Idee e grafici. - Cap. 2

SPREAD BTP-BUND 10Y Ora: 17:25:00 Data: 02/04/2013 331,8622 -4.90% Minimo: 330,2583 Massimo: 343,9018



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GANN: sfruttare il rimbalzo ma poi occhio alla mega correzione













Scritto il 30 luglio 2012 alle 11:29 da Dream Theater
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Recentemente gli articoli del blog di IntermarketAndMore sono stati integrati con alcuni post dell’ottima Brigitrader, esperta di analisi ciclica con alcune personali conclusioni senza dubbio molto interessanti.
Oggi vi presento una nostra vecchia conoscenza, ovvero Nik di ElliottGannForecasting, il quale mi manda un’email che vi riporto qui di seguito:
Ho ricontrollato le date facendo uno squaring con il reticolo di Gann su tuo suggerimento. Inserendo un banale quadrato del nove riadattato al FTSE MIB risulta che nelle intersezioni delle rette oblique con il quadrato queste hanno predetto alcuni swing ormai passati (bella forza prevedere il passato!), ma ne risulterebbe uno importantissimo tra marzo e settembre 2013. Il problema dei quadrati di Gann è che danno il TEMPO, ma non se si sta per fare un grande minimo o un grande massimo. Inserendo però in secondo grafico il frattale del 1974-2012 sembra che vivremo un minimo di grado maggiore con un SETUP PREZZO TEMPO importantissimo che dovrebbe essere poi il trampolino di lancio per un recupero epocale. I target dove dovremmo passare sono però DRAMMATICI. Se fosse confermato il frattale… beh abbiamo 8000 punti di FTSEMIB. Altro che scudo anti spread! Inserendo poi in DNA per avere uno zoom di breve periodo il massimo in questione prima della partenza di tale crollo dovrebbe cadere verso la metà di Agosto (terzo grafico). Speriamo di sbagliarci, altrimenti quello che abbiamo vissuto ora era un semplice aperitivo…. Un saluto a te e a tutti gli amici di IM&M.



Tramite l’analisi di Gann e con il suo personale metodo DNA, il risultato è quantomai preoccupante. Un rally però poi si passa da una correzione devastante. Questo per il breve periodo. E poi però..possibili ribassi anche di 8000 punti per il FTSEMIB. Ovviamente secondo il punto di vista di Nick che ringrazio pubblicamente per l’analisi che ci ha inviata.
STAY TUNED!
 
ARGENTINA: si avvicina la resa dei conti

Scritto il 2 aprile 2013 alle 11:11 da Dream Theater
In arrivo il fallimento? Probabilmente si. Controproposta inaccettabile di Buenos Aires e default nuovamente possibile. La saga "Nuovo Default Argentina" sembra volgere al termine. Nei giorni scorsi, il Governo di Buenos Aires ha proposto ai soggetti che avevano indetto una mega causa contro il Governo Sudamericano uno swap, uno scambio che proprio gli hedge funds NON ...

Pubblicato in Crisi Mercati | Taggato default Argentina | 1 commento

Intermarket: USA incoerenti, ma in Europa arrivano segnali importanti

Scritto il 2 aprile 2013 alle 09:00 da Dream Theater
Banche nuovamente in difficoltà. E Monte dei Paschi di Siena si trova davanti ad un grosso problema: bank run. Il prelievo forzoso depositi delle banche di Cipro. E se Wall Street continua con il suo rally imperterrito, come detto, il mercato inizia a scricchiolare in alcune sue logiche. Il mercato USA, drogato dalla FED, presenta già diversi ...
 
Confronto banche: paragone tra Unicredit ed Intesa San Paolo con la Banca di Cipro













Scritto il 27 marzo 2013 alle 11:11 da Dream Theater
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Le banche italiane sono sicure? Può accadere quanto è successo a Cipro ed imposto dalla Troika? C’è il rischio di subire una tassazione monstre con una tantum? E la struttura delle nostre banche è come quella degli istituti di Nicosia? E cosa succederà ora a quelle banche?


Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. Di parole se ne sono fatte tante, forse troppe. Ora, a bocce ferme, cerchiamo di capire cosa è successo e se qui, in Italia, corriamo il “rischio Cipro”. LaCrisi Cipro è ripetibile anche da noi? Leggete qui sotto e capirete. Questo post segue quanto già detto qualche settimana fa dove si era azzardato un parallelismo tra la situazione cipriota e quella italiana.
Ho ricevuto alcune email di amici lettori preoccupati, ovviamente, dei propri depositi nelle banche italiane.
La domanda più comune è “ma quanto è accaduto a Cipro, può accadere anche alle nostre banche?”
Innanzitutto ritengo corretto pensare che quanto accaduto a Cipro rappresenti un caso unico nell’ambito dell’Eurozona. Un accordo trovato con l’Eurogruppo che si basa su due elementi fondamentali:
- prestiti internazionali per 10 miliardi, condizonati però da
- ristrutturazione della Laiki Bank (nota anche con il nome di Popular Bank of Cyprus), che sarà trasformata in una bad bank, trasferendo i depositi fino a 100mila euro alla Bank of Cyprus: la Laiki Bank sarà chiusa e gli obbligazionisti e gli azionisti assumeranno le perdite dell’azienda di credito.

La Bank of Cyprus, arricchita di alcuni asset, abbatterà le perdite e sarà ricapitalizzata usando i depositi superiori ai 100mila euro, che saranno trasformati (con uno swap) in azioni. (…) Una portavoce della Ue sottolinea comunque che lo schema adottato per risolvere la questione di Cipro, non è o dovrebbe essere un modello di intervento; ma è ormai chiaro che la nuova norma è di chiedere al settore privato di contribuire alla soluzione del problema debitorio. (Source)
Come-funziona-il-piano-di-salvataggio.jpg
Un intervento quindi durissimo e pesantissimo per le due più importanti banche del paese che alla fine pagano pegno per tutti, ancor di più la Laiki Bank che ne esce fuori letteralmente massacrata.
Banche a confronto: Italia, Spagna, Cipro

Ho già parlato più volte della situazione delle varie banche. In questa sede però voglio usare un grafico creato da Lombard Street Research che mostra la struttura del capitale della Banca di Cipro e la mette al confronto con alcune realtà a noi molto note: le italiane Unicredit e Intesa SanPaolo più le spagnole BBVA e Santader. Tanto per intenderci i colossi bancari di Italia e Spagna.
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Questo grafico mette chiaramente in mostra le differenze tra gli asset della Banca di Cipro se paragonati con quelli delle altre realtà. I depositi per la prima sono pari a circa il 77% degli attivi. Uno sproposito. Mentre invece le altre banche hanno una struttura di capitale decisamente più equilibrata e possono offrire delle garanzie BEN diverse. Basta guardare ad esempio l’impatto della parte obbligazionaria emessa dalle banche. Se questi quattro istituti fossero in profonda difficoltà, si potrebbe arrivare anche alla conversione dei bond convertibili in azioni, ricapitalizzando l’azienda. E peggio ancora, alla conversione delle obbligazioni emessa dalla stessa per l’identico motivo (situazioni di gravità assoluta). Ma prima di arrivare a tutto questo, credetemi, le cose devono andare veramente molto ma molto male. Per il momento, quindi, calma e sangue freddo…
L’Italia non è Cipro. Siatene BEN consci.
 
Confronto banche: paragone tra Unicredit ed Intesa San Paolo con la Banca di Cipro













Scritto il 27 marzo 2013 alle 11:11 da Dream Theater
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Le banche italiane sono sicure? Può accadere quanto è successo a Cipro ed imposto dalla Troika? C’è il rischio di subire una tassazione monstre con una tantum? E la struttura delle nostre banche è come quella degli istituti di Nicosia? E cosa succederà ora a quelle banche?


Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. Di parole se ne sono fatte tante, forse troppe. Ora, a bocce ferme, cerchiamo di capire cosa è successo e se qui, in Italia, corriamo il “rischio Cipro”. LaCrisi Cipro è ripetibile anche da noi? Leggete qui sotto e capirete. Questo post segue quanto già detto qualche settimana fa dove si era azzardato un parallelismo tra la situazione cipriota e quella italiana.
Ho ricevuto alcune email di amici lettori preoccupati, ovviamente, dei propri depositi nelle banche italiane.
La domanda più comune è “ma quanto è accaduto a Cipro, può accadere anche alle nostre banche?”
Innanzitutto ritengo corretto pensare che quanto accaduto a Cipro rappresenti un caso unico nell’ambito dell’Eurozona. Un accordo trovato con l’Eurogruppo che si basa su due elementi fondamentali:
- prestiti internazionali per 10 miliardi, condizonati però da
- ristrutturazione della Laiki Bank (nota anche con il nome di Popular Bank of Cyprus), che sarà trasformata in una bad bank, trasferendo i depositi fino a 100mila euro alla Bank of Cyprus: la Laiki Bank sarà chiusa e gli obbligazionisti e gli azionisti assumeranno le perdite dell’azienda di credito.

La Bank of Cyprus, arricchita di alcuni asset, abbatterà le perdite e sarà ricapitalizzata usando i depositi superiori ai 100mila euro, che saranno trasformati (con uno swap) in azioni. (…) Una portavoce della Ue sottolinea comunque che lo schema adottato per risolvere la questione di Cipro, non è o dovrebbe essere un modello di intervento; ma è ormai chiaro che la nuova norma è di chiedere al settore privato di contribuire alla soluzione del problema debitorio. (Source)
Come-funziona-il-piano-di-salvataggio.jpg
Un intervento quindi durissimo e pesantissimo per le due più importanti banche del paese che alla fine pagano pegno per tutti, ancor di più la Laiki Bank che ne esce fuori letteralmente massacrata.
Banche a confronto: Italia, Spagna, Cipro

Ho già parlato più volte della situazione delle varie banche. In questa sede però voglio usare un grafico creato da Lombard Street Research che mostra la struttura del capitale della Banca di Cipro e la mette al confronto con alcune realtà a noi molto note: le italiane Unicredit e Intesa SanPaolo più le spagnole BBVA e Santader. Tanto per intenderci i colossi bancari di Italia e Spagna.
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Questo grafico mette chiaramente in mostra le differenze tra gli asset della Banca di Cipro se paragonati con quelli delle altre realtà. I depositi per la prima sono pari a circa il 77% degli attivi. Uno sproposito. Mentre invece le altre banche hanno una struttura di capitale decisamente più equilibrata e possono offrire delle garanzie BEN diverse. Basta guardare ad esempio l’impatto della parte obbligazionaria emessa dalle banche. Se questi quattro istituti fossero in profonda difficoltà, si potrebbe arrivare anche alla conversione dei bond convertibili in azioni, ricapitalizzando l’azienda. E peggio ancora, alla conversione delle obbligazioni emessa dalla stessa per l’identico motivo (situazioni di gravità assoluta). Ma prima di arrivare a tutto questo, credetemi, le cose devono andare veramente molto ma molto male. Per il momento, quindi, calma e sangue freddo…
L’Italia non è Cipro. Siatene BEN consci.
 
BTP Italia: arriva la quarta emissione al 15 aprile 2013

Scritto il 2 aprile 2013 alle 15:00 da Dream Theater
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In molti lo stavano aspettando e l’annuncio è arrivato nei giorni scorsi. Sul sito del MEF è stata pubblicata la Scheda Informativa del prossimo BTP Italia
Le caratteristiche sono abbastanza note. Il titolo avrà durata 4 anni e scadrà il 22 aprile 2017. Sarà parametrato come i precedenti all’inflazione Italiana (indice FOI senza tabacchi).
Il tasso cedolare (reale) minimo garantito sara’ disponibile solo in prossimita’ della partenza della operazione.
Il titolo sarà sottoscrivibile dal 15 Aprile al 18 Aprile, SALVO CHIUSURA ANTICIPATA. Ed è questo l’elemento nuovo.
La documentazione relativa al titolo, quando sara’ finalizzata, verra’ circolata nel corso delle prossime giornate.
Per visualizzare la scheda ed avere ulteriori info cliccate qui.
Ma conviene sottoscriverlo? In realtà non è così facile dirlo. C’è il forte rischio che l’astsa sia un successo, vista la performance delle precedenti edizioni. Quindi c’è il concreto rischio di ritrovarsi con un’asta “cara”. Ma attenzione. Questo non è un BTP come gli altri, a tasso fisso.
I BTP classici

I BTp emessi dal Tesoro italiano sono collocati circa ogni mese mediante asta marginale. Il giorno successivo al collocamento sono ammessi nella Borsa valori con una quotazione a corso secco: per calcolare l’effettivo prezzo di acquisto è necessario sommare alla quotazione il rateo della cedola, ovvero la quota parte delle cedole future già maturate ma non ancora pagate, e la commissione dovuta all’intermediario.
I BTp, come i BoT possono essere di tagli differenti, ma prevedono il taglio minimo da 1.000 euro. La durata dei BTp può essere di 3, 5, 7, 10, oppure 30 anni. Pagano una cedola semestrale fissa posticipata che viene determinata prima dell’emissione.
Dal momento che la ritenuta fiscale sullo scarto di emissione, ovvero la differenza tra prezzo di emissione e valore nominale, si paga al momento del rimborso, un Btp non viene rimborsato a 100, ma a 100 meno l’imposta.
STAY TUNED!
 

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