mototopo
Forumer storico
WELFARE DI GUERRA, WELFARE DI PACE E FISCAL COMPACT "IRRINUNCIABILE"
1. Da questo commento di Lorenzo Carnimeo, come spesso capita, prendiamo spunto per una risposta che merita di essere trasposta direttamente in un autonomo post. Che completa ed esplicita quello precedente:
"Osserva giustamente, il "mainstream" Sole24 ore, che "[...]una volta messi gli anfibi sul terreno bisogna restarci, e forse anche a lungo, per stabilizzare la Libia. I rischi di perdite tra i soldati in scontri e attentati sono alti. E sicuramente questi rischi erano inferiori mesi fa, quando da più parti si invocava un intervento internazionale in Libia. La missione militare comporta un costo umano, politico ed economico che i Paesi schierati contro Gheddafi nel 2011 non vollero accettare lasciando che il Paese sprofondasse nell'anarchia e nel caos dove adesso si è infilato il Califfato. Ma proprio di questo oggi si parla: saldare un conto aperto lasciato in sospeso da altri. Armiamoci e partite, quindi, sapendo bene però dove si va e a quale prezzo."
Truppe italiane in Libia: tutti i rischi dell’opzione militare - Il Sole 24 ORE
Il tutto, poi, mentre continuiamo ad essere dominati dalla spending review: da un lato, con la legge n. 244 del 2012 abbiamo ulteriormente ridotto il nostro strumento militare e le nuove acquisizioni sono sempre più limitate rispetto ai mezzi che vengono dismessi. Inoltre, di fronte alla popolazione colpita dalla recessione, non credo sarà facile giustificare un'operazione di questo tipo. Dove si andrà a "tagliare" per reperire le necessarie risorse?
E ancora: non dobbiamo dimenticare che l'Europa ci ha lasciati sostanzialmente soli a gestire il drammatico fenomeno migratorio che arriva dalla Libia.
Salendo di un gradino, mi pare che la posizione americana (ma in generale dell'ordoliberismo occidentale), si risolva nel celebre titolo di un film di Alberto Sordi: Finché c'è guerra, c'è speranza. Eppure nello schema che presumibilmente è stato adottato, vedo qualcosa che non quadra. Provo a spiegarmi.
Durante la II guerra mondiale, i soldati americani che combattevano in terra straniera erano sorretti non tanto dalla "paura", quanto da una spinta ideale in chiave anti-nazifascista. Oggi, per difendere gli interessi occidentali, si fa leva principalmente sulla "paura" del terrorismo. Però, come dire, manca la "mission", il manifesto alla base della dottrina. E questo non lo vedo come un fattore positivo."
2. Diciamola con franchezza.
Leggi di austerità emergenziale e spending review, a quanto pare, appartengono a un'ottica che gli USA considerano, con molteplici segnali, superata. Per ragioni strategiche proprie, certamente, ma anche perchè:
a) vogliono consolidare il nuovo corso enunciato da Jack Lew ("non saremo più importatori di ultima istanza") e lo fanno sulla naturale specializzazione del loro sistema industriale, la difesa. Cosa che può riuscire solo inducendo a operazioni militari i riluttanti e "austeri" UEM. Come si ricava dalla Premessa-I del post;
b) sulla derubricazione a mera paura, priva di spinta ideale, della lotta al terrorismo, non sarei così sicuro. Basta leggersi i giornali USA e...vedere "American Sniper" (olterche la costante riproposizione mediatica USA della equivalenza tra Hitler e Putin).
Quanto alla "percezione" italo-europea di ciò, neppure nel 1940-43 l'Italia sviluppò, alla fine del processo di ri-direzionamento, una "spinta ideale" che non fosse basata- più che sulla paura o sull'anti-nazifascismo- SULLA COSTRIZIONE ESOGENA DEL FATTO COMPIUTO, come attesta la vicenda dell'8 settembre (cioè lo schiacciante rapporto di forza instaurato dall'intervento USA in Europa).;
- Diverso aspetto, storicamente e culturalmente, è che poi in sede di Costituente si "dovette" dare spazio alla versione keynesiana del sistema di pacificazione del conflitto di classe che, in definitiva, era già emerso (negli stessi USA, pur con alterne vicende) in funzione dell'abbandono del liberismo conseguente alla crisi del '29.
3. Ergo: se si nutriva qualche dubbio che l'attuale linea politica italiana sia sempre più condizionata dagli USA, ne abbiamo la conferma.
Certo, nessuna "intelligenza" in ciò:
- da un lato si mandano avanti le privatizzazioni del settore industriale pubblico della difesa (un sommamente intempestivo "suicidio", industriale e strategico, per l'interesse nazionale);
- dall'altro, pare evidente che ciò DEVE assecondare una neo-colonizzazione che passi anche per la perdita di quei mercati, della filiera da noi controllata (anche con acquisizioni estere), degli stessi profitti che incidono sulla partita redditi del CAB (non bastassero le estero-vestizioni del core industriale italiano in Lussemburgo).
4. Infine, un dato significativo: comunque la si voglia vedere, l'interventismo militare nel Mediterraneo equivale ad un'anticipazione, sul piano geo-politico, del distacco da politiche puramente €uro-germanico-conformi. (E' nota l'ostentata neutralità tedesca su questi temi, sicuramente connessa alla valutazione di inutilità-irrilevanza ai fini delle loro ostinate politiche mercantilistiche nazionali).
Infatti, anche se si perdesse (sicuramente nelle intenzioni dichiarate) il nostro controllo nazionale del settore industriale della difesa, anzi a maggior ragione, questo interventismo significa una intensificazione della spesa pubblica; probabilmente in una misura oggi non ben percepita e stimata da questo governo (forse Padoan se ne rende conto: forse).
Il welfare di guerra come modalità di rilancio della domanda? Forse, ma in questo caso con accelerazione, gratuita e demenziale, della dipendenza dall'estero.
Insomma, un'anticipazione per via di influenzamento politico di parte degli effetti del TTIP.
5. La conferma di ciò, la avremmo quando, raggiunto un certo livello di spesa militare, probabile all'interno di una esclalation che è tanto prevedibile quanto ORA IRRESPONSABILMENTE NASCOSTA, si farà riferimento a una NUOVA EMERGENZA-TINA e si dirà che comunque occorrerà adeguare la spesa pubblica secondo LE NUOVE PRIORITA' NECESSITATE.
Cioè, si dirà che, a seguito della indispensabile protrazione della lotta al terrorismo, pensioni e sanità pubbliche "non ce li possiamo più permettere" (così ben descritto da Keynes); perchè "mancano le risorse" e "DOBBIAMO COMUNQUE RISPETTARE GLI IMPEGNI FISCALI EUROPEI".
Un copione che mi pare già scritto...
Pubblicato da Quarantotto a 12:35 31 commenti:
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su Pinterest
IR

1. Da questo commento di Lorenzo Carnimeo, come spesso capita, prendiamo spunto per una risposta che merita di essere trasposta direttamente in un autonomo post. Che completa ed esplicita quello precedente:
"Osserva giustamente, il "mainstream" Sole24 ore, che "[...]una volta messi gli anfibi sul terreno bisogna restarci, e forse anche a lungo, per stabilizzare la Libia. I rischi di perdite tra i soldati in scontri e attentati sono alti. E sicuramente questi rischi erano inferiori mesi fa, quando da più parti si invocava un intervento internazionale in Libia. La missione militare comporta un costo umano, politico ed economico che i Paesi schierati contro Gheddafi nel 2011 non vollero accettare lasciando che il Paese sprofondasse nell'anarchia e nel caos dove adesso si è infilato il Califfato. Ma proprio di questo oggi si parla: saldare un conto aperto lasciato in sospeso da altri. Armiamoci e partite, quindi, sapendo bene però dove si va e a quale prezzo."
Truppe italiane in Libia: tutti i rischi dell’opzione militare - Il Sole 24 ORE
Il tutto, poi, mentre continuiamo ad essere dominati dalla spending review: da un lato, con la legge n. 244 del 2012 abbiamo ulteriormente ridotto il nostro strumento militare e le nuove acquisizioni sono sempre più limitate rispetto ai mezzi che vengono dismessi. Inoltre, di fronte alla popolazione colpita dalla recessione, non credo sarà facile giustificare un'operazione di questo tipo. Dove si andrà a "tagliare" per reperire le necessarie risorse?
E ancora: non dobbiamo dimenticare che l'Europa ci ha lasciati sostanzialmente soli a gestire il drammatico fenomeno migratorio che arriva dalla Libia.
Salendo di un gradino, mi pare che la posizione americana (ma in generale dell'ordoliberismo occidentale), si risolva nel celebre titolo di un film di Alberto Sordi: Finché c'è guerra, c'è speranza. Eppure nello schema che presumibilmente è stato adottato, vedo qualcosa che non quadra. Provo a spiegarmi.
Durante la II guerra mondiale, i soldati americani che combattevano in terra straniera erano sorretti non tanto dalla "paura", quanto da una spinta ideale in chiave anti-nazifascista. Oggi, per difendere gli interessi occidentali, si fa leva principalmente sulla "paura" del terrorismo. Però, come dire, manca la "mission", il manifesto alla base della dottrina. E questo non lo vedo come un fattore positivo."
2. Diciamola con franchezza.
Leggi di austerità emergenziale e spending review, a quanto pare, appartengono a un'ottica che gli USA considerano, con molteplici segnali, superata. Per ragioni strategiche proprie, certamente, ma anche perchè:
a) vogliono consolidare il nuovo corso enunciato da Jack Lew ("non saremo più importatori di ultima istanza") e lo fanno sulla naturale specializzazione del loro sistema industriale, la difesa. Cosa che può riuscire solo inducendo a operazioni militari i riluttanti e "austeri" UEM. Come si ricava dalla Premessa-I del post;
b) sulla derubricazione a mera paura, priva di spinta ideale, della lotta al terrorismo, non sarei così sicuro. Basta leggersi i giornali USA e...vedere "American Sniper" (olterche la costante riproposizione mediatica USA della equivalenza tra Hitler e Putin).
Quanto alla "percezione" italo-europea di ciò, neppure nel 1940-43 l'Italia sviluppò, alla fine del processo di ri-direzionamento, una "spinta ideale" che non fosse basata- più che sulla paura o sull'anti-nazifascismo- SULLA COSTRIZIONE ESOGENA DEL FATTO COMPIUTO, come attesta la vicenda dell'8 settembre (cioè lo schiacciante rapporto di forza instaurato dall'intervento USA in Europa).;
- Diverso aspetto, storicamente e culturalmente, è che poi in sede di Costituente si "dovette" dare spazio alla versione keynesiana del sistema di pacificazione del conflitto di classe che, in definitiva, era già emerso (negli stessi USA, pur con alterne vicende) in funzione dell'abbandono del liberismo conseguente alla crisi del '29.
3. Ergo: se si nutriva qualche dubbio che l'attuale linea politica italiana sia sempre più condizionata dagli USA, ne abbiamo la conferma.
Certo, nessuna "intelligenza" in ciò:
- da un lato si mandano avanti le privatizzazioni del settore industriale pubblico della difesa (un sommamente intempestivo "suicidio", industriale e strategico, per l'interesse nazionale);
- dall'altro, pare evidente che ciò DEVE assecondare una neo-colonizzazione che passi anche per la perdita di quei mercati, della filiera da noi controllata (anche con acquisizioni estere), degli stessi profitti che incidono sulla partita redditi del CAB (non bastassero le estero-vestizioni del core industriale italiano in Lussemburgo).
4. Infine, un dato significativo: comunque la si voglia vedere, l'interventismo militare nel Mediterraneo equivale ad un'anticipazione, sul piano geo-politico, del distacco da politiche puramente €uro-germanico-conformi. (E' nota l'ostentata neutralità tedesca su questi temi, sicuramente connessa alla valutazione di inutilità-irrilevanza ai fini delle loro ostinate politiche mercantilistiche nazionali).
Infatti, anche se si perdesse (sicuramente nelle intenzioni dichiarate) il nostro controllo nazionale del settore industriale della difesa, anzi a maggior ragione, questo interventismo significa una intensificazione della spesa pubblica; probabilmente in una misura oggi non ben percepita e stimata da questo governo (forse Padoan se ne rende conto: forse).
Il welfare di guerra come modalità di rilancio della domanda? Forse, ma in questo caso con accelerazione, gratuita e demenziale, della dipendenza dall'estero.
Insomma, un'anticipazione per via di influenzamento politico di parte degli effetti del TTIP.

5. La conferma di ciò, la avremmo quando, raggiunto un certo livello di spesa militare, probabile all'interno di una esclalation che è tanto prevedibile quanto ORA IRRESPONSABILMENTE NASCOSTA, si farà riferimento a una NUOVA EMERGENZA-TINA e si dirà che comunque occorrerà adeguare la spesa pubblica secondo LE NUOVE PRIORITA' NECESSITATE.
Cioè, si dirà che, a seguito della indispensabile protrazione della lotta al terrorismo, pensioni e sanità pubbliche "non ce li possiamo più permettere" (così ben descritto da Keynes); perchè "mancano le risorse" e "DOBBIAMO COMUNQUE RISPETTARE GLI IMPEGNI FISCALI EUROPEI".
Un copione che mi pare già scritto...
Pubblicato da Quarantotto a 12:35 31 commenti:

IR