20 dicembre
Lo stesso giorno in cui Werther aveva scritto al suo amico l'ultima lettera qui riportata - era la domenica prima di Natale - egli verso sera arrivò da Lotte e la trovò sola. Era occupata a mettere in ordine alcuni giocattoli che aveva preparato quale strenna per i suoi fratelli. Lui parlò dell'entusiasmo che li avrebbe colti e dei tempi in cui una porta si apriva improvvisamente, e di quanto l'apparizione di un albero decorato con candeline, pupazzetti di zucchero e mele lo avesse rapito in un'estasi paradisiaca. «Anche lei,» disse Lotte celando il suo imbarazzo dietro un soave sorriso, «anche lei avrà il suo regalo se farà il bravo: una candelina e chissà che altro...» «E cosa intende dire se farò il bravo?» disse lui, «come devo fare, che cosa devo fare? cara Lotte!» «Giovedì sera,» disse lei, «è la vigilia di Natale, vengono i bambini, e anche mio padre, ognuno avrà il suo regalo, venga anche lei... ma non prima.» Werther rimase sbalordito. «La prego,» continuò lei, «faccia come le dico, la prego per la mia quiete, non può, non può andare avanti così.» Distolse gli occhi da lei e prese ad andare su e giù per il salotto mormorando: «Non può andare avanti così!» fra i denti. Lotte, che sentiva in che stato spaventoso l'avessero ridotto queste parole, cercò con ogni sorta di domande di deviare i suoi pensieri, ma invano. «No, Lotte,» esclamò: «non la rivedrò più!» «Perché questo?» rispose lei. «Werther, lei può, lei deve rivederci, solo si moderi un po'. Oh, ma perché doveva nascere con questa violenza dentro, con questa passione incontenibile per tutto ciò che lei intraprende? La prego,» continuò prendendolo per mano, «si moderi. La sua intelligenza, la sua cultura, il suo talento, quante soddisfazioni potrebbe ricavarne! Sia uomo! Indirizzi altrove questo triste attaccamento per una persona che non può far altro che compatirla!» Lui digrignò i denti e la guardò con occhi cupi. Lo teneva sempre per la mano. «Solo un po' di buon senso, Werther!» disse. «Non sente che si sta ingannando, che si sta rovinando di proposito? Perché io, poi, Werther? proprio io, proprietà di un altro? proprio ciò? Temo, eccome, che quello che rende così seducente questo desiderio sta solo nell'impossibilità di avermi.» Ritirò la mano da quella di lei, guardandola con occhi fissi e sdegnati. «Saggia,» esclamò, «molto saggia! È forse una delle osservazioni di Alberto? Accorta! molto accorta!» «Chiunque la può fare,» replicò lei. «Possibile che in tutto il mondo non ci sia una ragazza capace di esaudire i desideri del suo cuore? Si faccia forza, si guardi attorno, e le giuro che la troverà; da lungo tempo sono preoccupata, per lei e per noi, dell'isolamento in cui s'è chiuso negli ultimi tempi. Si faccia forza! Un viaggio la distrarrà. Cerchi, trovi un oggetto degno del suo amore, e poi ritorni qui a godersi insieme a noi il piacere di una vera amicizia.»