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22/05/2013 09:09
Da Apple in poi: l'elusione costa all'Europa mille miliardi
Rossana Prezioso
Tra controllate in paesi con sistema di aliquote agevolate, escamotage che si affidano alle interpretazioni delle singole normative nazionali (cadendo in contraddizione tra loro), le grandi società arrivano a sfruttare un ottimo rendimento, speso esentasse, senza rischi legali. O quasi. L'ultimo proprio il caso della ditta di Cupertino. Grazie alla legge irlandese, le sue controllate fatturavano come società estere, gestite da manager Usa, quindi non tassabili da Dublino, ma per la legge statunitense i suoi fatturati erano prodotti all'estero, quindi esenti dal controllo di Washington. Risultato: 2 controllate assolutamente apolidi che, per una incredibile coincidenza avevano tra i fatturati più alti di tutta la catena di controllate. E questo è un fenomeno che, pur non arrivando ai paradossi di Apple, riguarda anche le società italiane, come anche quelle di tutto il mondo. Starbucks, Amazon e Google hanno dovuto affrontare il giudizio sia dell'opinione pubblica che degli inquirenti arrivando anche a chiedere di pagare tutto il capitale evaso. In questo caso, però, il sistema usato era diverso: dovendo pagare alla casa madre olandese l'utilizzo del marchio (somma che in realtà restava comunque all'interno dell'azienda) ufficialmente il ramo inglese era in perdita per 33 milioni, cosa che gli permetteva di non pagare alcune tasse, limitando il suo contributo al fisco a soli 8,4 milioni di sterline pur avendo generato un introito di oltre 3 miliardi. Tutto in regola, ma che viene applicato da società che ricavano miliardi in zone dove la crisi morde ormai da tempo e senza apparente rimedio. Già qualche giorno fa il Presidente della Commissione europea Manuel Barroso ha detto che presto i leader europei dovranno trovare un accordo internazionale per modificare le norme e colmare le lacune che permettono lo spostamento di ingenti capitali tra uno stato e l'altro e l'evasione di oltre mille miliardi di euro. Un primo passo è stato anche il miglioramento dello scambio di informazioni sui veri stati e la collaborazione di molti "paradisi fiscali" che, dentro e fuori dall'Europa, hanno deciso di rendere più trasparente il loro sistema fiscale e bancario . Dopo il clamore suscitato dalla pubblicazione dell'elenco dei "paperoni" della Cayman, dopo lo stravolgimento del sistema cipriota, adesso anche la svizzera, che da tempo sta collaborando con accordi bilaterali, è sotto controllo per il suo segreto bancario. Ben diverso, invece, l'atteggiamento i Google i cui vertici hanno dichiarato, a fine 2012, di essere "orgogliosi di non pagare tasse". A dirlo è stato Eric Schmidt, presidente e amministratore delegato di Google, il gigante multimiliardario di Internet commentando quei 6 milioni di sterline di tasse su oltre 2 miliardi e mezzo di sterline di guadagni in Gran Bretagna. A sostegno delle sue idee, la struttura del capitalismo: sfruttare gli incentivi offerti alle imprese. E tra questi anche gli sgravi fiscali proposti da altre nazioni. Intanto, tornando alla questione Apple, che poi è l'ultimo anello di una lunga catena, il vice primo ministro Eamon Gilmore ha detto si è detto favorevole a una riforma del sistema internazionale che permetta un più veloce ed agevole scambio di informazioni tra le amministrazioni, già dal gennaio del 2015. Fonte: News
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