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da Bonus, gli azionisti portano Goldman Sachs in tribunale - Finanza - Valori.it
Bonus, gli azionisti portano Goldman Sachs in tribunale
Il dibattito sui pagamenti spropositati per i banchieri si sposta in tribunale. Almeno per Goldman Sachs, che si trova in questi giorni ad affrontare un processo intentato da un gruppo di azionisti.
Non è bastato il costante crollo del proprio valore di mercato (che ha perso 50 miliardi di dollari dal 2009) per convincere il colosso bancario a puntare su una maggiore moderazione per gli stipendi dei propri 31 mila dipendenti.
E non mancano i casi eclatanti come quello del Ceo Lloyd Blankfein, che nel 2010 ha ricevuto complessivamente 19 milioni di dollari, comprensivi di un bonus in contanti da 5,4 milioni.
E ciò accadeva dopo la crisi finanziaria globale, che aveva spinto i giganti di Wall Street a promettere uno stop ai bonus a sei zeri.
E che aveva obbligato lo Stato americano a intervenire con un prestito (poi rimborsato) di 10 miliardi di dollari in favore proprio di Goldman Sachs, che si trovava in gravi difficoltà.
John Harness, legale degli azionisti, non ha usato mezzi termini: Goldman Sachs «viene gestita in favore dei dipendenti più che degli investitori», dal momento che tale sistema ricompensa coloro che assumono rischi, che in seguito vanno a scapito delle quotazioni azionarie della banca.
L'avvocato dell'istituto di credito ribatte che tali affermazioni non possono essere provate: e che non può essere un giudice a valutare le politiche di gestione di una banca d'investimenti, né quale sia il giusto ammontare degli stipendi.
A questo punto sarà il giudice Sam Glasscock III, dell'alta corte di giustizia del Delaware, a decidere se le accuse degli investitori debbano essere respinte o se ci siano le basi per portarle avanti in sede legale.
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Bonus, gli azionisti portano Goldman Sachs in tribunale
Il dibattito sui pagamenti spropositati per i banchieri si sposta in tribunale. Almeno per Goldman Sachs, che si trova in questi giorni ad affrontare un processo intentato da un gruppo di azionisti.
Non è bastato il costante crollo del proprio valore di mercato (che ha perso 50 miliardi di dollari dal 2009) per convincere il colosso bancario a puntare su una maggiore moderazione per gli stipendi dei propri 31 mila dipendenti.
E non mancano i casi eclatanti come quello del Ceo Lloyd Blankfein, che nel 2010 ha ricevuto complessivamente 19 milioni di dollari, comprensivi di un bonus in contanti da 5,4 milioni.
E ciò accadeva dopo la crisi finanziaria globale, che aveva spinto i giganti di Wall Street a promettere uno stop ai bonus a sei zeri.
E che aveva obbligato lo Stato americano a intervenire con un prestito (poi rimborsato) di 10 miliardi di dollari in favore proprio di Goldman Sachs, che si trovava in gravi difficoltà.
John Harness, legale degli azionisti, non ha usato mezzi termini: Goldman Sachs «viene gestita in favore dei dipendenti più che degli investitori», dal momento che tale sistema ricompensa coloro che assumono rischi, che in seguito vanno a scapito delle quotazioni azionarie della banca.
L'avvocato dell'istituto di credito ribatte che tali affermazioni non possono essere provate: e che non può essere un giudice a valutare le politiche di gestione di una banca d'investimenti, né quale sia il giusto ammontare degli stipendi.
A questo punto sarà il giudice Sam Glasscock III, dell'alta corte di giustizia del Delaware, a decidere se le accuse degli investitori debbano essere respinte o se ci siano le basi per portarle avanti in sede legale.