IL DUBBIO NON E' PIACEVOLE, MA LA CERTEZZA E' RIDICOLA

Sulla base dei risultati di ACTT-2 (https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2031994)
in novembre FDA aveva dato un EUA al combo baricitinib+remdesivir per pazienti COVID
che necessitano di alti flussi di ossigeno (calo del 35% nella mortalità).

Nel frattempo NIH ha ancora in corso ACTT-4, che confronta remdesivir+baricitinib con remdesivir+desametasone
(https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT04640168) ma per motivi imperscrutabili Lilly ha messo su COV-BARRIER.

Motivi imperscrutabili perché COV-BARRIER ha un disegno molto simile a SOLIDARITY.

1525 pazienti arruolati tra USA, UK, Brasile, India e altri 8 paesi e 4 mg/giorno di baricitinib aggiunti *allo standard of care locale*,
e lo standard of care locale andava da non meglio specificati steroidi a remdesivir passando per azitromicina e idrossiclorochina.

Imperscrutabili motivi, perché il rischio di backfire che facesse riconsiderare i dati di ACTT-2 era altissimo.

E infatti non c'è da stupirsi se è andata a finire come SOLIDARITY:
nessuna differenza significativa tra trattati e controllo dal punto di vista del peggioramento della malattia o dell'esito letale (endpoint primario del trial).


Ma andando a vedere la differenza di mortalità tout court le cose sono diverse: la differenza di mortalità a 28 giorni è del 38% a favore dei trattati.


Detto ciò decisamente non c'è bisogno di altri trial fatti in questo modo (https://www.biopharmadive.com/.../lilly.../598052/).


Nel frattempo, sorpresa delle sorprese... arrivano i monoclonali per iniezione sottocutanea,
e non sono quelli BMS, non sono quelli Astrazeneca: sono quelli ben noti di Regeneron.


In un trial in collaborazione con NIH REGEN-COV (la combinazione casirivimab-imdevimab)
dosato per iniezione sottocutanea ha ridotto il rischio dell'infezione sintomatica dell' 81%
(https://endpts.com/regenerons-covid-mab-as-a.../).

Questo potenzialmente leva di mezzo quello che per molti è l'insormontabile problema dell'infusione per endovena in contesto ospedaliero.

Si aspetta che a breve FDA si pronunci al riguardo (https://endpts.com/regenerons-covid-mab-as-a.../)
 
Articolo Uno oggi, più che al nome di un partito, somiglia piuttosto alla sua forza politica.

Nomen omen: Articolo Uno per cento.

Da tempo gli smacchiatori di giaguari non si schiodano più dalla colonna destra dei sondaggi,
dedicata ai movimenti con pochi elettori, eppure per una sorta di maledetta congiunzione astrale
si trovano tra le mani il più importante dei ministeri del governo Draghi.

Magie della politica: alla guida del dicastero della Salute, croce e delizia degli italiani in pandemia,
c’è ancora lui, il sornione Roberto Speranza, bravo ragazzo con l’indole da anzianotto,
volto pulito di una politica (di carriera) vecchio stampo che purtroppo non sempre riesce a produrre i migliori amministratori.
Come in questo caso.

Classe 1979, potentino, cravatte noiose e capelli da monaco,
Speranza di sé dice di essere un uomo che ama “abbattere” muri o almeno “scavalcarli”.

Cosa significhi, non è chiarissimo.

Ma quello che il ministro della Salute è riuscito a scalare con indiscutibile rapidità è il cursus honorum della politica nostrana.

Ragazzino di liceo quando si combattevano battaglie a prescindere contro Berlusconi,
è diventato segretario Regionale e Presidente Nazionale della Sinistra Giovanile del Pds prima e dei Ds poi.

Del movimento guidato negli anni anche da Nicola Zingaretti e Gianni Cuperlo, giusto per dare un’idea dell’imprinting culturale,
Speranza ne è stato l’ultimo presidente prima della nascita del Partito Democratico.

Ed è proprio la nuova creatura di Veltroni la vera rampa di lancio per il roseo futuro politico di Roberto:
assessore a Potenza, membro della costituente del Pd, segretario regionale finché, ad appena 33 anni,
Pier Luigi Bersani gli cambia del tutto la vita.


Nel 2012 infatti lo chiama a coordinare la campagna nazionale per le primarie del centrosinistra
e l'anno dopo lo "nomina" capogruppo alla Camera.

Sono gli anni in cui a sinistra si affaccia pure Matteo Renzi, praticamente l’alter ego di Speranza,
due personalità agli antipodi benché vicini per carta di identità.

Istrionico il primo, pacato il secondo.

Rottamatore Matteo, fedele alla “Ditta” Roberto.

Il democristiano versus il post-comunista.

Il carismatico contro il burocrate.

Le loro strade si incontrano quando Speranza e la sinistra Pd tradiscono Letta invitanto Renzi a salire a Palazzo Chigi.

Poi la rottura è insanabile, a partire dal voto contrario al referendum costituzionale.

“Non sono una primadonna”, disse nel 2016 Speranza candidandosi alla segreteria del Pd proprio contro Matteo. Ed è vero.

C’è un aneddoto che dipinge meglio di ogni altra cosa l’effetto che fa questo prodotto della “Ditta” su chi lo osserva.

Nel 2013 le delegazioni di Pd e Forza Italia si incrociano al Quirinale in occasione delle consultazioni per la formazione del governo.

Bersani presenta il “giovane capogruppo” dem al nemico di sempre, Silvio Berlusconi,
il “grande avversario del movimento giovanile della sinistra”.

Il Cav guarda Speranza “con curiosità”, poi esclama:
“Lei ha una faccia così pulita, da bravo ragazzo, ma che ci fa con questi comunisti?”.

Ecco.

In realtà di quei “vecchi” comunisti, o del loro modo di fare politica, Speranza è prototipo perfetto.

Uomo di partito, mai una parola fuori posto, schivo al punto giusto, buono per ogni tipo di ruolo il leader gli chieda di occupare.

Non gode di slanci particolari, dimostra poca verve, la capacità di scaldare le masse è prossima allo zero.

A parte le dimissioni da capogruppo nel 2015 (in dissenso - guarda caso - con le scelte del premier Renzi)
e la successiva fondazione di Articolo 1, Speranza forse non avrebbe lasciato grandi ricordi di sé
nell’almanacco della politica se non fosse per Sars-CoV-2.

A viale Lungotevere Ripa infatti ci arriva per mancanza di alternative,
un po’ per occupare la casella lasciata libera nel traballante scacchiere del Conte II
e assegnata a uno dei più piccoli dei partiti della nuova coalizione.

Ed è qui che gli italiani imparano a conoscerlo.


Nella prima ondata veste i panni del fantasma.

Se ne sta nascosto, parla poco, non va molto in tv e scarica ogni responsabilità comunicativa su Conte che infatti ci rimette la faccia.

Speranza intanto instaura un buon rapporto con le Regioni (pure quelle leghiste),
dialoga con gli scienziati, sembra aver fatto la scelta giusta:
mentre gli altri brancolano nel buio e alternano richieste di aperture con decreti di chiusura, lui resta in disparte.

Faccio mea culpa: ad aprile dello scorso anno lo giudicai il migliore dei ministri in quelle tragiche fasi,
ma la sua prudenza nascondeva un segreto inconfessabile. O meglio, un “piano segreto”.

Uno tra i pochi a conoscere i numeri del contagio calcolati dai matematici, infatti,
Speranza può vantarsi di essere stato l’unico, dopo le prime zone rosse di Codogno e Vo’, a non chiedere subito le riaperture.

Il suo istinto rigorista, la linea della “prudenza”, non è però frutto del fiuto politico:
poche ore prima il Cts gli aveva presentato proiezioni catastrofiche che lui si guarda bene dal rendere di dominio pubblico.

Paura di scatenare il panico? Forse.

Decisione del Cts? Chissà.

Quel che è certo è che il vertice politico del ministero della Salute, deputato ad avere la responsabilità su cosa dire e cosa celare,
preferisce non gettare in pasto all’opinione pubblica le previsioni di Merler&co.

Anzi. Il 27 febbraio va in Parlamento a rassicurare tutti che “nella stragrande maggioranza dei casi”
il virus “comporta sintomi molto lievi” e “si guarisce rapidamente e spontaneamente nell’80% dei casi”.

Ed è vero, per carità.

Ma sentirselo dire da chi oggi detta i tempi delle chiusure a oltranza fa un certo effetto.

Soprattutto se si pensa alle allarmanti informazioni contenute nel “Piano” che solo lui e pochi altri avevano avuto l’onore di leggere.


Molti oggi gli imputano questi silenzi, ma lui non fa un frizzo.

Di interviste continua a rilasciarne poche, si espone il meno possibile, parla solo quando costretto.

E così gli scandali sulla gestione della pandemia, benché in parte lo riguardino,
alla fine non ne hanno ancora scalfito davvero l’immagine politica.


Non è servita la bufera sul piano pandemico inspiegabilmente lasciato in un cassetto.

Non sono bastate le querelle sul report dell’Oms ritirato dal sito,
le rivelazioni sull’Organizzazione usata come “foglia di fico” del governo
o i tentennamenti sulla zona rossa in Val Seriana.

I suoi fan ricordano che fu lui a chiudere per primo i voli dalla Cina,
dimenticando però che non si occupò di fare lo stesso con gli scali intermedi.


Non hanno avuto eccessivo effetto neppure i pronunciamenti del Tar sul piano segreto
o lo scivolone di scrivere un libro ottimista (“Perché guariremo”) mentre il virus si apprestava a ri-esplodere.

Speranza alla fine è ancora là: per un inspiegabile desiderio di continuità politica,
Draghi lo ha confermato alla Salute.


E lui da diversi mesi a questa parte non fa che interpretare un ruolo tutto sommato semplice,
quello che più gli si addice: cavalcare la prudenza, sempre e comunque, restando il più possibile in disparte.

Poco importa
se l’economia arranca,
se i cittadini sono esasperati,
se le nuove regole appaiono ormai più incomprensibili:
la mano di Speranza affoga le speranze di ripartenza del Paese.


Dall’alto dell’1% di Articolo 1, determina le sorti dell’Italia nonostante tutto.

Nonostante lui stesso dicesse: il virus “nella stragrande maggioranza dei casi comporta sintomi molto lievi”.
 
Che l’Italia sia un paese allo sbando è sotto gli occhi di tutti,

che la gestione pandemica sia catastrofica più dello stesso virus è un dato oggettivo,

per apostrofare meglio la situazione vorrei citare il Canto VI del Purgatorio

«Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!»




Proprio ieri in Italia si è votato, ma nessuno ne è a conoscenza.

Chi legge potrà dire “ma è impossibile!

C’è il Covid non si può votare!”

Tutti i grandi soloni dei virologi, gli espertoni di Governo hanno sconsigliato questa attività poco importante e di secondo piano,
congelando di fatto la democrazia in questa Nazione, con il bene placido di tutti i partiti che con la scusa del Virus,
si sono trincerati dentro al castello con il Draghi a guardia.


Eppure proprio ieri in Italia si sono svolte delle elezioni politiche,

non per il rinnovamento di qualche giunta nostrana,

ma per le elezioni presidenziali Peruviane.




Unknown-11-1-1024x855.jpeg



Ebbene si in Perù, i suoi cittadini , sia in patria che all’estero sono stati chiamati alle urne
per rinnovare i propri rappresentanti di governo.

Il Mediolanum Forum di Milano ad esempio, è stato adibito come un grande seggio.

E ovviamente i Peruviani, hanno risposto al dovere civico che li lega alla madre patria,

basti pensare che solo a Torino si sono presentati in 12 mila (fonte La Repubblica).



Sembrano lontane le litanie, le commedie messe in atto a febbraio
da parte degli esponenti dei vari partiti dopo la crisi del governo Conte 2
sul pericolo del contagio durante lo svolgimento delle elezioni.

Per quanto tempo ancora gli Italiani dovranno sopportare questi mentitori seriali?

Nel resto mondo si sta progressivamente tornando alla normalità,
grazie anche alla caparbietà e alla lungimiranza di alcuni Governi,
oggi riapriranno anche i Pub nel Regno Unito,
nell’Europa continentale sorvegliata dal leviatano di Bruxelles, la situazione rimane desolante.

Con decine di migliaia di piccole medie attività pronte al fallimento
o all’acquisizione da parte di fondi di investimento e delle mafie locali,
oggi ci siamo apprestati all’ennesimo cambio di colori delle Regioni,
l’ennesimo atto di questa farsa che dura da ormai un anno.





Unknown-10-1-1024x991.jpeg



E in una domenica un po’ più autunnale che primaverile,

i Peruviani hanno scelto i loro nuovi rappresentati,

con la buona pace degli italiani che da oggi torneranno a chiedersi se potranno uscire dal comune di residenza o no.
 
Un’altra protesta, questa volta di ambulanti e operatori mercatali, ha bloccato il traffico
tra Santa Maria Capua Vetere e il bivio con la A30 Caserta-Salerno in direzione di Napoli,
e tra Caserta sud e Caserta Nord in direzione di Roma:
centinaia di furgoni e camioncini hanno fermato lo scorrimento delle auto sulla A30.

I manifestanti hanno protestato contro le ennesime chiusure adottate dal governo Draghi.

Una protesta simile si era svolta lo scorso 6 aprile.

Al contempo, un gruppo di ristoratori ha bloccato l’autostrada A30.

Questi manifestati, riuniti sotto la sigla ‘Tutela Nazionale Imprese’,
ha bloccato il traffico invadendo la carreggiata all’altezza dell’autostrada Orte (direzione nord), sulla A1
.


Anche loro chiedono la riapertura delle attività e di poter finalmente lavorare.
 
L’allegro becchino per il lavoro sporco.


L’allegro becchino.
Il ministro della salute ha annunciato, felice come una Pasqua, che non sa quando l'Italia potrà riaprire.

Con un pelo di sadismo, dalle colonne del “Corriere della Sera”, Speranza
ha tenuto a far sapere ai cittadini reclusi e agli imprenditori rovinati dalle serrate
che lui prende le sue decisioni «con animo sereno».

Imporre sacrifici agli altri non toglie il sonno al carceriere,
che rimprovera a Salvini di «soffiare sulle inquietudini di chi soffre»,
espressione che, quando non erano al governo,
i comunisti come il leader di “Liberi e Uguali” traducevano con «dare voce agli oppressi».

L’ex ragazzo spazzola di Bersani invita la Lega a «tenere unito il paese»;
da che pulpito, lui che quando convoca le riunioni al suo ministero si premura di escludere i suoi sottosegretari,
che siano grillini (Sileri), forzisti (Costa) o piddini (Zampa, prima che fosse fatta fuori da Draghi e poi risarcita dal partito con una poltrona a nostre spese).

Il grande punto interrogativo è come mai il premier abbia cambiato tutta la filiera di comando della squadra anti-Covid,
dal commissario Arcuri al ministro per le Regioni Boccia, dal capo della Protezione Civile Borrelli al coordinatore del Comitato Tecnico-Scientifico, Miozzo,
ma si sia tenuto Speranza, il ministro ossimoro, dispensatore di ottimismo nel nome, uccellaccio del malaugurio nei fatti.

Decisione davvero inspiegabile, giacché l'Italia pullula di luminari della medicina e non sarebbe stato difficile sostituire Speranza,
che non è neppure odontotecnico, con qualcuno che conoscesse l’esistenza di un virus chiamato Covid prima del gennaio scorso,
quando ancora il precedente governo assicurava ai cittadini che l'Italia era «prontissima» a fronteggiare la pandemia.

Certo il ministro non deve il mantenimento della poltrona alla forza parlamentare che rappresenta.

“Liberi e Uguali” ha un esiguo 3% e non si sa neppure se alla prossima tornata elettorale si ripresenterà.

Le ragioni della resistenza di Speranza stanno probabilmente nel ruolo che il premier Draghi gli ha ritagliato.

SuperMario ci tiene alla propria immagine e non intende sbriciolarla con l’esperienza di governo, anche perché ambisce a vette più elevate.

Ecco così che, da buon comunista, mister chiusure risulta perfetto nella parte dell’utile idiota del grande banchiere.

Se c’è da comunicare qualche rogna o mettere la faccia su una disgrazia,
il ministro è l’unica speranza per il presidente del consiglio di sfangarla
e continuare a passare per fenomeno agli occhi degli italiani.

Perché l’uomo si presti a fare il punching-ball di Draghi,
rimediando anche una sequela di esecrabili insulti e intollerabili minacce, non è difficile capirlo.


Come ogni politico di seconda fila, Speranza non perde occasione per stare al centro della scena, anche se il prezzo è rimediare figuracce.

Lo ha fatto anche nel pd, prima di andarsene, dove ha giocato per oltre un anno a fare la minoranza della minoranza,
parte ingrata ma che gli garantiva presenza mediatica altrimenti non ottenibile.

Una sovraesposizione che però ha poco capitalizzato nelle urne, malgrado il ruolo di leader di partito.

Il titolare della salute infatti da oltre un anno decide delle vite di sessanta milioni di italiani
dal basso delle meno di quattromila preferenze personali prese nel seggio di casa, in Lucania;
a dimostrazione di quanto la nostra democrazia sia scarsamente rappresentativa.

Sembrerà incredibile, ma il leader di “Liberi Uguali” è convinto di agire nell’interesse della sinistra.

Nello sfortunato libro dal titolo “Così guariremo”, che il kamikaze rosso voleva pubblicare a ottobre
e ha ritirato dalle librerie in un estremo sussulto di decenza e realismo,
il ministro teorizzava che il Covid sarebbe stato un’occasione unica per la sinistra per rimodellare la società secondo la propria ideologia.

Tutti incarcerati, azzerati, schizzati e rinciuliti, un po’ come i popoli dell’antico blocco comunista.

L’epidemia come una panacea, uno strumento di appiattimento sociale e culturale,
la soluzione per chi non sa cosa fare della propria vita e va in panico se deve organizzarsi il sabato sera,
il disincentivo naturale a qualsiasi iniziativa imprenditoriale e lo scivolo universale alla sussistenza patologica.


Forse Speranza insegue ancora questo sogno quando annuncia di non potere indicare le date delle riaperture.

Eppure sarebbe semplice.

I vaccini rendono immuni, o nel peggiore dei casi consentono di sviluppare il Covid in maniera leggera e mai letale.

Il governo ha annunciato l’arrivo di decine di milioni di fiale.

La vituperata Lombardia, per esempio, ha fatto sapere che, se il governo non ci sta illudendo ancora e farà arrivare le dosi promesse,
l’8 maggio avrà vaccinato tutti i cittadini sopra i settant’anni, che costituiscono il 96% dei decessi.

Un politico che fosse degno di questo nome, incline ad assumersi le proprie responsabilità
e che davvero lavorasse per liberare gli italiani, avrebbe annunciato la riapertura totale e l’addio alle zone colorate entro metà maggio.

Capisco che aver dichiarato il virus sconfitto a settembre scorso abbia scottato non poco il leader rosso,
però non possiamo accogliere come una buona notizia la sua minacciosa prudenza.

Per chiuderci a ottobre, ci aveva promesso un Natale libero,
che invece ci ha fatto passare in gabbia paventando la ripresa di gennaio,
poi slittata a Carnevale, quando ristoratori e albergatori hanno saputo la sera prima dell’annunciata riapertura
che la clausura sarebbe stata invece prorogata.

Ora ci arriva questa mancata previsione, con il ritorno della bella stagione
e i ragazzi che, al posto di andare a scuola con la mascherina, giocano a calcio nei parchi a volto scoperto.

In questa clausura senza speranza siamo ormai liberi di fare tutto tranne che lavorare, studiare e imbastire qualcosa di utile al paese.
 
Il governo danese ha preso la sua decisione:

sospenderà in maniera definitiva l’uso del vaccino anti Covid prodotto da AstraZeneca.

A renderlo noto l’emittente televisiva Tv2, che ha citato alcune fonti anonime.
Stando a quanto dichiarato, oggi la Danimarca fornirà un programma vaccinale aggiornato,
nel quale non figurerà più il siero della compagnia anglo-svedese.

Una svolta importante, che ovviamente avrà ripercussioni sull’intero programma di vaccinazione che era stato annunciato nei mesi scorsi.

Secondo alcuni esperti che hanno parlato ai microfoni del Copenaghen Post,
senza AstraZeneca difficilmente i cittadini verranno immunizzati prima della fine dell’anno.

Una sospensione iniziale era avvenuta lo scorso 11 marzo,
per effettuare ricerche sui possibili legami tra il farmaco e i coaguli di sangue nei pazienti.
 
Dall’inizio della Pandemia moltissimi dei documenti riportanti i dati con i quali sono state prese decisioni importanti sono stati secretati.

Nonostante queste scelte abbiano tolto o limitato diritti fondamentali, ai cittadini italiani è stato negato anche il diritto alla trasparenza.


Moltissime le voci che si sono sollevate durante il corso della pandemia affinché venissero forniti gli atti secretati.

Tuttora, a distanza di un anno, questi dati non sono completamente accessibili a studiosi e ricercatori:
“Le procedure di accesso sono tutt’altro che trasparenti e lasciano ampia discrezionalità all’Istituto Superiore di Sanità (Iss)”,
si legge tra le righe del quotidiano Domani.


Dopo numerose richieste qualcosa si è aperto.

Ma i dati che l’Iss si è prestato a condividere, sono finiti nelle mani di “studiosi sbagliati”.

“Lo scorso novembre l’ISS ha siglato un accordo per la condivisione dei dati
sia con l’Accademia dei Lincei che con l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn).
Ma a cinque mesi da quell’accordo, in un’intervista pubblicata su Fanpage lo scorso 8 aprile,
Giorgio Parisi -presidente dell’Accademia dei Lincei- dichiara che all’Accademia
stanno “studiando il database, e poiché si tratta di un gigabyte di materiale, [stanno] scrivendo dei programmi per leggere questi dati”.


Giustamente il quotidiano sottolinea -per chi non avesse dimestichezza-
che economisti standard lavorano quotidianamente con raccolte di dati dalla dimensioni ben più complesse,
quindi le dichiarazioni rilasciate dal Presidente oltre a sorprendere, lasciano amarezza e sconforto.


Ma la questione non si limita a questo.

L’Accademia sta lavorando con Infn per sviluppare “un sito internet in cui, su richiesta,
potremmo fornire alla comunità scientifica dei dati aggregati estratti da quel grosso database.
Anche perchè i dati disaggregati sono difficili da utilizzare per un’analisi.
Il database in sé è utile solo come sorgente di dati aggregati”.



Dopo cinque mesi, insomma, la piattaforma non è stata messa a punto e resa disponibile pubblico.

Ma è ovvio che l’analisi dei dati più che tra mesi o anni, serve adesso, in tempo reale.

Non aver avuto la possibilità di accesso negli scorsi mesi ha significato impedire di fare ricerca
e a sua volta ciò ha significato meno comprensione del fenomeno pandemico
e delle rispettive reazioni alle misure restrittive che si sono adottate.


Non solo il fatto che questa piattaforma non fosse ancora pronta ha impedito l’accesso ai dati ad altri studiosi,
ma sembrerebbe che anche loro (della Accademia dei Lincei) non abbiano contribuito in alcun modo alla comprensione del fenomeno pandemico.


Domani riferisce infatti che “sul loro sito, nella sezione dedicata al Covid-19, non si trovano documenti, dichiarazioni o pareri”.


Perchè hanno deciso di fornire l’accesso ai dati a due istituti che non hanno dimestichezza
e che hanno poco a che fare col trattamento e la natura di questi dati?


È a causa di scelte scellerate come queste che un’intera Nazione sta pagando caramente le conseguenze.


 
Il senatore di ItalExit Gianluigi Paragone ha presentato oggi (14 aprile)
una mozione individuale di sfiducia nei confronti del ministro della Salute Roberto Speranza.

Impossibile chiudere gli occhi e non intervenire incisivamente sulla questione.

Chiunque non agisca è complice.

Per tale motivazione il senatore ritiene che tutti debbano sentirsi chiamati in causa
e lancia l’appello ai suoi colleghi invitandoli a sottoscrivere la mozione da lui presentata.


I cittadini italiani meritano trasparenza e competenza e hanno il diritto inviolabile
di essere rappresentati da persone che facciano il bene della Nazione
(delle famiglie, dei lavoratori, degli imprenditori, degli studenti: di tutti, dal primo all’ultimo, senza tralasciare nessuno).

L’Italia non accetta invece che elementi come Speranza, attaccati alla poltrona e che fanno i propri personali interessi, continuino ad andare avanti.


Di seguito riportiamo il testo della mozione di sfiducia presentata dal senatore.


Premesso che:

il 28 gennaio 2021 il Ministro della salute, Roberto Speranza, è stato sentito dalla procura di Bergamo
nell’ambito dell’inchiesta sulla pandemia e circa il mancato aggiornamento del Piano pandemico, come persona informata dei fatti;

è notizia recente che la stessa Procura abbia acquisito alcune conversazioni telefoniche scritte, risalenti al maggio 2020,
fra Ranieri Guerra, direttore vicario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e Silvio Brusaferro,
presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e membro del comitato tecnico scientifico,
aventi ad oggetto il rapporto “An unprecedented challenge – Italy’sfirst response to COVID-19”
realizzato da un gruppo di studiosi dell’OMS con sede a Venezia, diretto da Francesco Zambon,
in cui la gestione della pandemia da parte dell’Italia veniva considerata “improvvisata, caotica e creativa”
anche per l’assenza di unadeguato Piano pandemico.
In queste conversazioni, i due facevano riferimento a pressioni esercitate sul gruppo di lavoro da parte dello stesso Ranieri Guerra,
che era stato direttore generale Prevenzione al Ministero della Sanità tra il 2014 e il 2017
e pertanto responsabile in quegli anni del mancato aggiornamento del documento, affinché il rapporto fosse modificato,
e poi alla fine ritirato, per evitare imbarazzi al Governo e al Ministero della salute, oltre che alle “scuse profuse al ministro (Speranza n.d.r)” via mail;

nelle medesime conversazioni si faceva riferimento anche al Capo di Gabinetto del Ministro della salute, Zaccardi,
che avrebbe chiesto di non conferire rilevanza mediatica al documento.
Dopo un incontro fra Guerra e Zaccardi, il primo scriveva infatti a Brusaferro:
“Cdg (Capo di Gabinetto) dice di vedere se riusciamo a farlo cadere nel nulla. Se entro lunedì nessuno ne parla vuol farlo morire. Altrimenti lo riprendiamo assieme. Sic”;

ad oggi, nonostante tali dichiarazioni rappresentino un grave imbarazzo per il Ministro della salute,
la fiducia nel proprioCapo di Gabinetto sembrerebbe essere rimasta immutata;

Ranieri Guerra risulta indagato dalla Procura di Bergamo per false dichiarazioni in relazione alle pressioni da lui esercitate per la rimozione del rapporto,
che aveva negato nell’audizione del novembre 2020, poi smentito dalle testimonianze dei membridel gruppo di lavoro OMS di Venezia;

visto che:

il Ministro Speranza era certamente informato sul mancato aggiornamento del Piano pandemico,
come riferito dalProcuratore aggiunto di Bergamo, Maria Cristina Rota,
e non poteva non sapere delle pressioni per la rimozione del rapportodel gruppo di Venezia;

secondo le stime del generale Lunelli, esperto di difesa batteriologica,
un Piano pandemico aggiornato avrebbe evitato in Italia almeno 10.000 vittime per Coronavirus;

considerato che:

il suddetto comportamento appare del tutto incompatibile con il ruolo ricoperto;
visto l’articolo 94 della Costituzione;
visto l’articolo 161 del Regolamento del Senato della Repubblica,

esprime la propria sfiducia al Ministro della salute, Roberto Speranza, e lo impegna a rassegnare immediatamente le proprie dimissioni.” (Continua dopo la foto)


I messaggi svelati dalla redazione di Giletti durante il programma “Non é l’Arena” sono inequivocabili!

Le motivazioni per le quali l’Italia è ancora in alto mare nella gestione della situazione pandemica sono inequivocabili.

Sanno solo chiudere, secretare e mandare in rovina famiglie, imprese e l’Italia intera.

Il ministro Speranza deve dimettersi!


Chi chiude ancora gli occhi o in questo caso la penna (non sottoscrivendo la mozione) è connivente!
 
In tanti si stanno riempiendo la bocca su 'sta benedetta legge zan.
Sembra che sia il primo dei problemi attuali. Magari lo fosse.

Ma nessuno/pochi vanno a fondo e legge o si informa su quanto è stato sinora approvato dalla Camera.
Lo so, mi sto addentrando in un percorso irto di spine. Ma qualcuno lo deve fare 'sto percorso.
.....e non sono omofobo. Nel senso che ognuno fa del suo corpo quello che vuole.
Purchè non invada il campo opposto. Sono cresciuto in Romagna. Riccione in particolare.
I "busoni" come li chiamano i bolognesi, erano la normalità. Ma non oggi. Negli anni '60.

Primo. C'è 'da mettere in chiaro che esiste già una Legge - nel nostro codice penale - che punisce i reati.
Questa la Legge esistente :

ART: 604 Bis
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito:
  1. a) con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;
  2. b) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
È vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della partecipazione o dell'assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Coloro che promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da uno a sei anni.

Si applica la pena della reclusione da due a sei anni se la propaganda ovvero l'istigazione e l'incitamento, commessi in modo che derivi concreto pericolo di diffusione, si fondano in tutto o in parte sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull'apologia della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra, come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale



L’art. 604 bis c.p. che punisce le discriminazioni razziali, etniche, nazionali e religiose, è modificato dall’art. 1 della nuova legge,
e prevederà anche la repressione degli atti discriminatori fondati “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”.

Sarà punito in particolare :
  • con la reclusione fino ad un anno e 6 mesi o multa fino a 6.000 euro, chiunque istiga a commettere o commette atti di discriminazione fondati su tali motivi (primo comma, lett.a)
  • con la reclusione da 6 mesi a 4 anni, chiunque istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per tali motivi (primo comma, lett. b);
  • con la reclusione da 6 mesi a 4 anni, chiunque partecipa o presta assistenza ad organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi
  • aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per tali motivi (secondo comma).
----------------------------------
Poi abbiamo il 604 ter :

Per i reati punibili con pena diversa da quella dell'ergastolo commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso, ovvero al fine di agevolare l'attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le medesime finalità la pena è aumentata fino alla metà.
Le circostanze attenuanti, diverse da quella prevista dall'articolo 98, concorrenti con l'aggravante di cui al primo comma, non possono essere ritenute equivalenti o prevalenti rispetto a questa e le diminuzioni di pena si operano sulla quantità di pena risultante dall'aumento conseguente alla predetta aggravante(1).


Viene poi modificato l’art. 604 ter c.p. che prevede l’aggravante della pena per qualunque reato, punibile con pena diversa dall’ergastolo,
commesso per finalità di discriminazione o di odio razziale, etnico, nazionale o religioso, o per agevolare l’attività di organizzazioni,
associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le predette finalità.
La nuova formulazione dell’art. 604 ter c.p. stabilirà infatti anche
l’aumento della pena fino alla metà per i reati commessi per finalità di discriminazione o odio fondato sul sesso,
sul genere, sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere, o per agevolare organizzazioni associazioni movimento o gruppi che hanno tra i loro scopi le predette finalità.
L’aggravante in esame non può essere bilanciata in rapporto di equivalenza o di prevalenza con le attenuanti applicabili al reato contestato,
e le eventuali diminuzioni di pena possono essere operate solo sulla quantità di pena derivante dall’applicazione dell’aggravante.

Cosa entra che non mi piace affatto. L'interpretazione.

L’articolo 3 della legge approvata alla Camera, introduce una clausola di salvaguardia dell’art. 21 della Costituzione,
secondo il quale tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La norma si è resa necessaria perchè le nuove fattispecie penali prevedono la punibilità delle condotte di istigazione,
(ovverosia di azioni di persuasione, o comunque incidenti sulla psiche o sulla volontà altrui),
in una materia in cui non vi è uniformità di visioni, ma piuttosto pluralità di opinioni e di sensibilità,
è stato rilevato nel dibattito parlamentare e nell’opinione pubblica il pericolo che la norma potesse finire per introdurre un reato di opinione,
rendendo perseguibili come istigazioni alla discriminazioni le manifestazioni di pensiero in difesa della famiglia eterosessuale, o dissenzienti dal pensiero lgbt.

La Commissione per gli affari costituzionali aveva posto quindi la condizione che la formulazione della norma chiarisse puntualmente che
non costituiscono istigazione alla discriminazione la libera espressione delle idee o la manifestazione di convincimenti
o di opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, nonché le condotte legittime riconducibili alla libertà delle scelte,
purché non istighino all’odio o alla violenza, ossia non presentino un nesso con atti gravi, concreti ed attuali
”.

La formulazione finale del testo approvato alla Camera appare meno scrupolosa rispetto alla formulazione suggerita dalla Commissione affari costituzionali.



L’art. 3 approvato infatti, ricalca sostanzialmente il dettato costituzionale dell’art. 21 Cost.
(“sono consentite la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte”),
ed affida quindi all’interprete il compito di stabilire, caso per caso, il confine tra una condotta legittima di espressione del pensiero
e una esternazione di convincimento che possa acquistare un carattere discriminatorio.


Se il mio pensiero mi fa dire "quello è un culatone". Perchè questa frase dovrebbe apparire denigratoria ?
Chi può dire se quella frase è discriminatoria ? E' solo la realtà reale. Potrà dare fastidio, ma è la verità.
Terra terra. Materialmente, un "diversamente normale" - perchè la normalità è il rapporto uomo-donna,
stabilito all'origine del mondo e valido ai fini della procreazione - come appaga il suo desiderio sessuale ?
:ciapet:

L’art. 4 del testo di legge approvato alla Camera, prevede che la condanna per il nuovo reato di discriminazioni
fondate sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale e sull’identità di genere, sia accompagnata dalla comminazione di pene accessorie:
  • l'obbligo di prestare un'attività non retribuita a favore della collettività,
  • l'obbligo di permanenza in casa entro orari determinati,
  • la sospensione della patente di guida o del passaporto,
  • il divieto di detenzione di armi
  • il divieto di partecipare in qualsiasi forma, ad attività di propaganda elettorale.
MA SIAMO PAZZI ????? Limiti la mia libertà personale perchè dico la verità ?
E che attinenza ha la patente di guida ??????

Inoltre, il beneficio della sospensione condizionale della pena potrà essere subordinato, se il condannato non si oppone,
allo svolgimento di un lavoro di pubblica utilità.

Se l’imputato avanza richiesta di sospensione del processo con messa alla prova,
l’obbligo di svolgimento di un lavoro di pubblica utilità potrà essere applicato anche prima della condanna.

Ulteriore novità introdotte dall’art. 4 sono:
  • l’eliminazione del limite massimo di durata del lavoro di pubblica utilità in dodici settimane.
  • la possibilità di svolgere il lavoro di pubblica utilità presso le associazioni a tutela delle vittime dei reati di discriminazione.

E qui viene il bello .

L’art. 6 del testo di legge approvato alla Camera stabilisce che il 17 maggio
venga celebrata la giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia,
finalizza a promuovere la cultura del rispetto e dell'inclusione e a contrastare i pregiudizi,
le discriminazioni e le violenze motivate dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere.

Le iniziative per le celebrazioni saranno assunte dalle pubbliche amministrazioni e dalle scuole, ma la giornata non avrà carattere di festività.

Cioè scusate, ma sapete quanti si sono dichiarati "diversamente normali" in Italia :

L'Istat ha divulgato il rapporto "La popolazione omosessuale in Italia" in riferimento all'anno 2011.
Circa un milione di persone si è dichiarato omosessuale o bisessuale.


Perdonatemi. 1,6% della popolazione.

E gli altri 98,4% non hanno allora diritto di festeggiare la "giornata della normalità sessuale" ?


E portare il "diversamente normale" nella scuole ?
Ma se non si fanno ancora lezioni di sessualità nelle scuole ........ma dai.
Vergognatevi ad andare da un bambino e dire loro che nasceranno da un rapporto in provetta,
o da una donna che - per danaro - venderà il suo corpo.


L’art. 7 affida all’UNAR
(Ufficio per il contrasto delle discriminazioni istituito presso la Presidenza del Consiglio-Dipartimento per le Pari Opportunità, in attuazione dell’ art. 7 del D.Lgs. n. 215/2003),
il compito di elaborare ogni tre anni, una strategia nazionale di contrasto alle discriminazioni per motivi legati all'orientamento sessuale e all'identità di genere,
comprensiva di misure che incidano sul mondo dell’educazione e dell’istruzione, sul lavoro, sulla comunicazione dei media.


Le iniziative di contrasto alle discriminazioni sono assistite e finanziate dal Fondo pari opportunità
per il quale sono stati stanziati ogni anno 4 milioni di Euro a partire dal 2020.

Con tali risorse sarà finanziata anche la realizzazione, su tutto il territorio nazionale,
di centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere,
che assicurino assi-stenza legale, sanitaria, psicologica, di mediazione sociale e ove necessario
alloggio vitto alle vittime dei reati previsti dall’articolo 604-bis.


CAMERA DEI DEPUTATI, DISEGNO DI LEGGE APPROVATO IL 4 NOVEMBRE 2020>> SCARICA IL PDF


Suvvia. Ridete. E godetevi la vita. Senza farVi delle elucubrazioni pleonastiche.
Se valete, emergerete lo stesso.
 
Ultima modifica:
Il professor Massimo Galli, l’uomo che non leggeva i numeri,
oggi ci si attacca con ostinazione per contrastare le possibili riaperture primaverili.

Riaperture che, a mio sommesso parere, potrebbero evitare che la pentola a pressione del Paese esploda tutta d’un botto.


Ospite come al solito di Bianca Berlinguer su Rai3, una volta definita telekabul,
il primario del Reparto Malattie infettive del Sacco di Milano ha dichiarato in merito alle riaperture:

“È una decisione politica, non di scienza.
Ci sono parecchie varianti e variabili.
Si deve vaccinare molto e riaprire poco.
Ci è arrivato il primo ministro inglese Boris Johnson a capire che i risultati ottenuti sono frutti di un lockdown duro
e che con le riaperture ci sarà un rialzo inevitabile dei contagi.
In Italia direi il 1° maggio no, il 2 giugno forse, speriamo, io sarei contento.
Draghi lo ha detto: bisogna seguire i numeri e la realtà.
I bisogni ci sono, ma non si affrontano aprendo e chiudendo, aprendo e chiudendo.
La politica dovrebbe arrossire sulla Sardegna passata da bianca a rossa, è evidente che quel sistema non funziona”.


Ora, sorvoliamo sul caso Sardegna, la quale è passata rapidamente da zona bianca a zona rossa solo a causa di un folle algoritmo,
pur registrando una situazione ospedaliera assolutamente stabile.


Tuttavia per chi, come il nostro eroe ex-sessantottardo, i numeri li considera all’ingrosso,
dando l’idea che tutti i positivi al Sars-Cov-2 rischino di morire,
l’uscita da quest’incubo molto autoprodotto non ci sarà praticamente mai.

Dato che Galli&company assumono il contagio come valore assoluto per imporci un regime orwelliano di restrizioni,
in cui è consentito solo respirare, ma con la mascherina,
il virus continuerà a circolare, così come avviene per gli altri coronavirus del raffreddore.



E laddove la sua circolazione non ha trovato molti degli inutili ostacoli realizzati in Italia,
i quali sono solo serviti a distruggere buona parte della nostra economia, si contano meno danni.

Tant’è che l’eretica Svezia – unico Paese europeo che vanta un Pil in crescita nel I trimestre del 2021 –
lo scorso anno ha registrato un aumento nella mortalità generale del 7,7%.

Mentre gli Stati che hanno adottato un lockdown duro, come Spagna, Belgio e Italia,
hanno subito un incremento di decessi, rispettivamente, del 18,1%, 16,2% e 15,6%.


Numeri grandi, numeri importanti che non possono essere elusi in una analisi complessiva del fenomeno pandemico in atto.
Ma dal momento che essi sembrano contraddire l’impostazione chiusurista dei tanti Galli che cantano,
vengono semplicemente rimossi perché considerati numeri controrivoluzionari.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto