Il caso del giovane werther

10 settembre 1771

Addio, Lotte! Addio, Alberto! Ci rivedremo.» «Domani, suppongo,» replicò lei scherzosa. Che effetto quel: domani! Ah, lei non sapeva, mentre ritirava la mano dalla mia...

werther se ne va.......
 
10 gennaio 1772

Ho scovato una sola creatura femminile qui, una certa signorina von B., e le assomiglia, cara Lotte, ammesso che sia possibile somigliarle. Ohi! dirà lei, ecco che comincia a far complimenti galanti! Non è del tutto sbagliato. Da un certo tempo sono molto gentile, visto che non posso essere altrimenti, ho molto spirito, e le signore dicono che non conoscono nessuno che sappia adulare finemente come me (e, aggiungerà lei, dire bugie, visto che le due cose vanno a braccetto, no?). Volevo parlarle della signorina von B... Possiede un animo molto sensibile, il che traspare pienamente dai suoi occhi azzurri. Il suo ceto nobiliare le è di peso e non soddisfa nessuna delle aspirazioni del suo cuore. Vorrebbe tanto uscire da questo trambusto mondano, e trascorriamo molte ore a fantasticare di paesaggi campestri colmi di incontaminata felicità e, ah! a parlare di lei! Quante volte è costretta a renderle omaggio, cioè, non costretta, lo fa spontaneamente, sta così volentieri a sentir parlare di lei, le vuole bene, ecco.

werther pensa continuamente a lotte
 
20 febbraio 1772

Che Dio vi benedica, miei cari, e a voi dia tutti i giorni lieti che sottrae a me.

Ti ringrazio, Alberto, di avermi ingannato: aspettavo la notizia della data del vostro matrimonio e per quel giorno mi ero riproposto di staccare solennemente dalla parete la siluetta di Lotte e di seppellirla fra le altre carte. Ma ormai siete marito e moglie, e la sua immagine è tuttora qui! ebbene, che vi resti! Perché no? So che anch'io sono accanto a voi, e so di essere, senza danneggiarti, nel cuore di Lotte, anzi, di occuparne il secondo posto e voglio conservarlo, devo. Oh, impazzirei se potesse dimenticare. Alberto, in questo pensiero s'apre per me l'inferno. Alberto, addio! Addio, angelo del cielo! Addio Lotte!

werther conserva un sentimento lacerante
 
3 settembre

Talvolta non riesco a capire come un altro possa volerle bene, osi volerle bene, quando io l'amo in modo così esclusivo, così profondo, così totale, senza conoscere, senza sapere, senza avere altro che lei.

Il sentimento, non canalizzato, acquista una valenza alienante.
 
12 settembre

È stata via alcuni giorni, per andare a prendere Alberto. Oggi sono entrato nel soggiorno, mi è venuta incontro, e le ho baciato la mano con trasporto.

Il reincontro
 
10 ottobre 1771

Basta che veda i suoi occhi neri e sto bene! Capisci, quello che mi cruccia è che Alberto non sembra essere tanto felice come... sperava... come io credevo di essere... se... Non mi piacciono i puntini di sospensione, ma qui non so esprimermi altrimenti... e direi tuttavia che sono abbastanza chiaro.

Ancora innamorato..più di un anno dopo.....
 
27 ottobre

Ho tanto, e il sentimento di lei divora tutto; ho tanto e senza di lei di tanto non mi resta niente.
 
20 dicembre

Lo stesso giorno in cui Werther aveva scritto al suo amico l'ultima lettera qui riportata - era la domenica prima di Natale - egli verso sera arrivò da Lotte e la trovò sola. Era occupata a mettere in ordine alcuni giocattoli che aveva preparato quale strenna per i suoi fratelli. Lui parlò dell'entusiasmo che li avrebbe colti e dei tempi in cui una porta si apriva improvvisamente, e di quanto l'apparizione di un albero decorato con candeline, pupazzetti di zucchero e mele lo avesse rapito in un'estasi paradisiaca. «Anche lei,» disse Lotte celando il suo imbarazzo dietro un soave sorriso, «anche lei avrà il suo regalo se farà il bravo: una candelina e chissà che altro...» «E cosa intende dire se farò il bravo?» disse lui, «come devo fare, che cosa devo fare? cara Lotte!» «Giovedì sera,» disse lei, «è la vigilia di Natale, vengono i bambini, e anche mio padre, ognuno avrà il suo regalo, venga anche lei... ma non prima.» Werther rimase sbalordito. «La prego,» continuò lei, «faccia come le dico, la prego per la mia quiete, non può, non può andare avanti così.» Distolse gli occhi da lei e prese ad andare su e giù per il salotto mormorando: «Non può andare avanti così!» fra i denti. Lotte, che sentiva in che stato spaventoso l'avessero ridotto queste parole, cercò con ogni sorta di domande di deviare i suoi pensieri, ma invano. «No, Lotte,» esclamò: «non la rivedrò più!» «Perché questo?» rispose lei. «Werther, lei può, lei deve rivederci, solo si moderi un po'. Oh, ma perché doveva nascere con questa violenza dentro, con questa passione incontenibile per tutto ciò che lei intraprende? La prego,» continuò prendendolo per mano, «si moderi. La sua intelligenza, la sua cultura, il suo talento, quante soddisfazioni potrebbe ricavarne! Sia uomo! Indirizzi altrove questo triste attaccamento per una persona che non può far altro che compatirla!» Lui digrignò i denti e la guardò con occhi cupi. Lo teneva sempre per la mano. «Solo un po' di buon senso, Werther!» disse. «Non sente che si sta ingannando, che si sta rovinando di proposito? Perché io, poi, Werther? proprio io, proprietà di un altro? proprio ciò? Temo, eccome, che quello che rende così seducente questo desiderio sta solo nell'impossibilità di avermi.» Ritirò la mano da quella di lei, guardandola con occhi fissi e sdegnati. «Saggia,» esclamò, «molto saggia! È forse una delle osservazioni di Alberto? Accorta! molto accorta!» «Chiunque la può fare,» replicò lei. «Possibile che in tutto il mondo non ci sia una ragazza capace di esaudire i desideri del suo cuore? Si faccia forza, si guardi attorno, e le giuro che la troverà; da lungo tempo sono preoccupata, per lei e per noi, dell'isolamento in cui s'è chiuso negli ultimi tempi. Si faccia forza! Un viaggio la distrarrà. Cerchi, trovi un oggetto degno del suo amore, e poi ritorni qui a godersi insieme a noi il piacere di una vera amicizia.»
 
libro primo

4 maggio 1771

Come sono contento di essermene andato via! Dimmi un po' tu, amico caro, se non è strano il cuore dell'uomo. Lasciare te, che mi sei tanto caro, da cui non potevo separarmi un momento, e rallegrarmene. Mi perdoni, vero? E quegli altri legami! il destino non è forse andato a cercarseli proprio per mettere scompiglio nel mio cuore? Prendi Eleonora, poveretta. Eppure non ne avevo nessuna colpa. Che cosa potevo farci io se lei, mentre mi lasciavo imbambolare dalle grazie smorfiosette di sua sorella, andava covando una passione nel suo povero cuore? Però, a ben pensarci, sono innocente proprio del tutto? Non ho dato più di un'esca ai suoi sentimenti? Non mi sono, in fondo, fin troppo deliziato di fronte a quelle espressioni così ingenue e istintive che tanto spesso ci facevano ridere, quando invece non sarebbe stato affatto il caso? non ho forse... Oh, ma perché l'uomo deve sempre lamentarsi? Guarda, promesso, amico carissimo, voglio migliorarmi, sul serio; basta star lì a rimasticare quel po' di male mandatoci dal destino, come faccio di solito; voglio godermi il presente, e che il passato sia passato una volta per tutte. Certo, hai ragione tu, le sofferenze degli uomini sarebbero minori se essi - chissà Dio perché sono fatti così - non ci mettessero tutta l'alacrità della loro immaginazione per rievocare lo spettro del male passato piuttosto di rassegnarsi a un presente né carne né pesce.

E per favore, di' a mia madre che mi occupo dei suoi affari come meglio non potrei e che gliene darò un resoconto al più presto. Ho parlato con mia zia, e non è affatto quella strega che si dice a casa nostra. È una donna vivace, un tantino impetuosa, ma con un cuore grande così. Le ho spiegato le lamentele di mia madre per via della parte di eredità che le viene trattenuta; lei ha esposto le sue ragioni, le cause ecco, e a quali condizioni sarebbe disposta a restituire tutto, e anche più di quello che noi chiediamo. Taglio corto, adesso non ho voglia di star qui a scriverne; di' a mia madre che tutto si sistemerà per il meglio. E anche qui, caro mio, in questa faccenda di così poco conto, ho avuto modo di constatare che fraintendimenti e lungaggini combinano forse più pasticci che non astuzia e cattiveria. Queste ultime, almeno, sono certamente più rare.

Per il resto qui mi trovo proprio bene, la solitudine stilla da questi luoghi paradisiaci un balsamo prezioso nel mio cuore, e la stagione della gioventù lo riscalda vigorosamente, facile com'è lui ai brividi. Ogni albero, ogni siepe è un mazzo di fiori, e vorrei trasformarmi in un maggiolino per svolazzare nel mare dei profumi e suggervi tutto il nutrimento necessario.

La città in sé è brutta, però con tutt'intorno l'indicibile bellezza della natura. Il che convinse il fu conte von M... a farsi un giardino su una delle colline che s'intersecano nella leggiadra mutevolezza dei pendii e dei poggi che si rincorrono attraverso le valli. Il giardino è semplice, e già all'entrata si sente che al progetto non ha posto mano un giardiniere da tavolino, ma un cuore sensibile che voleva venirci per godervi i propri battiti. Devo dire che ho versato qualche lacrima alla sua memoria nel piccolo padiglione fatiscente che era il suo posticino preferito e che ora è diventato il mio. Ci manca poco che diventi io il padrone del giardino; ci vengo da un paio di giorni soltanto e il giardiniere mi si è già affezionato, e non avrà certo di che pentirsene.
 
10 maggio

Una serenità incantevole avvolge tutta la mia anima, come una di queste dolci mattine di primavera che qui mi godo con tutto il cuore. Sono solo e mi rallegro di vivere da queste parti, che sembrano fatte apposta per anime come la mia. Sono così felice, mio carissimo, così assorto in una sensazione di placida esistenza che la mia arte ne sta soffrendo. Adesso non potrei mai mettermi a disegnare, eppure non sono mai stato pittore così eccelso come in questi momenti. Quando l'amorosa vallata rigurgita attorno a me di tutti i fumi della terra e il sole alto si posa sopra la volta delle tenebre impenetrabili del mio bosco e solo qualche raggio s'intrufola all'interno di questo santuario, io me ne sto nell'erba alta accanto al ruscello gorgogliante e, più vicino alla terra, mi rendo conto con stupore delle svariate erbette mai notate prima; quando il brulichio del minuscolo mondo fra gli steli, le innumerevoli, indistinguibili forme dei vermi e dei moscerini fanno breccia nel mio cuore e sento in tutta la sua presenza qui l'Onnipotente che ci creò a sua immagine, qui nel respiro dell'amore immenso che ci sostiene e ci culla in una voluttà infinita... quando, amico mio, il mio sguardo s'incupisce e il mondo e il cielo calano nella mia anima sotto forma di una donna amata... allora c'è spesso in me un pensiero struggente, un ardente desiderio: oh, potessi mai dare corpo a tutto ciò, potessi soffiare nella carta tutto quanto vive in me così pieno, così palpitante, tanto da diventare lo specchio della mia anima come la mia anima è lo specchio del riflesso infinito di Dio! amico mio, ecco, io... Ma poi stramazzo, soccombo sotto la violenza della magnificenza di queste visioni.
 

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