Idee e grafici. - Cap. 2

Non é il caso di vendere ne di comprare


I mercati delle azioni e delle obbligazioni degli Stati Uniti si muovono al seguito dei dati che mostrano segni di crescita economica, principalmente quelli relativi all'attività manifatturiera e dei servizi misurate dagli indici ISM entrambi in netto miglioramento, mentre le delusioni continuano ad arrivare dal mercato del lavoro. Gli investitori valutano...
anche le prospettive per la riduzione dello stimolo monetario della banca centrale e gli sviluppi delle tensioni in Siria, in attesa del voto del Senato sull'azione militare contro il regime di Bashar al-Assad accusato di avere usato armi chimiche contro i ribelli.

Marco Bonelli - Responsabile relazioni estere di CL King & Associates da New York: "Il mercato sta dicendo che se ci sarà un'azione militare in Siria non sarà tale da provocare un periodo di vendita da panico e una corsa alle stelle dei prezzi di petrolio e oro, non si sta creando nessuna opportunità d'acquisto in questo momento e quindi manterrei una posizione neutrale di attesa, non mi sembra sia il caso di vendere e non mi sembra sia il caso di comprare".
 
Gli effetti del QE sui mercati: la “Teoria delle Stanze”

Posted By Francesco On 04 nov 2013. Under L'Opinione Tags: banche centrali, bolla, bonds, borsa, effetti, FED, liquidità, P/E, Pavlov, QE, Shiller, Teoria delle Stanze


In questo post intendo affrontare ancora un tema più volte toccato negli ultimi mesi, e cioè gli effetti “collaterali” che il QE può avere sui mercati finanziari, indipendentemente dal fatto che questi effetti siano voluti o meno da governi e banche centrali. Cercherò di essere chiaro in proposito. Chiamerò l’azione stessa delle banche centrali sui tassi la DERIVATA PRIMA, le conseguenze del QE sui bonds la DERIVATA SECONDA e le conseguenze di tutto questo sulle borse la DERIVATA TERZA.
La derivata prima dell’azione delle banche centrali è stata il calo dei tassi e l’annullamento progressivo della redditività nominale e reale della liquidità (mercato monetario).
Motivi:
- tappare i buchi dell’eccesso di indebitamento
- ridurre nel tempo il costo del debito statale
- fornire denaro al sistema per far ripartire l’economia.
Effetti: gli investitori, progressivamente privati di redditività sugli investimenti in liquidità e a breve termine, alla disperata ricerca di rendimento, hanno rastrellato tutto ciò che aveva un prezzo. Il rendimento di una obbligazione è determinato da due fattori:
- premio al rischio di tasso = più si allunga la duration, più si alza il rendimento
- premio al rischio di credito = più basso è il rating dell’emittente, più si alza il rendimento
La derivata seconda dell’azione delle banche centrali è risultata nel boom indiscriminato dei mercati obbligazionari, travolti da un’onda anomala di denaro alla ricerca di rendimento = crollo dei premi al rischio (tasso + credito).
Va tenuto presente che questa è una “derivata seconda” in quanto è di fatto un effetto indotto dall’azione delle banche centrali, ma non “cercato” in alcun modo dalle stesse.
L’unico, vero obiettivo delle banche centrali è quello di evitare il fallimento del sistema e di ridurre il costo del servizio del debito per gli stati e – di conseguenza – riducendolo a livello sistemico, di ridurlo anche per i cittadini a livello privato e aziendale. Il motivo per cui questo volano non si è ancora messo in moto in alcuni paesi è che il buco del debito pregresso è enorme e va prima colmato, per poter poi far entrare in circolo la liquidità. Proviamo a capire meglio cosa sta succedendo. Si immagini quindi l’universo finanziario investibile come una casa con tre stanze:
- la liquidità (la stanza piu’ grande)
- i bonds
- i mercati azionari (la stanza piu’ piccola)
Tra le varie stanze c’è transito libero.

E questi sono gli investitori, distribuiti nelle tre stanze.

A seconda della convenienza, in una situazione normale gli investitori passano da una stanza all’altra. In questa particolare e unica situazione, la derivata prima del QE ha avuto come effetto di annullare di fatto la redditività della liquidità, che si è quindi spostata per “convenienza forzosa” nella massima parte verso i bonds. La prima stanza (la LIQUIDITA’) è ormai vicina ad essere completamente inagibile (=infruttuosa) per gli abitanti della casa (gli investitori). Questa è la nuova situazione.

Di conseguenza, forzando gli investitori in liquidità fuori dalla loro stanza, le altre due stanze (BONDS e AZIONI) sono più affollate, senza particolari meriti.
La derivata seconda del QE è che si sta rapidamente annullando (anzi in certi casi si è già ampiamente annullata) la convenienza per la massima parte dei bonds, che già adesso hanno rendimenti reali negativi. La seconda stanza (i BONDS) è stata invasa ed è sovraffollata: anch’essa progressivamente sta diventando scomoda (= tassi reali negativi) al punto di essere inagibile agli abitanti della casa (gli investitori). Inoltre è pericolante (rischio di rialzo dei tassi).

La derivata terza del QE è che, man mano che prende corpo la percezione del calo della convenienza della maggior parte dei bonds e quindi diventa progressivamente inagibile la stanza 2, non potendo tornare nella stanza 1 (che non rende nulla) gli investitori si riversano progressivamente nella 3, quella delle azioni.
Questo sta già succedendo da tempo dove è in atto con più forza il QE: USA e Giappone. Man mano che si contrarranno il premio di tasso e il premio di credito, la stanza 2 diventerà sempre più stretta e gli investitori si troveranno costretti a riversarsi nella 3, dalla quale non avranno più convenienza a uscire fino a che le stanze 2 e 3 non avranno ripreso ad essere agibili (= tassi più elevati).
Il risultato è un effetto a imbuto che non ha nulla a che vedere con la convenienza effettiva, ma semplicemente con la convenienza residua (scartato ciò che mi fa perdere in termini reali, vado su ciò che resta).

L’onda anomala di liquidità (stimata globalmente in circa 150 miliardi di USD al mese) – causata dalla necessità da parte delle banche centrali di tappare il buco dell’eccesso di debito – ha già investito gli Usa e il Giappone e molto probabilmente investirà a brevissimo Europa e BRIC, finora più legati a un ciclo economico asfittico e con grandi (seppur diversi) problemi.
Tanto più è stretto il suo legame con i mercati, quanto più l’investitore/operatore sta ormai adottando un riflesso condizionato pavloviano: a ogni correzione intervengono le banche centrali per “sostenere” i mercati, quindi a ogni correzione compro. La durata e l’ampiezza di questo Bull Market azionario sono quindi legati a doppio nodo, come ho avuto ampiamente modo di mostrare anche in post precedenti, non tanto con l’espansione degli utili quanto con l’espansione dei multipli (vedi P/E di Shiller a letture record) dovuti all’eccezionale sviluppo delle iniezioni di liquidità nel sistema e al contemporaneo e fisiologico espandersi dell’utilizzo della leva finanziaria. Il calo della volatilità, simile a quello del periodo 2005-2007, e il progressivo affermarsi nel pubblico dell’istinto selvaggio dei mercati (leggi: percorso emotivo da panico e capitolazione a euforia e compiacenza) sono ulteriori precisi sintomi.
Quanto detto non rappresenta ancora un warning (anche se in ultima analisi questa situazione arriverà, come sempre nella storia dei mercati, a un apice ciclico di non sostenibilità): semplicemente, è una chiave di lettura degli accadimenti attuali.
Per leggere alcune delle opinioni sui mercati pubblicate da Francesco Caruso dal 1995 ad oggi, leggi “Scripta Manent“.
Francesco Caruso svolge la sua attività di formazione e analisi su indici, titoli, ETF, reddito fisso, commodities e valute attraverso il sito, i portafogli modello e i report di www.cicliemercati.it. Visita il sito.
 
Settimana decisiva per i tassi Bce
La Fed accelera l'addio agli stimoli



Richard Fisher, governatore della Fed di Dallas, chiede di porre fine agli stimoli straordinari "appena possibile". Ma il collega Bullard è contrario. Nel Vecchio continente si guarda all'Eurotower: giovedì l'annuncio sul costo del denaro, probabile uno scontro con la Germania che non vuole tagliarlo ulteriormente. Intanto i listini salgono. L'euro si stabilizza intorno a 1,35 sul dollaro, lo spread tra Btp e Bund tedeschi sale oltre quota 240 punti base di RAFFAELE RICCIARDI Mario Draghi alla sfida della deflazione e contro i tedeschi di F. FUBINI
Il fondo salva-Stati finanzia Berlino Scontro: Usa vs Germania sull'export
DAGLI USA di F. RAMPINI DA BERLINO di A. TARQUINI EUROBAROMETRO di M. RICCI
 
Buona giornata a tutti


qui il top di oggi dove fare attensione se scende sotto il supporto duro
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UCG fitse e MIB


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Buongiorno.....gli impegni familiari mi impediscono di seguire con costanza i mercati...cerco tuttavia di restare aggiornata...grazie per il lavoro di tutti ed in particolare al mitico don :)
 

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