il governo Lecca.... pardon Letta

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dunque....

nel primo post, M5S blocca le ''porcate''
nel secondo, si avvicina una legge svuotacarceri:

non è una porcata per il M5S ??? :mumble::mumble: :mumble::mumble: :mumble: :mumble::mumble:
 
Prima pagina : tale Marro E. decanta e proclama il verbo governativo per gli 80 articoli del decreto del fare, cosi l’hanno chiamato. Trattasi del seguito del decreto salva italia del precedente pirl a di palazzo chigi.
Sanno pure i sassi come è andata.
Non illudetevi per il decreto del fare.
Stessa sorte di quelli precedenti : il nulla se va bene ma andrà peggio, perchè equivale a una dose di arsenico somministrata amorevolmente a un malato terminale.
Corrierone default?. | Rischio Calcolato

 
TUTTI FROCI COI TAGLI DEGLI ALTRI - SULLE SFORBICIATE ALLA SPESA PUBBLICA TUTTI D'ACCORDO (MA SOLO A PAROLE)

Per rinviare la stangata Iva il Parlamento deve trovare una alternativa all'aumento degli acconti fiscali di Irpef e Irap - Pd e Pdl compatti: cura dimagrante ai conti ma tutti zitti - A usare le forbici, c’è sempre qualche lobby, sindacato o sindaco amico (che portano voti) che inizia a lamentarsi...

Francesco De Dominicis per "Libero"
LETTA E SACCOMANNI

Cronaca di una morte annunciata: quella dei tagli alla spesa pubblica. Se ne parla ciclicamente: gli italiani sono un popolo di commissari tecnici e, sulla carta, tutti abilissimi a manovrare le forbici fra le pieghe del bilancio statale: gli sprechi non mancano. Anzi.
Ora la questione è tornata d'attualità: per congelare l'aumento dell'Iva dal 21 al 22%, rimandando la stangata da luglio a ottobre, serve un miliardo di euro.
E che ci vuole - dirà al bar con gli amici il nostro abile sforbiciatore - a risparmiare qualcosa sugli 800 miliardi che ogni anno escono della casse dello Stato?

Niente: si tratta, in effetti, solo dello 0,13%, ma pare che mettere a dieta i conti pubblici sia una specie di mission impossible. Non a caso il Governo di Enrico Letta, che mercoledì ha approvato con decreto legge il rinvio dell'Iva per 90 giorni, ha "coperto" la misura con altre tasse: quel miliardo sarà raggranellato aumentando gli acconti che si pagano a novembre per Irpef, Ires e Irap.
LETTA, ALFANO, SACCOMANNI

Letta è uscito da palazzo Chigi, dopo l'ok al provvedimento, dicendo subito che avrebbe accettato modifiche e soluzioni alternative. Di fatto, il premier ha passato la patate bollente al Parlamento. Il conto alla rovescia è partito: ci sono 60 giorni di tempo per correggere il tiro.


Azzardiamo una previsione (e speriamo di fallirla): non si taglierà un euro di spesa pubblica, perché per far fronte all'emergenza Iva si continuerà a utilizzare la leva fiscale. Magari roba diversa dagli acconti, ma non diversa nella sostanza. Non a caso è tornata a circolare l'ipotesi della «patrimoniale», ma si tratta solo di una voce.
Giulio Tremonti La parola d'ordine è trovare altre coperture, andando a sfoltire le uscite del bilancio. In Parlamento sembrano tutti d'accordo, ma nessuno si sbilancia. Ieri Renato Brunetta, capogruppo Pdl alla Camera, ha provato a rimettere la questione nelle mani dell'Esecutivo: «Spetta a loro indicare le alternative».
Anche Enrico Zanetti (Scelta civica) è contrario alla soluzione degli acconti fiscali maggiorati, ma - pur rivelando di avere idee per aggredire il bilancio - prende tempo: «Usciremo allo scoperto nelle sedi opportune». Non si scopre nemmeno Daniele Capezzone (Pdl) che a Montecitorio va dicendo di avere ben quattro proposte sui tagli, «ma in busta chiusa». Resta sul vago anche Francesco Boccia (Pd): «Il Parlamento migliorerà le coperture».
Francesco Boccia Il copione è noto: la lite è dietro l'angolo. E la ragione è semplice: quando si aggredisce il bilancio pubblico, si corre il rischio di dare fastidio a questa o quella lobby, a questa o quella categoria professionale, a un settore di imprese o comparto della pubblica amministrazione. Tagli gli appalti per le opere pubbliche? Via le proteste dei costruttori. Una botta alla scuola? Ecco i prof in piazza accompagnati dagli studenti. Un colpo al budget delle Forze dell'Ordine? C'è di sicuro il parlamentare «amico» a lanciare l'allarme sulla sicurezza dei cittadini.
Insomma, far risparmiare lo Stato è un lavoraccio e nessuno si sporca le mani: in ballo ci sono soldi da gestire a tutti i livelli della burocrazia e interessi di varia natura che poi equivalgono a voti.
Vale la pena sottolineare un paradosso: più è piccolo l'intervento (come il caso del miliardo necessario a congelare il rincaro Iva) più è difficile agire in maniera decisa, perché ci sarà sempreun sindacalista o rappresentante di categoria pronto a gridare all'ingiustizia.
Che poi si spiega perché Giulio Tremonti, da ministro dell'Economia, preferiva dare un'accettata trasversale coi cosiddetti «tagli lineari»: sacrifici per tutti e polemiche sterilizzate. Non va in questa direzione il «piano d'autunno» a cui starebbe lavorando il Tesoro per trovare ben 11 miliardi: sul tavolo ci sono riduzioni di spesa corrente, riforma del catasto per trasformare Imu e Tares nella più pesante «service tax», ritocchi alle aliquote Iva più basse, tagli alle agevolazioni fiscali a imprese e cittadini. Ma si fa in tempo a cambiare idea. C'è l'estate di mezzo.
 
Ci ritroviamo, in un momento in cui il Paese muore, in cui ci sono tante difficoltà, a discutere su: «Santanchè si, Santanchè no»...
La rabbia di Riccardo Nuti “Siamo pagati per lavorare, non per rinviare”

Jul. 02 Felice Marra Beppe Grillo Comments Off

2/7/2013 La rabbia di Riccardo Nuti "Siamo la Repubblica del rinvio" - YouTube


Signor Presidente, grazie a tutti i colleghi che vorranno porre un minimo di attenzione al contenuto delle motivazioni per le quali non è necessario rinviare questa votazione.

Una votazione decisa in Conferenza dei presidenti di gruppo, questa sì che viene chiesta in maniera anomala, cioè ne viene chiesto il rinvio in maniera anomala, perché ? Perché la maggioranza ha difficoltà a votare il suo stesso candidato, qualcosa di incredibile

Ci ritroviamo, in un momento in cui il Paese muore, in cui ci sono tante difficoltà, a discutere su: «Santanchè si, Santanchè no»..
.


Allora signori noi non possiamo continuare in questo Parlamento e in questa Aula ad occuparci di questo tipo di problemi, non sono questi i problemi del Paese. Se la maggioranza vuole, visto che ha i numeri, elegge il terzo vicepresidente della maggioranza e risolviamo in pochissimo tempo questo aspetto, questo problema. Noi non possiamo rinviare per risolvere i problemi interni del PD (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie), o i problemi di immagine di chi non ha il coraggio di votare un candidato di un’altro partito della maggioranza. Maggioranza significa: stare insieme e accettare chi sono i candidati dei vari partiti, non si può dire «no allora non votiamo e vogliamo il rinvio».

Cosa dobbiamo rinviare ancora ? Non è che il deputato candidato in questo caso dal Pdl, non era presente, non era nelle fila del Pdl, lo è sempre stato, non è una novità, non è cambiato niente, lo sapevate già quando avete fatto la maggioranza.
Quindi dovete semplicemente essere coerenti con quello che avete fatto, il problema è che la coerenza purtroppo non appartiene soprattutto a questa maggioranza
E l’ultimo concetto che vorrei esprimere, Presidente, a tutti i colleghi, è che in questa Aula non si può continuare a rinviare, noi siamo pagati per lavorare non per rinviare

E’ allucinante che noi dobbiamo costantemente rinviare, io mi appello ai colleghi di Scelta Civica, ai colleghi del PD, di SEL, di Fratelli d’Italia, della Lega Nord, del Pdl…ma come si fa a continuare costantemente a rinviare ?

Non si affronta un problema.
Noi siamo gli irresponsabili ?
Ma è incredibile che veniamo definiti irresponsabili quando gli irresponsabili sono coloro che cercano sempre di rinviare e di non prendersi una responsabilità, una ! (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie).
Questa maggioranza è arrivata incredibilmente a fondare un nuovo tipo di repubblica: la repubblica del rinvio, e noi non ci stiamo.
Votiamo e andiamo avanti per affrontare i problemi dei cittadini
La rabbia di Riccardo Nuti ?Siamo pagati per lavorare, non per rinviare? | ItaliaInCrisi.it
 
L’inferno è servito : è solo l’aperitivo

A Porto Cervo, mi riferisce un cliente che possiede una casa da quelle parti da oltre 30 anni, si farebbero affari d’oro nell’acquisto di case e ville di cui i legittimi proprietari vogliono liberarsi, sfiancati e sfiduciati dalla morsa fiscale giunta ormai a livello di esproprio. Ma a nessuno piacciono le tasse e nessuno rischia più un quattrino in questo fottuto paese, infestato di parassiti e di farabutti della politica. Risultato : le case e le ville rimangono invendute, deprimendo come effetto collaterale, la propensione al consumo e il tenore di vita dei loro possessori, i quali rinunciano a usarle per le vacanze. Chiedete qualcosa ai negozianti di Porto Rotondo e di tutte le località di quel paradiso, che di questi tempi stavano aperti fino a mezzanotte, mentre adesso chiudono depressi alle 20 perché tanto in giro, si vede solo qualche anima viva ma con il portafoglio ormai morto. Meno male, che gli agenti immobiliari locali possono girare i pollici guardando la costa Smeralda, compiangendo affranti i colleghi di Tecnocasa, agenzia della Bovisa o quelli della Gabetti, agenzia di Porta Palazzo. Costoro avrebbero pure case da vendere a volontà, ma l’umanità varia ed eventuale che possono osservare da dietro le loro vetrine, è multietnica e multicolore e senza il becco di un quattrino, e cazzeggia a tempo indeterminato sul marciapiede di quella che ormai è la loro amata patria vongole e montepulciano, il nostro glorioso paese di un tempo, in altre parole. Cazzeggiando infatti, si trova sempre un pirla di ministro e qualche suo sodale locale con la bandana tricolore che si inteneriscono e decretano : una casa è per tutti. Come un diamante è per sempre, più o meno.
Ma c’è pure una buona notizia : vanno a gonfie vele le tipografie e le vendite di cartelli immobiliari. Un vero boom. E’ ben per questo che il governo infatti ha già pensato di sostituire la famosa marca da bollo DA cartello, con la marca da bollo PER cartello, trattandosi di marca gigante, delle dimensioni appunto di un cartello, è ovvio che costi solo 160 euro, anziché i 4,16 euro di prima. Quando si dice : la strategia al servizio del futuro del paese.
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Gli stranieri dalla costa Smeralda, dalle Marche, persino dall’Umbria e dalla Toscana, stanno cercando di svignarsela, perché come mi disse un amico scozzese tempo fa : “you can love a country, only if you feel the freedom around, otherwise even the best paradise can became the worst hell”. La descrizione dell’italia più cruda e vera che ho sentito in vita mia.
Sempre in Sardegna ma tra Cagliari e Calasetta, era in progetto un complesso di 60 ville dai 4 milioni di euro in su, con parco annesso e privilegi per portafogli ad elevata capacità riproduttiva. Nel 2009 il finanziatore, raccontano le cronache locali, fece un sogno premonitore, e a quel sogno dette credito. Non si sbagliava affatto, perché oggi quelle 60 ville sarebbero disabitate. Gioisce la sezione fallimentare del tribunale di Cagliari, già ingombra di procedimenti fino a tutto il 2023, che almeno non vedrà aggiungersi alla lista dei falliti, anche il nome del fortunato sognatore.
All’Ilva di Taranto, da quando un tale sig. Riva l’ha acquistata, gli impianti sono divenuti inquinanti e pericolosi per la salute umana, mentre nei 40 anni precedenti, quando il proprietario era lo stato, dalle ciminiere venivano fuori le farfalline e profumo di zagara per tutta l’area jonica, le greggi del salento migravano verso Taranto, per brucare l’erbetta miracolosa del sito produttivo, le acque del golfo pullulavano di pesciolini rossi e delfini per la gioia di bimbi e di nonnini. Adesso Riva è agli arresti domiciliari, l’amministratore delegato l’ha designato il governo, e hanno sequestrato beni per 8 miliardi al criminale imprenditore che ha osato inquinare quello che l’iri per conto del dio stato aveva “solo” avvelenato per 40 anni. Quando si dice : la migliore tradizione bolscevica del secolo XXI, non poteva che essere tricolore e alla matriciana.
A Solaro (MI) un grande stabilimento di elettrodomestici ha ridotto ai minimi storici la produzione, e quindi anche gli addetti. E altri tre tra Fabriano ed Albacina, dove fino a dieci anni fa, centinaia di ex operai merloni erano in massa diventati piccoli imprenditori. Se non fosse per la natura e il verde delle colline, il deserto dei tartari non sarebbe più un luogo di un romanzo di Dino Buzzati.
In corso Buones Aires a Milano ci sono vetrine chiuse da mesi e sfitte, quando fino a 5 anni fa, per avere una vetrina su quella strada, punto uno : ti mettevi in lista d’attesa dieci anni prima; punto due : pregavi tutti i giorni Santa Vetrinetta della Misericordia, divina protettrice dei commercianti; punto 3 : mettevi da parte l’obolo per l’amministratore di condominio che ti avrebbe concesso la grazia.
Se cerchi un capannone, non importa che sia di 500 o 50.000 mq, hai solo l’imbarazzo dello striscione, salvo riuscire a leggere ancora, dopo anni di sole e gelo, la scritta con i metri quadri e il telefono. Se percorri la tangenziale di Milano, ne conti a centinaia di striscioni. E se ci aggiungi la superstrada Milano – Meda, la Vigevanese, la Paullese, il Sempione, la Cassanese e tutto il resto del puttanaio milanese che il politico medio locale, indica come “rete viaria metropolitana”, gli striscioni sono migliaia, i metri quadri vuoti e abbandonati, milioni. Di striscioni ce ne sono pure di altro tipo, e sono di solito rossi o tricolore, si capisce dalle falci e martello e da altri segni delle sette sindacali italiote, scolorite e ormai in brandelli. Non pendono dalla cima dei capannoni o dall’alto di palazzine, un tempo, direzionali. Ciondolano stanche dalle recinzioni di quelle che erano fabbriche con macchinari, tute blu e colletti bianchi, che vi lavoravano e hanno per generazioni realizzato piccoli e grandi sogni. Non c’è sito in questo fottuto paese, dove alla chiusura di una grande fabbrica non si sia pervenuti secondo un canovaccio che solo la Corea del Nord e Cuba ci invidiano : minaccia di chiusura da parte della proprietà; manifestazioni dei lavoratori; a seguire nell’ordine di apparizione : intervento dei sindacati, intervento dei parlamentari locali e di qualche ministro del menga, quindi colpo di scena un bel tavolo di concertazione con : sindaco, giunta comunale al gran completo, maresciallo dei carabinieri, il don dell’oratorio locale, il direttore della banda “la filanda”, il capo scout della locale sezione dei lupetti, e per finire il solito immancabile rappresentante del governo : il prefetto. Risultato del tavolo di concertazione : un bel centro commerciale con annesso cinema multisala per il salvataggio dei posti di lavoro. Dopo qualche anno, quel tavolo è stato spostato presso diversa emergenza industriale, e sul posto ciondola triste e scolorito il banderiame della triplice sindacale.
Intorno ai tribunali nelle grandi città, zone notoriamente ambite da studi di avvocati, e non per forza tutti principi del foro competente, è tutto un pullulare di cartelli “affittassi” e “vendesi”. Si allontanano i professionisti dal tribunale e preferiscono la periferia o casa propria, in molti casi. Intorno ai tribunali rimangono i principi, è vero. E’ per questo che presto il Foro Competente sarà solo un ricordo, si parlerà infatti negli atti giudiziari di Vuoto Permanente.
Ho sentito di un ingegnere a 50 anni licenziato, che ha comprato la licenza di una pizzeria d’asporto e si è messo a fare pizze, e della moglie di un piccolo imprenditore che ha smesso di lavorare perchè a conti fatti preferisce stare a casa ad accudire suocero e suocera e mandare fuori dalle balle la badante moldava. Ho conosciuto un funzionario di banca, ormai ex, che a 35 anni, due anni fa ha aperto un’agriturismo in toscana, sul podere e il casolare lasciatogli in eredità dal nonno.
Ero nei dintorni di roma, vicino ad un piazzale pieno di auto di una marca tedesca, mi sono chiesto se era un concessionario o un deposito di auto nuove già in attesa di demolizione. Mi hanno spiegato, che prima ancora di andare in demolizione le auto, due settimane prima era andato in demolizione direttamente il concessionario. Lui con i libri in tribunale, i suoi 80 dipendenti con familiari, fan circa 300 bocche, in fila alla mensa della Caritas der Prenestino. La cosa positiva è tuttavia che il settore del “no profit” tira che è una meraviglia.
Con quasi 1.000 dipendenti, che nel settore edile equivale a essere un colosso come General Motors o Boeing, con oltre un secolo di storia e migliaia di costruzioni residenziali realizzate e vendute in un paese che era normale, fino a pochi anni fa, una storica società di costruzioni è andata in liquidazione pochi mesi fa. Le abitazioni vendute resteranno a chi le ha comprate, fino a quando non sarà necessario espropriare pure quelle per il “bene comune” che corrisponde più o meno al concetto che fintanto che tu hai qualcosa e c’è anche solo un altro al mondo, che ha una camera meno di te, o è senza bici mentre tu scorazzi per il parco con la mountain bike, interviene il solito politico in cerca di consenso, ed esercita la professione più bella del mondo : fare il francescano con i soldi degli altri. Della società suddetta, rimane un patrimonio di invenduto che corrisponderebbe fuori dalla metropoli, a una ridente cittadina di periferia del sud italia. Ma non è sud, ed per niente ridente quello che rimane : recinzioni sfasciate, mura già scrostate, gru e ponteggi arrugginiti, anche qui il deserto dei tartari, se non fosse per le rotatorie fiorate e i passaggi pedonali variopinti e sopraelevati, con tanto di ascensore, che la giunta locale ha prontamente realizzato in contemporanea con gli scavi delle fondazioni dell’immenso parco immobiliare ora desolato e morto. Quando si dice l’efficienza della mano pubblica.
Ho visto, sentito, incontrato, conosciuto, toccato tutto questo e altro ancora.
Poi ho acceso la tv e visto la faccia giuliva da schiaffoni, del capo del governo italiota, quello di adesso, di cognome fa letta, proprio una pugnetta, e che per tasso di imbecillità non sta dietro a nessun di quelli che l’hanno preceduto. Mi sono detto : esiste la giustizia di Dio oppure no ?
 
Ma perché prenderci per il culo con Enrico Letta. Dateci almeno la soddisfazione di vedere l'originale, il Letta vero, quello che conta qualcosa insomma. Sarebbe come far Presidente Renzi e non il tutore ufficiale ovvero Silvio Berlusconi. (L. Gianantoni)

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bella raccolta di cagate per un numero così piccolo di parole
 

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