News, Dati, Eventi finanziari in 8 anni 556 miliard take at look

ITALIANE
IN GIRO PER IL MONDO
ECONOMICS
FORSE È SCIENZA
C'ERA UNA VOLTA
LA NERA
SEI SICURO?
EDITORIALI
TARGET
[URL="http://www.ilnord.it/#"]3[/URL] Share on facebook Share on print Share on twitter Share on oknotizie Share on email Share on favorites More Sharing Services

DISASTRO LIBIA HA RISVOLTI TREMENDI PER L'ITALIA: FORNITURE DI PETROLIO E GAS AD ALTISSIMO RISCHIO (CATASTROFE ENERGIA)

giovedì 19 febbraio 2015
Le riserve di greggio della Libia, secondo una stima del gennaio 2014, ammontano a 48 miliardi di barili: il quantitativo maggiore di tutta l'Africa, pari al 38 per cento delle riserve dell'intero continente, il che pone il paese al nono posto al mondo come potenziale produttore di petrolio.
I bacini sedimentari principali sono sei: Sirte, Murzuk, Ghadames, la Cirenaica e Kufra. Il primo, Sirte, e' il piu' vasto e da solo custodisce l'80 per cento del greggio estraibile, salvo nuove scoperte.
Bastano queste cifre per far capire perche' la crisi libica sia oggetto di preoccupazione per i paesi europei, e in particolare l'Italia, che sono i maggiori destinatari delle esportazioni energetiche della Libia.
E si capisce perche' la notizia dell'inizio dell'invasione della Sirte da parte dei terroristi dello Stato islamico abbia improvvisamente resa concreta la prospettiva di un intervento militare per la pacificazione del paese, ipotesi che in precedenza veniva considerata come l'estrema possibilita', esaurito ogni tipo di dialogo.
Prima dell'inizio della guerra civile nel 2011, con il rovesciamento del regime di Muammar Gheddafi, la Libia estraeva 1,65 milioni di barili al giorno di greggio di eccellente qualita'. In buona parte del decennio precedente la produzione era andata aumentando, dagli 1,4 milioni di barili del 2000 agli 1,74 milioni del 2008, rimanendo tuttavia lontana dal picco dei 3 milioni di barili/giorno degli anni Sessanta.
La contrazione avvenne in seguito alla parziale nazionalizzazione dell'industria petrolifera e per le sanzioni imposte dall'Onu come conseguenza delle attivita' di sostegno al terrorismo attribuite al regime dei Gheddafi. Queste impedirono anche gli investimenti per l'acquisto e di nuove attrezzature e lo sviluppo di tecniche estrattive aggiornate.
Secondo stime dell'Energy Information Administration (Eia) statunitense, la reale capacita' estrattiva della Libia, tenuto conto degli impianti fermi per i danneggiamenti subiti e l'obsolescenza dei materiali, si aggira intorno agli 1,6 milioni di barili al giorno.
Ma la crisi attuale ha ulteriormente danneggiato il settore petrolifero.
Dal gennaio al novembre del 2014, sempre secondo stime dell'Eia, la media produttiva e' stata di 450 mila barili al giorno, contro i 500 mila del 2013 e i 900 mila del 2012. I disordini e le attivita' delle milizie che hanno incominciato a imperversare nel paese hanno inoltre provocato il blocco delle attivita' portuali, obbligando al fermo delle attivita' di estrazione del greggio indirizzato alle navi petroliere.
Anche il greggio destinato al trasporto con oleodotti si e' ridotto in seguito a proteste e sabotaggi alle attrezzature. Per quasi un anno, i principali porti della parte orientale del paese, Es Sidra, Ras Lanuf, Zueitina e Marsa al Hariga, sono rimasti fermi.
Il blocco e' cominciato alla fine di giugno 2013 ed e' stato parzialmente alleggerito con la riapertura nell'aprile del 2014 di Zueitina e Marsa al Hariga, e nel successivo giugno di Es Sidra e Ras Lanuf.
Nella regione occidentale, la produzione dei giacimenti di el Sharara ed el Feel, rispettivamente 340 mila e 100 mila barili/giorno, e' stata ripetutamente interrotta.
Le conseguenze per il paese sono state pesanti. La Libia dipende quasi totalmente dalla produzione di idrocarburi. Nel 2012, secondo stime del Fondo monetario internazionale, petrolio e gas hanno rappresentato il 96 per cento degli introiti statali e il 98 per cento di quelli delle esportazioni.
La riduzione delle attivita' estrattive ha portato nel 2011, anno d'inizio della guerra civile, a un calo del 62 per cento del Prodotto interno lordo, che negli anni successivi ha avuta una parziale ripresa, annullata tuttavia nel 2014.
Secondo i dati dell'Eia, nel 2013 la Libia ha esportato 875 mila barili di greggio al giorno, sfruttando le riserve. Nel 2011, i combattimenti esplosi dopo il crollo di Gheddafi avevano ridotto le esportazioni a 400 mila barili al giorno, mentre nel 2012 vi era stata una ripresa a 1,3 milioni di barili. Nel 2014, le esportazioni hanno invece continuato a ridursi.
La maggior parte del greggio libico, dal 70 all'80 per cento, e' destinato all'Europa, in particolare a Italia, Germania e Francia.
Secondo dati del ministero dello Sviluppo economico, nel 2010, prima del collasso libico, venivano importati dal paese africano una media di 380 mila barili di greggio al giorno, pari al 25 per cento delle importazioni nazionali; nel 2014 si e' arrivati ad appena 80 mila barili/giorno, pari all'8 per cento delle importazioni. E' evidente l'impatto di un simile collasso sulla sicurezza energetica nazionale, mitigato soltanto dalla diminuzione del fabbisogno causato dalla crisi economica (e non e' certo una considerazione positiva) e quindi ora, al di là delle chiacchiere del governo Renzi, o l'Italia va in Libia a riportare ordine e a difendere i suoi fondamentali interessi energetici, oppure alla crisi economica si aggiungerà la crisi petrolifera.
L'Italia non si può permettere di fare a meno del greggio libico, neppure se il prezo dovesse precipitare sui mercati internazionali. Questo, perchè la caduta del prezzo del petrolio non deriva da una sovrabbondanza di materia prima, ma da una spietata guerra commerciale in corso tra i produttori dei paesi arabi e gli Usa. Tutti gli analisti concordano nel dire che finirà quest'anno, al massimo nei primi del 2016. E poi? Che farà l'Italia?
Redazione Milano.

ar_image_4075_l.png


Cerca tra gli articoli che parlano di:

LIBIA PETROLIO FORNITURE EUROPA ITALIA PORTI MILIZIE ISIS GUERRA INTERVENTO MILITARE GHEDDAFI
 
1358346758112.jpg

1
1358346767625.jpg




Contribuiamo al vostro successo rendendo il più semplice possible tanto il regolamento delle operazioni quanto la custodia dei vostri investimenti. Vi aiutiamo inoltre a gestire i rischi e l'esposizione derivanti dalle vostre operazioni.
Apparteniamo ai nostri utenti, che ci gestiscono e i cui interessi hanno per noi la priorità assoluta.







Gestiamo per voi attività stimate a più di 22.000 miliardi di EUR. Il valore complessivo annuale delle operazioni su titoli concluse per voi dal gruppo Euroclear ammonta a più di 580.000 miliardi di EUR. Attraverso le diversi sedi in Europa, Asia, Medio Oriente e America, i nostri specialisti sono a vostra completa disposizione per fornirvi un'assistenza personalizzata.
 
Il Trucco delle Tre Carte dei Banchieri



di L. Acerra


Due mesi fa Marco Saba ha proposto la seguente storiella, intitolata: Il Trucco dei Banchieri Spiegato ad un Bambino. In una famiglia, il figlio dice alla madre: "Mamma, ho un debito con dei compagni di scuola; mi dai 10 euro?" La mamma: "Assolutamente! I debiti vanno pagati." Il papà mugugna un po' ma poi glieli da.

Il bimbo però si è inventata di sana pianta la storia del debito e nasconde i soldi così ottenuti in un salvadanaio. Risultato: il bilancio familiare è a meno 10 euro, il bilancio del figlio è apparentemente in pari, ma il figlio ha rubato 10 euro alla famiglia.


Ora dobbiamo solo cambiare i personaggi: la mamma è lo stato, il papà è il popolo che lavora, il figlio è il banchiere. Il falso debito del bambino è l'iscrizione al passivo del valore nominale di tutta la moneta emessa. Il salvadanaio equivale ai conti off-shore dove vengono nascosti i soldi, conti intestati a famiglie di banchieri anonimi... La storiella si ripete 'a piacere.' Chi mai manderebbe in galera un bambino?


Post scriptum in coda alla storia di Saba: Il salvadanaio è visibile solo facendo un audit dei conti delle banche presso le camere di compensazione internazionali (v.correlati); in Europa: Clearstream, Euroclear, SWIFT.


Il valore nominale delle banconote (il signoraggio della massa monetaria dei popoli) è incassato solo al momento della restituzione del prestito, ma non va agli azionisti (vedi registri contabili delle banche, valevoli anche ai fini fiscali), quindi più che di incasso si dovrebbe parlare di far scomparire in nero quei proventi.


Dunque dobbiamo parlare dell'artificio contabile con cui qualcosa che prima della sua creazione non esisteva, cioè il denaro prestato, viene messo al passivo nei bilanci delle banche. Tale artificio permette infatti alle banche di simulare di essere esclusivamente degli istituti di intermediazione, anche a fini fiscali, quando invece la funzione principale che svolgono è quella di creare nuovo denaro ogni volta che effettuano degli impieghi.

Visto che il denaro creato (che per quanto riguarda le banche italiane azioniste di Banca d'Italia ammonta ad oltre 1000 miliardi l'anno) finisce sui conti Clearstream, l'artificio permette di poggiare la creazione del denaro su un organismo debole, che è in 'sofferenza' perpetua, mentre i conti beneficiari su Clearstream sono nascosti ed esentasse.


Il succo del discorso è spiegato in un recente articolo da Marco Saba: “In sostanza, quando la banca presta, crea denaro direttamente nel conto del cliente senza prima accreditarselo, il che le permette poi, quando reincassa il denaro, di pareggiare la contabilità mantenendo l'incasso come provvista extra-contabile, in nero. Si tratta di denaro fantasma che ammonta a circa 1.400 miliardi di euro per il solo 2013, secondo i dati sugli impieghi di Bankitalia.

Tali soldi virtuali sono poi riciclati tramite i sistemi di compensazione interbancaria, gestiti da pochissime persone autorizzate all'interno del sistema bancario: gli addetti ai sistemi di pagamento internazionali. Sarà un caso, ma anche nella recente ondata di suicidi bancari accaduti all'estero - almeno 16 dall'inizio dell'anno - spesso si trattava di persone che avevano accesso a tali sistemi. Non si meraviglierebbe il lettore se sapesse che fu proprio Roberto Calvi, trovato impiccato sotto un ponte presso la City di Londra nel 1982, ad elaborare il primo sistema dei conti neri non pubblicati all'interno della CEDEL, che poi diventò la Banca Clearstream e che è uno dei tre sistemi che compongono il triangolo europeo delle Bermuda dove sparisce il denaro fantasma. Gli altri due punti d'accesso sono: Euroclear e Swift. Se la pista è questa, mi auguro che i prossimi banchieri facciano outing, prima di fare quella misera fine, che sia per accidente o per senso del pudore...


La verità è che si continua a parlare di eventi che ci passano sotto gli occhi senza poterne vedere la struttura. Per esempio il 1 gennaio 2013 la finanza internazionale escluse la città papale del Vaticano dalla camera di compensazione internazionale Swift, proprio come è stato fatto con l'Iran. I turisti, i pellegrini non poterono più utilizzare le loro carte di credito e ancor meno i distributori di biglietti. Tutto tornò alla normalità 39 giorni dopo, con la sostituzione di Papa Ratzinger con il nuovo Papa dell'ordine dei gesuiti, Papa Francesco.


Danni procurati dal black-out di 39 giorni? Inestimabili, se si considera che lo Swift è una stampella essenziale per la camera di compensazione Clearstream, sulla quale lo IOR possiede 21 conti segreti (al 2005), cointestati con altre banche di facciata.


Tutto questo per dire che Clearstream permette di trasportare elettronicamente titoli e valori per i propri clienti, ai quali fornisce opacità e sicurezza. Sicurezza al di sopra dei governi, sicurezza dai prelievi fiscali, sicurezza di fare le cose con l'accordo di tutti, opacità perché si tratta di cose sporche che si possono fare solo lontano da occhi indiscreti.
 
R900x__Renzi_Libia.jpg

DI MITT DOLCINO
scenarieconomici.it
Renzi disse una cosa giusta circa un anno fa quando affermò che l’ENI rappresenta una sorta di ministero degli esteri occulto dell’Italia. Gli interessi italiani in Libya sono enormi, quando c’era Gheddafi praticamente nessun competitore poteva lavorare nel paese nordafricano, in quel caso Berlusconi aveva davvero fatto un capolavoro. E come contropartita Gheddafi salvò Unicredit dalla crisi subprime diventandone il primo azionista, molti se lo sono dimenticato. Grazie a tale blitz l’Italia era l’unico paese occidentale a non aver dovuto salvare le proprie banche con soldi pubblici, l’Italia rischiava di uscire vincitrice dalla crisi dei mutui scoppiata nel 2008. Infatti, poi arrivò Monti e la fatale austerity che ci ha gettati sul lastrico…




Gheddafi probabilmente morì per aver aiutato l’Italia, ricordate lo scandalo Kerviel in SocGen? E i problemi di BNP dei tempi? Sarkozy si prodigò per far fuori il padrino d’Africa dell’Italia, ricchissimo di petrodollari investiti regolarmente nella Penisola (Fiat, Juventus, Unicredit….).

Dunque arrivò l’attacco alla Libya in perfetto contrasto con le regole di ingaggio ONU secondo cui i paesi ex coloniali devono intervenire in prima battuta! Nel 2011 furono invece UK e Francia a farlo a danno italiano, lesa maestà nei confronti del Belpaese e di Berlusconi che – opportunamente indebolito – stava subendo il suo colpo di Stato (ehm, gli italiani hanno subito il colpo di Stato, meglio non dimenticarselo…)

Ora si dice che l’ISIS stia arrivando in Cirenaica minacciando addirittura Roma e ci chiedono di intervenire miltarmente (e qui bisogna davvero avere fede per crederci, la sesta armata italiana – la mafia – ha vinto i tedeschi ma oggi non riuscirebbe a contenere una banda di negletti col burka che arrivano col canotto, ma per piacere…). Prima di tutto, questo tam tam sull’ISIS in nordafrica sembra essere una pura e semplice destabilizzazione dell’Europa usando l’Italia, magari si potrebbe pensare ad un contesto in cui gli USA vorrebbero che l’Italia intervenisse in Libya potendo poi richiedere flessibilità a causa della guerra, ingenerando un danno alla Germania che fa dell’austerity la sua pietra angolare per la dominanza continentale (ossia annientando i propri competitor industriali per inedia). Leggasi, molto probabilmente gli USA puntano a destabilizzare l’Europa tedesca, punendo Berlino per non essersi allineata nella guerra a Putin (lo strumento sarebbe la flessibilità data ai periferici, partendo dall’Italia e supportando la Grecia). E’ possibile che oggi l’Italia sia funzionale a tale disegno? Io ritengo di si.

Problema: forse a Roma qualcuno ascolta troppo Berlino? Forse si, almeno a giudicare dalle risposte di Renzi in merito ad un intervento italiano in nord Africa. I ben informati ritengono infatti che il Premier italiano dovrà alla fine dire di no all’intervento – tutto pianificato – dietro pressioni non ben identificate (…). Si sanno invece la conseguenza del beau geste renziano, in perfetto stile sinistrorso: la Francia interverrà al posto dell’Italia e sotto bandiera ONU impossessandosi dell’intero territorio libico ricchissimo di idrocarburi. Eh si, perchè anche con il nuovo regime post rais l’ENI ha saputo restare sul pezzo alla faccia di chi la voleva più debole (…). Ma quali sarebbero le conseguenze se al posto dell’Italia intervenisse militarmente la Francia, magari assieme all’Egitto? Semplice, la Libya sarebbe davvero persa dall’ENI e dall’Italia ed il cane a sei zampe verrebbe inevitabilmente affossato nei profitti futuri: che ghiotta occasione per fonderla – spostando la sede a Parigi – con Total! I francesi avrebbero fatto bingo, sognano da tempo tale acquisizione con il fine di creare un colosso della dimensione di Exxon e Shell!

Fantascienza? Vedremo, da Roma mi indicano questa possibilità come concreta e materiale sebbene sia troppo presto per verificarla (mancano ancora – ed innegabilmente – dei dettagli importanti). In ogni caso Renzi non può dire NO all’intervento in Libya o meglio se vuole lasciare campo libero alla Francia ed all’Europa a nostro danno dovrà ben spiegarci perchè lo vuole fare …. (vedrete che questa sarà anche l’occasione per Berlino di utilizzare il proprio l’esercito in funzione di difesa europea fuori dai propri confini a supporto dei galli, aprendo di nuovo l’uscio prussiano).

Se così sarà alla fine l’Europa ci passerà sopra la testa anche via Libya soffiandoci le risorse sotto casa, complimenti per il disastro a tutti quelli che avranno contribuito! Alla fine tutto questo farebbe scopa con quanto sostenuto dai colleghi di SE da molti anni ormai, un attacco agli interessi italiani da parte dei supposti partners europei ex coloniali… Se qualcuno ancora ritiene che percepirà una pensione superiore a 1000 euro attuali è un illuso…

Qui qualcuno pensa di essere più furbo che bello ma mi sa che finirà a schiaffoni…

Fantomas per Mitt Dolcino

Fonte: http://scenarieconomici.it

Link: http://scenarieconomici.it/intrigo-internazionale-renzi-rifiuta-lintervento-in-libya-in-quanto-si-vuol-permettere-francia-impossessarsi-cirenaica-poi-fondere-eni-total/

 

Users who are viewing this thread

Back
Alto