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14/02/2014 12:09
Ma che ottimismo! L'Europa e la sua crescita sono sul baratro!
Rossana Prezioso
Le grandi colonne dell'economia europea diventano sempre di meno e il loro spessore sempre più sottile di fronte alle forze preponderanti di un panorama che si vuole vedere positivo a tutti i costi, pur non essendoci tutti i presupposti perchè ciò accada. Ma si sa, la bellezza è negli occhi di chi guarda e la forza dei dati (minima) può facilmente tramutarsi in una gioia per un futuro roseo di chi per forza la pensa così. E sia. In realtà la crescita di Germania e Francia è stata superiore al previsto nel quarto trimestre dello scorso anno il che farebbe pensare a un'accelerazione del processo di recupero per quanto riguarda la zona euro. Ma di ieri il bollettino Bce che vede proprio questa ripresa esposta alle intemperie dei mercati emergenti e ai tanti rischi al ribasso. Inutile parlare di deflazione, un rischio che per il numero uno della Bce non c'è al momento. Invece da Bruxelles le prospettive di crescita del Pil per il 2014 si attestano sull'1% e 1,5% per il 2015, frenate dalle altre grandi economie, quelle stavolta malate, di Spagna e Italia con il loro carico di disoccupati. Ed è proprio il lavoro la grande incognita futura perchè sarà proprio dall'humus della produzione che dovrebbe arrivare, in futuro, il sostegno a quella ripresa anemica e fragile che, se tutto va bene, non supererà il singolo punto percentuale. Ad ogni modo, oggi, sappiamo che nel 2013 la Germania ha potuto beneficiare di un pil in crescita dello 0,4%, oltre le aspettative degli esperti ferme allo 0,3%, fornito per lo più da un export in aumento. Buone notizie anche per Parigi con quel suo 0,3%. Inutile dire che la propaganda politica in questo caso ha gioco facile nel far passare una crescita da prefisso come una grande vittoria soprattutto per chi, come il ministro francese delle finanze, lo fa passare paer una prova del percorso di crescita intrapreso dalla Francia. Francia che in questo periodo ha registrato nel frattempo un pericoloso umento dle debito pubblico arrivato al 95%, di poco sotto la soglia di quel 100% oltre la quale la gestione diventa problematica prima e impossibile poi. Dato interessante, per Parigi, il fatto che la domanda interna sia in aumento, mentre la produzione industriale e il settore dei servizi rimangono deboli. Produzione industriale che anche in Italia fa preoccupare e non poco con quel -3% in un anno. Da parte sua Roma, invece, registra un dato, sempre da trimestre a trimestre come tutti quelli riportati pari allo 0,1%. Un dato positivo che tecnicamente farebbe ben sperare e sarebbe, sempre in teoria, interpretabile come un inizio di inversione di rotta. Ma allargando la prospettiva si interrompe l'ottimismo su quel -1,9% anno su anno. Un gap recuperabile, a questi ritmi, solo nell'arco di una quindicina d'anni. Partendo da queste premesse e da questi dati, con un -1,9 anno s anno di ricchezza, quali sarebbero le risorse utili per creare investimenti e ricchezza e poter creare nuovi posti di lavoro? Se tutto va bene. A questo punto l'unica speranza sarà farsi nuovamente trainare dal gigante tedesco il quale, però, non è esente da fragilità a sua volta. Esterne come l'export verso la Cina che sembra essere tornata a macinare utili (e materie prime), anche se in forma minore. Ma Berlino e Roma sono accomunate da un elemento sintomatico molto forte: domanda interna asfittica. In altre parole non possono permettersi di camminare sulle proprie gambe perché dipendono dagli umori dei mercati esteri. E questi, a loro volta non potranno essere d'aiuto per molto tempo visto che tra tassi e problemi dovuti alla possibile inflazione (le onde lunghe della Fed potrebbero manifestarsi proprio adesso) non potranno a loro volta aumentare più di tanto la loro domanda commerciale. Fonte: News
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