Parmalat (PLT) I promessi sposi: Lucia Parmalat e Renzo Lactalis (19 lettori)

storm

Forumer storico
Questo è vero, ma sono dettagli di poco conto.

La partita è molto più complessa.

Se leggi l'editoriale di oggi su Milano & Finanza avrai un angolo visuale più ampio.


Chi ha le chiavi della cassaforte di Class Editori?

non leggo certi giornalacci :D
figurati se do 5 euro a quel giullare di Panerai.
 

salcatal

Come i Panda
non leggo certi giornalacci :D
figurati se do 5 euro a quel giullare di Panerai.

E fai male.

I miei avi per sapere quello che frullava nella testa dei padroni andavano al mercato e cercavano di origliare le chiacchiere delle servette (cosa che poteva anche essere piacevole).:D

Io nel XXI secolo sono costretto a leggere i giornali.:wall:
 

storm

Forumer storico
E fai male.

I miei avi per sapere quello che frullava nella testa dei padroni andavano al mercato e cercavano di origliare le chiacchiere delle servette (cosa che poteva anche essere piacevole).:D

Io nel XXI secolo sono costretto a leggere i giornali.:wall:

per fortuna mia nel XXI secolo si dispone di satelliti e internet e si può comprare e leggere stampa internazionale di ben altro livello...
Per il resto ci sei tu che fai questo lavoro sporco :bow:
 

salcatal

Come i Panda
E pace fu tra Giulio e Silvio. Finalmente.

:D:D:D:D

Inutile dire che condivido al ciento per ciento, anche se io sarei stato un pò più ruvido nel confronti del PALLONE GONFIATO.

Ma adesso sto per partire per la Toscana, non ci pensiamo e godiamoci la famiglia e gli amici:ciao::ciao:.

Ecco chi è Giulio: un "socialista" che si veste da liberale

di Giancarlo Perna
Cresciuto nel vivaio di De Michelis, è entrato alla Camera nel ’94 col Patto Segni per poi passare con Berlusconi che non ha più abbandonato. Anche se non sempre ne condivide l’ideologia

Bellunesi gli avi, val­tellinese di nasci­ta, Giulio Tremon­ti racchiude in sé i due mondi: follia veneta e praticità lombarda. Im­prevedibile e contraddit­torio. Punto comune tra le sue etnie - dolomitiche le une, orobiche le altre ­è che sono entrambe alpe­stri. Dunque, testa dura.
Il Cav se l’è trovato per caso sulla sua strada. Tre­monti nuotava nel vivaio socialista di Gianni De Mi­chelis. Si era formato alla scuola di Franco Reviglio, barone rosso garofano e ministro delle Finanze nei primi ’80, tra altri gio­vanotti promettenti: Vin­cenzo Visco- futuro mini­stro pd, ribattezzato Dra­cula per la voracità fiscale - Domenico Siniscalco, Franco Bernabè, Alberto Meomartini, tuttora in au­ge e ben piazzati. Scom­parso il Psi con Tangento­poli, Giulio si candidò al­la Camera col Patto Segni nelle elezioni 1994 vinte da Berlusca. Messo piede a Montecitorio, fece il sal­to della quaglia dalla sini­stra al Cav. Un’ora dopo era ministro delle Finan­ze. Imprevedibile e con­traddittorio, appunto. Si era svolto tutto così in fretta che né Silvio, né Giu­lio pensarono di verifica­re se le loro idee erano compatibili. Che il Cav si considerasse liberale l’aveva detto in tutte le sal­se. Cosa fosse invece Tre­monti, oltre che sociali­sta, non lo sapeva nessu­no. Lì per lì, la cosa non ebbe peso perché il pri­mo governo di centrode­stra durò lo spazio di un mattino e seguirono sette anni di opposizione.
Nel­l’intermezzo, Tremonti ri­mase accanto al Cav ma si legò alla Lega, innamo­randosi- si fa per dire, per­ché è un tipo freddino ­delle libertà padane con­tro lo Stato accentratore. Scrisse pure un libro in tono: Lo Sta­to criminogeno . Un manife­sto liberale. «Bene, allora è dei nostri», si disse il Cav che pensava di avere risol­to il quiz Tremonti.
Torna­to a Palazzo Chigi nel 2001, gli affidò totalmente la cas­sa facendolo super mini­stro dell’Economia, ossia delle Finanze, del Tesoro e del Bilancio. Fu in quel 2001 che il Berlusca e il cen­trodestra cominciarono a inchinarsi a Giulietto e a consegnargli i destini del governo, della coalizione e del Paese.
Prudentemente, Tremon­ti debuttò liberista. E fece la sua cosa più berlusconia­na: abolì le imposte sugli utili d’impresa reinvestiti nell’azienda. Poi, con pada­no realismo, elargì un con­dono fiscale. Era il mercato con qualche eccesso. Uni­co neo è che, nel farlo, con­traddiceva se stesso. Una volta scrisse: «In Sudameri­ca il condono fiscale si fa do­po il golpe. In Italia lo si fa prima delle elezioni. La so­stanza non cambia: il con­dono è comunque una for­ma di prelievo fuorilegge». Giulietto decise di ignorare con la destra ciò che faceva con la sinistra e moltiplicò le sanatorie.
È nei primi anni del 2000 che getta la maschera, di­chiarandosi «colbertiano», cioè statalista col botto. Col­bert era ministro del Re So­le, - quello dello «Stato so­no io » - ed emblema dell’as­solutismo. Un uomo tutto industrie pubbliche, doga­ne, balzelli. Giulio è uomo di spirito e sembrava una boutade. Era invece il suo volto vero.

I n questa legislatura, Tre­monti non ha fatto una sola cosa di sapore liberale, la­sciando totalmente irrealiz­zato il programma di gover­no, salvo l’abolizione del­l’Ici. Grazie al cattivo carat­tere ha tenuto a posto i con­ti dello Stato, chiudendo i cordoni della borsa ai mini­steri senza distinguere tra spese essenziali e rinviabi­li. Ha esasperato ministri e Berlusconi. Ha alimentato la sfiducia nelle capacità ri­formatrici del centrode­stra.
Ora, il tremontismo ri­schia di essere la tomba del berlusconismo. Col suo ta­bù sul pareggio del bilan­cio, senza un occhio allo svi­luppo, passeremo i nostri giorni con la cinghia stret­ta, eternamente sull’orlo del burrone.
Nonostante gli impegni programmatici e le solleci­tazioni, non ha mosso un di­to per alleggerire le impo­ste. Anzi, quanto a fisco ha superato Visco, l’ex sodale dei tempi di Reviglio. Ricor­date, l’estate scorsa, l’ar­rembaggio delle Fiamme gialle sullo yacht di Briato­re?
Una scena da Malesia salgariana che ha fatto fuggi­re dalle nostre darsene le barche di mezzo mondo. Una settimana dopo era tut­to finito. Un’inezia burocra­tica era stata trasformata in una dimostrazione musco­lare. Pare che l’osceno spet­tacolo abbia causato al set­tore una perdita stagionale di due miliardi (quattromi­la miliardi vecchie lire). Non contento, Giulietto e i suoi uffici hanno piazzato al confine svizzero teleca­mere per controllare i pas­saggi in ingresso e uscita, contro esportatori di valu­ta, spalloni e valicanti vari. Una pura, e inutile, intimi­dazione da Berlino sovieti­ca che per poco non finiva col ritiro dell’ambasciatore elvetico.
Non so davvero da cosa de­rivino queste rodomontate inconciliabili con uno Stato di diritto e incompatibili col centrodestra libertario, an­ti- intercettatorio e anti-giu­stizialista. Che sia l’origine socialista di Giulio? Un’esa­gerata immedesimazione col potere a furia di fare il ministro in solitaria? O un’influenza del passato? Tremonti è stato titolare di un famoso studio tributario con clienti danarosi che cer­cavano da lui, che conosce­va ogni anfratto, rifugio dal Fisco.
Nominato ministro, è passato dall’altra parte del­la barricata, come se un la­dro­absit iniuria verbis­di­ventasse capo della Mobile. Ecco, allora, l’umano desi­derio di dimostrare che Tre­monti non si fa infinocchia­re come invece riusciva a far­lo lui con i predecessori.
Altra fissa socialistica di Giulio è ripristinare dazi. Ce l’ha con Pechino che esporta dannatamente ma senza piegarsi ai rigori Ue. C’è in questo antiglobali­smo un’eco dei lumbard .
In­vece di considerare la Cina come un’opportunità, la considera nemica. L’oppo­sto della Germania che, an­ziché farsi sommergere dai suoi prodotti, l’ha invasa dei propri e ora guida la ri­presa mondiale.
Tremonti è soprattutto un carattere. Decide di testa sua e se lo ostacolano ha le dimissioni in tasca. Le dà e le ritira a ogni Consiglio dei ministri. Ogni tanto è iperot­timista. Nel 2008 voleva una supertassa sulle banche per­ché troppo ricche. Un mese dopo, scoppiata la crisi, cor­se a finanziarle perché non fallissero. Segno che non aveva previsto nulla. Altre volte è catastrofista. Dal 2008, ripete che il greggio ar­riverà a 200 dollari il barile. Invece, siamo stati a lungo sotto i cento e ora poco più su. Insomma, un po’ dà i nu­meri.

E poi guardate che ti­po, si preoccupa tanto del caro greggio, ma è il primo ad affondare l’atomo. Da tempo è alla testa dell'anti­nuclearismo nostrano. Cen­trali troppo care, energia pe­ricolosa, le scorie non ti di­co. In questi giorni post Fukushima, impazza. Quel­lo che fa effetto è che il nu­cleare era un punto fermo del governo, e lui - che ne è magna pars - lo silura senza consultarsi con nessuno. O così, o pomì. Ministro o ami­co del giaguaro?
Finora Giulio ci ha fatto ve­nire il ballo di San Vito. Per vederlo disteso deve essere in famiglia, tra i monti di Sondrio. Ha una moglie e un figlio. Un fratello farma­cista detto «lampadina» per la calvizie, un altro cattolico lefebvriano e una sorella ar­tista. Sostengono che tutti, senza eccezione, siano più simpatici di lui. Relata refe­ro .

Ecco chi è Giulio: un "socialista" che si veste da liberale - Interni - Pagina 3 - ilGiornale.it del 22-04-2011
 

andgui

Forumer storico
Buon latte a tutti.

Buonasera,

il testo seguente prelevato del forum rispecchia quanto a suo tempo sarebbe stato proposto all’assemblea degli azionisti prima che i nostri politici ( scusi Sal, volevo scrivere opinionisti ) intervenissero:

Emissione gratuita di azioni Parmalat

L’operazione in esame si colloca temporalmente dopo la risoluzione di molti casi di contenzioso relativi al dissesto della “vecchia” Parmalat. Il Gruppo, coerentemente con le strategie aziendali, ha ora di fronte una nuova fase di sviluppo del business sia per le linee esterne che per le linee interne. In questa ottica si provvede a proporre l’assegnazione di azioni gratuite agli Azionisti, senza indebolire la Società, né patrimonialmente né finanziariamente.
Il Consiglio di Amministrazione propone, quindi, all’Assemblea degli Azionisti l’operazione di emissione gratuita di azioni, per un importo massimo di nominali 90.019.822 euro a favore degli attuali portatori di azioni e warrant nella proporzione di 1 a 20, fermo restando l’ammontare complessivo del capitale sociale, pari a 1.930 milioni, deliberato dall’assemblea straordinaria degli azionisti del 1° marzo 2005.

Il Consiglio di Amministrazione, in particolare, propone all’Assemblea (con conseguente modifica della deliberazione dell’assemblea straordinaria del 1 marzo 2005) la riduzione, perché rivelatasi sovrabbondante, dell’ammontare della riserva destinata ai creditori opponenti e tardivi da 153.745.814 a 63.725.992 con destinazione della somma risultante pari a 90.019.822 Euro all’emissione gratuita di azioni a favore agli attuali portatori di azioni e warrant Parmalat SpA.
Le azioni gratuite verranno destinate, per 86,8 milioni di euro agli azionisti, quanto ai residui 3,2 milioni di euro, a servizio dei warrant, con delega al Consiglio di Amministrazione di eseguire l’emissione, in linea gratuita, a seguito della conversione degli stessi.

ulteriori precisazioni da richiedere a Sal.
Spero di essere stato utile x quelli che magari non lo sapevano.
Buona Pasqua a tutti quelli che la festeggiano.
gianfri

Qualcuno mi spiega il fine della distribuzione di azioni gratuite agli azionisti?
Il patrimonio della società diminuisce di 90.019.822 Euro e di conseguenza la capitalizzazione della società dovrebbe diminuire di altrettanto. Capitalizzazione che deve poi essere divisa per un maggiore numero di azioni.
Alla fine cosa cambia per la società e per gli azionisti?

andgui.
 

salcatal

Come i Panda
Qualcuno mi spiega il fine della distribuzione di azioni gratuite agli azionisti?
Il patrimonio della società diminuisce di 90.019.822 Euro e di conseguenza la capitalizzazione della società dovrebbe diminuire di altrettanto. Capitalizzazione che deve poi essere divisa per un maggiore numero di azioni.
Alla fine cosa cambia per la società e per gli azionisti?

andgui.

1) Non cambia niente ne' per la Società ne' per gli azionisti;

2) E' una semplice variazione all'interno del patrimonio netto, diminuiscono le riserve ed aumenta il capitale sociale, ma il saldo resta invariato.

E' una variazione c.d. virtuale del capitale sociale, cioè una variazione che non determina variazioni del patrimonio netto.

Es.

Prima

Cs 100
Riserve 20
Totale Pn 120

Dopo

Cs 110
Riserve 10
Totale Pn 120
 

kimoshimoto

pietruccio 2.0
i cosidetti adc gratuiti :-o:D

in sostanza li trasferiscono sulla riserva da sovrapprezzo(tranne per la parte che va direttamente a capitale sociale).

Mi chiedevo, ci sono vincoli diversi per poter usare questi soldi? (rispetto alla riserva usata in precedenza)
 
Ultima modifica:

dariomilano

novellino
Voglie dirigiste aeroportuali

by Andrea Giuricin
Contro qualunque piano degli aeroporti. Potrebbe essere uno slogan, ma è purtroppo un’affermazione necessaria da fare.
L’idea del piano che fu anche dell’ex Ministro dei Trasporti comunista Alessandro Bianchi e torna periodicamente di attualità. La necessità di pianificare può essere facilmente confutata dai numeri dello stesso Ente Nazionale dell’Aviazione Civile.

Sono usciti oggi i dati ENAC circa il traffico negli scali aeroportuali italiani, dove si evidenzia proprio che anche senza un piano il mercato aereo continua ad espandersi. Dal momento della liberalizzazione del trasporto aereo, nonostante la crisi Alitalia, il traffico è più che raddoppiato soprattutto grazie alle compagnie low cost, dal punto di vista dei vettori aerei, e degli aeroporti secondari per quanto riguarda il “lato terra”.
Nell’ultimo piano degli aeroporti si prendono inoltre ad esempio la Francia e Germania, i due mercati che meno si sono sviluppati da quando vi è stata la liberalizzazione aerea. Proprio la Francia che nel 2010 abbiamo quasi raggiunto in termini di numero di passeggeri. In Italia, lo scorso anno, il traffico aeroportuale è stato pari a 138,8 milioni contro 139,2 milioni di passeggeri francesi, quando storicamente la Francia ci ha sempre distanziato di diverse decine di milioni di passeggeri.
Serve davvero un piano degli aeroporti?
Eclatante è il caso di Bergamo Orio al Serio. Fino ad una decina di anni fa, l’aeroporto praticamente aveva un traffico quasi nullo. L’arrivo di Ryanair e delle compagnie low cost lo ha fatto diventare nel 2010 il quarto aeroporto italiano, con oltre 7,6 milioni di passeggeri. Nel 2011 è possibile che lo scalo bergamasco salga ancora nella classifica, arrivando ad essere il terzo scalo italiano, dietro a Roma Fiumicino e Milano Malpensa.
Se ci fosse stato un Piano, il decisore pubblico non avrebbe permesso la crescita di tale scalo, perché Bergamo non era certo il “centro del mondo” aeroportuale; ma il decisore pubblico, che non è certo uguale a O’Leary (amministratore delegato di Ryanair) non aveva intuito che l’utilizzo degli scali secondari è essenziale per Ryanair, poichè fa limitare i costi relativi all’utilizzo delle infrastrutture aeroportuali.
Questi scali regionali sono anche più efficienti, in quanto più piccoli, e permettono tempi di rotazione molto più rapidi. Un aereo che arriva a Fiumicino non potrebbe mai atterrare, far scendere e salire i passeggeri e ripartire in 30 minuti come succede negli scali regionali. Una minore sosta permette un maggiore utilizzo degli aeromobili, aumentando la competitività della compagnia aerea stessa.
E proprio sui costi di utilizzo degli aeroporti si dovrebbe avere a breve una decisione da parte del Governo.
L’Esecutivo si accinge ad aumentare le tasse aeroportuali per remunerare gli investimenti negli scali italiani e si è parlato di incrementare le tasse aeroportuali di 7-8 euro a passeggero.
Le tariffe aeroportuali sono certamente basse in Italia, ma bisogna avere ben in mente cosa significa aumentare in maniera così significativa il peso delle tasse.
Il prezzo medio di un biglietto aereo Ryanair è di 34 euro, 44 euro comprendendo anche i ricavi ancillary. Un tale incremento significherebbe circa il 20 per cento che si ripercuoterebbe immediatamente sul viaggiatore. Certo per compagnie non low cost un tale aumento sarebbe meno significativo e potrebbe incidere per meno del 5 per cento del costo finale. Una tale misura quindi riduce la concorrenza delle compagnie low cost.
Oltretutto mancano i criteri alla base per i quali è deciso un aumento cosi significativo. Fino allo scorso anno si parlava di tre euro di incremento per gli aeroporti maggiori e di due e un euro per quelli meno importanti.
Le voglie dirigiste aeroportuali rischiano quindi di diminuire la concorrenza in un settore che lasciato al mercato ha dimostrato di saper crescere e svilupparsi.
 
Ultima modifica:

andgui

Forumer storico
1) Non cambia niente ne' per la Società ne' per gli azionisti;

2) E' una semplice variazione all'interno del patrimonio netto, diminuiscono le riserve ed aumenta il capitale sociale, ma il saldo resta invariato.

E' una variazione c.d. virtuale del capitale sociale, cioè una variazione che non determina variazioni del patrimonio netto.

Es.

Prima

Cs 100
Riserve 20
Totale Pn 120

Dopo

Cs 110
Riserve 10
Totale Pn 120

Questa è la situazione teorica vista dal lato società, ma dal lato azionisti io la vedo così:

Azioni 100 + 10 azioni gratuite = 110
a) Situazione di partenza: 120/100 = ogni azione vale 1,2
b) Patrimonio invariato: 120/110 = 1,0909
c) Patrimonio diminuito: 110/110 = 1

Cioè, all'azionista interessa il patrimonio reale e non quello contabile, e la società ha regalato delle riserve.

Ma gli esperti siete voi.

andui.
 
Ultima modifica:

Users who are viewing this thread

Alto