Il tetto del debito USA: Una bomba a orologeria per l'economia globale? (1 Viewer)

In un mondo globalizzato dove l'economia di un Paese può influenzare quella di un altro, la situazione del debito degli Stati Uniti diventa una questione centrale. Gli USA, pilastro fondamentale dell'economia mondiale, si trovano di fronte a un dilemma senza precedenti: il rischio di non riuscire a onorare i propri impegni di debito. Dal punto di vista dell'analista del portale di Doveinvestire.com Simone Mordenti, questo scenario potrebbe innescare una cascata di eventi con conseguenze di portata mondiale.

Il tetto del debito americano e le sue ripercussioni globali​

Il tetto del debito degli Stati Uniti è un argomento che ha dominato le discussioni economiche negli ultimi tempi. Questo limite, imposto dal Congresso americano, determina la quantità massima di denaro che il governo può prendere in prestito per finanziare le sue operazioni.

Dal 1960, il tetto del debito è stato aumentato 78 volte, diventando una pedina nelle mani dei politici. Tuttavia, la vera questione che dovrebbe interessare gli investitori e operatori del mercato non è tanto se il tetto del debito verrà alzato, ma cosa succederà se non lo sarà.

Recentemente, sono circolate voci secondo cui Janet Yellen, la Segretaria al Tesoro degli Stati Uniti, potrebbe aver ingannato gli operatori sulla data di scadenza per l'aumento del tetto del debito. Secondo le indiscrezioni, la scadenza sarebbe posticipata tra il 2 e il 13 giugno, non il 1° giugno come annunciato. Tuttavia, indipendentemente dalla data esatta, è innegabile che il tempo sta scadendo. Se il governo dovesse chiudere, potrebbe innescare una serie di eventi con ripercussioni su larga scala.

Il rischio di default, un'analisi delle possibili conseguenze​

Il rischio di inadempimento, o default, è la minaccia più grande in questo dibattito sul tetto del debito negli Stati Uniti. Se il governo non riuscisse a pagare gli interessi sui titoli di Stato, ci troveremmo di fronte a un default del debito. Da qui in poi, i principali creditori potrebbero richiedere tassi di interesse più alti sul debito americano, considerandolo più rischioso. Questo porterebbe a un incremento dei rendimenti, e quindi a tassi di interesse più elevati. Il mio consiglio personale è di tenere d'occhio questi sviluppi e di rimanere sempre ben informati.

Rischi e Opportunità per gli Investitori​

In questa delicata congiuntura, è essenziale per gli investitori considerare i potenziali rischi e le opportunità emergenti. Come analista del portale di Dove Investire, vedo sia sfide che potenziali benefici in questa situazione.

Rischi​

In primo luogo, un eventuale default del debito degli Stati Uniti potrebbe scatenare turbolenze significative nei mercati globali. Il dollaro americano, essendo la valuta di riserva mondiale, potrebbe essere sottoposto a pressioni se gli investitori perdono fiducia nella capacità del governo americano di gestire il proprio debito. Questo potrebbe influenzare non solo il mercato valutario, ma anche i mercati azionari e obbligazionari globali.

Inoltre, un aumento dei tassi di interesse derivante da una percezione di maggiore rischio potrebbe comportare costi di finanziamento più elevati per gli emittenti di debito. Questo potrebbe a sua volta pesare sui bilanci delle aziende, con conseguente impatto negativo sulle azioni.

Opportunità​

Tuttavia, ci sono anche potenziali opportunità. Se il tetto del debito venisse aumentato e la crisi evitata, potrebbe esserci un rilievo temporaneo che potrebbe innescare un rally nei mercati globali. Questo potrebbe presentare una buona opportunità di investimento per coloro che sono disposti a scommettere su un esito positivo.

Inoltre, in un ambiente di crescente volatilità, ci potrebbero essere opportunità per i trader a breve termine di trarre profitto dalle oscillazioni di prezzo.

Da un punto di vista più a lungo termine, gli investitori potrebbero anche vedere questo come un momento opportuno per riconsiderare la loro esposizione al rischio e bilanciare i loro portafogli.

Il consiglio, come sempre è di rimanere aggiornati e di non lasciare che le emozioni guidino le decisioni di investimento. La situazione è in costante evoluzione e, come investitori, è d'obbligo essere pronti ad adattarci alle evoluzioni dei mercati.
 

tontolina

Forumer storico
come l’aumento delle posizioni a leva su scommesse per un crollo dei futures dei Treasuries Usa rimandi echi sinistri di quel basis trading che nel marzo del 2020 generò perdite enormi ai pair-trading funds e obbligò la Fed all’ennesima iniezione di miliardi.
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E cosa sarebbe mai il basis trading?
Di fatto una strategia neutrale, poiché in via teorica dovrebbe isolare l’investitore dal rischio di fluttuazione dei prezzi. Ovvero, si va long su un asset e contemporaneamente anche short, utilizzando uno swap. Il cosiddetto cash and carry.
Il rischio? Essendo strategia neutrale, formalmente assente.
A parte un piccolo particolare: la neutralità è garantita dall’uso di un derivato.
Problema ulteriore? Il meccanismo funziona perfettamente, a meno che non venga a mancare il lubrificante agli ingranaggi: la liquidità. Proprio ciò che sparì di colpo nel marzo 2020, causa Covid.

questo secondo grafico mostra come, per gran parte dell’ultimo anno, l’indice curato da Bloomberg che misura la liquidità nel mercato dei Treasuries abbia flirtato con livelli raggiunti nel picco della crisi pandemica globale. Tradotto, anche un limitato, singolo spasmo nel basis trading potrebbe innescare un effetto palla di neve a velocità siderale. E con conseguenze catastrofiche.
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C’è un mindset pericoloso. Il grafico mostra infatti come, proprio nel giorno in cui veniva annunciato il Save, Fed di St. Louis e Bea certificavano come le spese per interessi sul debito federale Usa avessero superato per la prima volta in assoluto i 900 miliardi di dollari. E stando alle proiezioni, entro un trimestre o al massimo due sarà varcato il benchmark del trilione di dollari. Da quel momento in poi, inizierà il countdown verso il Minsky Moment, la trappola del debito che diviene insostenibile a prescindere dal tasso di crescita. Ma per gli Usa e non per la Cina, come si pensava fino a pochi anni fa.
 

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