Idee e grafici. - Cap. 2

Accordo fiscale tra Svizzera e Usa,
ma prima una maxi multa miliardaria


La Confederazione apre alla collaborazione tra banche svizzere e Fisco Usa, ma prima gli istituti elvetici verseranno una penale da 10 o 20 miliardi di dollari. Le banche potranno rivelare i loro rapporti con i clienti americani, ma il segreto bancario resiste sui nominativi

di FRANCO ZANTONELLI Lo leggo dopo
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Svizzera, usa, Fisco Svizzera, fisco, banche svizzere

LUGANO - Versando una multa colossale la Svizzera spera di mettersi alle spalle l'annoso contenzioso fiscale con gli Stati Uniti. "20 miliardi di dollari", secondo il quotidiano di Zurigo, Blick, una decina, invece, a detta del New York Times e del sito finanziario zurighese, Inside Paradeplatz. La mega multa sarà negoziata con Washington dalla dozzina di banche elvetiche, compresi i colossi, Ubs e Credit Suisse, che sono state pizzicate, a più riprese, dagli investigatori dell'Irs, l'agenzia delle entrate americana, mentre suggerivano, ai loro clienti con passaporti a stelle e strisce, i metodi migliori per evadere le tasse.

Nonostante i consulenti svizzeri abbiano, sovente, utilizzato metodi da "barbe finte", per passarla liscia, compresi gli incontri nei luoghi più impensati, sono stati, regolarmente, colti con le mani nel sacco. Per chiudere la questione la Ministra delle Finanze elvetica, Eveline Widmer-Schlumpf, ha presentato, in mattinata a Berna, un progetto di legge in tre articoli, invitando il Parlamento ad approvarlo, entro fine giugno.

La pressione di Washington, infatti, si sta facendo pesante e, ancora a inizio settimana, un'altra prestigiosa banca svizzera, la Julius Bär di Zurigo, è finita nel mirino del Dipartimento della Giustizia americano. "Abbiamo trovato una soluzione alla controversia", ha dichiarato alla stampa Widmer-Schlumpf, spiegando che "gli istituti di credito elvetici potranno collaborare con il fisco di oltre-Atlantico".

"Potranno - ha aggiunto - riferire sulle relazioni d'affari con i clienti statunitensi, senza però fornire i loro nominativi. Per ottenerli gli Stati Uniti dovrannno aprire una procedura di assistenza giudiziaria", ha aggiunto la Ministra. Che, in tal modo, ha salvato una parvenza di segreto bancario. Proprio nei giorni scorsi, infatti, era stata accusata di essere disposta a sacrificarlo e, per questa ragione, si era dimesso il suo più prezioso collaboratore, Michael Ambühl, l'uomo che aveva negoziato i contenziosi fiscali che Berna ha in sospeso con mezzo mondo.

Paradossalmente meno al sicuro sembrerebbero i consulenti bancari i cui nominativi rischiano di essere comunicati agli americani. Questo nonostante Widmer-Schlumph abbia chiesto alle banche di fare il possibile per proteggerli. "Secondo me, invece, non sono per niente tutelati, in quanto le banche saranno portate a trasmettere i loro nomi, contenuti nella corrispondenza d'affari con i clienti, rispetto ai quali finiranno per essere più esposti", l'opinione dell'economista dell'università di Friburgo Sergio Rossi.

Molti deputati hanno manifestato malumore di fronte alla prospettiva di dover decidere in fretta e furia, prima dell'estate, su un dossier tanto importante. Lei pensa che la legge passerà ugualmente? "Direi di sì perché gli ambienti vicini all'economia e una parte della sinistra, per motivi opposti , diranno di si, sia pure obtorto collo". D'altronde c'è in gioco la sopravvivenza stessa della piazza finanziaria elvetica. E non è un caso se Axel Weber, presidente di Ubs, abbia fatto ieri un'inaspettata apertura allo scambio automatico di informazioni con l'Ue, quindi aprendo una grossa falla nel segreto bancario, in un'intervista al settimanale economico, Finanz un Wirtschaft. "Oltre a metterci, finalmente, alle spalle il passato potremmo guardare, senza timore, alle prospettive di crescita che ci vengono offerte dai mercati mondiali, "ha detto il numero uno degli "gnomi" svizzeri. (29 maggio 2013)
 
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