IL TEMPO PORTA VIA QUASI TUTTO, MA NON I MOMENTI VISSUTI, NON LE EMOZIONI. ILTEMPO TRATTIENE

Il solito che curva a sinistra ......e patatrac.
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Ogni anno gli spettacoli pirotecnici che illuminano i borghi del lago attirano migliaia di persone di diversa provenienza e nazionalità.
L’incendio dell’Isola Comacina sicuramente fra questi è uno dei più affascinanti oltre ad essere di fondamentale importanza
per la storia e l’identità̀ di Varenna venutasi a consolidare proprio in seguito allo sbarco dei rifugiati isolani.

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Il legame tra le comunità della Tremezzina e di Varenna risale infatti all’anno mille, epoca in cui gli isolani approdarono a Varenna,
dopo che il Barbarossa ebbe distrutto ed incendiato le proprie abitazioni, per ottenere riparo e costituire una nuova comunità̀.
Nacque così̀ l’Insula Nova.

Ogni anno le due amministrazioni rinfrancano questo legame con rievocazioni storiche che si susseguono tra la fine di giugno ed il primo sabato di luglio.

In memoria di tali eventi la Pro Loco di Varenna, con il patrocinio del Comune di Varenna, organizza la “XXXVIII edizione della Festa del Lago”.

L’evento si aprirà a partire da venerdì 05 Luglio ore 20.00 con la possibilità di degustare piatti da street food presso i giardini in località Olivedo accompagnati da dj-set.
Sabato 06 Luglio le bancarelle apriranno alle ore 11.00 e proseguiranno per l’intera giornata, mentre alle ore 22.00
si entrerà nel clou della serata con la tradizionale rievocazione storica dello sbarco dei rifugiati dall’Isola Comacina a Riva Grande;
ciliegina finale l’immancabile spettacolo pirotecnico sull’acqua, gioia per gli occhi di grandi e piccini, che si terrà a partire dalle ore 23.15.
Domenica 07 Luglio la festa prosegue ai Giardini di Olivedo con le bancarelle di street food che apriranno alle ore 11.00
e termineranno alle ore 22.00 accompagnati da dj-set e lounge music.
 
Ecco la verità. "Il mondo va al contrario...".

"Il mondo al contrario. Chi viola la legge diventa un’eroina e chi ha difeso la patria tra un po’ passa per delinquente. Sono molto amareggiato.
Questo provvedimento è davvero ingiusto ma soprattutto contiene molte inesattezze. A partire dalla definizione di nave da guerra.
Lo sanno pure i bambini che l’imbarcazione della Guardia di Finanza è una nave da guerra perché issa il vessillo e ha i colori della Marina militare come nave da guerra".

A parlare, in una intervista all’Adnkronos, è uno dei finanzieri che presta servizio nel gruppo navale delle Fiamme gialle di Lampedusa e che preferisce restare anonimo.
Ha letto e riletto il provvedimento con il quale la gip Alessandra Vella ha scarcerato la Comandante della Sea watch.
E non riesce proprio a digerire quel passaggio dell’ordinanza sulla nave da guerra.

Secondo la gip con la manovra con cui Carola Rackete ha violato il divieto di attracco al porto di Lampedusa impostole dalla Guardia di Finanza
non avrebbe commesso alcuna violenza nei confronti di una nave da guerra e non ha opposto resistenza ad un pubblico ufficiale.
La gip di Agrigento Alessandra Vella ha rigettato tutte le accuse nei confronti della capitana della Sea Watch 3, non convalidando l'arresto e non disponendo nei suoi confronti alcuna misura cautelare.

"In caso di guerra la gdf passa sotto l’egida della Marina militare - dice la fonte Gdf- lo sanno tutti".

E aggiunge:

"Tutti gli equipaggi Gdf sono equipaggi Cem, cioè appartengono al corpo militare marittimi".

"Secondo qualcuno dovevamo essere noi a essere puniti - dice - una assurdità.
Noi abbiamo eseguito solo ordini legittimi e invece passiamo per chi commette un reato. Non ci sono più regole certe".

E ancora: "Mi sembra di stare a teatro con le comparse ma non so chi è il burattinaio- dice -
Il collega ha eseguito ordini e gli è andata bene perché poteva rischiare la vita.
Per il resto andiamo avanti ma non ci sono più le condizioni per lavorare bene, in serenità".

"Quando mi alzo la mattina e leggo queste cose divento matto". E conclude chiedendosi:

"Il popolo con chi sta? Noi non abbiamo fatto abusi. Non ci sto a passare per delinquente. Proprio no".
 
Verità due. Che fa il paio con quella di Roma. Non scordiamocelo mai. "si guadagna di più che con la droga".

Documenti e fatture falsi, servizi non corrisposti.
Il tutto per un totale di 7 milioni e mezzo di fondi pubblici incassati indebitamente nel giro di quattro anni.

Sono questi i primi risultati dell’inchiesta 'Fake Onlus', coordinata dalla procura di Milano e condotta dalla Guardia di Finanza di Lodi.

Al centro ci sono quattro organizzazioni senza scopo di lucro attive nell’accoglienza dei richiedenti asilo
tra Lodi, Pavia e Parma: 'Area Solidale', 'Milano Solidale', 'Gli amici di Madre Teresa Giuliani' e 'Volontari senza frontiere'.


Undici le misure di custodia cautelare eseguite tra Lombardia e Campania, predisposte dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano, Carlo Ottone De Marchi:
una in carcere, 5 persone agli arresti domiciliari e altrettante con obbligo di dimora nel comune di residenza.
I reati ipotizzati sono, a vario titolo, quelli di associazione per delinquere, truffa allo Stato e autoriciclaggio.


In due anni di indagini, dirette dal procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini e dal sostituto procuratore Gianluca Prisco
e condotte dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Lodi, sono emersi “i tratti essenziali di un pericoloso sodalizio criminale
che si è stabilmente inserito nelle gare pubbliche per la gestione dell’emergenza migranti indette dalle prefetture di Lodi, Pavia e Parma”.
 
1. SI È TRATTATO DI UN SOCCORSO O DI UN RECUPERO?

Il giudice Vella basandosi su una relazione della Guardia di finanza e soprattutto sulle parole della capitana dà per scontato
che il 12 giugno il gommone individuato dall'aereo delle Ong, Colibrì, decollato da Lampedusa, rischiava di affondare da un momento all'altro.
«Era un gommone in condizioni precarie e nessuno aveva giubbotto di salvataggio, non avevano benzina per raggiungere alcun posto» sono la parole di Carola riportate nell'ordinanza.

In realtà una foto scattata dalla stessa Sea Watch dimostra che i tubolari del gommone blu sono gonfi e a bordo ci sono diverse serbatoi usati per il carburante.
Sulle modalità del «soccorso» è aperta una seconda inchiesta per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina che stabilirà se non si tratti di un «recupero» più o meno concordato.
Per di più il Gip non prende minimamente in considerazione l'assunzione di responsabilità dell'operazione, in acque di ricerca e soccorso libiche, della Guardia costiera di Tripoli.

2.«LA TUNISIA NON È UN PORTO SICURO»
Sea Watch, una volta imbarcati i migranti, si trovava a 69 miglia dalla Tunisia rispetto alle 124 da Lampedusa.
Dopo avere rifiutato lo sbarco a Tripoli, zona di guerra, poteva puntare su Zarzis, ma la giudice Vella spiega che
«venivano esclusi i porti tunisini perché secondo la stessa valutazione del Comandante della nave, «in Tunisia non ci sono porti sicuri».
Circostanza che riferiva risultarle «da informazioni di Amnesty international».
E così via verso l'Italia. Peccato che la Tunisia ha firmato le Convenzioni sul salvataggio in mare e quella di Ginevra sui diritti dell'uomo.
Ogni anno 5 milioni di turisti la considerano sicura per le vacanze.
Non solo: è datato l'esempio citato nell'ordinanza di un mercantile da due settimane al largo di Zarzis in attesa di sbarcare 75 persone partite dalla Libia e soccorse in mare.
Il 18 giugno i migranti, che non avevano diritto all'asilo, sono scesi a terra con un accordo mediato dall'Onu che li ha rimpatriati.

3.CAROLA POTEVA VIOLARE IL BLOCCO
Il leit motiv del salvataggio di vite umane e dei migranti in pericolo continua anche davanti alle acque territoriali italiane,
dove le persone malate o vulnerabili, come donne e bambini, sono state sbarcate.
La procura di Agrigento ha detto chiaro e tondo che non c'era alcuno «stato di necessità».
La giudice Vella, al contrario, sostiene che la decisione di violare il blocco imposto dal Viminale «risulta supportata»
da una serie di norme «per prestare soccorso e assistenza allo straniero giunto nel territorio nazionale a seguito di operazioni di salvataggio in mare».
In pratica non possiamo fermare le navi delle Ong con i migranti a bordo e le «direttive ministeriali in materia di porti chiusi»
non hanno «nessuna idoneità a comprimere gli obblighi gravanti sul capitano della Sea Watch 3» di far sbarcare i migranti nel porto di Lampedusa.

4. IL SUO DOVERE
Le accuse di violenza e resistenza nei confronti dei finanzieri a bordo della motovedetta, che fino all'ultimo hanno tentato di fermare Sea Watch, vengono smontate.
Stupefacente l'opinione del giudice sulla manovra di Carola che ha schiacciato l'unità dello Stato contro la banchina.
«Dalla visione del video il fatto deve essere di molto ridimensionato, nella sua portata offensiva» scrive Vella.

Bontà sua il gip ammette che per i cinque pubblici ufficiali a bordo, la manovra era «pericolosa e volontaria seppure calcolata».
Però il fatto non è punibile «per avere l'indagata agito in adempimento di un dovere» di sbarcare i migranti in Italia.

5. L'INTERVENTO DEI LIBICI
Il Gip non prende minimamente in considerazione l'assunzione di responsabilità dell'operazione, in acque di ricerca e soccorso libiche, della Guardia costiera di Tripoli.
E scrive riportando il rapporto della Finanza che «al termine delle operazioni giungeva una motovedetta libica,
che preso atto di quanto accaduto si allontana senza dare indicazioni al comandante di Sea Watch 3».
In realtà la capitana ammette con una mail inviata il 12 giugno a tutti i Centri di soccorso dell'area
che i marinai libici «mi contattano via canale 16 Vhf, dopo l'imbarco dei migranti» tirati a bordo, guarda caso, appena in tempo.
 
Classe 1975, nata ad Agrigento, con un passato a capo della sezione locale dell’Anm, il sindacato dei magistrati.
Alessandra Vella è il gip che ha smontato le accuse a carico di Carola Rackete
e l’ha rilasciata come niente fosse.
Un buffetto e via. Non ha ritenuto grave né l’essere entrata a forza nelle acque territoriali italiane né aver speronato una motovedetta della Guardia di Finanza.
E tantomeno ha considerato grave l’aver fatto entrare in Italia una cinquantina di immigrati irregolari. Via, libera.

La decisione dell’ennesimo magistrato politicizzato fa orrore per due motivi: uno legato all’ordine interno e uno connesso alla sicurezza esterna.
Da una parte viene rimessa in libertà una persona che ha deliberatamente infranto la legge,
avallando qualunque delinquente che decide di disobbedire allo Stato; dall’altra riapre i porti a tutte quelle ong che vogliono scaricare i migranti irregolari sulle nostre coste.

Viene da chiedersi: a cosa serve approvare i decreti se poi un magistrato fa spallucce e dà ragione a chi li ha violati?
Il decreto Sicurezza bis parla chiaro: il porto di Lampedusa le era precluso.
Eppure la capitana di Sea Watch ha preferito la pantomima per far crescere la tensione fino al limite.
Nelle due settimane, in cui ha zig-zagato sul limitare delle acque territoriali italiane, avrebbe avuto tutto il tempo (e il carburante)
per andare in Germania (dove ha sede l’ong) o in Olanda (il Paese di cui batte bandiera). Ma non lo ha fatto.
La decisione di rimanere lì è stata, dunque, politica. Come è stata politica la decisione di non difendere i militari
contro cui la capitana è andata addosso per entrare in porto e far sbarcare i migranti.

Quale messaggio potrà mai passare da un magistrato che non tutela l’incolumità dei militari che rischiano quotidianamente la vita per garantirci la sicurezza?
Ogni antagonista che vuole disobbedire allo Stato “fascista” si sentirà ora in diritto di farlo.

Il caso della Sea Watch 3 è anche un pericolosissimo precedente per tutte le ong.
Ancora qualche mese fa non se ne vedeva più alcuna a ridosso delle acque italiane.
Adesso, invece, hanno ripreso a popolare il Mediterraneo
.
Dopo tanti mesi sono, infatti, tornate a farsi vedere Open Arms e Sea Eye. Anche Mediterranea Saving Humans si è rifatta sotto
nonostante abbia la Mare Jonio sotto sequestro nel porto di Licata.
Per tutte quante Carola Rackete è stato un vero e proprio spot che sta fruttando tanti di quei soldi da potersi assicurare molte altre missioni.
Tanto più che sanno di poter fare a meno di accantonare fondi per le spese legali.

In Italia troveranno sempre un magistrato, come il gip Vella, pronto ad essere indulgente con loro.
La liberazione della capitana di Sea Watch è una sorta di lasciapassare per tutte le ong che adesso si sentiranno legittimate di far carta straccia delle nostre leggi.
 
I commenti più pacati :

"Complimenti all'anti-italiana che si è schierata contro la Guardia di Finanza. Riforma della Giustizia subito che preveda il licenziamento dei cani sciolti anti-italiani della magistratura."

"Se una nave battente bandiera straniera deliberatamente non rispetta l’ordinamento italiano usando la forza
e allo stesso tempo il nostro diritto di far rispettare la legge viene apertamente messo in discussione da rappresentanti di altri Stati
si pone un grave problema di indipendenza politica e di sovranità del nostro Paese.

Leggi e confini, costruiti e difesi sia dai padri costituenti che dai nostri avi, anche a costo della loro vita, fin dai tempi del Risorgimento.
Non accettiamo pressioni atte a minare la credibilità e la sovranità della nostra Italia”.

Dichiarazione rilasciata dal sottosegretario alla Difesa Raffaele Volpi.
Dovrebbe essere di monito a certa magistratura politicizzata che , ancora una volta, si è fatta beffe delle nostre leggi.

"Esatto..e come se non bastasse esiste l'Art.19 della CONVENZIONE DELLE NAZIONI UNITE SUL DIRITTO DEL MARE,
che condanna la capitana..!! Ma ad Agrigento non si studiano certe cose..solo le Cose Nostre..!!"

"A me piacerebbe che fosse il ministro delle Difesa a fare queste dichiarazioni e non un SEMPLICE sotto-segretario (voluto)
Il salario pù elevato lo prende la MINESTRA (voluto) e non il poveraccio sottosegretario."

"Già il fatto che in Italia esistano le correnti nella magistratura è un controsenso,un'idiozia........
uno che deve giudicare non dovrebbe avere tessere,dovrebbe essere super-partes........il nostro paese è al limite dell'assurdo.
Cosa doveva fare questa signora per essere condannata?Doveva uccidere qualcuno?Doveva fare una strage?
Per i giudici italiani ormai da tempo provo solo disprezzo,schifo,disgusto,vomito.
Sinceramente ora penso sia troppo tardi per porre un argine allo strapotere di questi personaggi ormai al di fuori della legge,uno stato nello stato.
Dopo Mani Pulite hanno acquisito un potere enorme,grazie soprattutto al terrorista Francesco Saverio Borrelli.
Vi ricordate gli avvisi di garanzia spediti prima ai giornali che ai diretti interessati?
Gente che per questo si suicidò,e alcuni neanche erano colpevoli.Allora anch'io,stupidamente,plaudivo a tutto quello schifo,ora,visto da lontano,è tutta un'altra cosa.
Mi auguro che la cosa non finisca qui,ma non credo che si possa intervenire sulle sentenze.Sinceramente sono sfiduciato per il futuro di questa Italia."

"D'altronde è la rappresentante locale della ANM di Palamara, a detta di alcuni procuratori corrotto e corruttore. Buon sangue non mente...."

"La GIP, non conosce la legge.
C'è una legge e una sentenza in cassazione (che fa giurisprudenza) che sancisce che la nage della GdF è una nave da guerra.
La dottsa Vella è quantomeno incompetente se non i totale malafede "

Cassazione penale, sez. III, 14 giugno 2006, n. 31403
 
.....e la chiamano "giustizia"....la giustizia......."rimaniamo sgomenti"

Corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio,
corruzione in atti giudiziari, traffico di influenze illecite, millantato credito, tentata estorsione, favoreggiamento personale.

Sono questi i reati per cui sono state arrestate cinque persone, tra cui un giudice del tribunale di Napoli.
È la conclusione dell’operazione S. Gennaro, coordinata dalla Procura di Roma.

Gli agenti della squadra mobile stanno eseguendo anche una serie di perquisizioni a carico degli indagati.
Dalle indagini sono emersi anche contatti tra gli indagati e affiliati a clan camorristi.

Il giudice arrestato è il gip di Ischia Alberto Capuano.
Il magistrato, 60 anni, è in servizio presso la sede distaccata sull’isola del tribunale di Napoli
ed è stato arrestato assieme al consigliere circoscrizionale della X municipalità di Bagnoli (Napoli), Antonio di Dio,
che fu eletto in una lista a sostegno del sindaco Luigi De Magistris,
all’imprenditore Valentino Cassini e al pregiudicato Giuseppe Liccardo,
ritenuto da investigatori ed inquirenti vicino al clan Mallardo di Giugliano.

Gli arresti domiciliari sono invece stati disposti nei confronti di Elio Bonaiuto, avvocato del foro di Napoli.

Il giudice Capuano, già in passato, era finito al centro di una inchiesta ma la sua posizione dopo qualche anno venne archiviata.
Il reato ipotizzato nei suoi confronti era stato di corruzione: gli inquirenti lo accusavano di avere agevolato alcuni noti imprenditori, i Ragosta, in cambio di favori.


Sul caso è intervenuta la Giunta esecutiva della sezione di Napoli dell’Associazione nazionale magistrati:

“Le notizie di stampa relative all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un giudice del Tribunale di Napoli,
indagato per gravissimi fatti di corruzione in atti giudiziari e, addirittura, accusato di aver avuto contatto con sodalizi camorristici – si legge nella nota –
lasciano sgomenti i magistrati del Distretto".
 
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