Incisioni antiche e moderne: Galleria di immagini (1 Viewer)

vecchio frank

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CLAUDE LORRAIN (1600-1682)
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La tempête, mm.125x176, 1630, primo stato

Questa è la prima acquaforte datata e firmata di Claude: in basso a sinistra si legge CLAUD.IELLE.I.V.F.ROMAE.1630.
Con questa acquaforte Claude introdusse un nuovo metodo di lavoro che poi continuò ad usare per la maggior parte delle sue acqueforti: invece di disegnare direttamente sulla lastra di rame, completò prima un elaborato disegno preparatorio. Questo disegno, oggi conservato al British Museum di Londra, porta ancora i segni della punta usata per il trasferimento della composizione sulla lastra.
Claude stampò un certo numero di prove di questo primo stato (se ne conoscono in tutto sette impressioni) prima di rilavorare la lastra introducendo notevoli cambiamenti. Attraverso un uso radicale del brunitoio Claude eliminò completamente la figura in ginocchio al centro della composizione, alterando radicalmente la luce della pagina. La realizzazione della nuova immagine passò attraverso almeno tre stati durante i quali la lastra venne letteralmente "martoriata", per poi riemergere, nel quarto stato, con un nuovo spazio e una nuova luce (vedi immagine qui sotto).
(Lino Mannocci)

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vecchio frank

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CLAUDE LORRAIN (1600-1682)
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Les chèvres, 194x255, 1630-33 circa, stato unico.

Questa acquaforte ha sempre occupato una posizione particolare nella grafica di Claude grazie al suo misterioso sviluppo. Claude, ultimata l'acidatura della lastra e dopo averne stampata almeno un'impressione, tagliò infatti il rame verticalmente in due (l'unica impressione conosciuta della lastra completa è al British). A complicare la questione si aggiunge il fatto che questa acquaforte è simile a due quadri di Claude ed anche in particolare ad un disegno composto di due fogli di carta incollati insieme. Dove i fogli si uniscono sono visibili due linee verticali che attraversano tutta la pagina. La tentazione di legare questo disegno al taglio della lastra è ovvia. Forse questo disegno voleva documentare il taglio della lastra? Fu la lastra tagliata da Claude perché considerata un fallimento? O fu tagliata perché un graffio accidentale, più o meno al centro dell'immagine, deturpò la lastra e ne rese impossibile ulteriori lavorazioni? Quest'ultima ipotesi mi sembra essere la più plausibile. Le due metà della lastra, che furono rilavorate e stampate (vedi sotto) portano segni di graffi e "riparazioni" che non sono presenti nell'impressione presente sopravvissuta.
(Lino Mannocci)

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Les quatre chèvres, quarto stato su otto della parte sinistra.

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Les trois chèvres, secondo strato su tre della parte destra.
 

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Forumer storico
Mi piace molto questo genere 'arricciato' e denso di inchiosto!
Sto per ritornare alla grafica antica e cercherò di prendere qualcosa anche di Lorrain.
 

vecchio frank

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Mi piace molto questo genere 'arricciato' e denso di inchiosto!
Sto per ritornare alla grafica antica e cercherò di prendere qualcosa anche di Lorrain.
Quelle stampate da lui, o meglio dagli stampatori ai quali si affidava, ammesso che se ne trovino, chissà che prezzi avranno...

Il testo di Mannocci dice che "dopo la sua morte le lastre non furono stampate per un lungo periodo di tempo, e questo è uno dei motivi per cui le impressioni più o meno coeve, cioè stampate su carta del Seicento, sono molto rare. Una parte dei rami furono stampate agli inizi del Settecento, per un periodo di tempo forse a Roma, sicuramente a Parigi e probabilmente da un mercante di stampe di nome Jeanninet. Le lastre a questo punto erano ancora molto fresche e stampavano fogli bellissimi, anche se prive di quel magico tono dei primissimi fogli quando ancora la superficie del rame non è perfettamente levigata, trattenendo quindi quel magico velo d'inchiostro, impossibile da ricreare o imitare, la cui vista riempie di calore il cuore del conoscitore."

Mannocci prosegue: "Qualche anno più tardi, verso la metà del Settecento, molti di questi rami furono contrassegnati con dei numeri sul margine basso al di sotto dell'immagine, di solito con la lettera N seguita da un numero e la lettera P seguita da un altro numero. Le lettere N e P suggerirebbero le abbreviazioni di "numero" e "pagina", ma non si conosce nessuna pubblicazione che contenga queste acqueforti in un contesto che giustifichi questa interpretazione. Chi incise queste iscrizioni, esattamente quando, e perché, resta quindi un mistero.
Nel 1816 ventiquattro di questi rami erano a Londra e furono ripetutamente stampati e inseriti in una raccolta di stampe intitolata "200 Etchings".
L'ultima edizione di questa raccolta fu stampata nel 1826. Dopo questa data non si ha più notizia dei rami, e oggi se ne è persa ogni traccia.
Un altro gruppo di acqueforti fu inoltre numerato progressivamente, da uno a dodici, sul bordo sinistro del rame. La progressione dei numeri non riflette la cronologia dell'esecuzione delle rispettive acqueforti (...) Questi numeri a mio avviso furono applicati alle lastre, probabilmente da uno dei tanti incisori di professione che lavoravano per i Rossi (Giacomo Rossi gestiva una fiorente attività di stampatore ed editore di stampe a Roma in via della Pace)".

Buona caccia!
 

vecchio frank

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CLAUDE LORRAIN (1600-1682)
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La fuite en Egypte, mm.107x170, 1630-33 circa, primo stato.

Uno dei grandi temi della pittura del Cinque/Seicento, la Fuga in Egitto, fu affrontato da Claude ripetutamente in disegni e quadri, particolarmente tra il 1641 e il 1663. Malgrado l'assenza di un disegno preparatorio, la compattezza della composizione di questa immagine ne suggerisce l'esistenza. L'unico disegno sopravvissuto, strettamente legato a questa acquaforte, rappresenta lo stesso gruppo in movimento, ma nella direzione opposta e in un diverso paesaggio. Sembrerebbe che dopo la prima acidatura Claude non abbia rilavorato ulteriormente la lastra, dato che gli stati successivi sono postumi, caratterizzati cioè da interventi sulla lastra effettuati da altri dopo la sua morte. Nelle impressioni di primo stato ci sono però dei segni di grattamento e abbassamento, al centro dell'immagine, probabilmente ottenuti con l'uso di un brunitoio, che potrebbero indicare un intervento di Claude sulla lastra subito dopo la prima acidatura. Se così fosse, le prove di stampa precedenti a questo intervento, non sono conosciute.
(Lino Mannocci)
 

vecchio frank

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CLAUDE LORRAIN (1600-1682)
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Scéne de brigands, mm.132x199, 1633, primo stato.

Ci sono sei o sette acqueforti che tradizionalmente vengono indicate per evidenziare la grande sapienza grafica di Claude, e questa è una.
La bellezza di questo foglio appare purtroppo solo nelle primissime e rarissime prove di questa lastra. Nella maggior parte delle impressioni, anche quando coeve, i neri della vegetazione sulla sinistra della composizione mancano di definizione.
Anche di questa acquaforte non esiste un disegno preparatorio. C'è un disegno che contiene un gruppo di briganti molto simile a questo, ma in controparte e in un diverso paesaggio. Lo stesso gruppo di briganti si ritrova, all'acquaforte, sulla lastra usata da Claude per verificare la forza dell'acido. Le rilavorazioni postume di questa lastra iniziano dopo il sesto stato (si conoscono in tutto nove stati).
(Lino Mannocci)

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Scéne de brigands, mm.132x199, 1633, quinto stato.
 

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CLAUDE LORRAIN (1600-1682)
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L'enlevement d'Europe, mm.200x256, 1634, terzo stato.

Questa acquaforte corrisponde esattamente, in controparte, ad un quadro del 1634, oggi al Kimbell Art Museum di Fort Worth. La complessità della composizione, in assoluto la più sofisticata che Claude avesse affrontato fino a quale momento, fa presumere l'esistenza di un elaborato disegno preparatorio. In passato vi è stata confusione sul numero degli stati di questa lastra e da cosa esattamente fossero determinati. La mia catalogazione di questa acquaforte elenca sette stati e si è allontanata dai criteri usati in passato perché troppo vaghi e inconcludenti. Questa rappresentazione del mito di Europa, narrato da Ovidio nelle sue Metamorfosi, si allontana dal testo per la "dolcezza" del trattamento. Claude ritornò su questo tema più di una volta negli anni successivi, anche se non si allontanò mai dallo spirito di questa composizione.
(Lino Mannocci)
 

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CLAUDE LORRAIN (1600-1682)
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Le soleil levant, mm.130x199, 1634, quinto stato

Questa e la successiva sono due acqueforti che gli studiosi, in particolare gli storici d'arte inglesi e francesi dell'Ottocento, hanno concordato nel giudicare le pagine più belle dell'opera grafica del Lorenese. Verso la metà degli anni '30 Claude aveva perfezionato la visione del suo mondo. Allo stesso tempo il controllo del mezzo tecnico era divenuto per lui pressoché totale. Eco quindi che fu in grado di creare questi capolavori. La magica delicatezza del segno, purtroppo apprezzabile solamente nelle primissime impressioni, che circoscrive e persone e le cose di questa complessa composizione, non ha precedenti e abbaglia con la sua stupenda luce. Questa composizione fu probabilmente concepita inizialmente per un quado dipinto per il vescovo di Le Mans. Il quadro e il relativo disegno non sono datati, e solo l'acquaforte, nel quinto stato, porta la data 1634. Malgrado il fatto che, a mio avviso, la data fu aggiunta sulla lastra in un secondo tempo, probabilmente verso il 1660, il 1634 è comunemente considerato l'anno di esecuzione delle tre opere.


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Le bouvier, mm.131x200, 1636, terzo stato.

Generazioni di studiosi dell'incisione hanno riconosciuto in questo paesaggio pastorale l'espressione più alta del genio acquafortista di Claude.
Una per tutti, Diane H. Russsel, 1982:"Forse questa è la più bella è la più bella acquaforte di Claude. Tecnicamente raffinata, ritiene però la freschezza delle prime, più audaci immagini, senza arrivare al freddo perfezionismo di "Le troupeau en marche". Qui la composizione, i segni e l'inchiostro sono riuniti in delicata e controllata armonia. La tecnica è al servizio dell'immagine e l'immagine ci rimanda l'effetto di un tardo e tranquillo pomeriggio d'estate. Un caldo umido è sospeso sopra la terra e la luce calante è toccata per così dire, dal suono del corno del pastore che chiama gli animali a raccolta." Purtroppo il disegno preparatorio per questa acquaforte non è giunta fino a noi.
(Lino Mannocci)
 

vecchio frank

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CLAUDE LORRAIN (1600-1682)
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Le Campo Vaccino, mm.199x258, 1636, quinto stato.

Claude disegnava dal vero con assiduità. L'artista passava giornate intere in aperta campagna ritraendo cespugli, alberi, animali e principalmente gli effetti della luce. Anche gli edifici erano disegnati dal vero; in seguito, nel suo studio Claude inventava paesaggi dove le figure abitavano uno spazio ideale, ma funzionale. I suoi paesaggi erano "capricci" che avevano però tutte le caratteristiche della realtà. "Le Campo Vaccino" (così chiamavano all'epoca l'area occupata dalle rovine del Foro Romano) è l'unica acquaforte topografica di Claude. Della stessa veduta fece anche due disegni. La teatralità di questo foglio è sempre stata molto apprezzata, sia dagli esperti che dal pubblico, e di conseguenza fu più volte copiato. Anche il suo amico Sandrart, compagno di tante giornate di lavoro all'aperto nella campagna romana, una volta ritornato in Germania fece due copie, in controparte, di questa acquaforte, senza dichiarare mai l'origine della composizione, come del resto era abitudine fare a quel tempo.
(Lino Mannocci)
 

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CLAUDE LORRAIN (1600-1682)
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La danse sous les arbres, mm.136x196, 1637 circa, quarto stato.

Il disegno preparatorio per questa acquaforte si trova all'Ashmolean Museum di Oxford. Un altro disegno è simile all'acquaforte ed entrambi documentano l'esistenza di un quadro fatto per Urbano VIII nel 1637. Lo spazio dell'acquaforte è semplificato e compresso rispetto allo spazio del quadro. Durante la sua lunga carriera Claude ritornò più d'una volta sul tema dei balli di campagna. Queste immagini ci presentano sempre un mondo pieno di naturale armonia, ma la creazione di queste immagini era raramente priva di ostacoli ed esitazioni. La tecnica lavorativa di Claude era lenta e minuziosa, e la difficoltà di creare un'immagine che contenesse allo stesso tempo la realtà fisica e metafisica poteva presentare sempre nuove possibilità e nuovi sviluppi. In questa acquaforte, dopo la prima morsura, di cui esiste un'unica impressione al British Museum di Londra, Claude semplificò radicalmente la composizione eliminando dalla lastra gli animali in primo piano e schiarendo il cielo e il terreno attorno ai ballerini. Nelle prove di terzo stato la pagina è illuminata da una luce briosa che lega tutta la natura in questo allegro rito celebrativo.
(Lino Mannocci)
 

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