La consistenza della ricchezza lorda delle famiglie corrisponde a circa sei volte il PIL e tale ricchezza è composta per circa un terzo da attività finanziarie. Alla fine del 1995 le famiglie italiane possedevano 1.712 miliardi di euro di attività finanziarie. Di queste attività finanziarie facevano parte 446 miliardi di euro in titoli pubblici, 182 miliardi di euro in titoli privati, azionari ed obbligazionari, emessi da imprese, 68 miliardi di euro in quote di fondi comuni e 558 miliardi di euro in depositi ed altre forme di raccolta bancaria (Fazio 2004). Alla fine del 2002 il quadro era mutato: le attività finanziarie delle famiglie corrispondevano a 2.494 miliardi di euro, di cui i titoli pubblici solo 218 miliardi di euro.
Il declino del saggio di risparmio familiare è l’effetto di una serie di cambiamenti che si sono manifestati nella società e nell’economia italiane. Numerose sono le variabili economiche, politiche, demografiche e sociali che hanno contribuito a generare questa tendenza nella dinamica del risparmio delle famiglie. Ricordiamo in particolare l’aumento della pressione fiscale, lo sviluppo del credito bancario alle famiglie, per l’acquisto della casa e per i consumi, e le variazioni intervenute nella composizione delle forze di lavoro, imputabili, queste ultime, a due fenomeni: la femminilizzazione e l’immigrazione.