IL TEMPO PORTA VIA QUASI TUTTO, MA NON I MOMENTI VISSUTI, NON LE EMOZIONI. ILTEMPO TRATTIENE

Guardate dove porta l'ideologia politica. Deprimente.

Speronare una motovedetta della Guardia di Finanza e mettere a repentaglio le vite dei suoi uomini d'equipaggio non è reato.

A spiegarlo, con una decisione che grida vendetta al cielo e al comune senso della giustizia, è il Gip di Agrigento Alessandra Vella
a cui spetta il poco invidiabile merito di aver rimesso in libertà la capitana Carola Rackete.

Il problema è evidente.

A questo punto non stiamo più parlando di giustizia, ma di ideologia.

E per capirlo basta leggere le capziose motivazioni con cui il Gip cerca di avvalorare la propria decisione.

Escludere il reato di resistenza e violenza a nave da guerra sostenendo che entrambi siano stati giustificati
da una «discriminante» legata «all'adempimento di un dovere» identificato nel «salvare vite umane in mare» è un autentica mostruosità giuridica.

In primo luogo perché una corte - assai più rilevante nel merito - come quella per i «diritti umani» di Strasburgo aveva già escluso l'assenza di qualsiasi pericolo immediato per i migranti.

In secondo luogo perché l'articolo 54 del vigente codice penale prevede sì la non punibilità per chi agisce nella necessità di
«salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave» - ma sempre e solo a condizione «che il fatto sia proporzionato al pericolo».

Invece di proporzionato e sensato nella condotta di Carole Rackete non c'è assolutamente nulla.

La «capitana» ha deciso di tenere sulla tolda per quasi tre settimane il suo carico di umani non in base ad un dovere,
ma semplicemente in virtù della scelta politica di farli sbarcare solo ed esclusivamente in Italia.

Del resto come sancito dai giudici di Strasburgo, e comprovato dalle visite mediche successive allo sbarco, nessuno di quei migranti era in pericolo di vita.

Ma la bestemmia giuridica contenuta nella decisione del Gip è comprovata dalle parole dello stesso Procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio.

Subito dopo il fermo di Carla Rackete il capo della Procura aveva escluso l'esistenza di qualsiasi «ragione di necessità» capace di giustificare lo speronamento della motovedetta della Guardia di Finanza.

«Le ragioni umanitarie aveva detto Patronaggio - non possono giustificare atti di inammissibile violenza nei confronti di chi in divisa lavora in mare per la sicurezza di tutti».

Ma evidentemente il Gip Alessandra Vella ha un'altra visione del diritto e della legge.
Per lei, come per la tedesca Carola Rackete, pur di portare dei migrati irregolari in Italia è lecito
non solo infrangere il codice penale, ma anche mettere a rischio le vite degli uomini in divisa chiamati a far rispettare la legge e a difendere le nostre istituzioni.
 
Leggete un po'.

Caso "Sea Watch3", il Gip: "Ha agito in adempimento di un dovere"

Il giudice: "L'attracco da parte della Sea Watch alla banchina del porto di Lampedusa appare conforme al testo unico sull'immigrazione
nella parte in cui fa obbligo al capitano di prestare soccorso e prima assistenza allo straniero rintracciato in occasione dell'attraversamento irregolare della frontiera"“
 
Capite bene. La legge contro la Legge. Grazie sig. giudice. grazie.grazie. Ora sappiamo come si amministra la "giustizia".....politica.

"Il giudice per le indagini preliminari di Agrigento ritiene, di fatto, inapplicabile il decreto Sicurezza bis.“

"Ritiene questo giudice che nessuna idoneità a comprimere gli obblighi gravanti sul capitano della Sea Watch3,
oltre che delle autorità nazionali, potevano rivestire le direttive ministeriali in materia di "porti chiusi"
o il provvedimento del ministro degli Interni di concerto con il ministero della Difesa e delle Infrastrutture
che faceva divieto di ingresso, transito e sosta alla nave, nel mare nazionale, trattandosi peraltro solo di divieto sanzionato da sanzione amministrativa".“

La decisione assunta dal comandante di Sea Watch risulta conforme alle raccomandazioni
del commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa e a recenti pronunciamenti giurisprudenziali" - scrive, ancora, il gip Alessandra Vella - .

"I porti di Malta venivano esclusi perchè più distanti e quelli tunisini perchè, secondo la sua stessa valutazione: 'In Tunisia non ci sono porti sicuri'".

Le valutazioni della trentunenne tedesca sono condivise dal giudice "secondo cui Malta non ha accettato le previsioni che derivano dalle modifiche alla convenzione Sar del 2004".

I porti tunisini, inoltre, secondo quanto deciso da Carola, non sono stati ritenuti "conformi alla convenzione di Amburgo".
Il giudice sottolinea che la scelta è stata presa "avvalendosi della consulenza dei suoi legali".“

"L'attività del capitano della nave Sea Watch, di salvataggio in mare di soggetti naufraghi,
deve considerarsi adempimento degli obblighi derivanti dal complesso quadro normativo.
Il reato di resistenza a pubblico ufficiale deve ritenersi scriminato per avere agito l'indagata in adempimento di un dovere"
- argomenta il gip Alessandra Vella nell'escludere il reato di resistenza a pubblico ufficiale contestato alla comandante tedesca - .“

"Il dovere di soccorso dei naufraghi non si esaurisce con la mera presa a bordo dei naufraghi ma nella loro conduzione al porto sicuro più vicino"
- sottolinea il giudice per le indagini preliminari che boccia l'ipotesi di reato di "resistenza o violenza a nave da guerra" con questo ragionamento:

"Le unità navali della Guardia di Finanza sono considerate navi da guerra solo quando operano al di fuori delle acque territoriali ovvero in porti esteri ove non via sia una autorità consolare".“

 
Ma noi ce ne facciamo un baffo dei migranti clandestini, dei giudici, della mafia, di tutto e di più.

Noi abbiamo "loro".

Dolce&Gabbana sono in arrivo: già approdato lo yacht "Fatima"

Ci siamo. Il conto alla rovescia è, adesso, veramente cominciato. Gli stilisti Dolce & Gabbana sono già arrivati.
Nelle prossime ore dovrebbe iniziare a vedersi, nelle acque antistanti l'Agrigentino, il yatch "Regina d'Italia".

Ma intanto, al porto di Sciacca, è arrivata "Fatima": una imbarcazione di circa 35 metri con la quale gli stilisti si muoveranno.
"Fatima" servirà, di fatto, per gli spostamenti degli stilisti di fama mondiale, mentre il "Regina d'Italia" sarà il loro resort.

Dolce e Gabbana nella Valle dei Templi: la passerella attraverserà il Concordia
Ad essere interessati dagli eventi D&G sono proprio Sciacca, Agrigento e Palma di Montechiaro.
Le tre città, ma non soltanto, vivono dunque con frenesia - organizzativa, soprattutto, - l'attesa.
Super lavoro anche per le forze dell'ordine che dovranno preoccuparsi di garantire sicurezza e ordine pubblico.
Motivo per il quale vige un'unica parola d'ordine: riservatezza.

Il tour di Dolce e Gabbana nell'Agrigentino, in arrivo 380 "super ospiti": vertice in Prefettura
A Sciacca, però, nelle ultime ore, visto la presenza dello yatch "Fatima", sono in tantissimi coloro che continuano a dare un'occhiata alla banchina.
 
E poi.....c'è la giustizia, quella vera, dove i magistrati - a 3 anni dall'incidente -
non hanno ancora emesso un primo verdetto. 3 ANNI. Che schifo.

«Bisogna fare qualcosa per accelerare i tempi della giustizia»:
Augusta Brusadelli, vedova di Claudio Bertini – il 68enne morto sotto il crollo del ponte nell’ottobre del 2016 –
ieri è comparsa per la prima volta in pubblico, per rivolgersi al governatore della Lombardia, Attilio Fontana
e, subito dopo, al ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli.

Pesanti, le sue parole: «I funzionari indagati per la morte di mio marito sono ancora tutti al loro posto».

Qualcuno era persino lì, a pochi metri da lei, presente in forma ufficiale all’inaugurazione del nuovo ponte.

«C’è una perizia che parla ben chiaro», ha affermato Augusta Brusadelli; commoventi, le sue parole, pronunciate con grande dignità e vigore:

«La colpa non è di mio marito, che passava di lì in quel momento.
Le autorità devono fare tutto ciò che è in loro potere per velocizzare l’accertamento e l’attribuzione delle responsabilità:
dopo quasi tre anni, invece, non c’è ancora risposta. Noi vogliamo una giustizia giusta».

Per il sindaco di Annone, Patrizio Sidoti, «in effetti, non ci sono parole».

Sdegnato e partecipe, Fontana: «E’ una vergogna: la signora ha ragione. In un Paese civile, si sarebbe arrivati alla verità entro sei mesi.
Questi, in Italia, sono i tempi della giustizia; le riforme sembra quasi che vengano fatte per allungarli.
La certezza dei tempi è un diritto di tutte le parti in causa, anche perché col passare di troppo tempo i fatti si offuscano nella memoria, qualcosa si dimentica, affiorano i dubbi».

Tragedia inaccettabile

Sul palco, durante la presentazione del nuovo ponte ricostruito, la vedova di Claudio Bertini non ha parlato, ma se ne è fatto portavoce il ministro Toninelli:

«Ad Annone si è vissuta una tragedia inaccettabile, che mai sarebbe dovuta avvenire in un Paese civile.
La sofferenza è, naturalmente, anzitutto della signora Augusta, della figlia Valeria, ma è anche di un intero territorio,
che ha vissuto, da quel drammatico giorno, la paura di passare sopra o sotto un altro cavalcavia.
In uno Stato dove i cittadini sono al centro, ciò non deve succedere».

Anche il presidente della Regione ha dato voce alle «legittime richieste di una vittima totalmente incolpevole:
la vedova - ha ribadito Fontana - lamenta di non avere ottenuto ancora alcuna risposta, dopo quasi tre anni,
alla sua legittima esigenza di giustizia, cioè di individuare le responsabilità e procedere ai risarcimenti.
Mi sento di evidenziare questa situazione come abbastanza negativa».
 
Anas sapeva. Provincia sapeva. Ma nessun tecnico era in luogo per accertamenti.
Tutti comodamente seduti nei loro uffici.A rimpallarsi chi doveva intervenire.
Anas - secondo la provincia - perchè la strada era statale
La provincia - secondo anas - perchè il ponte era provinciale.

Calcinacci erano caduti e c'era il transito ad una corsia.
Il passaggio del trasporto eccezionale autorizzato da altra provincia, ha fatto crollare il ponte.

Crolla cavalcavia sulla statale: camion precipita sulle auto in transito
„"Già nel primo pomeriggio erano stati segnalati dei problemi e sul posto, insieme a una squadra di Anas
era intervenuta anche una pattuglia della Stradale di Lecco, che aveva proceduto a chiudere parzialmente una corsia in direzione della città, per consentire ai tecnici di svolgere gli accertamenti"“

 

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