IL DUBBIO NON E' PIACEVOLE, MA LA CERTEZZA E' RIDICOLA

Claudio Borghi, deputato della Lega, li ha chiamati allo scoperto con un po’ di suoi colleghi di partito a Montecitorio.

E i nemici delle partite Iva sono usciti allo scoperto.

Sono facilmente riconoscibili: indossano le casacche del Pd e 5 stelle.


Costoro sono riusciti a bocciare un emendamento assolutamente sensato,
su cui si era schierato favorevolmente anche Walter Rizzetto, a nome di Fratelli d’Italia.

Ma c’è stato pollice verso ad una norma ragionevolissima.


Diceva la proposta della Lega che "

fino al 30 aprile 2021, i presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano,
possono disporre l’applicazione delle misure meno restrittive stabilite per la zona gialla o arancione
nelle aree e nelle province in cui l’incidenza cumulativa dei contagi è inferiore a 250 casi ogni 100.000 abitanti".



Ovvero, riaprire nelle condizioni consentite dalla situazione sanitaria.

Quello che dicono tutti, Draghi compreso, ma bocciato da Pd e Cinque stelle.

Si sono messi di traverso quelli che considerano evasori fiscali le partite Iva, i bar, i ristoranti, le palestre, e tutto quanto sa di lavoro autonomo.

Emendamento bocciato.

Perché lo presentava la Lega? Forse.

Perché dava poteri alle regioni, la maggior parte delle quali a guida centrodestra? Possibile.

Oppure perché si rischiava di dare respiro ad un blocco sociale avversato proprio dalla sinistra ufficiale – il Pd e Leu – e da quella ufficiosa – i grillini - ? Sicuro.


Del resto, è stato tristemente chiaro Nicola Zingaretti, tornato sfasciacarrozze alla guida della regione Lazio.

Per lui nei bar come nelle palestre si fanno «lavoretti».

Con i quali però – e lui lo dimentica – mangiano famiglie.

Ha detto Matteo Salvini che Zingaretti e soci sono pervasi da una certa «cultura» di sinistra
«che vede solo rosso e sembra avere il vizio di punire il lavoro autonomo,
di chi non è garantito e subisce i danni maggiori delle chiusure».

Del resto sono quelli di concorsopoli, fanno i ministri o i governatori con le modalità del sindaco di Allumiere.


Lo stesso Matteo Bonaccini aveva invocato l’applicazione di principi di autonomia, buonsenso e responsabilità.

Ma Pd e 5Stelle hanno bocciato l’emendamento leghista, rifiutando così di considerare prioritarie le riaperture.



Eppure, quella proposta era intelligente.

Un esempio viene dalla provincia di Piacenza, in cui, nell’attuale fase pandemica,
il numero dei contagi è nettamente inferiore a quello di altre aree della stessa regione
e dove, pertanto, sarebbe possibile l’adozione di misure meno rigide.


Qual è stata l’obiezione ufficiale del Pd in commissione alla spiegazione della leghista Elena Murelli?

Se ne è fatta carico la deputata Elena Carnevali.
«Ma come, avete votato in Consiglio dei ministri e ora vi ribellate?», ha detto in sostanza.


Eppure, il Parlamento ci sta per discutere.
E con eleganza lo ha ribattuto proprio Borghi, ma gli orfani di Giuseppe Conte sono quelli che ne applaudivano le dirette facebook a colpi di Dpcm.


Come se nel cosiddetto governo di salvezza nazionale si possano tacitare le voci del Parlamento,
il diritto alla discussione, la trasparenza dei voti su un argomento che è oggetto di dibattito nel Paese.


Ecco, a tutto questo vorrebbe arrivare la congrega che chiudeva tutto o quasi nel nome di Conte.

Ma è bene invece che i cittadini siano messi nella condizione di sapere chi vota cosa.

Perché ognuno si prenda la propria responsabilità politica di fronte all’Italia.
 
In tanti si stanno riempiendo la bocca su 'sta benedetta legge zan.
Sembra che sia il primo dei problemi attuali. Magari lo fosse.

Ma nessuno/pochi vanno a fondo e legge o si informa su quanto è stato sinora approvato dalla Camera.
Lo so, mi sto addentrando in un percorso irto di spine. Ma qualcuno lo deve fare 'sto percorso.
.....e non sono omofobo. Nel senso che ognuno fa del suo corpo quello che vuole.
Purchè non invada il campo opposto. Sono cresciuto in Romagna. Riccione in particolare.
I "busoni" come li chiamano i bolognesi, erano la normalità. Ma non oggi. Negli anni '60.

Primo. C'è 'da mettere in chiaro che esiste già una Legge - nel nostro codice penale - che punisce i reati.
Questa la Legge esistente :

ART: 604 Bis
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito:
  1. a) con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;
  2. b) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
È vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della partecipazione o dell'assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Coloro che promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da uno a sei anni.

Si applica la pena della reclusione da due a sei anni se la propaganda ovvero l'istigazione e l'incitamento, commessi in modo che derivi concreto pericolo di diffusione, si fondano in tutto o in parte sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull'apologia della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra, come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale



L’art. 604 bis c.p. che punisce le discriminazioni razziali, etniche, nazionali e religiose, è modificato dall’art. 1 della nuova legge,
e prevederà anche la repressione degli atti discriminatori fondati “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”.

Sarà punito in particolare :
  • con la reclusione fino ad un anno e 6 mesi o multa fino a 6.000 euro, chiunque istiga a commettere o commette atti di discriminazione fondati su tali motivi (primo comma, lett.a)
  • con la reclusione da 6 mesi a 4 anni, chiunque istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per tali motivi (primo comma, lett. b);
  • con la reclusione da 6 mesi a 4 anni, chiunque partecipa o presta assistenza ad organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi
  • aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per tali motivi (secondo comma).
----------------------------------
Poi abbiamo il 604 ter :

Per i reati punibili con pena diversa da quella dell'ergastolo commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso, ovvero al fine di agevolare l'attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le medesime finalità la pena è aumentata fino alla metà.
Le circostanze attenuanti, diverse da quella prevista dall'articolo 98, concorrenti con l'aggravante di cui al primo comma, non possono essere ritenute equivalenti o prevalenti rispetto a questa e le diminuzioni di pena si operano sulla quantità di pena risultante dall'aumento conseguente alla predetta aggravante(1).


Viene poi modificato l’art. 604 ter c.p. che prevede l’aggravante della pena per qualunque reato, punibile con pena diversa dall’ergastolo,
commesso per finalità di discriminazione o di odio razziale, etnico, nazionale o religioso, o per agevolare l’attività di organizzazioni,
associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le predette finalità.
La nuova formulazione dell’art. 604 ter c.p. stabilirà infatti anche
l’aumento della pena fino alla metà per i reati commessi per finalità di discriminazione o odio fondato sul sesso,
sul genere, sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere, o per agevolare organizzazioni associazioni movimento o gruppi che hanno tra i loro scopi le predette finalità.
L’aggravante in esame non può essere bilanciata in rapporto di equivalenza o di prevalenza con le attenuanti applicabili al reato contestato,
e le eventuali diminuzioni di pena possono essere operate solo sulla quantità di pena derivante dall’applicazione dell’aggravante.

Cosa entra che non mi piace affatto. L'interpretazione.

L’articolo 3 della legge approvata alla Camera, introduce una clausola di salvaguardia dell’art. 21 della Costituzione,
secondo il quale tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La norma si è resa necessaria perchè le nuove fattispecie penali prevedono la punibilità delle condotte di istigazione,
(ovverosia di azioni di persuasione, o comunque incidenti sulla psiche o sulla volontà altrui),
in una materia in cui non vi è uniformità di visioni, ma piuttosto pluralità di opinioni e di sensibilità,
è stato rilevato nel dibattito parlamentare e nell’opinione pubblica il pericolo che la norma potesse finire per introdurre un reato di opinione,
rendendo perseguibili come istigazioni alla discriminazioni le manifestazioni di pensiero in difesa della famiglia eterosessuale, o dissenzienti dal pensiero lgbt.

La Commissione per gli affari costituzionali aveva posto quindi la condizione che la formulazione della norma chiarisse puntualmente che
non costituiscono istigazione alla discriminazione la libera espressione delle idee o la manifestazione di convincimenti
o di opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, nonché le condotte legittime riconducibili alla libertà delle scelte,
purché non istighino all’odio o alla violenza, ossia non presentino un nesso con atti gravi, concreti ed attuali
”.

La formulazione finale del testo approvato alla Camera appare meno scrupolosa rispetto alla formulazione suggerita dalla Commissione affari costituzionali.



L’art. 3 approvato infatti, ricalca sostanzialmente il dettato costituzionale dell’art. 21 Cost.
(“sono consentite la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte”),
ed affida quindi all’interprete il compito di stabilire, caso per caso, il confine tra una condotta legittima di espressione del pensiero
e una esternazione di convincimento che possa acquistare un carattere discriminatorio.


Se il mio pensiero mi fa dire "quello è un culatone". Perchè questa frase dovrebbe apparire denigratoria ?
Chi può dire se quella frase è discriminatoria ? E' solo la realtà reale. Potrà dare fastidio, ma è la verità.
Terra terra. Materialmente, un "diversamente normale" - perchè la normalità è il rapporto uomo-donna,
stabilito all'origine del mondo e valido ai fini della procreazione - come appaga il suo desiderio sessuale ?
:ciapet:

L’art. 4 del testo di legge approvato alla Camera, prevede che la condanna per il nuovo reato di discriminazioni
fondate sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale e sull’identità di genere, sia accompagnata dalla comminazione di pene accessorie:
  • l'obbligo di prestare un'attività non retribuita a favore della collettività,
  • l'obbligo di permanenza in casa entro orari determinati,
  • la sospensione della patente di guida o del passaporto,
  • il divieto di detenzione di armi
  • il divieto di partecipare in qualsiasi forma, ad attività di propaganda elettorale.
Inoltre, il beneficio della sospensione condizionale della pena potrà essere subordinato, se il condannato non si oppone,
allo svolgimento di un lavoro di pubblica utilità.

Se l’imputato avanza richiesta di sospensione del processo con messa alla prova, l’
obbligo di svolgimento di un lavoro di pubblica utilità potrà essere applicato anche prima della condanna.

Ulteriore novità introdotte dall’art. 4 sono:
  • l’eliminazione del limite massimo di durata del lavoro di pubblica utilità in dodici settimane.
  • la possibilità di svolgere il lavoro di pubblica utilità presso le associazioni a tutela delle vittime dei reati di discriminazione.

E qui viene il bello .

L’art. 6 del testo di legge approvato alla Camera stabilisce che il 17 maggio
venga celebrata la giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia,
finalizza a promuovere la cultura del rispetto e dell'inclusione e a contrastare i pregiudizi,
le discriminazioni e le violenze motivate dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere.

Le iniziative per le celebrazioni saranno assunte dalle pubbliche amministrazioni e dalle scuole, ma la giornata non avrà carattere di festività.

Cioè scusate, ma sapete quanti si sono dichiarati "diversamente normali" in Italia :

L'Istat ha divulgato il rapporto "La popolazione omosessuale in Italia" in riferimento all'anno 2011.
Circa un milione di persone si è dichiarato omosessuale o bisessuale.


Perdonatemi. 1,6% della popolazione.

E gli altri 98,4% non hanno allora diritto di festeggiare la "giornata della normalità sessuale" ?


E portare il "diversamente normale" nella scuole ?
Ma se non si fanno ancora lezioni di sessualità nelle scuole ........ma dai.
Vergognatevi ad andare da un bambino e dire loro che nasceranno da un rapporto in provetta,
o da una donna che - per danaro - venderà il suo corpo.


L’art. 7 affida all’UNAR
(Ufficio per il contrasto delle discriminazioni istituito presso la Presidenza del Consiglio-Dipartimento per le Pari Opportunità, in attuazione dell’ art. 7 del D.Lgs. n. 215/2003),
il compito di elaborare ogni tre anni, una strategia nazionale di contrasto alle discriminazioni per motivi legati all'orientamento sessuale e all'identità di genere,
comprensiva di misure che incidano sul mondo dell’educazione e dell’istruzione, sul lavoro, sulla comunicazione dei media.


Le iniziative di contrasto alle discriminazioni sono assistite e finanziate dal Fondo pari opportunità
per il quale sono stati stanziati ogni anno 4 milioni di Euro a partire dal 2020.

Con tali risorse sarà finanziata anche la realizzazione, su tutto il territorio nazionale,
di centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere,
che assicurino assi-stenza legale, sanitaria, psicologica, di mediazione sociale e ove necessario
alloggio vitto alle vittime dei reati previsti dall’articolo 604-bis.


CAMERA DEI DEPUTATI, DISEGNO DI LEGGE APPROVATO IL 4 NOVEMBRE 2020>> SCARICA IL PDF


Suvvia. Ridete. E godetevi la vita. Senza farVi delle elucubrazioni pleonastiche.
Se valete, emergerete lo stesso.
non mi dire che domani.................rischio querela per memè del genere?.................... :eek:

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Il Senato ha approvato l’ordine del giorno
firmato da tutti i gruppi parlamentari
affinché il Governo si attivi per l’istituzione
di un protocollo unico nazionale per la gestione domiciliare dei pazienti Covid
 
Ora, le regole potrebbero cambiare per tutti.

Dopo oltre un anno di pandemia,
finalmente viene messo mano al protocollo per le cure domiciliari Covid da adottare per i pazienti a casa,
che potrebbe subire importanti modifiche e diventare omogeneo in tutta Italia.

Dopo mesi di discussioni, tentativi falliti e “depistaggi”, anche involontari,
venerdì 9 aprile il Senato ha approvato, con 212 voti favorevoli, e solo 2 contrari e 2 astensioni,
l’ordine del giorno firmato da tutti i gruppi parlamentari affinché il Governo si attivi
per l’istituzione di un protocollo unico nazionale per la gestione domiciliare dei malati Covid.


Il testo, esito non scontato di un accordo fra tutte le forze politiche,
successivo al ritiro delle precedenti mozioni presentate da M5s e Lega,
apre la strada alle cure utilizzate da oltre un anno da centinai di medici in tutta Italia,
discordanti rispetto alle linee guida dell’AIFA e del ministero della Salute,
che ad oggi ancora raccomandano nei primi giorni di sintomi potenzialmente riconducibili al Coronavirus “Tachipirina e vigile attesa”.


Perché bisogna agire subito: cosa fare con i primi sintomi Covid

Da tempo noi di QuiFinanza abbiamo acceso i riflettori sulle terapie per così dire “alternative”,
che per mesi sono state trascurate da moltissimi media, medici ed esperti.

Ora, l’evidenza clinica ha dimostrato chiaramente che
è proprio nei primissimi giorni di comparsa dei sintomi,
anche molto lievi, anche senza febbre, che bisogna agire

, “anticipando” in un certo senso il virus, che potrebbe rapidamente degenerare, se affrontato nel modo sbagliato.


Come da tempo evidenziato dal prof. Giuseppe Remuzzi a Bergamo (qui trovate l’approfondimento di QuiFinanza)
e dalle centinaia di medici che offrono il loro supporto, in modo completamente gratuito,
nel gruppo Facebook #TERAPIADOMICILIARECOVID19 in ogni Regione,
bisogna da subito trattare i sintomi potenzialmente Covid, ben prima del tampone,
come una qualunque altra malattia infiammatoria, e dunque prescrivendo i cosiddetti FANS, come aspirina e Aulin ad esempio,
in grado di inibire l’eventuale processo infiammatorio che potrebbe scatenarsi, fino, nei casi più gravi,
alla tempesta di citochine che si abbatte sul corpo portando al ricovero,
e in alcuni casi anche alla morte (qui trovate tutti i benefici dell’aspirina, anche in merito al Covid).


I FANS sono da preferirsi al paracetamolo (la Tachipirina è il più famoso paracetamolo, ma ce ne sono altri),
perché quest’ultimo non solo ha una bassa attività antinfiammatoria ma, secondo alcuni esperti,
diminuisce le scorte di glutatione, una sostanza che agisce come antiossidante.

La carenza di glutatione potrebbe portare ad un ulteriore peggioramento dei danni causati dalla risposta infiammatoria, che si verifica durante l’infezione Covid.


Dicevamo del Piemonte, prima Regione in Italia ad abbracciare, almeno sulla carta, il nuovo protocollo.

Un caso, tuttavia, emblematico.

Perché nonostante sia stata la prima ad aggiornare le cure con le nuove indicazioni,
pochissimi medici di base le applicano davvero,
e l’esito di questo mancato adeguamento è evidente nei numeri dei ricoveri.


Il Piemonte, infatti, si colloca al primo posto tra le Regioni per numero di ricoveri rispetto al totale dei positivi accertati.

I dati dell’Agenas fissano la media nazionale al 6%, mentre il Piemonte è al 13,6,
fa peggio solo la Provincia autonoma di Bolzano al 15,7.


Vero è, come ha precisato l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi,
che il Piemonte ha una popolazione tra le più anziane, ma soprattutto “ci sono ancora problemi nella medicina territoriale.

I dati ci dicono che dove il protocollo per le cure domiciliari viene applicato in maniera diffusa, i ricoveri calano”.

Nel capoluogo Torino, ad esempio, il protocollo stenta a decollare:
difficile capirne le ragioni, visto che eviterebbe centinaia di accessi in ospedale.


Antonio Barillà, segretario regionale dello Smi
, uno dei sindacati dei medici di famiglia,
ha spiegato che sul protocollo per le cure domiciliari,
sia per la parte che prevede l’attivazione delle Usca
sia per quella che contempla l’assistenza domiciliare integrata,
ci sono una serie di problemi che sono già stati segnalati alla Regione.

“Problemi circa l’effettiva disponibilità e capacità di fornire tutte le prestazioni necessarie,
a partire dagli esami del sangue a domicilio, le radiografie e altri accertamenti.


Le Usca, dove attive, faticano, tantissimo.

15mila richieste solo a marzo in Piemonte, eppure l’assistenza domiciliare integrata,
con visite del medico e assistenza infermieristica,
che vede riconoscere 75 euro al medico per ogni pratica e 27 euro per ogni visita a domicilio, latitano.


Ora, l’approvazione in Senato potrebbe davvero rappresentare un cambio di rotta per migliaia di italiani
che fino ad oggi si sono visti trascurare dai propri medici di base o non curati nel modo corretto,
con un eccesso di ricoveri in ospedale che ha portato a un sovraccarico pesantissimo per il sistema sanitario,
sia nelle aree mediche che nelle terapie intensive.


L’Italia, a differenza di altri vicini europei, ha raggiunto il plateau, e la curva ha iniziato a scendere, ma ancora troppo lentamente.

La straordinaria esperienza del Comitato Cura Domiciliare Covid-19

Quella in Senato è senza dubbio una vittoria.

Una battaglia vinta in primis da parte di tutti i medici del Comitato Cura Domiciliare Covid-19 creato dall’avvocato Erich Grimaldi,
che in questo anno hanno curato a casa i pazienti, dimostrando l’efficacia dello schema terapeutico e di un lavoro di squadra mai realizzatosi prima in Italia.


Grimaldi è riuscito a dare vita ad un gruppo di lavoro coordinato e composto da migliaia di professionisti con un solo obiettivo:
aiutare i pazienti, curarli in modo tempestivo e adeguato, ed evitare loro il ricovero il ospedale.

Tutto in modo assolutamente gratuito.


Nel suo comunicato stampa ufficiale il Comitato ha voluto esprimere un ringraziamento anche a chi, in politica,
“ha dato ascolto alle nostre richieste e si è attivato ed impegnato in prima persona per raggiungere il risultato,
in particolar modo il senatore Massimiliano Romeo, capogruppo Lega, e il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri”.


Il prossimo passaggio è già operativo: sedersi a un tavolo per ridefinire al più presto il protocollo di cura domiciliare precoce.

“Siamo orgogliosi di aver raggiunto questo risultato, al netto di un anno di impegno senza sosta da parte di tutti”,
ha commentato il presidente del Comitato Grimaldi,
“sono sempre stato certo dell’importanza del lavoro che abbiamo svolto e continuiamo a svolgere e questo risultato ne è la conferma”.


Al tavolo di lavoro Grimaldi auspica che siederanno anche il professor Luigi Cavanna e il dottor Andrea Mangiagalli,
membri del consiglio scientifico del Comitato, quali espressione delle due realtà più che mai necessarie in questa pandemia:
quella ospedaliera e quella della medicina territoriale,
“che hanno collaborato in maniera eccellente per dare vita allo schema terapeutico che ha guarito migliaia di persone nel nostro Paese”.
 
Da tempo ormai non si fa che parlare del pericolo trombosi
e tante sono le domande che i cittadini si pongono.

Vediamo allora di fare un po’ di chiarezza anche in relazione alla somministrazione di alcuni vaccini,
come per esempio quello prodotto dall’azienda farmaceutica anglo-svedese AstraZeneca.

Secondo i dati che abbiamo in questo momento in possesso, tra le persone che vengono colpite da trombosi, 3 su 4 sopravvivono.

Ovviamente, prima viene fatta la diagnosi, maggiore è la possibilità di guarire.

Per quanto riguarda questa malattia c’è da dire, come sottolineato da Repubblica,
che se legata alla vaccinazione rappresenta un fatto raro e atipico,
ed in questo caso le terapie utilizzate per le trombosi normali potrebbero aggravare la situazione.


A spiegarlo è stata martedì scorso l’Fda americana, quando ha deciso di sospendere la somministrazione
a livello precauzionale del vaccino Johnson&Johnson, sottolineando che
“la terapia per questa forma specifica di coagulazione del sangue è diversa da quella usata normalmente.
Di solito viene usato l’anticoagulante eparina. In questa condizione, l’eparina potrebbe rivelarsi pericolosa”.



Fino a questo momento purtroppo, i pazienti colpiti non sempre sembrano aver ricevuto le cure adatte.

In due studi pubblicati sul New England Journal of Medicine, vengono descritti 11 casi verificatisi in Germania e 5 in Norvegia.

Soprattutto nei primi casi registrati, i pazienti hanno ricevuto trasfusioni di piastrine ed eparina.

Anche la prima terapia non sembra essere indicata in questi rari casi.


Pier Mannuccio Mannucci, ematologo dell’università di Milano, ha precisato
che le trombosi normali vengono curate con l’eparina,
“ma in questo caso i pazienti hanno anche un livello di piastrine estremamente basso. Somministrare eparina rischia di provocare emorragie”.


Intanto c’è da dire che le trombosi legate alla somministrazione del vaccino hanno in sé dei sintomi che cozzano un po’ tra loro.

Per esempio, ci possono essere coaguli di sangue, i trombi appunto,
ma allo stesso tempo anche un valore delle piastrine molto vicino allo zero.

Si sta pensando di chiamare queste particolari malattie legate ai vaccini Vitt o vaccine induced immune thrombotic thrombocytopenia.

La scienza conosce solo un altro genere di trombosi simile alla Vitt, e anche questa si verifica in rarissimi casi,
quando i soggetti ricevono l’eparina e sviluppano una reazione immunitaria anomala che la aggredisce.


Ancora non si sa molto in proposito.

Vi sono solo delle ipotesi, ma nessuna conferma.

Andrea Cossarizza, immunologo dell’università di Modena e Reggio Emilia,
ha spiegato che proprio il fatto che le donne maggiormente colpite siano giovani,
può essere associato a un meccanismo di autoimmunità.

E ha poi aggiunto:

“I problemi di autoimmunità sono infatti concentrati fra le donne di 20-50 anni.
Raramente questi disturbi colpiscono al di sopra dei 60 anni.
Se questa ipotesi sarà confermata, è ragionevole pensare che chi non ha avuto problemi
con la prima dose non dovrebbe averne con il richiamo.
Ma i punti da studiare e chiarire restano ancora molti”.

La trombosi è molto simile a un altro tipo causato dall’eparina.

Cossarizza ha spiegato che questo farmaco può in alcuni rari casi legarsi a una proteina, la Pf4, rilasciata dalle piastrine.

“Si scatena una reazione immunitaria che porta alla formazione di anticorpi contro Pf4”
si danneggiano quindi le pareti dei vasi sanguigni e si formano i trombi.
“Qualche componente del vaccino svolge un ruolo simile all’eparina,
sempre con la formazione di anticorpi anti Pf4, ma per ora non sappiamo quale sia la molecola responsabile” ha aggiunto.


Sono state pubblicate delle linee guida da parte della Società Italiana in relazione allo studio di emostasi e trombosi.

Mannucci ha così riassunto le indicazioni:

“I sintomi sono dolore alla testa o alla pancia fortissimi, uniti a disturbi neurologici.

Una tac riesce a evidenziare i trombi.

Un esame del sangue misura le piastrine, insieme ad altri valori che permettono di fare la diagnosi.

Un test ad hoc fa vedere se si sono formati anticorpi contro la proteina Pf4.

A quel punto, come cura, si possono usare immunoglobuline e cortisonici.

Ma già solo evitare terapie non appropriate può far scendere la mortalità al 5-10% dei casi”.
 
Non aprirò mai un conto in unicredit.


Unicredit elegge il nuovo board e insedia Andrea Orcel come amministratore delegato e Pier Carlo Padoan come presidente.

Passa sul filo di lana — con il 54,10% del capitale sociale presente e avente diritto al voto (voti contrari 42,66%) —

la politica di remunerazione 2021 che comprende il maxi-compenso da 7,5 milioni di euro a favore di Orcel per il primo anno,

nonostante il parere contrario dei proxy advisor.

I proxy advisor Glass Lewis e ISS avevano suggerito ai fondi istituzionali di votare «no»

per la trasformazione di fatto della parte «variabile» dello stipendio in «fissa»

(e in qual caso sarebbero rimasti i criteri in vigore nel 2020 che avrebbero comportato una retribuzione più bassa per Orcel)

mentre grandi soci italiani come CariVerona (1,8%) e Crt (1,65%) avevano fatto sapere che avrebbero votato a favore.

La stessa banca ha spiegato nelle risposte scritte ai soci che la retribuzione alta serve ad attrarre talenti.



Nel nuovo consiglio sono risultati eletti i candidati della lista presentata dal board uscente,
ovvero Pietro Carlo Padoan, Andrea Orcel, Lamberto Andreotti, Elena Carletti, Jayne-Anne Gadhia,
Jeffrey Alan Hedberg, Beatriz Ángela Lara Bartolomé, Luca Molinari, Maria Pierdicchi, Renate Wagner e Alexander Wolfgring.

La lista ha ottenuto il 76,31% dei voti assembleari.

Eletti per le minoranze rappresentate da Assogestioni Francesca Tondi e Vincenzo Cariello, con il 22,75% dei voti.


Approvato anche il bilancio 2020.

La lista è stata dunque votata da più azionisti di quelli che hanno approvato lo stipendio di Orcel.

In assemblea era presente un’ampia rappresentanza del capitale sociale, circa il 60,47% del totale, in linea con le passate assemblee.

L’assise si è tenuta in virtuale, con la partecipazione del rappresentante comune degli azionisti che ha raccolto le deleghe di voto.

I principali soci presenti sono
Blackrock (5,15%),
Capital Research (5%),
Allianz (3,1%),
Norges Bank (3%),
Atic (holding di Abu Dhabi, 2%),
Delfin (la holding di Leonardo Del Vecchio, 1,9%),
e le Fondazioni Cariverona (1,8%)
e Crt (1,7%).


Il talento di Orcel sarà messo alla prova fin da subito.

La banca è attesa al varco delle operazioni straordinarie, viste come la strada per colmare il divario in Italia con Intesa Sanpaolo.

C’è l’ipotesi Mps, che porterebbe con sé 6 miliardi di dote, ma non è scartata un’operazione su Banco Bpm,
che avrebbe anch’essa una dote sotto forma di crediti fiscali (dta).

Ma c’è anche da ridisegnare Unicredit e rilanciarla sul fronte dei ricavi.


La base di partenza sarà quella che il presidente uscente Cesare Bisoni ha descritto nel suo discorso di addio:

«Oggi» Unicredit, «banca straordinaria», «è solida, gode del più alto livello di patrimonializzazione della propria storia
ed è adeguatamente attrezzata per affrontare le sfide che l’intero settore bancario è chiamato ad affrontare».

Su Orcel Bisoni si è detto «sicuro che saprà guidare la banca affrontando al meglio le sfide che la attendono.
Andrea ha un ragguardevole track record nel coniugare talento e tecnologia nel processo di trasformazione di organizzazioni finanziarie in più aree geografiche».

Bisoni si è soffermato anche sul suo successore, Piercarlo Padoan:
«Sono certo che UniCredit potrà beneficiare della sua straordinaria esperienza e della sua profonda conoscenza del contesto europeo ed internazionale.
Il suo ingresso con largo anticipo rispetto alla scadenza del mio mandato ha consentito a Piercarlo di prendere conoscenza delle dinamiche aziendali
e di contribuire alla formazione della lista oggi sottoposta al voto assembleare».


C’è anche una mano tesa ai soci per le cedole:

«UniCredit ha confermato la sua politica dei dividendi e pianificato una distribuzione straordinaria di capitale nell’ultimo trimestre dell’anno,
qualora le giuste condizioni dovessero ripresentarsi e subordinatamente all’autorizzazione dell’Autorità di Vigilanza», ha ribadito Bisoni.
 
Forse in Italia il suo nome non è molto conosciuto a livello mainstream,
ma senza dubbio quella di Andrea Orcel è una delle figure più in rampa di lancio nel panorama bancario internazionale.



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Nato a Roma nel 1963, dopo essersi laureato in Economia e Commercio (con tanto di lode)
sempre nella capitale presso l’Università La Sapienza, ha conseguito anche un Mba presso l’Insead in Francia.

Suo fratello Riccardo al momento è CEO di VTB Group.


Finiti gli studi, il suo ingresso nel mondo del lavoro avviene durante gli anni ‘80
presso Goldman Sachs e la Boston Consulting Group, focalizzandosi così fin da subito nel mondo dell’investimento bancario.


Il primo grande passo avviene nel 1992 quando viene chiamato da Merrill Lynch:
nella banca newyorkese resta per vent’anni, scalando le varie posizioni fino a diventare a partire dal 2009 presidente esecutivo dell’Investment Bank.


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Nel 2012 avviene l’approdo nel gruppo bancario svizzero Ubs:
dopo essere diventato membro del comitato esecutivo,
dal novembre 2014 fino a settembre 2018 ha ricoperto il ruolo di co-CEO anche qui dell’Investment Bank.


Una lunga esperienza in istituti di grande prestigio che gli sono valsi soprannomi
come il “re dei deal maker” per le operazioni di fusione e il “Ronaldo delle Investment Bank”, con tanto di paragone calcistico.


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Dopo l’annuncio arrivato a settembre, Andrea Orcel dal gennaio 2019 è il nuovo CEO di Banco Santander:
sarà lui a guidare quella che è la prima banca spagnola, dell’eurozona e la quindicesima al mondo.


Ed ora Unicredit.
 
Non aprirò mai un conto in unicredit.


Unicredit elegge il nuovo board e insedia Andrea Orcel come amministratore delegato e Pier Carlo Padoan come presidente.

Passa sul filo di lana — con il 54,10% del capitale sociale presente e avente diritto al voto (voti contrari 42,66%) —

la politica di remunerazione 2021 che comprende il maxi-compenso da 7,5 milioni di euro a favore di Orcel per il primo anno,

nonostante il parere contrario dei proxy advisor.

I proxy advisor Glass Lewis e ISS avevano suggerito ai fondi istituzionali di votare «no»

per la trasformazione di fatto della parte «variabile» dello stipendio in «fissa»

(e in qual caso sarebbero rimasti i criteri in vigore nel 2020 che avrebbero comportato una retribuzione più bassa per Orcel)

mentre grandi soci italiani come CariVerona (1,8%) e Crt (1,65%) avevano fatto sapere che avrebbero votato a favore.

La stessa banca ha spiegato nelle risposte scritte ai soci che la retribuzione alta serve ad attrarre talenti.



Nel nuovo consiglio sono risultati eletti i candidati della lista presentata dal board uscente,
ovvero Pietro Carlo Padoan, Andrea Orcel, Lamberto Andreotti, Elena Carletti, Jayne-Anne Gadhia,
Jeffrey Alan Hedberg, Beatriz Ángela Lara Bartolomé, Luca Molinari, Maria Pierdicchi, Renate Wagner e Alexander Wolfgring.

La lista ha ottenuto il 76,31% dei voti assembleari.

Eletti per le minoranze rappresentate da Assogestioni Francesca Tondi e Vincenzo Cariello, con il 22,75% dei voti.


Approvato anche il bilancio 2020.

La lista è stata dunque votata da più azionisti di quelli che hanno approvato lo stipendio di Orcel.

In assemblea era presente un’ampia rappresentanza del capitale sociale, circa il 60,47% del totale, in linea con le passate assemblee.

L’assise si è tenuta in virtuale, con la partecipazione del rappresentante comune degli azionisti che ha raccolto le deleghe di voto.

I principali soci presenti sono
Blackrock (5,15%),
Capital Research (5%),
Allianz (3,1%),
Norges Bank (3%),
Atic (holding di Abu Dhabi, 2%),
Delfin (la holding di Leonardo Del Vecchio, 1,9%),
e le Fondazioni Cariverona (1,8%)
e Crt (1,7%).


Il talento di Orcel sarà messo alla prova fin da subito.

La banca è attesa al varco delle operazioni straordinarie, viste come la strada per colmare il divario in Italia con Intesa Sanpaolo.

C’è l’ipotesi Mps, che porterebbe con sé 6 miliardi di dote, ma non è scartata un’operazione su Banco Bpm,
che avrebbe anch’essa una dote sotto forma di crediti fiscali (dta).

Ma c’è anche da ridisegnare Unicredit e rilanciarla sul fronte dei ricavi.


La base di partenza sarà quella che il presidente uscente Cesare Bisoni ha descritto nel suo discorso di addio:

«Oggi» Unicredit, «banca straordinaria», «è solida, gode del più alto livello di patrimonializzazione della propria storia
ed è adeguatamente attrezzata per affrontare le sfide che l’intero settore bancario è chiamato ad affrontare».

Su Orcel Bisoni si è detto «sicuro che saprà guidare la banca affrontando al meglio le sfide che la attendono.
Andrea ha un ragguardevole track record nel coniugare talento e tecnologia nel processo di trasformazione di organizzazioni finanziarie in più aree geografiche».

Bisoni si è soffermato anche sul suo successore, Piercarlo Padoan:
«Sono certo che UniCredit potrà beneficiare della sua straordinaria esperienza e della sua profonda conoscenza del contesto europeo ed internazionale.
Il suo ingresso con largo anticipo rispetto alla scadenza del mio mandato ha consentito a Piercarlo di prendere conoscenza delle dinamiche aziendali
e di contribuire alla formazione della lista oggi sottoposta al voto assembleare».


C’è anche una mano tesa ai soci per le cedole:

«UniCredit ha confermato la sua politica dei dividendi e pianificato una distribuzione straordinaria di capitale nell’ultimo trimestre dell’anno,
qualora le giuste condizioni dovessero ripresentarsi e subordinatamente all’autorizzazione dell’Autorità di Vigilanza», ha ribadito Bisoni.
e che ne sai che restano al ceo queste cifre iperboliche?
magari servono per ........spartizioni..........come le cifre dei giocatori di pallone.........vecchio film trito e ritrito.
di certo non cambia la sostanza, paga pantalone,,,come alitalia,,,come acciaieria taranto,,come............tutti
 
Ahahahahahahah, rido, ma che tristezza di mondo aspetta le nuove generazioni.

Poco tempo fa era stato Bill Gates a dirlo:
“Prepariamoci perché presto arriverà una nuova pandemia”.

Subito dopo gli aveva fatto eco la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen:
“L’Europa si prepari a una stagione di pandemie”.


E ora si aggiunge alla lista il presidente degli Usa Joe Biden.
A margine delle dichiarazioni che riguardavano il ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan,
il presidente Joe Biden ha sganciato la ‘bomba’, passando quasi inosservato:

“Nel mondo ci sarà un’altra pandemia. Bisogna rafforzare il sistema sanitario globale”.
 
“Biden ha la palla di vetro dove legge il futuro?”.

Ovviamente no, ma il presidente degli Stati Uniti – così come Bill Gates e Ursula von der Leyen –
sa semplicemente qualcosa che noi comuni mortali ancora non conosciamo.


Come scrive anche Alessandro Grandi,
“probabilmente i servizi segreti Usa stanno valutando i rischi di una possibile futura guerra batteriologica e lo hanno informato”.


Una possibile conferma arriva dalle indiscrezioni che escono dai palazzi dell’intelligence.

“Le agenzie di spionaggio e controspionaggio, infatti, sostengono che
‘ad oggi non sappiamo esattamente dove, quando e come il Covid 19 sia inizialmente stato trasmesso
e non c’è nessuna certezza sulla sua origine’.

Le teorie, condivise, sostengono che il virus possa avere avuto inizio in diversi modi:
il contatto dell’uomo con animali infetti e l’incidente di laboratorio.

Fin qui nulla di nuovo.

Almeno è quello che ha riferito martedì il direttore del National Intelligence, Avril Haines, davanti al Senato americano”.


“La leadership cinese non è stata pienamente disponibile o trasparente nel lavorare con l’Oms.
Stiamo facendo tutto il possibile e usando tutte le risorse disponibili per tentare di venirne a capo”.
 

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