il PETROLIO SALE

Petrolio: allarme shooting star


Gabriele Picello | Articolo pubblicato il 07/05/2015 09:00:32



Non molto tempo fa era il nostro Giancarlo Dall’Aglio a metterci in guardia da quotazioni del greggio troppo basse ed esposte a movimenti meramente speculatori ed infatti i prezzi sono puntualmente esplosi a rialzo spingendosi dai minimi di marzo a quota 45.93 dollari per barile sino ai massimi di ieri a quota 62.58 dollari per barile.

Il futuro delle quotazioni del WTI è quindi roseo? Sicuramente potremmo assistere ad un ulteriore variazione dei fondamentali del prodotto a causa di elementi stagionali e geopolitici, ma almeno nel breve periodo sono palusibili prese di profitto dovute proprio al rialzo osservato nelle recenti sessioni.

La dinamica è evidente nella sessione di ieri, quando i prezzi hanno segnato i massimi di giornata proprio in prossimità della parte superiore del channel rialzista descritto nelle analisi proposte nei precedenti articoli.

Il recupero è stato notevole e la particolare conformazione grafica della candela del 6 maggio lascia pensare alla formazione di una Shooting Star (candela di inversione), la cui effettiva valenza andrà confermata nelle sessioni a venire: a questo proposito già oggi potremmo avere indicazioni in merito, in quanto una chiusura al di sotto dei minimi di ieri (60.54 $/bbl) potrebbe fornirci una conferma in tal senso.



Nella sessione di ieri il Crude Oil WTI termina le contrattazioni a quota 60.93 $/bbl, dopo aver registrato i massimi di giornata a quota 62.58 $/bbl



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Petrolio, segnali negativi per le quotazioni: i costi delle navi cargo ai massimi dal 2008


Giuseppe Timpone
Aggiornato il 29 Maggio 2015, ore 09:48

Petrolio, segnali negativi per le quotazioni: i costi delle navi cargo ai massimi dal 2008 - Economia - Investireoggi.it



Elemento certamente da tenere in considerazione ... come anche questo trafiletto:


Il petrolio vola, trivellazioni USA calano ai minimi da agosto 2010

Il prezzo del petrolio ha preso oggi il volo. Il future sul WTI con scadenza luglio ha guadagnato al NYMEX il 4,5% a $60,30 al barile. Si è trattato della migliore seduta da un mese e mezzo.Anche il Brent ha chiuso in forte rialzo. Il future con scadenza luglio ha guadagnato all'ICE il 4,8% a $65,56 al barile.
Il calo del numero di impianti di trivellazione ha accelerato negli USA e toccato i più bassi livelli dall'agosto del 2010. La notizia ha infiammato la speculazione su un rallentamento dell'offerta sul mercato petrolifero.
Le quotazioni del petrolio hanno inoltre beneficiato dell'indebolimento del dollaro. Il Dollar Index, l'indice che misura il valore del biglietto verde in relazione al paniere delle altre principali valute, è sceso oggi fino a 96,75 punti, da 96,87 punti di ieri. Un dollaro più debole è un fattore positivo per le materie prime denominate in dollari, come il petrolio, perchè le rende meno care per chi possiede altre divise.


Redazione Borsainside


Di certo l'imminente vertice Opec del 05 giugno sara' determinante per i futuri corsi del greggio sia in caso di taglio della produzione (al rialzo) che di nulla di fatto (al ribasso).
 
Ultima modifica:
Petrolio e valute: su USDCAD è imminente una svolta


Enrico Gei | Articolo pubblicato il 21/08/2015 11:00:42
Petrolio e valute, cadute e correlazioni... Enrico Gei ci avverte: potremmo essere vicini ad una svolta!


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Imperversano le analisi sul petrolio, e noi torniamo sulla coppia UsdCad che al petrolio è inversamente correlata, e che sembra a una svolta: dico sembra perché è necessario non anticipare alcun trade fino al segnale fornito.
Analisi ciclica e analisi tecnica hanno una valenza statistica, offrono più possibilità rispetto ad altri metodi, ma il money management e il rispetto della metodologia sono più importanti: il neofita del trading non lo sa, o non ci crede, ma lo imparerà a suon di batoste.
L’aspetto ciclico è evidente, abbiamo due fasi rialziste e la terza, attualmente in atto che supera la sua metà, e giocoforza dovrà andare a cercare un minimo di fine ciclo, già a occhio si nota come il prezzo non riesca a fare dei massimi crescenti.



In ottica di analisi tecnica è chiaro dal secondo grafico come il trend sia affaticato, e il corso dei prezzi ha già offerto dei possibili pattern di inversione, i venditori stanno premendo, accodiamoci quindi e piazziamo il nostro ordine: short alla rottura del supporto indicato, con stop loss sopra i massimi di ieri e target che rispetti un corretto risk/reward.



Buon trading a tutti !


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Petrolio: il problema sono le valute


Gabriele Picello | Articolo pubblicato il 20/08/2015 19:00:51


Se i cosiddetti Crude Bulls - i Tori del Petrolio - sono stati feriti da un mese di luglio che si conferma tra i peggiori mai registrati, è bene che si preparino ad affrontare un nuovo periodo di debolezza dovuto essenzialmente alle difficoltà che stanno affrontando alcune divise.

I perforatori, dal Canada alla Russia, vendono greggio quotato in Dollari USA, mentre la maggior parte dei costi operativi è quantificata in valuta locale, esaminiamo, ad esempio, quanto accade in Canada: il Dollaro Canadese è sceso ad un bottom più che decennale rispetto alla sua controparte statunitense!

La situazione del Canada si conferma simile anche in altri paesi, con la Russia che vede il suo Rublo quotare a ridosso di un minimo semestrale e tutto questo in un contesto complessivo che vede il mercato globale ben fornito di prodotto.

Il calo del 60% (in dollari USA) rispetto al mese di giugno 2014 non ha assolutamente messo in crisi i produttori statunitensi, che vedono il loro output ai massimi degli ultimi quarant’anni; per quanto concerne gli altri “big” si segnala un Iraq che estrae a livelli da record ed una Russia con una produzione ai massimi di tutta l’era post - sovietica.

La sovrabbondanza di Petrolio durerà sino al 2016 (International Energy Agency, 12 agosto 2015)


Abbiamo assistito ad una sorta di accavallamento di settori di influenza - dice Mike Wittner, Soc Gen - con le valute di alcuni paesi produttori soggette ad un crollo in grado di diminuire i costi di produzione: questo evento grava ulteriormente sui prezzi stessi dei prodotti e li trascina ulteriormente in una spirale negativa”.



Le valute dei paesi produttori di Commodities sono state le peggiori in una classifica stilata da Bloomberg, con i prezzi delle materie prime in costante calo e con la Federal Reserve pronta ad innalzare i tassi di interesse.

A guidare il calo nei confronti del Dollaro USA - oltre al Dollaro Canadese - sono stati il Real brasiliano ed il Dollaro Neozelandese.

Bear Market


Il Bloomberg Commodity Index ha lasciato sul parterre il 29% su base annua ed è ufficialmente entrato in una fase di Bear Market.

Le divergenze nelle valute suggeriscono un Dollaro più forte a fronte di valute più deboli dei paesi produttori (J. Currie, Goldman Sachs)”

R&R: Russia e Rublo


I rischi per l’economia russa innescati dal crollo dei prezzi del greggio sono mitigati dal calo del Rublo.

Rosfnet (maggior produttore di greggio a livello mondiale) ha aumentato del 27% le attività di perforazione nel corso dei primi sette mesi dell’anno ed un comunicato di Citigroup evidenzia come le attività di esportazione siano redditizie tanto ora quanto un anno fa, quando il prezzo del greggio era a ridosso dei 100 dollari per barile.

Nel mirino degli operatori sono, ora, le azioni della Federal Reserve, con un possibile incremento dei tassi di interesse che potrebbe rafforzare la divisa USA aggiungendo pressione sui prezzi delle materie prime quotate in dollari USA.



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PETROLIO a prezzo di saldo. Ma potrebbe non essere finita qui.
l 14 settembre 2015 alle 11:30 da Danilo DT



http://intermarketandmore.finanza.com/petrolio-a-prezzo-di-saldo-ma-potrebbe-non-essere-finita-qui-74015.html
Ma attenzione, ed è questo il punto che merita un minuto di meditazione: cosa comporterebbe per i paesi emergenti produttori un petrolio a 20 $/barile? E soprattutto come verrebbero colpite le loro finanze pubbliche da questo nuovo crollo del petrolio?
Petrolio: grafico lungo periodo

Se guardiamo un grafico di lungo periodo, notiamo che per ritrovarci a queste quotazioni, occorre tornare al 2002, ovvero 13 anni fa, anche se tutt’ora ci stiamo avvicinando ai picchi negativi del 2009. Facciamo attenzione e non diamo nulla per scontato. GS, anche se parte decisamente interessata alla questione e non così indipendente, potrebbe anche avere ragione. In tal caso avremo da una parte un’ottima notizia per chi consuma (Italia in primis) ma poi, indirettamente, dovremmo affrontare le conseguenze che andrebbero a colpire il mondo dei produttori. E vista la pressione fiscale che c’è sui derivati del’oro nero che va a limitare drammaticamente i nostri benefici (non è MAI paritetita la diminuzione del prezzo del petrolio con quanto conseguentemente scende la benzina), c’è il rischio che i benefici per noi siano molto inferiori delle problematiche che si avrebbero per chi invece produce.
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STAY TUNED!
Danilo DT
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