Prevale ancora il gusto per il rischio. Nonostante tutto
A quanto pare le banche centrali hanno fatto veramente troppo non solo sui mercati, alterando tutti gli equilibri e sovvertendo tutte le regole, ma anche nella mente degli investitori.
Rossana Prezioso 4 luglio 08:05
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A quanto pare le banche centrali hanno fatto veramente troppo non solo sui mercati, alterando tutti gli equilibri e sovvertendo tutte le regole, ma anche nella mente degli investitori che ormai, a prescindere da tutto, si basano solo su di loro per capire cosa accadrà e anche dalle loro stesse parole.
Draghi
Perciò se Janet Yellen parla di economie a rischio, nessuna esclusa, il mercato ascolterà solo le parole a lui più consone e cioè che per il momento non è il caso di cambiare le politiche economiche. Lo stesso dicasi per Draghi: ieri ha confermato quanto tutti sapevano, dando solo qualche particolare in più sulle varie operazioni di Tltro, come la quantità (fino a 1000 miliardi), la tipologia (solo se si presta alle imprese) e altre amenità come la pubblicazione dei verbali delle riunioni, altro particolare che lo avvicina sempre di più a una “Fedelizzazione. ovvero a una trasformazione della Bce in chiave statunitense.
Wall Street
Ma da sottolineare che, in tutto questo, ha anche specificato, inoltre, che la ripresa del Vecchio Continente sarà ancora lenta, con inflazione bassa. Eppure i mercati continuano a salire. Più di tutti Wall Street, chiusa oggi per la festività dell’Independence Day e sulla quale il gusto del rischio aleggia ancora, nonostante i molti segnali di avvertimento relativi alla crescita economica in generale. Ad aiutarli, però, il dato sul lavoro, quello che più di tutti dà il polso della situazione e che ha registrato il boom di 288mila posti di lavoro con un tasso di disoccupazione che aleggia intorno al 6% (6,1% per la precisione). Percentuale che vorrebbe, se logica è ancora tale, il rialzo dei tassi. Ma, come detto, la Yellen non ne vuole sapere. Contraddicendo se stessa, il suo predecessore, e gli stessi piani della Fed. E i mercati ovviamente, ringraziano con un Dow in odore di 20 mila punti per la fine del 2014 nel sentiment degli analisti. Da qui la “golosità” di un mercato che potrebbe offrire la sua ultima chance a chi finora ha titubato.
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C’è invece chi continua il suo atteggiamento difensivo verso azioni e buoni del Tesoro contro quella deflazione che in Europa, invece, è una realtà.
I consigli
E’ il caso di Gary Shilling che per il suo portafoglio e quello dei suoi clienti, preferisce delle voci specifiche come i Treasury, Beni di prima necessità ed alimentar, dollaro USA nei confronti dell’euro, produttori di energia nordamericani e rinnovabili, titoli che offrono rendimenti stabili. Niente più short per dollari australiani e canadesi, così come per materie prime e soprattutto per il rame, con gli investitori che aspettano una crescita più rapida in Cina e una maggiore domanda di materie prime.
Altra voce particolarmente sensibile e delicata, quella degli emergenti che hanno sottoperformato rispetto a quelli di frontiera, secondo quanto dichiarato da Russ Koesterich il quale suggerisce un’allocazione, anche piccola, per questo settore. Se non altro perchè offrono diversificazione (gli emergenti tendono a correlarsi sempre di più a causa della globalizzazione, a differenza di quelli di frontiera più “autonomi”), hanno una volatilità inferiore perchè, appunto, meno correlati, avranno crescita più rapida rispetto agli emergenti, ma soprattutto a quelli “maturi.
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