Pirelli & C Real Est (PRS) Il Ballo del Matto.o.oneeeeeeeeeee

lasciando stare gli immobili di strazinger, che tanto non paghera' mai una lira...

devo farti i miei complimenti, perche' gia da parecchi mesi con i tuoi post sulle cartolarizzazioni dei suprime in cdo e oltre, hai messo in guardia su come finiva..

perche' un conto erano solo sofferene di qualche spiantato che non pagava piu' le rate, ma l'ingegneria delle banche ha fatto si che vonisse fuori un vero disastro..

che peraltro e' lungi dall'essere concluso..

ciao cara continua cosi' :) :bye:
 
èsize=18]Fmi: crisi mutui, perdite per 200 miliardi
Ma la situazione potrebbe essere peggiore. Il Fondo monetario mette sotto accusa criteri di valutazione delle agenzie di rating[/size]

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2007/09_Settembre/24/fmi_mutui_agenzie_rating.shtml

NEW YORK (USA) - Peggio del previsto. Ammontano a circa 200 miliardi di dollari le perdite di sistema registrate da febbraio 2007 dal settore dei cosidetti mutui subprime, concessi alla clientela con giudizio di credito non eccellente, e alle relative cartolarizzazioni e strumenti finanziari, superando di 30 miliardi le precedenti previsioni più negative. Sono le stime degli esperti del Fondo Monetario Internazionale, contenute nel Global Financial Stability Report. Si tratta di un'indicazione approssimativa in quanto «i timori su liquidità e incertezza dei mercati potrebbero aver spinto ancora più al ribasso i valori dei titoli, fin sotto quello degli asset in garanzia».

PRESTITI - I prestiti subprime, nel dettaglio, si attestano a 1.300 miliardi (il 15% del monte mutui complessivo), quelli Alt-A (erogati a persone con livello di credito migliore dagli standard subprime ma inferiore alla clientela migliore) a 1.000 miliardi (11%). Nel primo caso, il tasso di default è del 25%, nel secondo del 7%. Considerando le perdite reali (la percentuale della quota di prestito non restituita) nell'ordine, rispettivamente del 45% e del 35%, si ottengono 145 e 25 miliardi, per un totale di 170 miliardi. La ripartizione delle perdite è ipotizzata nella misura del 25% a carico direttamente del sistema bancario, con 130 miliardi circa a carico degli stessi veicoli di asset-backed security (Abs) e collateralized debt obligation (Cdo). Rettificando i 170 miliardi di perdite con la formula «mark-to-market», vale a dire valutando gli strumenti finanziari aggiustati in funzione dei prezzi correnti di mercato, si aggiungono altri 30 miliardi, fino appunto ad arrivare al rosso a quota 200.

VALUTAZIONE DEI TITOLI - Il Fondo Monetario Internazionale accende un faro su agenzie di rating e turbolenze dei mutui subprime sui mercati:
malgrado i correttivi apportanti dopo l'esplosione della crisi, «restano ampi problemi di metodologie e processi di valutazione dei prodotti di credito strutturato».
Nel Global Financial Stability Report, gli esperti dell'Fmi sottolineano come, dopo una prima impennata di downgrade di Abs decisa dalle agenzie di rating ad aprile ne è seguita poi un'altra più pesante, nel pieno della crisi subprime, a luglio, agosto e settembre. Spesso, rileva il rapporto, gli interventi al ribasso hanno interessato in modo pesante (anche di 3-4 livelli) emissioni che godevano della Tripla A, cioè del miglior giudizio di credito. La drastica revisione è stata a vario titolo giustificata con la «perfomance più debole delle aspettative dei mutui, soprattutto in relazione a quelli erogati negli ultimi anni, con l'articolazione del rischio e la scarsa qualità dei dati». Allo stato, le agenzie hanno aggiustato il tiro, prevedendo ad esempio un peggioramento del mercato immobiliare, ben oltre le stime iniziali, così come nel caso delle insolvenze. Sono misure che lasciano dubbi, secondo i tecnici di Washington.
Ad esempio, i prodotti di credito strutturato avranno «prevedibilmente una correzione più pesante».
In più, prevedere un peggioramento per i mutui significa avere un effetto domino sugli Abs e sui Cdo, sugli strumenti finanziari che hanno come collaterale i prestiti stessi. Inoltre, il rating sul credito valuta solo il rischio d'insolvenza e non i rischi di mercato e liquidità: «questo sembra essere sottostimato da molti investitori».

PUNTI CRITICI - Le prolungate turbolenze dei mercati scatenate dalla crisi dei mutui subprime americani hanno "significativamente" aumentato i rischi che gravano sull’economia globale, e per il settore della Finanza le ripercussioni saranno serie e di lunga portata. «Le potenziali conseguenze di questo episodio non vanno sottovalutate, e il processo di aggiustamento potrebbe prortarsi», avverte il Fondo monetario internazionale. E’ ancora troppo presto per dare giudizi definitivi sulle conseguenze di questa fase di turbolenze - nello studio l’Fmi tende ad evitare di far ricorso al termine "crisi" - ma è già chiaro ci sono diverse aree della finanza e del mercato che richiedono interventi: come la trasparenza, la qualità e la quantità di informazioni da fornire sui rischi, e il funzionamento delle agenzie di rating. I policy maker vengono però invitati a muoversi con cautela: nuove eventuali misure andranno vagliate tenendo conto del bilancio costi-benefici, e di tutte le loro possibili conseguenze per il mercato. Guardando innanzitutto alla situazione attuale «le condizioni del mercato del credito potrebbero non normalizzarsi rapidamente», avverte l’Fmi.
L’economia globale è entrata in questa fase di turbolenze disponendo di «un solido tasso di crescita». E «la crescita globale permane solida, anche se ci si attende un certo rallentamento.
I rischi al ribasso sono aumentati significativamente e, anche se non dovessero materializzarsi, le implicazioni di questo periodo di turbolenza saranno significative e di lunga portata».

INTERVENTI - Secondo l’Fmi è già abbastanza evidente che diverse aree della finanza globale richiederanno interventi. L’istituzione ne cita cinque.
1) La prima è legata alla situazione di incertezza e mancanza di informazione sui rischi. «Informazioni precise, tempestive e accurate sui rischi sottostanti sono componenti essenziali per consentire al mercato di differenziare adeguatamente l’apprezzamento dei rischi». L’intervento sulla maggiore informazione deve passare sia per la quantità sia per la qualità delle comunicazioni. Ma bisogna studiare con attenzione quali nuove misure di disclosure adottare, vista la gigantesca mole di dati potenzialmente coinvolti e il costo della loro elaborazione-pubblicazione.
2) Secondo, se da un lato l’innovazione e l’evoluzione degli strumenti della finanza hanno contribuito a stabilizzare la situazione, bisogna ora capire come possono aver anche negativamente alimentato queste volatilità dei mercati e queste difficoltà sul credito. In particolare l’Fmi si sofferma sui sistemi di cartolarizzazione di crediti a rischio - come nel caso de mutui subprime americani - che combinati a condizioni di mercato favorevoli sembrano aver incentivato un allentamento dell’attenzione sul controllo dei rischi.
3) Terzo, «vanno riesaminati» il ruolo delle agenzie di rating e l’analisi dei rischi sui titoli derivati e strutturati. «Le agenzie di rating continueranno ad essere un tassello essenziale del funzionamento dei mercati», ma sono emerse «alcune preoccupazioni sulle metodologie che seguono per valutare alcuni prodotti particolarmente complessi». E i dubbi sulla adeguatezza delle valutazioni fatte dalle agenzie, rileva l’Fmi, sono stati ulteriormente suffragati dalla rapidità con cui queste hanno proceduto a downgrade di rating dopo l’inizio della fase di turbolenza dei mercati.
4) Quarto, in un contesto in cui è improvvisamente emersa una evaporazione delle liquidità dal mercato, va adeguatamente commisurato il premio di rischio sui prodotti particolarmente "complessi" e a bassa liquidità. Con le istituzioni finanziarie che devono disporre di «robuste strategie di finanziamento, adattate ai loro modelli di business e in grado di fronteggiare condizioni di stress» del mercato.
5) Quinto e ultimo punto individuato dall’Fmi, prosegue lo studio, è che questi episodi di turbolenza hanno fatto emergere che per le banche il «perimetro di rischi è più ampio di quello comunemente considerato dai parametri legali». Ad esempio i rischi sulla reputazione di un istituito possono costringerlo a farsi carico di spese subite da entità da cui è legalmente separato. E i rischi di cui un istituto pensa di essersi defilato, magari ricoprendosi mediante una cartolarizzazione, possono tornare indietro gravando sulla sua reputazione.

AZIONE POLITICA - «Adesso - conclude l’Fmi - i policy maker si trovano a dover fronteggiare un delicato compito di bilanciamento. Devono approntare linee guida che stimolino gli investitori a mantenere elevati standard sul credito e a rafforzare i sistemi di gestione dei rischi, sia in situazioni favorevoli che in tempi avversi. Ma le iniziative andrebbero intraprese solo quando i benefici per la collettività superano i costi, stando bene attenti a valutarne tutte le possibili conseguenze».
24 settembre 2007
 
CASA: CASSAZIONE; SUNIA, SEGNALATA EMERGENZA FORTISSIMA
(ANSA) - ROMA, 26 SET - La decisione presa oggi dalla
Cassazione, che giustifica l'occupazione di un'abitazione da
parte di persone in stato di necessità, è una "spia
d'allarme", una "dimostrazione che oramai l'emergenza sul
fronte abitativo è fortissima". E' quanto afferma il
segretario generale del Sunia, Luigi Pallotta, segnalando "la
necessità di un intervento immediato da parte del Governo per
rilanciare il reddito familiare".
"Le fasce più deboli della popolazione - spiega il
segretario - non riescono più a far fronte al pagamento
dell'affitto e non trovano un'abitazione che risponde alle
esigenze della famiglia e del reddito familiare". Quanto al
fenomeno delle occupazioni, che si è riacceso, si tratta
"sempre di una prevaricazione del diritto. Ci sono altre
famiglie con gli stessi requisiti di povertà che sono in attesa
di una casa pubblica. La cassazione - conclude Pallotta - è
intervenuta su un fatto che si è prodotto, il problema vero è
avere tante abitazioni". (ANSA).



se ho ben capito
tutti quelli che hanno una seconda casa e se la vedono occupare abusivamente da un morto di fame
NON possono fare nulla?
 
Europa, crolla ancora di più la richiesta di mutui: -15% nel terzo trimestre11 Ottobre 2007


Dal bollettino mensile della BCE arrivano dati preoccupanti per la crescita economica. Infatti nel 3° trimestre la richeista di mutui del 2007 segna un pesante -15%. Un dato che va a sommarsi al -22% del trimestre precedente, e che non va preso sotto gamba.

In parte, questo crollo della domanda di mutui dipende dai tassi di interesse che sono arrivati al 4%, ma la stessa BCE deve ammettere che c’è dell’altro. Le banche infatti stanno diventando sempre più stringenti sui requisiti e sulle garanzie richieste, dopo la scottatura dei mutui subprime americani, pretendendo un rapporto tra valore delle garanzie e ammontare del prestito richiesto sempre più alto, e aumentando non poco i tassi offerti a chi non è in grado di offrire garanzie più che solide, per compensare il maggiore rischio percepito. E non si tratta di un trend destinato a cessare: ci si aspetta che anche nell’ultimo trimestre del 2007 le banche inaspriscano ancora i criteri per la concessione di mutui.
Le conseguenze di questo crollo dei mutui possono essere potenzialmente pesanti.

Indubbiamente, ne risentirà nell’immediato il mercato degli immobili, in particolare residenziali, ma ci si può aspettare anche un impatto negativo sulla fiducia dei consumatori, con effetti negativi sull’economia in generale.


http://banche.investireoggi.it/euro...iesta-di-mutui-15-nel-terzo-trimestre-69.html
 
Pensiero compiacente sul settore immobiliare
di Charlie Minter - 19/10/2007

Nel momento in cui la maggioranza degli strategist stava valutando di riprendere la navigazione, le proposte di salvataggio dei “SIV” ancora una volta hanno evidenziato la fragilità del mercato del credito. I SIV (structured investment vehicles) sono strumenti di investimento, noti anche come “conduit”, concepiti per essere trattati al di fuori della consueta attività bancaria e soprattutto al di fuori del bilancio. E’ bene sapere che c’è chi sta operando in un contesto pericoloso che è noto da tempo. Ma sapere di un problema che sta scoppiando e di cui fino ad un paio di mesi fa si ignorava l’esistenza, fa pensare se c’è qualcos’altro che dovremmo sapere e che ancora ignoriamo.
Qualche tempo fa un operatore ha sentenziato: “non conosciamo quello che non sappiamo, e non conosciamo nessuno che sappia quello che non conosciamo”. Ci è tornata alla mente questa affermazione leggendo il Wall Street Journal dell’altro giorno a proposito dell’evoluzione della questione dei SIV. A proposito di una riunione di banchieri tenuta al Dipartimento del Tesoro, l’articolo rilevava che “nella stanza erano riuniti Nazareth Festekjian, un veterano di Citigroup con 15 anni di esperienza, a capo di un gruppo specializzato nell’affrontare situazioni spinose, come per esempio la ristrutturazione del debito iraqeno del 2005. Festekjian, 46 anni, non aveva idea di cosa fosse un SIV fino a quando qualche settimana fa ha ricevuto una telefonata da un emissario del governo che lo ha sollecitato a cercare una soluzione”. Chissà cosa ci aspetta nei prossimi tempi…

Dubitiamo che la soluzione proposta possa funzionare. Possiamo aver inteso male, ma a quanto pare si tratta di collocare gli asset in un’altra entità, senza risolvere il problema sottostante. Ci sono miliardi di dollari di insolvenze prospettiche su di mutui subprime e Alt-A, e a prescindere da come li si manovri, i detentori di questi titoli non saranno rimborsati. Ovviamente, nell’immediato gli asset alla base dei SIV possono essere mantenuti al di fuori della contabilità delle banche affiliate e possono non essere valorizzati ai prezzi di mercato e continuare come prima senza comunicare al mercarto l'entità delle perdite accumulate. E’ quanto di fatto fatto nella proposta di Citigroup al governo.

Ad ogni modo la situazione del mercato immobiliare continua a deteriorarsi. E ciò minaccia di porre ulteriori pressioni sul fragile mercato del credito e sul resto dell’economia.
L’avvio di nuovi cantieri a settembre è calato del 10% rispetto ad agosto e del 30% rispetto ad un anno fa, raggiungendo i livelli più bassi dal 1993.
Il NAHB housing market index è calato ad un nuovo minimo di 18 punti, e ogni sotto-indice ha fatto registrare nuovi minimi assoluti a partire dalla scorsa primavera.

L’economia sta affrontando un circolo vizioso di tassi di insolvenza in aumento, accesso al credito più difficoltoso e prezzi delle abitazioni in calo.
Il tipico soggetto mutuatario paga quasi la metà del suo reddito lordo come rata di mutuo, e questo prima che le rate siano riviste per l’incremento dei tassi, evento che renderà inevitabile un ulteriore aumento dei tassi di insoluto.

Al momento vanno impagati:
il 16% dei mutui subprime accesi nel 2005,
il 12% di quelli del 2006 e
l’8% di quelli sottoscritti nella prima metà del 2007.
E la stragrande maggioranza di questi mutui non è stata resettata per tenere conto dei maggiori tassi di interesse.

Anche la NAHB, di solito ottimista, riconosce che i prezzi delle abitazioni possono scendere ancora parecchio.
L’economista capo David Seiders ha affermato di recente che i venditori hanno delle aspettative irrealistiche circa i tempi necessari per liquidare le loro abitazioni.
Credo che è molto probabile che la crisi degli immobili si diffonda al resto dell’economia.

Gli ultimi sette casi in cui la variazione annuale delle housing starts è scesa sotto al -25% sono stati seguiti in sei occasioni da una recessione, e in nessuno di questi casi c’era un problema di mercato del credito come oggi.

La Fed può fare molto poco e l’andamento dell’economia globale non aiuterà più di tanto. Le economia dell’Europa occidentale e del Giappone stanno già rallentando, e assieme a quella degli Stati Uniti rappresentano il 70% del PIL mondiale. La crescita nei paesi in via di sviluppo, che rappresenta il restante 30%, dipende massicciamente dalle esportazioni verso i paesi del G7.
Mi sembra di notare che anche chi fino ad ora negava la gravità della situazione, adesso ammette il quadro lugubre del settore immobiliare, ma ritiene che la politica della Fed e la crescita globale possano venire in soccorso.
A mio avviso questo è un pensiero compiacente.

http://www.smarttrading.it/default.asp?idContenuto=3707
 
MUTUI USA: DIETROFRONT DI PIMCO SU SUPERFONDO
di WSI - ANSA
Il governatore di Bankitalia Mario Draghi aveva detto che Pimco e Fidelity avrebbero partecipato al megafondo di "salvataggio" annunciato da Bank of America, Citigroup e JP Morgan. Ma Bill Gross si chiama fuori.
Il governatore di Banca d'Italia, Mario Draghi, ha detto ieri notte che il fondo obbligazionario Pimco ha deciso di non partecipare all'iniziativa di alcune primarie banche Usa che mira a creare un fondo che acquisti gli asset legati ai mutui americani.

"Si tratta di una situazione molto fluida e tra i nomi di istituzioni non bancarie circolati venerdì c'era anche Pimco che, però, ha deciso di non aderire" ha detto il governatore a margine di una conferenza bancaria.

Venerdì notte, nella conferenza stampa al termine del G7, il governatore aveva detto che Pimco e Fidelity avrebbero partecipato al megafondo annunciato lunedì da Bank of America, Citigroup e JP Morgan. Un portavoce di Pimco, il piu' grande fondo obbligazionario del mondo, gestito da Bill Gross, aveva poi precisato che il fondo obbligazionario non avrebbe preso parte all'iniziativa.
 

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