Morice
Forumer storico
UN'IDEA RAGIONATA
di Roberto Panizza
L'uscita dell'edizione italiana del libro di Michalos, che sostiene l'ipotesi dell'introduzione di una imposta sui movimenti speculativi a breve di capitali, non poteva essere più opportuna e tempestiva: infatti, viviamo in un momento storico condizionato dalle ripercussioni delle crisi finanziaria del Sud-est asiatico, che si sono trasferite con estrema rapidità e con conseguenze devastanti dapprima sui mercati dei paesi in transizione dei regimi socialisti, e successivamente sui mercati europei, nordamericani e sudamericani. Alla radice di tutto ciò troviamo una eccessiva libertà nei movimenti di capitali speculativi, che proprio dai fenomeni di forte destabilizzazione dei cambi e dei corsi azionari traggono le migliori opportunità per conseguire enormi profitti.
INTERDIPENDENZA
Che dietro questi forti sconvolgimenti ci siano spericolate manovre speculative è fuor di dubbio: parlando di queste questioni, nel novembre 1997, con Larry Summers, già professore presso la Harvard University e oggi stimato sottosegretario al Tesore statunitense, egli manifestava il suo disaccordo con quanti plaudivano ai processi di destabilizzazione in atto in Estemo Oriente, dato il rischio che, in un mercato globale, le conseguenze si possano ripercuotere rapidamente anche sui nostri mercati. Egli concordava, inoltre, sul fatto che alla radice di questa instabilità di fondo di tutti i mercati - che i commentatori ufficiali imputano di volta in volta a modificazioni del quadro macroeconomico - ci fosse in realtà un'unica ed esclusiva regia, quella degli speculatori. D'altra parte, il peso degli interventi speculativi si è fortemente accresciuto proprio a partire dalla fine degli anni settanta, quando l'ideologia neoliberista ha progressivamente condizionato in misura crescente le scelte politiche dei principali governi del mondo, e quando incontrollati processi di deregolamentazione hanno accelerato questi fenomeni. Contro i rischi di una crescita incontrollata di queste operazioni speculative si erano già espressi, nel lontano 1944 J.M. Keynes e H.D. White, estensori rispettivamente del piano britannico e statunitense, finalizzati a gettare le basi - dopo gli sconvolgenti eventi bellici che hanno travolto il mondo intero - di un nuovo ordine economico internazionale, non più condizionato da interventi speculativi di brevissima durata. Le loro proposte, tuttavia, non erano state mai accolte, e avevano finito per prevalere, allora come oggi, gli interessi dei più potenti gruppi finanziari privati, per nulla disposti ad accettare alcun condizionamento al loro operato, spesso alla base dei più gravi processi di destabilizzazione dell'economia mondiale. Dopo quasi trent'anni di distanza da quella iniziale sconfitta, nel 1972 James Tobin ha riproposto, sotto forma di una imposta su tutte le transazioni finanziarie, l'idea di disincentivare i movimenti speculativi di capitali a breve termine. Il libro di Michalos costituisce una sorta di cassa di risonanza rispetto alla proposta originale di Tobin. Ma il suo merito non si eaurisce esclusivamente in questo sia pur nobile intento. Michalos, infatti, ha integrato la sua analisi smantellando, innanzitutto, la costruzione teorica monetarista che ha giustificato, sul piano teorico, gli sconvolgimenti a cui si assiste ogni giorno sui mercati finanziari e valutari. Per perseguire tale compito, l'autore, sfidando gli strali della teoria tradizionale, ha affrontato criticamente tre argomenti raramente dibattuti.
1) Il primo è quello in base al quale, da uno studio articolato del debito pubblico, si riesce ad evidenziare il ruolo negativo svolto proprio dalle politiche monetariste, nel senso che hanno ingigantito a dismisura, facendola esplodere, la componente finanziaria del debito.
2) Il secondo è quello che si propone di smitizzare il principio della pretesa neutralità e del potere isolante di un sistema di tassi di cambio flessibili, in realtà fortemente condizionato dalle operazioni di grossi gruppi monoplistici ed oligopolistici che snaturano il normale funzionamento dei mercati.
3) Il terzo argomento, infine, attacca l'idea che la liberalizzazione dei mercati abbia portato ad una maggiore efficienza degli stessi. Tali mercati, nonostante l'ampliarsi delle dimensioni conseguite, sono sempre più condizionati dalle strategie degli operatori più potenti che distorcono le condizioni di competitività degli stessi. Questo argomento ci offre, inoltre, l'opportunità di fare alcune riflessioni sui processi di globalizzazione in atto. (...)
Vai al prossimo articolo del mensile Mani Tese di Marzo1999
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Homepage di Mani Tese / Il mensile di Marzo 1999
di Roberto Panizza
L'uscita dell'edizione italiana del libro di Michalos, che sostiene l'ipotesi dell'introduzione di una imposta sui movimenti speculativi a breve di capitali, non poteva essere più opportuna e tempestiva: infatti, viviamo in un momento storico condizionato dalle ripercussioni delle crisi finanziaria del Sud-est asiatico, che si sono trasferite con estrema rapidità e con conseguenze devastanti dapprima sui mercati dei paesi in transizione dei regimi socialisti, e successivamente sui mercati europei, nordamericani e sudamericani. Alla radice di tutto ciò troviamo una eccessiva libertà nei movimenti di capitali speculativi, che proprio dai fenomeni di forte destabilizzazione dei cambi e dei corsi azionari traggono le migliori opportunità per conseguire enormi profitti.
INTERDIPENDENZA
Che dietro questi forti sconvolgimenti ci siano spericolate manovre speculative è fuor di dubbio: parlando di queste questioni, nel novembre 1997, con Larry Summers, già professore presso la Harvard University e oggi stimato sottosegretario al Tesore statunitense, egli manifestava il suo disaccordo con quanti plaudivano ai processi di destabilizzazione in atto in Estemo Oriente, dato il rischio che, in un mercato globale, le conseguenze si possano ripercuotere rapidamente anche sui nostri mercati. Egli concordava, inoltre, sul fatto che alla radice di questa instabilità di fondo di tutti i mercati - che i commentatori ufficiali imputano di volta in volta a modificazioni del quadro macroeconomico - ci fosse in realtà un'unica ed esclusiva regia, quella degli speculatori. D'altra parte, il peso degli interventi speculativi si è fortemente accresciuto proprio a partire dalla fine degli anni settanta, quando l'ideologia neoliberista ha progressivamente condizionato in misura crescente le scelte politiche dei principali governi del mondo, e quando incontrollati processi di deregolamentazione hanno accelerato questi fenomeni. Contro i rischi di una crescita incontrollata di queste operazioni speculative si erano già espressi, nel lontano 1944 J.M. Keynes e H.D. White, estensori rispettivamente del piano britannico e statunitense, finalizzati a gettare le basi - dopo gli sconvolgenti eventi bellici che hanno travolto il mondo intero - di un nuovo ordine economico internazionale, non più condizionato da interventi speculativi di brevissima durata. Le loro proposte, tuttavia, non erano state mai accolte, e avevano finito per prevalere, allora come oggi, gli interessi dei più potenti gruppi finanziari privati, per nulla disposti ad accettare alcun condizionamento al loro operato, spesso alla base dei più gravi processi di destabilizzazione dell'economia mondiale. Dopo quasi trent'anni di distanza da quella iniziale sconfitta, nel 1972 James Tobin ha riproposto, sotto forma di una imposta su tutte le transazioni finanziarie, l'idea di disincentivare i movimenti speculativi di capitali a breve termine. Il libro di Michalos costituisce una sorta di cassa di risonanza rispetto alla proposta originale di Tobin. Ma il suo merito non si eaurisce esclusivamente in questo sia pur nobile intento. Michalos, infatti, ha integrato la sua analisi smantellando, innanzitutto, la costruzione teorica monetarista che ha giustificato, sul piano teorico, gli sconvolgimenti a cui si assiste ogni giorno sui mercati finanziari e valutari. Per perseguire tale compito, l'autore, sfidando gli strali della teoria tradizionale, ha affrontato criticamente tre argomenti raramente dibattuti.
1) Il primo è quello in base al quale, da uno studio articolato del debito pubblico, si riesce ad evidenziare il ruolo negativo svolto proprio dalle politiche monetariste, nel senso che hanno ingigantito a dismisura, facendola esplodere, la componente finanziaria del debito.
2) Il secondo è quello che si propone di smitizzare il principio della pretesa neutralità e del potere isolante di un sistema di tassi di cambio flessibili, in realtà fortemente condizionato dalle operazioni di grossi gruppi monoplistici ed oligopolistici che snaturano il normale funzionamento dei mercati.
3) Il terzo argomento, infine, attacca l'idea che la liberalizzazione dei mercati abbia portato ad una maggiore efficienza degli stessi. Tali mercati, nonostante l'ampliarsi delle dimensioni conseguite, sono sempre più condizionati dalle strategie degli operatori più potenti che distorcono le condizioni di competitività degli stessi. Questo argomento ci offre, inoltre, l'opportunità di fare alcune riflessioni sui processi di globalizzazione in atto. (...)
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