IL MIO MIGLIORE AMICO E' COLUI CHE TIRA FUORI IL MEGLIO DI ME

Il calo della produzione industriale ad ha aprile ha investito anche la Germania, dove è andata molto peggio,
con una contrazione congiunturale dell’1,9% e un calo su base annua dell’1,8.
 
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Per chi ha studiato Economia politica e Politica economica.

Ci sono i cicli.

Cosa significa il grafico sopra evidenziato ?
Che il precedente governo PD - nel momento di aumento "ciclo al rialzo" - non ha saputo approfittare
per solidificare il rialzo e diminuire il debito. Questa è la verità.

Ora andiamo verso il "ciclo al ribasso" e tutti daranno la colpa al governo. Ma il male viene da lontano.
 
Se dovesse ricapitare, mi sa che stavolta si scende in piazza ......

Il «partito di Mattarella», da presenza attiva solo dietro le quinte, è venuto allo scoperto con la crisi dei rapporti tra Salvini e Di Maio
e lo scontro frontale dell'esecutivo con la Ue (rischio procedura d'infrazione), tanto che i leghisti parlano ormai di un «terzo partito» dentro la maggioranza di governo.

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La novità non è solo questa perché si è registrato uno spostamento importante nei rapporti tra le diverse forze in campo,
quello del premier Conte, passato da figura di raccordo in stretta quota M5s a ventriloquo del Quirinale.
Il momento di passaggio è stato la conferenza stampa-penultimatum ai due vice, in cui il premier si è smarcato dai suoi azionisti di riferimento
(rinnegando di essere mai stato filo-M5s) richiamandoli alla responsabilità, a smetterla con le «provocazioni»,
a rispettare le regole Ue e quindi impostare una manovra che «mantenga l'equilibrio dei conti». Un messaggio che ricalca pari pari le raccomandazioni del Colle.

Il «terzo partito» è all'opera per smontare l'ipotesi lanciata dagli economisti della Lega, di introdurre i mini-bot.
Qui si è palesata la struttura più ampia dell'asse politico che a Roma trova il suo perno al Quirinale, ma in Europa ne ha un altro a Francoforte.
Ed è rappresentato da Mario Draghi, il presidente della Bce, sceso in campo pesantemente sulla questione
(«O sono moneta, e allora sono illegali, oppure sono debito e allora il debito sale. Non c'è una terza possibilità»)
e nel contempo bacchettando il governo italiano a mettere in atto un piano di riduzione del debito «credibile», non campato su idee strampalate.

La linea è la stessa espressa da due altri protagonisti del «terzo partito», ovvero Bankitalia
(«I mini-Bot sono sempre debito, non è certo una soluzione al problema del nostro debito pubblico» ha detto il numero uno di Via Nazionale Ignazio Visco)
e il ministro del Tesoro Giovanni Tria, sempre più alle strette con Lega e M5s che vorrebbero farlo fuori.

A loro si aggiunge il ministro voluto appunto da Mattarella nel governo gialloverde a salvaguardia dei rapporti internazionali dell'Italia, Enzo Moavero Milanesi, titolare della Farnesina.
Intervistato da In 1/2 in più il ministro degli Esteri ha richiamato all'ordine il suo governo su tutti i dossier bollenti attenzionati da Quirinale, Bce e Bruxelles.
«Sarebbe importantissimo per il Paese non andare in procedura di infrazione perché se non dovesse esserci più fiducia»
sul debito italiano, questo «potrebbe portare a una spirale negativa che dobbiamo evitare» ha detto Moavero.
Naturalmente boccia anche lui i mini-bot, elegantemente rimettendosi alle «valutazioni tecniche che vengono fatte» da Bce e Mef.
«Mi allineo, prendo atto delle valutazioni che fanno». Il messaggio che manda, a nome degli sponsor dell'operazione, è rendersi disponibile a fare lui il commissario Ue italiano.

La preoccupazione infatti è che la Lega voglia mandare uno dei suoi.
A precisa domanda Moavero non esclude di trasferirsi a Bruxelles (con la formula di cortesia «nel toto nomi c'è anche il mio,
ma non ho nessun elemento per confermare. Faccio ben volentieri il mestiere attuale») e dà pure una spallata alla Lega:
«Nel Parlamento europeo i numeri per la Lega non ci sono» per rivendicare un commissario.
Il ministro è stato spesso scavalcato da Salvini sulla questione immigrazione nei rapporti con gli altri Stati (specie la Francia), di fatto relegato ad un ruolo tecnico.
Sui migranti poi si è espresso in termini molto diversi da Salvini.
La distanza si è acuita ultimamente con l'aumento della tensione politica nella maggioranza.

Di fatto quindi non c'è più solo la competizione tra i due partiti di governo, ma tra tre componenti.

L'asse europeista guidato da Mattarella vuole guidare le mosse dell'esecutivo in vista della Finanziaria,
in modo che non finisca con un frontale con l'Europa e con i mercati finanziari.

I gialloverdi, soprattutto i leghisti, sospettano invece un'azione di sabotaggio dei «poteri forti»,
portata avanti dalle quinte colonne dentro l'esecutivo (Tria, Moavero, lo stesso Conte).

L'esito è incerto, un governo tecnico di sicurezza pubblica un'opzione non più peregrina.
Dagospia tira fuori anche un nome per il dopo-Conte: Salvatore Rossi, ex dg di Bankitalia.
 
Strana ..la vita.....e l'amore.

Erano le 11.30 — è la ricostruzione fatta dalla polizia — quando i due coniugi entrano in acqua per rinfrescarsi dall’afa.
La moglie di Sergio però viene sospinta dalla corrente in un punto in cui il mare pare più profondo.
Forse la donna si spaventa. Per questo non riesce a tornare verso la riva. Che vede allontanarsi sempre più.
E’ a questo punto che chiede aiuto al marito. Grida, lo chiama. Sergio non ci pensa un istante. Si tuffa.
La afferra, la trascina con sé, la riporta sulla battigia. Intervengono nel frattempo anche due bagnini.
Che adagiano la signora su un lettino. Sarebbe un’«istantanea» bellissima, un racconto con il lieto fine.
Sergio è infatti lì accanto: sorride guardando la compagna di una vita che ha appena salvato.

Però dopo poco ha un malore. Il cuore cede per lo sforzo violento. Si fatica a capire che stia morendo.
Chi ha assistito a quella scena terribile dice che l’anziano si è adagiato lentamente sulla sabbia.
E anche se il suo cuore non batteva più sembrava che continuasse a sorridere.......
 
A posto siamo. Poi ci lamenteremo delle vespe.......

Se pensiamo che tutti gli insetti della terra, messi insieme su una bilancia, pesano 17 volte gli esseri umani
capiamo bene che quella che si sta consumando nei nostri cieli è una battaglia tutt’altro che secondaria.

Dopo l'assalto delle cavallette nelle campagne sarde di Nuoro, dove nel weekend s’è assistito a scene viste di solito in Africa od in Asia,
la nuova settimana inizia con l’invasione di cimici in Nord Italia: dal Friuli al Veneto, dalla Lombardia al Piemonte.
Sono sempre loro: le «marmorate asiatiche» (o «brune cinesi»), diverse da quelle da letto.

In realtà, il fenomeno si è ormai stagionalizzato.
Le cause? Il caldo torrido e improvviso: gli sciami divora-piantagioni sono a loro agio con le alte temperature di questi giorni.
Ma anche e sopratutto la mancata disinfestazione, che sarebbe dovuta avvenire prima della schiusa delle uova, deposte almeno due volte l’anno.


Adesso è tardi.
L’odore pestilenziale che emanano se schiacciate è il meno, i guai sono più per i contadini che per i cittadini.
Il loro cibo preferito è la frutta: meli, peri, kiwi, peschi, ciliegi, albicocchi.
Non c’è albero che le cimici asiatiche risparmino alla loro puntura. Ma non disdegnano neanche mais, vite, ortaggi e piante da vivai.

I danni, rileva Coldiretti lanciando l’allarme, possono arrivare fino al 40% dei raccolti nei terreni infestati.
Ora ci si può difendere solo con delle protezioni fisiche: serre e reti a copertura delle coltivazioni, e zanzariere per le abitazioni.

Ma per bloccare la proliferazione, secondo l’associazione di agricoltori, bisogna escogitare un’eco-soluzione,
a basso impatto ambientale, evitando i soliti pesticidi e le trappole a feromoni con agenti biochimici.

Il problema è che le cimici non hanno nemici naturali. Si, ogni tanto vengono attaccate da qualche uccello o beccate dalle galline,
ma certo non basta a proteggere un’azienda agricola. Come non bastano, dentro casa, i rimedi della nonna come aglio, lacca e oli essenziali.

C’è però un nemico formidabile, il cui nome comune già incute un certo rispetto: la «Vespa samurai».
La Commissione agricoltura del Senato ha approvato all’unanimità ad aprile una risoluzione
che impegna il governo ad approvare rapidamente il decreto ministeriale per l’immissione in Italia di specie e popolazioni non autoctone.

E nel testo si raccomanda, in particolare, di accelerare l’autorizzazione all’uso della Trissolcus japonicus.
Originaria dell’Asia orientale ma ormai presente anch’essa in Europa e America, la «vespa samurai»
- così nominata per l’origine giapponese e l’aggressività degna dei leggendari guerrieri del Sol Levante -
sconfigge l’avversaria alla radice, depositando le uova direttamente in quelle della cimice e uccidendole appena le proprie larve si sviluppano.
Fortemente sponsorizzata anche dal dicastero delle Politiche agricole, Coldiretti vorrebbe farla scendere letteralmente in campo già durante la campagna agricola 2019.

Se la vespa alloctona non troverà a sua volta dei predatori naturali, potrebbe finire con l’estinguere non solo le cimici ma anche altri insetti,
innescando una sorta di effetto domino nel ciclo della vita: una reazione a catena sull'ecosistema da cui, a quel punto, non ci salveranno nemmeno i samurai veri in carne e ossa.
 
Povero macron non gliene va bene una .

E’ morta. Stecchita. A darne il triste annuncio sono stati i giornali francesi.
Dopo le prime indiscrezioni di le Monde, fonti diplomatiche da Parigi e Washington hanno confermato la notizia al Figaro.

La quercia donata da Emmanuel Macron a Donald Trump nell’aprile dell’anno scorso è morta. Stecchita.
In verità era sparita quasi subito, pochi giorni dopo la messa a dimora ufficiale immortalata dai fotografi:
i due presidenti giardinieri con le pale in mano, sotto gli occhi distratti delle First Lady.

Un fotografo della Reuters tornato sul posto aveva trovato lo spazio vuoto, il prato ingallito al posto di quel fusto gracile ma promettente
voto e simbolo di un’amicizia franco-americana che effettivamente, nell’ultimo anno, si è andata via via rinsecchendo anche politicamente.

La conferma del gelo tra i leader viene dal mondo infallibile delle piante.
La quercia europea dono dei francesi non è mai attecchita nei giardini del seminatore dell’America First.
Quando sparì, poco più di un anno fa, l’ambasciatore francese a Washington si affrettò a rassicurare le diplomazie
e i gardening di mezzo mondo: si trattava di un espianto temporaneo e dovuto.
La quercia era stata messa «in quarantena», una prassi valida per tutti i vegetali e i semi importati negli Stati Uniti per evitare l’introduzione di parassiti stranieri.
Questione di sicurezza alimentare, perbacco.
Come se Macron avesse portata quella piantina di nascosto e senza controlli nel bagaglio a mano della moglie, con una forma di camembert nella cappelliera.

Ma d’accordo, la legge vale per tutti. Anche per la quercia presidenziale ad alto valore simbolico,
proveniente da una foresta nel nord della Francia dove durante la Prima Guerra Mondiale hanno sacrificato la loro vita quasi duemila Marines americani.

Nello stesso periodo, a Washington, Woodrow Wilson aveva portato le pecore a brucare nel prato della Casa Bianca,
per risparmiare sulla forza lavoro e spedire i giardinieri al Fronte.
Cento anni dopo, la squadra dei gardener di The Donald non è riuscita a curare la quercia dell’amicizia. Possibile?

Anche le piante muoiono, certo. Ma bisognerebbe che qualcuno dell’orto del presidente rendesse noto il referto di morte, per placare lo spirito verde dei francesi feriti.
Altrimenti si potrebbe sostenere che c’è stata dell’incuria. O peggio, una precisa volontà di far sparire la quercia diplomatica.
Forse i democratici al Congresso chiederanno una commissione d’inchiesta gridando al complotto verde, chissà.
 

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