA, a differenza del rischio, non è controllabile e quindi non è nemmeno misurabile.
Secondo accreditata dottrina (Cfr. W. SHARPE “CAPM capital asset pricing model”) il rendimento di un’attività finanziaria è dato dalla somma tra il rendimento di un’attività senza rischio e il premio per il rischio, dato dalla volatilità dei mercati finanziari. Ma poiché il rischio specifico, quello cioè legato al singolo titolo può essere azzerato attraverso una diversificazione degli investimenti, il mercato non riconosce alcun premio per il rischio specifico.
RISCHIO SISTEMATICO
E’ il rischio comune a tutte le attività finanziarie e legato alla "normale oscillazione dei mercati". Questo rischio è detto sistematico perché non eliminabile.
Il rischio sistematico, diversamente dal rischio specifico, è calcolabile statisticamente in termini di "deviazione standard" detta anche volatilità.
Ad esempio, se il mercato azionario internazionale oscilla intorno al 20% annuo, questo significa che investendo 10 centesimi in un anno qualunque, alla fine dell'anno possiamo avere 8 centesimi o 12 centesimi.
E' possibile, quindi, in via meramente esemplificativa eliminare o ridurre in maniera considerevole i rischi specifici di un portafoglio azionario investendo non in una singola azione ma un paniere di azioni che rappresenti una quota molto ampia dell'intero mercato. Pertanto, in linea generale, invece di investire in singole azioni del mercato italiano si potrebbe investire nelle 40 azioni che compongono l'indice FTSEMIB (ma in teoria potrebbe essere meglio ancora investire in tutte le azioni che costituiscono l’indice ALLSHARE). Così invece di investire in qualche singola azione europea si potrebbe investire nelle 600 azioni dell'indice Eurostoxx 600 e così via.
Si potrebbe obiettare che i costi delle commissioni rendano di fatto impraticabile questa diversificazione in quei casi in cui la loro incidenza sia troppo elevata perché rapportati a capitali da investire relativamente modesti.
Ma così non è in quanto oggi esistono una quantità enorme di strumenti che rendono possibile, a costi relativamente bassi, tale diversificazione attraverso i fondi comuni di investimento o attraverso gli ETF, strumenti che replicano in maniera passiva specifici indici di mercato e, quindi, hanno commissioni più basse rispetto ai tradizionali Fondi Comuni di Investimento.
Rischio liquidità
Ci sono solo due modi per liquidare un investimento:
1) aspettare, quando esiste, la naturale scadenza e farsi rimborsare dall'emittente
2) vendere lo strumento finanziario sul mercato secondario.
La norma è utilizzare il secondo metodo. Per vendere uno strumento finanziario sul mercato, ovviamente, però è necessario che sul quel mercato ci siano acquirenti.
Uno strumento finanziario che non viene scambiato sul mercato molto frequentemente (o, peggio, che non viene scambiato affatto) espone il detentore ad un rischio liquidità.
Da un punto di vista economico questo significa che per smobilizzare l'investimento con ogni probabilità l’investitore sarà costretto a vendere lo strumento finanziario a un prezzo anche notevolmente inferiore rispetto al suo valore "intrinseco" quello comunemente chiamato, in terminologia anglosassone, “fair value”.
Per evitare questo rischio è necessario investire esclusivamente in strumenti che presentano molti scambi giornalieri e di importi elevati rispetto al controvalore dello strumento che si vuole negoziare (i c.d. volumi di negoziazione).
Se queste acquisizioni teoriche oramai possono ritenersi consolidate e oramai patrimonio di chiunque si occupi di finanza in generale e di investimenti finanziari in particolare, va detto che nella pratica capita sovente di registrare che non sempre queste elementari regole vengono seguite.
L’esperienza e ricerche in materia dimostrano che il più delle volte questa “anomalia” può essere ricondotta a fattori legati a “deficit percettivi” dell’investitore a loro volta legati a “deficit cognitivi”, cioè alla mancanza di informazioni
Una interessante ricerca condotta dalla CONSOB, di cui si riporta in nota una parte delle conclusioni ( Cfr. Le obbligazioni emesse da banche italiane. Le caratteristiche dei titoli e i rendimenti per gli investitori R.Grasso, N.Linciano, L.Pierantoni, G.Siciliano, N. 67 Studi e Ricerche, Luglio 2010, reperibile sul stio Istituzionale della CONSOB) dimostra come, in maniera apparentemente anomala, i risparmiatori investano, ad esempio, in obbligazioni bancarie talvolta poco liquide, esponendosi così modo ad un alto rischio di liquidità, senza avere nessuna contropartita in termini di maggiore rendimento, ed anzi spuntando spesso rendimenti inferiori rispetto ad altri strumenti con caratteristiche analoghe, ma con minore rischio emittente o liquidità, come ad esempio i TITOLI DI STATO, quali i BTP e i CCT.
Allo stesso modo le serie di dati evidenziano un fenomeno per certi aspetti sorprendente, ove si consideri che la grande crisi del 2008 è stata essenzialmente una crisi bancaria.
Infatti, in Italia la propensione all’investimento in obbligazione bancarie è aumentata proprio all’indomani della grande crisi del 2008, nonostante la crisi di fiducia globale che ha interessato l’intero sistema bancario mondiale, incluso quindi quello italiano, dopo il fallimento di Lehman Brother. La crisi di fiducia ha reso necessaria l’immissione nel sistema di ingenti dosi di liquidità da parte delle autorità monetarie. Ma poiché in molti casi la crisi non era solo di liquidità, ma di solvibilità, ecco che allora si è reso necessario immettere ingenti capitali pubblici, e in alcuni casi procedere a una nazionalizzazione delle banche, nel sistema bancario. In questo modo si è scongiurata, almeno fino ad oggi, l’evenienza che la crisi di fiducia potesse determinare altri fallimenti bancari, con il rischio di innesco di una crisi sistemica devastante.
Discorso analogo può essere fatto per le varie obbligazioni subordinate emesse dalla banche o strutturate, anch’esse molto diffuse nei portafogli dei risparmiatori .
Queste obbligazioni hanno un alto grado di rischio liquidità e molte di esse non sono negoziabili affatto, senza considerare che nella gran parte dei casi offrono un rendimento “inefficiente” in quanto non allineato con il maggior grado di rischiosità legato, appunto, alla clausola di subordinazione. Infatti le banche nel corso di questi ultimi anni stanno “riscattando” queste obbligazioni acquistandole sul mercato a prezzi largamente inferiori al valore nominale, lucrando quindi sulla ampia differenza tra il valore di rimborso, di norma pari a 100 e il prezzo di riscatto, che oscilla dai 50 ai 70 a seconda del grado di subordinazione e del rendimento.
Rischio valutario
Chi investe in strumenti denominati in una valuta diversa dall'Euro (Dollari, Yen, Sterline, ecc), espone il risultato dell'investimento non solo all'andamento degli strumenti finanziari sottoscritti, ma anche al rapporto di cambio fra l'Euro e la valuta nella quale è denominato l'investimento fatto. Questo cambio può essere favorevole o sfavorevole, ma comunque influenzerà il risultato finale, positivamente o negativamente, contribuendo per questa via ad aumentare la probabilità di una deviazione del rendimento rispetto a quello atteso, aumentandone così la rischiosità.
In un’ottica di diversificazione ci possono essere buone ragioni sia per assumersi questo rischio sia per non assumerlo.
RENDIMENTO
Il rendimento di un investimento è notoriamente collegato al rischio. Secondo la nota teoria del CAPM (Capital Asset Pricing Model) di Sharpe il rendimento atteso di un investimento è pari al rendimento di un investimento senza rischio, maggiorato da un premio per il rischio.
Non è il caso di indugiare, in questa sede, in complessi approfondimenti di natura matematico-statistica e sulle più recenti acquisizioni in materia.
Sembra sufficiente rimarcare che un qualsiasi operatore professionale del settore finanziario sa, o dovrebbe sapere, che in linea generale un portafoglio di prodotti finanziari c.d. “efficiente” è quello che a parità di rendimento ha un rischio minore, ovvero a parità di rischio ha un rendimento maggiore.
Spostando l’asse del discorso a livello di singolo strumento finanziario sembra ovvia la considerazione che, indipendentemente da quanto detto a proposito della diversificazione, qualsiasi soggetto “correttamente informato” potendo scegliere tra due diversi titoli, preferirà sempre quel titolo che presenti un maggior rendimento, a parità di rischio, o lo stesso rendimento, ma con un rischio minore.
Quindi la teoria finanziaria esclude in maniera quasi aprioristica che un investitore, come invece normalmente avviene, sia così “disinformato” da impiegare l’intero capitale su un solo titolo, o su pochi titoli, e, pertanto, esclude che il mercato possa attribuire un premio di rendimento per il c.d. rischio specifico, quello cioè legato al singolo emittente.
Ecco perché la teoria finanziaria afferma che il rischio da considerare è solo quello sistematico, proprio perché quello specifico è eliminabile attraverso la diversificazione degli investimenti.
E’, quindi possibile, costruire una frontiera dei portafogli efficienti (Cfr. grafico che segue), cioè di quella serie infinita di portafogli che massimizzano il rapporto RENDIMENTO/RISCHIO. A questo punto è chiaro che l’investitore maggiormente propenso al rischio sceglierà il portafoglio B, quello meno propenso al rischio il portafoglio A.

Tutti i portafogli che si collocano al di sotto della frontiera sono portafogli inefficienti.
 
Ultima modifica:

Users who are viewing this thread

Alto