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03/01/2013 17:00
L'ottimismo per l'accordo sul precipizio è davvero giustificato?
Swissquote
L'iniezione di ottimismo di ieri non è riuscita a far correre i mercati a tutta velocità anche oggi. L'EUR/USD non è stato in grado di rompere la resistenza a 1,33, azionario e materie prime hanno iniziato la giornata con una correzione al ribasso, mentre l'USD stanotte ha guadagnato terreno contro tutte le altre valute principali (fatta eccezione per lo yen). Mentre l'effetto positivo per l'accordo sul "precipizio" sta svanendo, dovremmo iniziare a chiederci quale sarà l'impatto concreto di questo accordo sull'economia americana (e poi mondiale). Sappiamo che il problema è lungi dall'essere risolto, mentre siamo d'accordo sul fatto che era arrivato il momento di dare un segnale ottimista all'economia. Ma che cosa ha innescato l'ottimismo sui mercati globali, il fatto che si è aspettato fino all'ultimo minuto, o la notizia vera e propria? Nel quadro di aumenti delle tasse e tagli alla spesa per 600 mld di dollari, i politici americani hanno raggiunto un accordo solo sui nuclei familiari che guadagnano più di 400.000 dollari, mentre su tutto il resto permane una totale incertezza politica. Se si fosse raggiunto lo stesso accordo qualche settimana fa, i mercati sarebbero stati così soddisfatti? In ogni caso, dovremmo ricordarci che la questione non è risolta e che le trattative sul "tetto del debito" cominceranno già il mese prossimo. Tra notizie positive (e buona tempistica), la propensione al rischio rimane positiva, anche se siamo lievemente scesi dai picchi di ottimismo di ieri. Le materie prime e le valute hanno iniziato la giornata con correzioni ribassiste, dopo il rally globale di ieri. Il greggio è in calo per la prima volta dopo un rialzo che si è protratto per cinque giorni consecutivi, con il placarsi della propensione al rischio e l'indice di forza relativa che puntava quasi a una zona di ipercomprato. Il greggio sta ancora seguendo da vicino la sua banda di Bollinger superiore, credendo nella sostenibilità di una crescita economica. Sull'onda delle speranze di ripresa negli USA e in Asia, da metà dicembre anche le valute legate alle materie prime si scambiano sui valori massimi. L'AUD/USD è balzato a 1,0524, superando la media mobile a 28 giorni, la coppia NZD/USD ha superato il livello a 0,84, mentre l'USD/CAD si è mosso verso i minimi di dicembre. L'USD/NOK e l'USD/SEK hanno toccato i minimi dell'anno, rispettivamente a 5,50425 e 6,4448. Oggi, comunque, tutte le valute sono in ribasso per correggere il forte rally di ieri, probabilmente esagerato rispetto alla notizia in sé. Oltreoceano, i dati riferiti alla Svizzera dell'indicatore KoF sono in calo, e riflettono il rallentamento visto altrove (nel paese elvetico e a livello globale). Non ci aspettavamo però il brusco calo a 1,28 (rispetto alla previsione di Bloomberg a 1,40). Stando al comunicato stampa, il fattore principale di questo "raffreddamento" dei singoli indicatori è dovuto "alla riluttanza delle industrie svizzere a espandere la capacità di produzione". I mercati non hanno reagito alla notizia dalla Svizzera, perché sono in atto forze macroeconomiche più ampie (precipizio fiscale negli USA, elezioni in Italia e Germania, allentamento quantitativo in Giappone, ecc.). Per quanto riguarda l'Eurozona, la contrazione dello spread fra i rendimenti tedeschi e quelli dei titoli di Spagna e Italia sta aumentando in scia alle incertezze sul futuro dell'Unione Economica. Poiché si acquistano bund tedeschi (e si vendono titoli di stato della periferia), l'avversione al rischio sta interessando anche l'EUR/USD. L'EUR/USD è sceso al livello minimo dal 14 dicembre. Ieri, la dichiarazione di Stiglitz, secondo cui "l'economia europea costituisce un grave rischio per l'economia mondiale", è stata riportata in prima pagina dal quotidiano francese La Tribune. Secondo noi si deve lavorare ancora per capovolgere la recessione europea. Stamattina, il dato mensile sulla disoccupazione in Spagna ha sorpreso al rialzo, mentre il tasso di disoccupazione tedesco ha rispettato le attese, attestandosi al 6,9%, percentuale invariata rispetto al rilevamento precedente. Fonte: News
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