Parmalat (PLT) I promessi sposi: Lucia Parmalat e Renzo Lactalis (7 lettori)

iulius

Forumer storico
Avevo scritto che c' è stata "la ripartenza del mensile".
Sospeso tutto, non sono sicuro.
Problemi di software. Ho spiegato i problemi nel mio "recinto".

Cordiali saluti.
 

salcatal

Come i Panda
HSBC ha comunicato oggi che in base alle sue stime preliminari l'indice PMI Manifatturiero è calato a giugno rispetto a maggio da 51,6 a 50,1 punti ovvero ai suoi più bassi livelli da undici mesi.


Il commento di HSBC:

“Commenting on the Flash China Manufacturing PMI survey, Hongbin Qu, Chief Economist, China & CoHead of Asian Economic Research at HSBC said: ‘Demand is cooling thanks to the effect of tightening measures and the slackness in external markets.
This, plus the ongoing inventory destocking, has led to a slowdown in output growth.
But hard-landing worries are unwarranted not least because the current PMI is at a level consistent with around 13% IP growth.
The good news is that inflationary pressures started to ease meaningfully in June amid slowing demand.

:help:

Quisquilie.

Non sono certo queste le notizie da temere.

Anzi, come penso a tutti noto, in Cina hanno difficoltà a tenere a freno la crescita dell'economia, tanto è vero che hanno pià volte dovuto fare strette monetarie per evitare un surriscaldamento eccessivo dell'economia che si stava traducendo in un aumento dei prezzi, con il rischio di innescare una spirale inflazionistica e rischio di bolla immobiliare.

Ma non è bastato ed allora stanno gradatamente facendo rivalutare il cambio.

Come noto la rivalutazione del cambio, infatti, ha un effetto antinflattivo immediato ma rende meno convenienti le esportazioni e questo spiega il dato di cui sopra.


Quello che c'è da temere in Cina non è quello che può accadere sul fronte dell'economia, bensì quello che potrebbe accadere sul versante della stabilità politica.

Vedasi articolo sul Corriere della Sera di domenica.


Ora è chiaro qual è stato il vero errore che fin dall’inizio ha delegittimato agli occhi dell’opinione pubblica mondiale il comunismo sovietico e il suo sistema, provocandone alla fine il crollo.
Non è stato aver messo in piedi un regime spietato di illibertà e di dispotismo. No: è stato aver creduto davvero che nel mondo ci fosse spazio per qualcosa di diverso dal capitalismo. Se l’Urss, infatti, avesse mantenuto i gulag e il Kgb ma lasciato perdere l’abolizione della proprietà privata, il socialismo e tutto il resto, si può essere sicuri che a quest’ora la bandiera rossa sventolerebbe ancora sul Cremlino. E in questa parte del mondo tutti sarebbero felici e contenti. Così come — per l’appunto — tutti sono felici e contenti in Occidente, e perlopiù nessuno ha niente da ridire, quando oggi si nomina la Cina. Il cui partito comunista, da sessant’anni al potere, s’appresta a celebrare in gran pompa, fra pochi giorni, il 90° anniversario della sua fondazione. Peccato che alla letizia e all’ammirazione generale non sembrino disposti ad unirsi i cinesi stessi, o almeno un buon numero di essi. Con qualche ragione, si direbbe, dal momento che assai spesso per i suoi cittadini quel grande Paese si rivela un vero e proprio inferno. Da tempo, infatti, il ritmo forsennato dello sviluppo economico, trasfigurato in un autentico feticcio ideologico da parte delle autorità comuniste, ha cominciato a produrre tensioni e crisi in misura inimmaginabile: fratture tra regioni e regioni e tra città e campagne, sfruttamento selvaggio della manodopera, migrazioni interne prive del benché minimo ammortizzatore, espulsioni forzate, persecuzioni religiose, abbruttimento sociale diffuso, degrado sanitario, corruzione, abusi e discriminazioni di ogni tipo. A tutto ciò si stanno aggiungendo, negli ultimi tempi, rivelazioni sempre più frequenti circa la spaventosa vastità dei fenomeni di distruzione ambientale, d’inquinamento del territorio e di avvelenamento delle popolazioni, frutto anch’essi di una crescita economica assurta al rango di un Moloch divoratore. Proprio pochi giorni fa, a proposito di uno di questi casi di avvelenamento da piombo, prodotto da una fabbrica di batterie priva di qualunque protezione, il New York Times ha scritto che l’analisi per il 2006 dei dati esistenti fa pensare che almeno un terzo (un terzo!) di tutti i bambini cinesi soffra di un’elevata presenza di piombo nel sangue (con relativi possibili danni gravi al cervello, ai reni, al fegato: fino alla morte). Una percentuale, osserva giustamente il giornale, che in qualunque altro Paese sarebbe considerata una vera «emergenza sanitaria nazionale».
Ma non in Cina. Qui la risposta del regime comunista a tutte le crisi e a tutte le proteste continua ad essere sempre e innanzitutto una sola: repressione durissima, brutalità poliziesche, anni di carcere e di lager. E naturalmente la censura più rigorosa. Non per nulla l’iscrizione al Pcc comporta tuttora che si giuri di «non rivelare i segreti del partito». Tra i quali, naturalmente, c’è da annoverare in special modo, oltre che i diffusissimi casi di corruzione dei capi, la situazione del Tibet e delle regioni con popolazione musulmana, ancora e sempre in stato di perenne, latente rivolta.
Questa è la Cina. Certo, in termini produttivi un colosso: la seconda economia mondiale, riserve monetarie pari a circa 3 mila miliardi di dollari, da anni un ritmo di crescita impressionante, con molti ricchi nelle grandi città (le sole che in genere gli occidentali conoscono), ma con un numero ben superiore di persone, altrove e in particolare nelle sterminate campagne, sottoposte a privazioni e angherie terribili. Le quali sfociano sempre più spesso in aperte rivolte: quattro anni fa, scrive Andrea Pira sul Riformista, l’Accademia cinese per le scienze sociali registrò 80 mila «incidenti» del genere, 20 mila in più rispetto all’anno precedente; da allora i dati aggiornati non sono stati più resi pubblici. Un Paese con una classe dirigente politicamente incapace e immobile. Infatti, in tutti questi anni essa si è mostrata bravissima, sì, nel concedere a chi sa e a chi può di sfruttare a piacere la manodopera e le risorse del territorio per produrre ricchezza; si mostra oggi bravissima, sì, con le entrate così ottenute, ad acquistare milioni di ettari in Africa o parti crescenti dei debiti pubblici di altri Stati (ora a quel che sembra anche dell’Italia). Ma — ammesso che ne abbia davvero voglia, e c’è da dubitarne — non mostra invece di avere la minima idea di come fare a passare da un regime dittatoriale, in cui tutto il potere è concentrato nelle mani di non più di tremila persone, a un assetto capace di dare un minimo di diritti agli individui e un minimo di respiro alla società.
Tutto dunque porta a credere che la Cina, dietro l’apparenza di una forza smisurata e di una fermezza di leadership, sia in realtà una costruzione quanto mai fragile. Nella quale, paradossalmente, proprio lo sviluppo economico forsennato, privo com’è di una guida politica in grado di porgli dei limiti e di indirizzarlo in modo non distruttivo, non fa che aggravare tutti i problemi. È giusto, credo, che chi qui in Italia intrattiene rapporti economici con la Cina, ed è abituato a decantarne i traguardi produttivi e finanziari, non facendo alcun caso a tutto il resto, di ciò si renda conto e ne tragga magari qualche conseguenza. Alla lunga, infatti, non basta la libertà del profitto o la diffusione dei cellulari e dei tailleur Armani a rendere una tirannide più sopportabile

I comunisti di mercato | Miradouro
 
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iulius

Forumer storico
Sal, tutto quello che hai scritto sulla Cina io lo sapevo già.
Certo, l' hai scritto nel tuo solito stlle professionale e gradevole
nello stesso tempo. Credo che tutta la nostra classe politica e
dirigenziale, che queste cose le sa di certo, dovrebbe fare qualcosa,
Certamente senza spingersi ad intromettersi negli affari interni di
un altro paese. Ma qualche via d' uscita, certo con l' accordo di tutti
i paesi "normali", bisognerà pur trovarla.
Fa ridere quando si assiste ad un regime comunista che tratta in questo
modo i suoi cittadini-sudditi e vedere in casa nostra i partiti "fratelli"
a straparlare di democrazia (che ne abbiamo fin troppa e male intesa).

Io non ce l' ho con i cinesi in quanto esseri umani. Ce l 'ho con la
Cina come potenza imperiale. Se mai dovesse venire a comandare in
casa nostra, mi ammazzo! La straodio.
 

salcatal

Come i Panda
certo che a vedere certe quotazioni ... unipol ad es meno di 40 centesimi .. :wall::wall:

mps meno di 60 cent.

mah ... come al solito io speriamo che me la cavo ... ma i dubbi aumentano sempre più ...:specchio::specchio::titanic::titanic:

Ma sono storie particolari, di società mal gestite e con gravi problemi di posizionamento sul mercato.

Tentano disperatamente di resistere, ma saranno inesorabilmente spazzate via se continuano così.

Per capire come il mercato la pensa sull'economia devi guardare l'andamento di società delle risorse di base e dei titoli ciclici in particolare.

Tipo Rio Tinto o Arcelor nell'acciaio.

E queste ci dicono che il mercato vede un rallentamento, ma niente di drammatico e si sta pian pianino mettendo in prudente attesa.

Dal punto di vista italiano io continuo a vedere una grossa opportunità sui bancari e, in particolare, su UCG e UBI, ma ci vuole pazienza e sangue freddo, perchè la fase di accumulo, che a mio avviso è in corso, potrebbe essere ancora lunga.

Però per le banche teniamo sempre d'occhio i BTP che stanno mollando posizioni, lentamente rispetto ai giorni scorsi, ma stanno mollando.
 

salcatal

Come i Panda
Sal, tutto quello che hai scritto sulla Cina io lo sapevo già.
Certo, l' hai scritto nel tuo solito stlle professionale e gradevole
nello stesso tempo. Credo che tutta la nostra classe politica e
dirigenziale, che queste cose le sa di certo, dovrebbe fare qualcosa,
Certamente senza spingersi ad intromettersi negli affari interni di
un altro paese. Ma qualche via d' uscita, certo con l' accordo di tutti
i paesi "normali", bisognerà pur trovarla.
Fa ridere quando si assiste ad un regime comunista che tratta in questo
modo i suoi cittadini-sudditi e vedere in casa nostra i partiti "fratelli"
a straparlare di democrazia (che ne abbiamo fin troppa e male intesa).

Io non ce l' ho con i cinesi in quanto esseri umani. Ce l 'ho con la
Cina come potenza imperiale. Se mai dovesse venire a comandare in
casa nostra, mi ammazzo! La straodio.

:D:D
Magari l'avessi scritto io.

L'ha scritto Galli Della Loggia.:rolleyes:
 

salcatal

Come i Panda
Non fa differenza. Fai il modesto. So che sai esprimerti molto bene.

Magari.

Comunque il concetto è chiaro, penso.

La Cina rischia grosso se l'attuale classe dirigente non sarà così lungimirante da:

a) diffondere il benessere derivante dallo status di grande potenza economica a larghi strati della popolazione;

b) introdurre gradualmente riforme in senso democratico che riconoscano ai cittadini i diritti tipici, quelli che noi abbiamo sia pure in forma imperfetta (giustizia indipendente, possibilità di difesa dagli arbitri del potere ecc. ecc.).
 

PILU

STATE SERENI
Però per le banche teniamo sempre d'occhio i BTP che stanno mollando posizioni, lentamente rispetto ai giorni scorsi, ma stanno mollando.


e questo che fa paura oggi.. l'essere tutto così correlato che alla fine il "marcio" si autoalimenta e si propaga a macchia d'olio ... e le macchie d'olio si fa molta fatica a pulirle ...:D:wall::wall:
 

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