Idee e grafici. - Cap. 2

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News

02/04/2014 15:11
9 titoli azionari da 'attacco' e 'difesa'
Gloria Grigolon
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Tra computer e tecnologia, tra velivoli e congegni aerospaziali: il settore della 'difesa', intendendo con tale termine l'insieme delle società le cui funzioni sono correlate al tema della sicurezza (nazionale), hanno attraversato un 2013 dai risultati tendenzialmente positivi. Una notizia positiva per gli shareholders, determinata a monte, però, da una meno piacevole situazione geopolitica d'insieme, più volte scomodata dai suoi equilibri. Come sapere in che modo si muoverà tale settore nel corso del nuovo esercizio? Il 2014 è partito all'insegna dell'incertezza, con società che hanno risentito non solo dell'attesa riguardante i dati sulla chiusura di bilancio 2013, ma anche a seguito dell'instabilità finanziaria e sociale che si è fatta sentire in aree 'nuove' (e in Paesi limitrofi), vincolando a cambi strategici di portafoglio e modificazioni dei traffici internazionali tra Stati. E' intervenuta allora Société Générale ad analizzare le sorti di alcuni tra i più importanti gruppi facenti parte del segmento 'difesa', con società che, in parte controllate dallo Stato, risentiranno nei prossimi mesi anche dei tagli su spesa e budget previsti in un'ottica di spending review. L'italiana Tra i primi colossi analizzati, l'analisi è ricaduta su Finmeccanica, società industriale italiana più volte finita di recente nel centro del mirino per le trattative volte alla fornitura di velivoli in India. A fronte di una almeno parziale risoluzione delle questioni internazionali, il titolo è destinato a risentire nel corso delle prossime settimane del provvedimento Renzi, riguardante il cambio dei vertici dirigenziali per le società partecipate dello Stato (tra cui anche Enel, Eni e Poste Italiane). Il gruppo, che dallo scorso marzo ha visto una crescita sul valore del titolo del 74%, ha ottenuto da inizio 2014 una performance positiva del 30%, con SocGen che ne ha fissato il target price a 5,70 euro per azione, contro un valore attuale di 7,30 euro. A pesare sui conti di Finmeccanica sarebbero stati, a detta dell'Istituto francese, la previsione di una discesa dei ricavi per l'esercizio in corso (dai 16 miliardi attuali ai 13,5 stimati) ed un indebitamento finanziario netto ancora elevato che, nonostante il piano di razionalizzazione di portafoglio, necessiterà di ulteriore tempo e sacrifici (anche da parte degli shareholders, il cui dividendo è stimato a zero) per essere saldato. Binomio anglo-francese Un esito negativo quello per l'industriale italiana, letto anche in relazione all'attività di altre due società operanti nell'analogo settore, vale a dire BAE Systems e Thales. A differenza del 'sell' conferito a Finmeccanica, per la blue chip inglese e per l'azienda francese il giudizio di SocGen è stato un più accomodante buy. BAE Systems, la cui quotazione attuale si attesta attorno ai 417 pence è stata vista a rialzo sul mercato londinese con un target price a 450p, con un margine di rialzo previsto superiore all'8%. A giocare la parte del leone (oltre agli investimenti, previsti in crescita grazie a budget militari stabili sul medio-lungo termine in zona inglese e statunitense) è stato il livello del price earning, stimato sul 2015 ad un livello di 11,2, a sconto di circa il 10% rispetto ai concorrenti statunitensi; ad un livello analogo di p/e è giunto anche quello stimato da SocGen per Thales, il cui prezzo obiettivo è stato rivisto a 55 euro per azione, in rialzo rispetto agli attuali valori di quotazione a 48 euro. Tali giudizi positivi per la francese, specializzata in sistemi elettrici aerospaziali, sono giunti a fronte della previsione di un incremento sui margini reddituali per il biennio in corso, con ricavi previsti in crescita; questi ultimi non sarebbero ancora stati inclusi potenzialmente nel valore del titolo. Per le due società, infine, sono risultati buoni anche i livelli del rendimento cedolare, con uno yield sul 2014 rispettivamente del 5% per BAE Systems e del 3% per Thales. Le 3 francesi Rimanendo in ambito anglo-francese, SocGen ha analizzato altre sei società del settore della difesa, dove, per la Francia hanno spiccato Airbus Group, Safran e Zodiac Aerospace. AirbusGroup, ex Eads, ha ottenuto un rating buy alla luce di una performance sul 2014 poco brillante: sebbene sui primi tre mesi il titolo francese abbia perso il 7% sulla piazza di Parigi, il 2013 ha registrato una performance del +28%, con potenzialità di continuare su tale filone grazie ad una spiccata crescita degli utili netti (2,27 miliardi) ed uno sconto sul p/e rispetto ai competitors internazionali. Il titolo, inquadrato in un'ottica rialzista, ha stimato un rendimento cedolare sull'anno del 2,2%. Ad un buy, seguono invece i due hold di Safran e Zodiac, previsti rispettivamente in crescita a 55 euro per azione la prima (contro gli attuali 50,18) e a 25,4 euro l'altra, in linea con le recenti quotazioni. Così come per Safran, il cui risultato degli ultimi 12 mesi è stato in rialzo del 41% (con ulteriori possibilità di crescita dovute ad un tendenziale incremento dell'attività societaria nelle applicazioni civili, già scontate in parte nel valore attuale della quotazione), al 41% si è attestata anche la performance per la società francese aeospaziale Zodiac, il cui rating hold è imputabile ad una maggiore aleatorietà connessa alle possibilità di profitto societario. A livello di dividendi, la stima per Safran sull'anno 2014 si è attestata ad un livello del 2,4% (2,7% sul 2015), mentre ad 1,5% è stato previsto quello di Zodiac. Le 3 della sponda britannica Attraversando il Mar del Nord, Société Générale ha concentrato l'attenzione sulla difesa delle anglofone Cobham, Meggitt e Rolls-Royce, la prima sotto il rating del sell, le altre due con giudizio hold. Il merito negativo connesso alla prima delle mid cap inglesi ha portato il target price della società a 270 pence per azione, rispetto ad un attuale livello di 302p. Le ragioni alla base del giudizio dell'Istituto francese sarebbero connesse ad una previsione di ridimensionamento dell'attività sul territorio statunitense, che risentirà nei prossimi mesi anche di un'instabilità sul valore del dollaro. Dopo una performance sugli ultimi 12 mesi pari al 23,5%, lo yield sul dividendo è stimato al 3,5%. Hold invece per la società Meggitt, il cui titolo, che si prevede renderà un dividend yield pari al 2,9%, negli ultimi tre mesi ha intrapreso un trend ribassista del -7%. Se in tale situazione i tagli al budget e la possibile variabilità sui rapporti di cambio andassero incidessero nelle dinamiche societarie, non è da escludere il proseguimento della fase di volatilità, ipotesi che ne ha portato il target price di SocGen a 530 pence per azione, contro gli attuali livelli del titolo a 482p. Conclude la triade britannica Rolls-Royce, che da inizio 2014 ha registrato una performance negativa pari quasi al -20%. La casa di macchine ed ingegneria aerea, nonostante la forza di motori e propulsori, è stata vista in tendenziale ribasso da Société Générale, che con un prezzo obiettivo a 1.070 pence per azioni, ne ha screditato il valore di quotazione sul mercato rispetto agli attuali livelli prossimi a 1.098 pence. La difesa territoriale prima di tutto, senza però scordare di mantenere alta la 'difesa' anche nella propria 'area' di investimento. Fonte: News Trend Online
 
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02/04/2014 15:54
Unicredit disegna un potenziale "bearish engulfing"
Financial Trend Analysis
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Unicredit (-1,86%) disegna un "bearish engulfing" sui recenti massimi toccati a 6,785. Discese sotto 6,60 confermerebbero il segnale ribassista prospettando cali verso 6,30 e più sotto verso 6,17 almeno. Discese sotto area 6,00 rischiano invece di compromettere quanto di buono fatto fino ad ora favorendo discese verso 5,70. Oltre 6,785 via libera verso almeno area 7,00. (CC) Autore: Financial Trend Analysis Fonte: News Trend Online
 
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02/04/2014 16:07
USA: crescono a febbraio gli ordini industriali, +1,6% m/m
Financial Trend Analysis
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Il Dipartimento del Commercio U.S. ha annunciato che nel mese di febbraio gli ordini industriali sono cresciuti dell'1,6% dopo il calo dell'1,0% registrato a gennaio (rivisto dal -0,7%). Gli economisti avevano stimato un incremento pari all'1,2% su base mensile. (CC) Autore: Financial Trend Analysis Fonte: News Trend Onlin
 
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02/04/2014 16:17
3 casi estremi: rendimenti dal 20% al 47%
Rossana Prezioso
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Chiamateli fenomeni da baraccone, occasioni da urlo, speculazione mordi e fuggi, sta di fatto che i titoli da dividendo con rendimenti estremi ci sono, esistono realmente e vengono anche usati. Si, perchè alla fine un rendimento che sfiora il 50% non può che essere usato dal momento che di investimento vero e proprio non è minimamente il caso di parlarne. Così come non è il caso di parlare nemmeno di poter "consigliare" tali nomi. Si, perchè ormai chiunque si occupi di finanza anche solo a livello spicciolo si render conto, prima per logica che per cultura , di come un rendimento del genere non può essere sostenibile nel lungo periodo e tanto meno garanzia di continuità. Non solo, ma anche come "attestato" di serietà dell'azienda è tutt'altro che presentabile. Certamente il range di tempo entro il quel il rendimento "alieno" (perchè di certo va oltre oltre le normali dinamiche di mercato) sarà regolarmente onorato, ma con ogni probabilità questo tempo sarà anche inversamente proporzionale al rendimento stesso. In altre parole: più alta la cedola, più bassa la garanzia di sostenibilità nel tempo. Senza dimenticare un altro elemento di valutazione: rendimenti così alti nella maggior parte dei casi sono semafori diretti, spie che si accendono nel momento stesso in cui una società è alla disperazione, è inaffidabile verso altre linee di credito e quindi gioca l'ultima carta, quella del maxi-dividendo. I nomi Ma quali sono i nomi in questione? 3) Booz Allen Hamilton (yield 20,3%). 2) Zais Financial Group (yield 22,9%), 1) Great Northern Iron Ore Properties (yield al 47,1%), Naturalmente tutti sono liberi di fare le proprie scelte, e magari azzardare, ma dal momento che si tratta di soldi e a guadagnarli ci si mette tempo, mentre a perderli è questione di un attimo, cosa bisogna chiedersi nel momento in cui si vuole scegliere un dividendo (magari gigantesco come il primo)? Come evitare i pericoli Semplicemente 5 domande 5) Qual è la storia dei dividendi? Da quanto tempo la società sta pagando i dividendi? Con che frequenza e soprattutto con quale trend? Infatti per guadagnare un posto sul Dividend Aristocrat, una società deve avere 25 anni consecutivi di aumenti dei dividendi. Inutile dire che non ci sono azioni con ultra-alto-rendimento in questo elenco. L'azienda è un trust? Domanda importante perchè solitamente i trust di solito sono tenuti a restituire la stragrande maggioranza dei loro profitti agli azionisti, in genere attraverso i dividendi. Ma hanno anche l'opzione della vita breve, come breve sarà quella del dividendo corrispondente. Un esempio? Great Northern Iron Ore Properties non durerà più di due anni e chiuderà i battenti nel 2015. Qual è il payout? Il payout è la percentuale degli utili pagati sotto forma di dividendi. In generale, più basso è il rapporto di distribuzione, tanto più sicura è il dividendo, cosa che non accade con i "rendimenti estremi"che sfiorano o in alcuni casi superano il 100% Quale bilancio ha l'azienda? Debiti alti e alto dividendo è praticamente una certezza sul disastro. Fonte: News Trend Online
Fonte: News Trend-online
 

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