Parmalat (PLT) I promessi sposi: Lucia Parmalat e Renzo Lactalis (3 lettori)

salcatal

Come i Panda
io di solito sono permaloso, ma non in questo caso :D
comunista nuoooooooooo hehe

sisi M&C segue perfettamente il tuo ragionamento.. pessimo personaggio.. però bella la cir oggi :D:D

Viviamo in mondi diversi.

Acquisterei azioni Cir solo con una pistola puntata sulla testa, ma non la mia, io mi farei sparare piuttosto, quella dei miei figli.:)

Perchè:

a) è uno scatolone cinese;

b) è in perdita;

c) perchè il gruppo è pieno di debiti con un rapporto PFN/EBITDA oltre 5, e quindi oltre ogni regola di sostenibilità (ma qui soccorrono le famose entrature e prima o poi farà un'altra operazione Omnitel a risanamento parziale, così ricomincia la giostra e così via).
 
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dariomilano

novellino
Viviamo in mondi diversi.

Acquisterei azioni Cir solo con una pistola puntata sulla testa, ma non la mia, io mi farei sparare piuttosto, quella dei miei figli.:)

Perchè:

a) è uno scatolone cinese;

b) è in perdita;

c) perchè il gruppo è pieno di debiti con un rapporto PFN/EBITDA oltre 5, e quindi oltre ogni regola di sostenibilità (ma qui soccorrono le famose entrature e prima o poi farà un'altra operazione Omnitel a risanamento parziale, così ricomincia la giostra e così via).

vero, però c'è speculazione sui 750 milioni di zio silvio e su sorgenia..
 

dariomilano

novellino
a proposito di comunisti..

La petizione dei fabbricanti di pannelli


by Carlo Stagnaro



Uno dei testi più forti della storia del liberalismo è la “Petizione dei fabbricanti di candele“, con la quale Frédéric Bastiat ridicolizza gli argomenti protezionistici attraverso l’immaginaria lamentela, appunto, dei produttori di candele contro la concorrenza sleale del sole. Se Bastiat vivesse oggi in Italia, scriverebbe la petizione dei fabbricanti di pannelli fotovoltaici.
Quando stamattina leggevo l’articolo – al solito informatissimo – di Jacopo Giliberto sull’evoluzione del decreto sulle rinnovabili, non potevo credere ai miei occhi. Ecco il passaggio incriminato:
sarà premiato, con un aumento del 10% per l’incentivo, chi installa pannelli di tecnologia italiana o europea, a dispetto dei cinesi.
E’ davvero curioso come, sotto l’etichetta di “politica ambientale”, si riesca a far passare di tutto di più. Ed è curioso che il governo abbia scelto, nel tentativo di trovare un compromesso soddisfacente, la scorciatoia del “comprarsi l’opposizione” piuttosto che la via maestra del produrre buone norme.
Per capire di cosa stiamo parlando, faccio un rapido riassunto. Nelle ultime settimane, è montata una polemica sempre più forte in merito alla generosità degli incentivi alle rinnovabili e, in particolare, al fotovoltaico. Come Ibl, abbiamo dimostrato che – pur sotto ipotesi vergognosamente conservative – gli attuali sussidi sono del tutto sproporzionati sia rispetto al costo di generazione atteso per l’elettricità solare, sia rispetto al costo di abbattimento delle emissioni di CO2. Abbiamo espresso perplessità per il modo in cui l’esecutivo si stava muovendo, in quanto ritenevamo che il danno inferto alla certezza del diritto era superiore al beneficio ovvio, evidente, e giusto che si cercava di raccogliere. Contemporaneamente, non ci nascondiamo che chi ha cercato sollievo finanziario coi rendimenti stellari del secondo conto energia ha preso un rischio che solo un cieco non avrebbe visto: non si possono pretendere rendimenti del 15 per cento senza immaginare che qualcosa potrebbe cambiare. La stessa Autorità per l’energia ha chiaramente denunciato l’insostenibilità dell’attuale regime di incentivazione.
E’ in questo contesto che è maturata la determinazione dell’esecutivo a rivedere i sussidi. A monte di tutto ciò sta la ratio dei sussidi stessi: si suppone che promuovere le rinnovabili sia necessario a ridurre le emissioni di CO2, che potrebbero contribuire al riscaldamento del pianeta. Abbiamo già spiegato perché, pur senza discutere l’obiettivo ambientale, non crediamo che questo sia lo strumento appropriato. Ma, per ora, transeat.
Quello che mi interessa è evidenziare questi due obiettivi, che stanno – teoricamente – alla base di tutte le attuali politiche: 1) abbattere le emissioni; 2) contenere il costo degli incentivi. A questi due obiettivi se ne aggiunge un terzo che io trovo razionalmente inspiegabile, ma che – per carità di patria – fingerò di accettare: 3) conseguire almeno una parte dell’abbattimento delle emissioni attraverso il solare fotovoltaico, anche se esistono altre fonti (rinnovabili e no) che possono raggiungere lo stesso risultato con un costo inferiore o con una migliore performance tecnica. Transeat anche su questo.
L’inviluppo dei tre obiettivi citati è persino banale: per ridurre le emissioni utilizzando il fotovoltaico, senza gravare eccessivamente sulle spalle dei consumatori, occorre usare – a parità di rendimento – i pannelli più economici che ci siano. Cioè quelli cinesi. Infatti, è grazie ai cinesi se i fan italiani delle rinnovabili possono rivendicare una riduzione dei costi dell’ordine del 40 per cento. (Parentesi: qualcuno mi spiega dove sbaglio, se sostengo che, a fronte di una riduzione dei costi del 40 per cento, un taglio dell’incentivo del 40 per cento dovrebbe lasciare i margini inalterati? E, se non sbaglio, qualcuno mi spiega perché i rinnovabilisti italiani si oppongono a questa prospettiva?).
Di fronte a queste banali considerazione qualunque cittadino che abbia a cuore la lotta al cambiamento del clima e che creda nel fotovoltaico dovrebbe esclamare: eureka! Possiamo alleggerire l’onere sul consumatore elettrico e ottenere lo stesso risultato! Bella notizia, vero? Forse sì, ma non per i produttori italiani (ed europei) di pannelli, i quali corrono ai ripari. Chiedendo e ottenendo dal governo una norma che non ha nulla, assolutamente nulla, a che vedere con l’ambiente o col clima, e molto, moltissimo, a che fare coi loro interessi commerciali: poiché i cinesi fanno pannelli più convenienti, allora l’incentivo per chi installa pannelli italiani sarà più alto.
Con grande sincerità, mi sembra un capolavoro. Almeno, smettiamola di pigliarci per il culo parlando di ambiente, e abbiamo l’onestà di riconoscere che l’intera politica dei sussidi è finalizzata a prendere a Pietro, consumatore di energia, per dare a Paolo, produttore di pannelli. Il protezionismo è la politica più antica del mondo: il lupo cambia il pelo, cioè il pretesto, ma non perde il vizio. Le pecorelle continuano invece a farsi tosare.
 

salcatal

Come i Panda
Cosa ne pensi di IMA Salcatal? E' un po statica ma non mi sembra male come titolo...
Grazie

Ciao.

La società mi sembra buona, come dati fondamentali.

Non la conosco bene, ma se dovessi esprimermi le uniche perplessità sono:

a) il trend di fatturato e margini in leggero declino, anche se ampiamente spiegabili con la recessione;

b) che il prezzo di mercato incorpora già in gran parte i buoni fondamentali e parzialmente le prospettive di crescita, quindi non vedo grosse possibilità di upside.
 

zoccoloduroPa

Forumer attivo
Lactalis deposita in Consob il prospetto di Opa su Parmalat. Cordata italiana, smentiti i rumor




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Lactalis ha depositato in Consob il prospetto dell'Opa su Parmalat annunciata martedì dai francesi. Dal giorno del deposito l'Authority ha 15 giorni di calendario a disposizione per approvare il documento ed, eventualmente, chiedere ulteriori integrazioni. Almeno un giorno prima che parta l'offerta, il cda di Parmalat dovrà riunirsi per valutare la congruità del prezzo fissato (2,6 euro per azione).
La documentazione - precisa la nota - è stata depositata «in qualità di offerente» da Sofil, la società di diritto francese che fa interamente capo alla famiglia Besnier (il 65% di Sofil è detenuto da Crg e il restante 35% dal gruppo Lactalis: entrambe sono a loro volta riconducibili a Bsa, la holding dei tre fratelli Besnier controllata indirettamente dal numero uno di Lactalis Emmanuel). A questo punto la Consob, come previsto dal testo unico sulla finanza, ha quindici giorni di tempo per rendere nota la sua decisione.
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L'agenzia Dire: ecco la cordata italiana, offerta in settimana
Una cordata italiana da 4,5 miliardi di euro per provare a contrastare l'Opa lanciata di Lactalis su Parmalat per un valore di circa 3,3 miliardi. La risposta italiana all'offerta transalpina sarebbe pronta. A quanto si apprende da fonti parlamentari di maggioranza, la cordata sarebbe capitanata da intesa sanpaolo e la cifra da investire si aggirerebbe intorno ai 4,5 miliardi di euro. l'operazione, sempre a quanto si apprende, dovrebbe essere ufficializzata la prossima settimana, dopo un cda straordinario del gruppo guidato da Corrado Passera.
Martedì, mentre era in corso il vertice italo-francese a Villa Madama, Berlusconi definì «singolare» il tempismo con cui lactalis aveva formalizzato l'Opa su Parmalat. Poi, in conferenza stampa, con al fianco Nicolas Sarkozy, aveva auspicato: «La strada da seguire ci sembra quella di dare vita a grandi gruppi internazionali franco-italiani e italo-francesi e ci auguriamo che imprenditori italiani possano avanzare delle proposte, che si possa magari non portare a termine l'Opa ma stabilire un accordo di partecipazione italiana insieme a Lactalis». Parole condivise da Sarkozy: «Non c'è motivo di farci la guerra. Uniamoci - aveva detto il presidente francese - per creare grandi gruppi, ne abbiamo bisogno entrambi», tornerà anche «a vantaggio dell'Italia».
Intesa Sanpaolo smentisce al Sole 24 Ore: per noi partita chiusa
Ora l'operazione finora trainata da Intesa Sanpaolo (che ricorda quella voluta da Palazzo Chigi per salvare l'Alitalia tre anni fa, in piena campagna elettorale per le politiche 2008) andrebbe avanti e sarebbe sul punto di sfidare i francesi di Lactalis. Le stesse fonti, inoltre, escludono al momento la partecipazione dei gruppi Ferrero e Granarolo. Tra i nuovi "capitani coraggiosi" ci sarebbero invece Generali e Geox. «Non so di nessuna cordata», ha però tagliato corto il group-ceo di Generali Giovanni Perissinotto al termine del cda del Leone. Anche Intesa Sanpaolo, contattata dal Sole 24 Ore, ha smentito (in seconda battuta anche all'agenzia Ansa) l'esistenza di una cordata, facendo capire che per la banca guidata da Corrado Passera la partita Parmalat sarebbe addirittura chiusa
 

salcatal

Come i Panda
E se arriviamo a 3,00 penso che mi reiscrivo all'altro forum per fare un unico grande messaggio a tale semipaesano Ing64 che mi ha più volte preso in giro per i miei storici target price di 2,5 e 3,00 su Parmalat.

Target dati in tempi non sospetti, quando il titolo languiva ampiamente sotto i 2,00.:-o:-o:cool::cool:

Ma forse non mi reiscrivo, potre dare l'incarico a qualcuno di farlo per me.


Dario, comincia a studiare.:D:D:D

[ame]http://www.youtube.com/watch?v=yCSs8gJvNeY&feature=fvwrel[/ame]
 
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dariomilano

novellino
E se arriviamo a 3,00 penso che mi reiscrivo all'altro forum per fare un unico grande messaggio a tale semipaesano Ing64 che mi ha più volte preso in giro per i miei storici target price di 2,5 e 3,00 su Parmalat.

Target dati in tempi non sospetti, quando il titolo languiva ampiamente sotto i 2,00.:-o:-o:cool::cool:

Ma forse non mi reiscrivo, potre dare l'incarico a qualcuno di farlo per me.


Dario, comincia a studiare.:D:D:D

YouTube - TOTO' I due marescialli (1961) - Pernacchia

io cerco sempre di imparare :up::up:

cmq totò è sempre totò :D

provvederò senz'altro a tempo debito.. però non penso che intesa faccia gli aumenti di capitale per superare le opa straniere (o almeno voglio sperare)
 

zoccoloduroPa

Forumer attivo
Mi sembra normale la smentita di Passera e Perissinotto, non possono certo confermare.
Speriamo che arriva questa contro OPA, anche se credo ci sono poche possibilita', speriamo che non finisca a tarallucci e vino per fregare a noi piccoli
 

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