Etfs in riposizionamento... ed è boom per l'oro
News alert: Oro, Soros George, Roubini Nouriel
C’è una dinamica sconosciuta dietro il gold, che va oltre il fattore macroeconomico ed il contesto geopolitico. L'importante non è comprenderla, ma seguirla.
Gloria Grigolon 1 ora fa
Oknotizie
C’è chi avanza e chi torna indietro, riportando in auge l’interesse per quel bene che tanto è stato bistrattato lo scorso anno: l’oro.
Il gold è tornato, e con una forza dirompente è riuscito a riattestarsi sopra la soglia dei 1370 dollari l’oncia, a livelli che mancavano sul mercato dal 18 settembre 2013. Una tendenza dettata dall’instabilità e dall’agitazione di una piazza frenetica, sospinta da un lato dalle tensioni che, a livello geopolitico hanno congelato gli animi di oriente ed occidente; dall’altro, da un crescente timore legato alle dinamiche d’oriente, con una Cina in fase di sofferenza sempre più acuta dovuta ad un contenimento della propria politica di crescita.
Mentre infatti il livello del rame ha continuato a scontare negativamente le tensioni di un contesto in cui il blocco della finanza e dell’industria hanno esasperato le economie nazionali mondiali (oggi soprattutto in territorio renminbi), l’oro ha guadagnato oltre il 10% in poco più di un mese ($1244 al 31 gennaio) e quasi venti dollari l’oncia in una sola seduta (mercoledì 12 marzo). Una forza dirompente e che ha riportato in crescita la domanda asiatica, a livelli di scambio superiori rispetto al periodo precedente lo scoppio delle tensioni ucraine.
Chi sta comprando oro?
Il collasso del 28% registrato lo scorso anno non è stato in grado di sopravvivere nemmeno di fronte ad una crescente richiesta di metallo fisico proveniente dall’est del mondo, il quale, non solo ha aumentato le proprie detenzioni, ma ha anche potuto far leva su un prezzo che, al crescere degli acquisti, calava. L’affare del secolo per qualsiasi compratore, verrebbe da dire. Quel che fa ragionare, allora, è un altro elemento: eccezion fatta per le presunte azioni speculative di alcune delle maggiori banche internazionali, un crollo del prezzo aureo così consistente ha potuto trovare spiegazione nella sola azione congiunta dei grandi fondi d’investimento Etfs, i quali, liquidando in modo sempre più consistente quote investite, hanno riversato sul mercato un monte di ‘carta’ d’oro connessa al metallo giallo solo nel nome ma non nella sostanza. Primo della fila: George Soros.
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L’Ucraina non conta: la tela dell'oro la tessono gli Etfs
Stupisce allora il fatto che, all’oggi, la straordinaria performance del gold sia ascrivibile proprio all’operato di quei grandi fondi che, riposizionatisi, hanno rigonfiato il prezzo del metallo prezioso?
La spiegazione ufficiale è l’invasione dell’Ucraina. La spiegazione ufficiosa, tuttavia, tende piuttosto ad analizzare il fatto che, in un passato non tanto lontano, sebbene le condizioni di precarietà e paura fossero ben alte (si richiami, per esempio, l’insurrezione popolare Egiziana, la guerra civile di Istanbul e lo scoppio del caso Usa-Siria del recente 2013), il riscontro sull’oro è stato ben irrisorio, preferito invece, quest’ultimo, ad un asset ben più volatile (lo S&P), che poco aveva a che fare con l’incertezza del momento.
Oggi, invece, in una sola settimana, gli afflussi sugli Etc aurei sono ammontati a 28 milioni di dollari, con un aumento generalizzato che ha interessato l’intera gamma di Exchange Trader Funds (specie su nickel e palladio).
Gli Etfs determinano la caduta dell’oro. Gli Etfs decidono la ripresa dell’oro. Gli Etfs sono una rognosa incognita per l’oro, dalla quale guardarsi bene nel caso si sia intenzionati ad acquistare in un’ottica di non breve termine. Concorde col parere è sembrato anche Nouriel Roubini, che già dal finire del 2013 (quando l’oro sembrava averci preso gusto nello scendere implacabilmente alla volta degli under-1200) aveva pronosticato il catafascio della quotazione aurea entro il 2015 (a 1000 dollari l’oncia). Per un ‘Mr. Doom’ straordinariamente negativo, a confortare gli animi non è arrivata nemmeno l’affermazione di George Soros, il quale ha affermato, all’oggi, di non avere la minima intenzione di riposizionarsi col proprio fondo sull’oro, mentre intanto però il valore della quotazione aurea (e delle quote in fondi in essa investiti) prosegue in rapida crescita.
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C’è una dinamica sconosciuta dietro il gold, che va oltre il fattore macroeconomico ed il contesto geopolitico. C’è un movimento clandestino di fondo che, mentre da un lato convince ed attrae il mercato (della serie ‘sopra i $1375, il target è $1425’), dall’altro gli trama contro, lasciando le redini del gioco in mano ad investitori ‘potenti’, la cui ‘potenza’ è data non tanto dalla singolarità dell’azione, quanto piuttosto dalla coordinazione nell’attuarla. - See more at:
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