dondiego49
Forumer storico
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Da Asmussen fino a Draghi la motivazione ufficiale per la creazione di questo meccanismo sarebbe quella di non coinvolgere i governi e i contribuenti nel processo di fallimento delle banche. Il che è anche giusto. Ma siamo sicuri che il motivo sia proprio quello? Esaminiamo bene la questione. In caso di fallimento di un istituto di credito, o anche solo in caso di gravi difficoltà attraversate, si prevede che a pagare siano i creditori e cioè gli azionisti della banca in primo luogo e successivamente gli obbligazionisti. Esiste però anche un terzo step, quello che io da mesi ho denominato “modello Cipro”, cioè i correntisti della banca stessa. Le autorità, assicurano che i conti correnti con importi inferiori ai 100mila euro sarebbero assicurati e quindi esclusi dal provvedimento; ma anche in questo caso il dubbio, fortissimo, è più che lecito. Infatti se si confrontano i dati sulle sofferenze bancarie con gli attivi delle stesse, notiamo che la possibilità di mantenere fede all’assicurazione è a dir poco utopistica. E anche nel caso in cui questo fosse possibile resta il fatto che ci si prepara a legalizzare il furto della proprietà privata, il denaro presente sui conti correnti.
Questa procedura si chiama bail-in e dovrebbe entrare in vigore dal 1 gennaio del 2016 anche se in molti premono per anticipare i tempi, per un motivo ben preciso: la pressione sul settore e soprattutto le incognite presenti sono enormi e i rischi di un crollo è concreto, alla faccia della solidità delle banche europee sbandierata in giro dai burocrati . Per questo motivo è quanto mai necessario trovare una copertura o comunque un’ancora di salvezza nel caso si verifichi qualche “incidente” prima di quella data.
- See more at: L'unione bancaria? Il più grande furto legalizzato della storia | Pagina 2 | Trend Online
Da Asmussen fino a Draghi la motivazione ufficiale per la creazione di questo meccanismo sarebbe quella di non coinvolgere i governi e i contribuenti nel processo di fallimento delle banche. Il che è anche giusto. Ma siamo sicuri che il motivo sia proprio quello? Esaminiamo bene la questione. In caso di fallimento di un istituto di credito, o anche solo in caso di gravi difficoltà attraversate, si prevede che a pagare siano i creditori e cioè gli azionisti della banca in primo luogo e successivamente gli obbligazionisti. Esiste però anche un terzo step, quello che io da mesi ho denominato “modello Cipro”, cioè i correntisti della banca stessa. Le autorità, assicurano che i conti correnti con importi inferiori ai 100mila euro sarebbero assicurati e quindi esclusi dal provvedimento; ma anche in questo caso il dubbio, fortissimo, è più che lecito. Infatti se si confrontano i dati sulle sofferenze bancarie con gli attivi delle stesse, notiamo che la possibilità di mantenere fede all’assicurazione è a dir poco utopistica. E anche nel caso in cui questo fosse possibile resta il fatto che ci si prepara a legalizzare il furto della proprietà privata, il denaro presente sui conti correnti.
Questa procedura si chiama bail-in e dovrebbe entrare in vigore dal 1 gennaio del 2016 anche se in molti premono per anticipare i tempi, per un motivo ben preciso: la pressione sul settore e soprattutto le incognite presenti sono enormi e i rischi di un crollo è concreto, alla faccia della solidità delle banche europee sbandierata in giro dai burocrati . Per questo motivo è quanto mai necessario trovare una copertura o comunque un’ancora di salvezza nel caso si verifichi qualche “incidente” prima di quella data.
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