Idee e grafici. - Cap. 2

lo espongo senza freccette magari e meglio ,tanto non saprei piu cosa provvedere :wall:
 

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News

23/04/2013 16:45
Borse Ue e Usa in festa. A Piazza Affari brilla STM
Davide Pantaleo
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Brillante seduta quella odierna per le Borse europee che si spingono sempre più in alto, grazie alle indicazioni positive che arrivano da Wall Street. Sull'opposta sponda dell'Atlantico i tre indici principali viaggiano tutti in salita trainati in particolare dal Nasdaq Composite che si apprezza dell'1,06%, seguito a poca distanza dal Dow Jones e dall'S&P500 che avanzano entrambi dello 0,9%. Gli investitori sembrano aver ignorato le indicazioni dal fronte macro, con le vendite di case nuove salite meno delle attese a marzo, mentre l'indice Fhfa ha evidenziato un incremento dello 0,7%, in lina con le previsioni. Si guarda intanto alle novità dal fronte societario, in attesa di conoscere i risultati trimestrali che saranno diffusi in serata dopo la chiusura di Wall Street. In Europa la migliore performance è quella del Cac40 che mette a segno un rally di oltre il 3%, seguito dal Dax30 e dal Ftse100 che si apprezzano rispettivamente del 2,2% e dell'1,85%. Molto bene anche Piazza Affari dove l'indice Ftse Mib viene fotografato sui massimi intraday poco sopra i 16.400 punti, in progresso del 2,43%. Solo due le blue chips in controtendenza e sitratta di Parmalat che mostra un frazionale calo dello 0,09%, mentre Saipem arretra dell'1,5% dopo la diffusione dei risultati del primo trimestre, inferiori alle attese. Acquisti decisamente vivaci su STM che vanta un rally di oltre l'8,5% dopo la presentazione dei conti dei primi tre mesi dell'anno che hanno evienziato una perdita inferiore alle attese. Molto bene Telecom Italia che sale di oltre il 6%, seguito da Fiat Auto che vanta un progresso di oltre il 5%. Acquisti anche sui titoli del settore bancario tra i quali si mettono in evidenza Banca Popolare dell'Emilia Romagna con un rally del 4,8%, tallonato da Mediobanca e Unicredit che si apprezzano entrambi del 4,6%. , Tra le migliori blue chips segnaliamo anche Enel e Finmeccanica che guafagnano rispettivamente il 3,87% e il 3,43%. Fonte: News Trend Online
 
News

23/04/2013 17:00
Ecco come potremmo essere colpiti da un'imposta patrimoniale
Paolo Cardenà


PREMESSA L'articolo che state per leggere ha fondamentale importanza. Merita di essere letto, approfondito, compreso e diffuso. Non ha nulla di complesso, ed è sufficiente leggerlo con un po' di attenzione per comprendere in che modo potremmo essere colpiti da un'imposta patrimoniale, traendone le dovute considerazioni. Nei giorni scorsi abbiamo già proposto un articolo introduttivo nel quale siamo giunti alla conclusione che la ricchezza degli italiani, essendo di oltre 4 volte lo stock del debito pubblico, costituisce la garanzia offerta agli investitori che investono nel nostro debito pubblico. Quindi, in base hai dati resi noti da Bankitalia, siamo giunti alla conclusione che il patrimonio degli italiani è costituito da: - Attività reali per 5977.80 miliardi di euro - Attività finanziarie per 3541 miliardi di euro - Passività finanziarie per circa 900 miliardi di euro. Queste due macro classi delle attività, dedotte dalle passività, costituiscono la ricchezza netta degli italiani che quindi viene quantificata in euro 8619,3 miliardi di euro. Il dato, essendo multiplo di oltre quattro volte lo stock di debito pubblico, fa un po' impressione e suscita l'interesse di chi vorrebbe che, almeno parte di questa enorme ricchezza, possa essere utilizzata per abbattere il debito pubblico confinandolo entro volumi di maggio sostenibilità. C'è chi evoca per addirittura la necessità di portare il rapporto debito/pil sotto il 100% (oggi al 127%). Non solo, ma anche buona parte dei burocrati europei, auspicano, per l'Italia, una soluzione di questo tipo al fine di consentire di porre il debito pubblico italiano in un sentiero di maggior sostenibilità, abbattendo anche il costo per interessi che, ogni anno, costa al contribuente italiano circa 80 miliardi di euro, con previsioni di crescita fino a raggiungere oltre i 100 miliardi nel 2015. , Addirittura, qualche settimana fa , l'invito è stato rilanciato anche dal capo economista della Commerzbank, Jörg Krämer, che ha auspicato l'applicazione di un'imposta patrimoniale del 15% sulle attività finanziarie in possesso ai risparmiatori italiani (titoli di stato, obbligazioni conti correnti ecc ecc), in modo da ridurre il debito pubblico entro il 100% in ragione del Pil, e abbattere considerevolmente anche gli oneri al servizio del debito. Alla luce di quanto sopra, cerchiamo di capire in che modo potrebbero essere tassate queste ricchezze e le difficoltà che potrebbero riscontrarsi nell'applicazione di una imposta patrimoniale (ordinaria o straordinaria) da parte dello stato. Per fare ciò, occorre procedere alla scomposizione della ricchezza. Abbiamo detto che le attività reali, costituiscono circa 6000 miliardi di euro. Dalla tabella desumiamo che la parte prevalente della ricchezza è costituita da abitazioni, già ampiamente tassata con l'IMU o con altre imposte minori (ma non marginali). Gli oggetti di valore, essendo per lo più costituiti da beni non registrati (preziosi, oggetti di antiquariato, d'arte e da collezione) sfuggono dalla possibilità di poter essere tassati per il semplice fatto che, il fisco, non potrà mai tassare ciò di cui non ne conosce la collocazione e quindi la proprietà. I fabbricati non residenziali e i terreni, sono anch'essi già tassati. Mentre gli impianti e i macchinari, attrezzature e avviamenti, rientrando prevalentemente nelle disponibilità delle imprese per l'esercizio delle proprie attività, non potrebbero essere tassati, poiché ciò graverebbe sull'impresa che già sconta livelli di prelievo fiscale insostenibile, con picchi del 70/75% o forse più. Quindi, la parte di ricchezza effettivamente tassabile e che desta l'attenzione da parte del fisco è costituita dai 5 miliardi delle abitazioni. Va precisato che tale ricchezza, essendo astratta e non liquida, mal si presta ad essere tassata con un 'imposizione patrimoniale straordinaria per il semplice fatto che, per il contribuente, possedere un patrimonio immobiliare (anche rilevante) non significa possedere di liquidità a sufficienza per poter pagare un'eventuale imposizione patrimoniale di carattere straordinario. Senza poi trascurare il fatto che una tassazione di questo genere, magari di qualche punto percentuale, farebbe precipitare anche il valore degli immobili e non è affatto detto possa esistere un mercato capace di assorbire l'offerta di immobili che potrebbero essere posti in vendita. Anzi, stando l'attuale crisi economica, sembrerebbe proprio il contrario. Tuttavia, il rischio è quello che lo Stato possa intervenire su questa tipologia di ricchezza inasprendo il prelievo fiscale già esistente, magari rivalutando le rendite catastali o, molto più semplicemente, aumentando la percentuale di prelievo ai fini IMU, rendendo il prelievo strutturale, ossia ripetuto negli anni. Ma è evidente che questo avrebbe delle controindicazioni poiché rischierebbe di produrre effetti fortemente recessivi, stante la diminuzione del reddito disponibile delle famiglie contratto per effetto della crisi. Quindi, per tali assets di ricchezza, appare del tutto limitata la possibilità, da parte dello stato, di ottenere un gettito superiore a quello ad oggi prodotto. Anche se, a parer di chi scrive, si ravvisa l'opportunità di riformare le caratteristiche del prelievo IMU, riducendo o azzerando il prelievo sulle prime abitazioni, offrendo maggior progressività all'imposizione in ragione del valore del patrimonio immobiliare del contribuente, e scorporando dai valori imponibili le eventuali passività gravanti sulle proprietà immobiliari (mutui). Tuttavia, rilevata l'impossibilità di poter ottenere un gettito straordinario dalla ricchezza immobiliare, giova ricordare la bizzarra e fantasiosa imposta patrimoniale ipotizzata nell'estate del 2011 dall'ex Ragioniere Generale dello Stato Andrea Monorchio. Secondo quest'ultimo, in Italia, sarebbe auspicabile introdurre un imposta patrimoniale, che consenta di garantire con beni reali il debito pubblico Italia. In altre parole e semplificando, si tratterebbe di introdurre un ipoteca forzosa sul patrimonio immobiliare insistente in Italia, e garantire le emissioni di particolari titoli di stato, con dei beni reali e quindi facilmente escutibili in caso di insolvenza da parte dello Stato. Da segnalare che, secondo l'idea di Monorchio, questi titoli sarebbero dovuti essere sottoscritti dalla BCE, in contrasto con tutti i trattati europei che vietano la monetizzazione del debito da parte della banca centrale. Niente male come idea, se non fosse che neanche un Paese bolscevico sarebbe capace di arrivare a tanto. , Veniamo, ora, alla ricchezza finanziaria quantificata in 3541 miliardi di euro, tentando di comprendere in che modo potrebbe essere interessata da un'eventuale imposizione patrimoniale. Molta materia imponibile, da colpire con un'imposta patrimoniale feroce, si direbbe! Ma le cose non stanno esattamente in in questi termini, vediamo perché. Prima di tutto occorre scomputare il denaro contante: tassare il contante, fino a quando questo rimane tale, è un esercizio impossibile da praticare. Non deve sorprendere, infatti, che buona parte del mondo politico, sarebbe favorevole ad una progressiva abolizione del denaro contante. Ciò perch[, per obbligo normativo, questo, verrebbe depositato in banca e quindi diverrebbe individuabile da parte del fisco, facendo emergere materia imponibile da colpire, più o meno ferocemente. Ma di questo abbiamo reiteratamente parlato in questo sito e ulteriori dettagli potete trovarli QUI, QUI E QUI. Esistono inoltre altre categorie di attività che, sebbene parzialmente note al fisco, tassarle con un'imposizione patrimoniale, risulterebbe abbastanza difficile e soprattutto rischierebbe di fare più danni che altro. E' il caso, ad esempio, dei crediti commerciali. Tassare un credito vantato da un'azienda, benché tecnicamente possibile -obbligando ogni impresa a rendere noti al fisco i rispettivi crediti commerciali attraverso apposita comunicazione- appare non ortodosso, oltreché distruttivo. E poi, è evidente che al credito di un azienda, corrisponda un debito di un'altra azienda. Siccome sarebbe ragionevole attendersi che il credito possa essere scomputato dal debito, alla fine, la base imponibile sarebbe comunque limitata e un'eventuale imposizione patrimoniale, anche in questo caso, graverebbe sull'impresa che già sconta livelli di prelievo fiscale insostenibile, con picchi del 70/75% o forse più. , Discorso del tutto simile può essere osservato per le riserve assicurative. Anche queste potrebbero essere tassate, ma non senza difficoltà, contraddizioni, e non senza arrecare più danni che guadagni. L'applicazione di una imposta patrimoniale feroce, verosimilmente, andrebbe a colpire anche i fondi pensione e i fondi assicurativi, verso i quali un numero non del tutto indifferente di risparmiatori hanno riposto le speranze per ottenere l'integrazione pensionistica, al fine di integrare (o sostituire) la pensione erogata dai vari enti previdenziali. Sotto questo punto di vista, le scelte del governo volte all'applicazione di una imposta patrimoniale straordinaria, contrasterebbero con le politiche di welfare e con le varie riforme pensionistiche varate negli ultimi 10/15 anni, o forse più. Al riguardo, vale la pena ricordare che tali politiche hanno impresso uno stimolo allo sviluppo di forme pensionistiche alternative, capaci di integrare i flussi finanziari del risparmiatore in età pensionabile, al fine di arginare la progressiva diminuzione delle prestazioni garantite dai veri enti pensionistici. Non un problema da poco, direi Anche la ricchezza riconducibile alle partecipazioni in società di capitali non quotate (circa 420 miliardi di Autore: Paolo Cardenà Fonte: News Trend Online
 

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