Incisioni antiche e moderne: Galleria di immagini

Boh! In effetti, le ho avute in regalo/ricordo circa 30 anni fa...ma sono molto più vecchie... forse sono incisioni, non mi ricordo neanche...comunque se posso, settimana prossima le posto da qualche parte, non credo possano interessare qualcuno, ma non si sa mai..:)
Ha ragione Gino, meglio nella sezione dei mercatini.
 
UKIYOE - 5
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Torii Kiyonaga (1752-1815)
Eccelse nella rappresentazione di gruppi di figure, soprattutto femminili, dediti alle attività e ai passatempi più in voga del periodo.
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Ragazza della casa del tè con ospite, 1778, chūban.
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Kubo Shunman (1757-1820)
Artista raffinato, nato e vissuto a Edo, fu pittore, autore di stampe e scrittore.
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Sei fiumi: Kōya, 1781-89 ca., ōban.
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Eishōsai Chōki (attivo 1780-1800 ca.)
Pittore e illustratore di stampe ukiyoe, non ottenne mai grande popolarità ma produsse comunque, in mezzo a un mare di stampe di media qualità, alcune considerate tra le più belle di questo genere.
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Geisha, 1794, ōban.
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Chōensai Eishin (attivo 1795 ca.-1810)
Allievo di Eishi, di lui si conoscono solo due serie di stampe.
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Giovane falconiere, 1789-1801, ōban.
 
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Chōbunsai Eishi (1756-1829)
Samurai di rango alla corte dello shogun, studiò pittura nella scuola Kanō. Agli inizi degli anni Ottanta rinunciò ai suoi incarichi ufficiali per dedicarsi esclusivamente all’ukiyoe.

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Sei poeti immortali: Kisen Hōshi, 1793-94, ōban.
La ragazza ritratta sta riflettendo sui versi del poeta il cui libro ha appena finito di leggere.

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Sei bellezze del quartiere del piacere: Echizenya Morokoshi, ōban.
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Chōkōsai Eisho (attivo1790-99)
Di lui si sa poco o nulla, se non che era il principale allievo di Eishi.

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Gara di bellezze nel quartiere del piacere: Midoriki della Casa Wakamatsuya, 1795-96, ōban.
 
UKIYOE - 5
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Torii Kiyonaga (1752-1815)
Eccelse nella rappresentazione di gruppi di figure, soprattutto femminili, dediti alle attività e ai passatempi più in voga del periodo.
Vedi l'allegato 422149

Ragazza della casa del tè con ospite, 1778, chūban.
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Kubo Shunman (1757-1820)
Artista raffinato, nato e vissuto a Edo, fu pittore, autore di stampe e scrittore.
Vedi l'allegato 422151

Sei fiumi: Kōya, 1781-89 ca., ōban.
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Eishōsai Chōki (attivo 1780-1800 ca.)
Pittore e illustratore di stampe ukiyoe, non ottenne mai grande popolarità ma produsse comunque, in mezzo a un mare di stampe di media qualità, alcune considerate tra le più belle di questo genere.
Vedi l'allegato 422152

Geisha, 1794, ōban.
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Chōensai Eishin (attivo 1795 ca.-1810)
Allievo di Eishi, di lui si conoscono solo due serie di stampe.
Vedi l'allegato 422153

Giovane falconiere, 1789-1801, ōban.
In molte opere, queste in particolare, si possono vedere segnali che poi andranno a riflettersi nel decorativismo Liberty.
 
In molte opere, queste in particolare, si possono vedere segnali che poi andranno a riflettersi nel decorativismo Liberty.
Secondo me queste stampe hanno avuto sull'arte occidentale un'influenza anche maggiore di quella comunemente riconosciuta.
Forse nel tuo messaggio è sottintesa una certa critica sul fatto che siano più che altro decorative. E' la critica che si fa comunemente alle stampe giapponesi, credo, ed è una critica che ritengo fondata. Nondimeno, mi hanno sempre affascinato.
 
salve. volevo solo dire un sincero grazie agli autori di questo bel 3d! continuate a postare , magari anche su autori bravi ma dimenticati.
Sergio
 
salve. volevo solo dire un sincero grazie agli autori di questo bel 3d! continuate a postare , magari anche su autori bravi ma dimenticati.
Sergio
Grazie a te. Con le stampe giapponesi andrò avanti per un bel po' (almeno tutto questo mese). Per il prosieguo, al momento sono un po' a corto di idee. Dopo sette mesi e quasi 500 immagini pubblicate, sono un po' stanchino, come direbbe Forrest Gump. Confido comunque che altri utenti diano il loro contributo.
 
Secondo me queste stampe hanno avuto sull'arte occidentale un'influenza anche maggiore di quella comunemente riconosciuta.
Forse nel tuo messaggio è sottintesa una certa critica sul fatto che siano più che altro decorative. E' la critica che si fa comunemente alle stampe giapponesi, credo, ed è una critica che ritengo fondata. Nondimeno, mi hanno sempre affascinato.
Beh, non esattamente. In effetti scrivendo riflettevo su due punti. Uno è che proprio l'Art Nouveau, peraltro programmaticamente, ha saputo inserire la decorazione nell'ambito dell'arte "alta", senza che quest'ultima ne venisse svilita. La conoscenza delle stampe giapponesi fu appunto fondamentale per questo stile. Molti oggetti "giapponesi" vennero poi fabbricati in Francia, da questo punto di vista è pieno di imitazioni:, o falsi; comunque non si può andare in un mercato o da un mercante e pensare che ciò che appare di fattura giap sia anche automaticamente di origine giap.
Il secondo punto riguardava l'eventuale possibilità di trovare in queste opere il senso dell'individualità come lo si intende in Occidente, da Giotto in poi, o magari anche solo dal Rinascimento in poi (in musica a partire da Beethoven). Non è solo questione di trovare aspetti caratteristici per ogni autore, atti a riconoscerlo, per esempio. Riguarda proprio il chiedersi quanto i personaggi riescano a proporre nell'insieme il senso dell'esprimersi di una individualità forte, diversa dalle altre e che vuole farlo sapere. Siccome non mi sembra che si arrivi a questo punto, se non forse nei maggiorissimissimi (tipo l'Onda di Hokusai, che però è già anche lui nell'800 ...), credo che la parziale estraneità che sentiamo di fronte a queste opere (che ne fa anche il fascino) sia proprio legata, oltre che alle grandi differenze stilistiche e culturali, a questo aspetto di individualità non evidenti.
E dunque qui il decorativismo si collega con questo momento di ridotta individualità, chiamiamola così, mentre il Liberty, pur puntando anch'esso ad esprimere le armonie del mondo, come i giap, che è un modo, se vogliamo, più mistico di operare, tuttavia mostra sempre, sotto la veste impaludata e quasi leccata dell'esasperata decorazione, che l'autore ricerca di comunicare a livello di personalità. Persino le pubblicità non mostrano donne tutte uguali , per così dire, come nelle stampe giap (vabbè, solo un poco), ma vanno a cercare i caratteri, il senso di una piccola storia ecc.
Chiaro che la discriminante passa attraverso l'immagine della donna, che nell'Art Nouveau viene di volta in volta sublimata, venerata, o viceversa vista nell'aspetto più sensuale e talora malefico, comunque dotata di una personalità e di una storia, mentre le pur deliziose geishe tendono ad uniformarsi e, forse, a sottomettersi.
Da ciò si vede come una differente vita sociale si rifletta in un'arte a sua volta diversa. Che sarebbe un ghiotto argomento per Arte e psicologia: tra volere e potere
 
Ultima modifica:
Beh, non esattamente. In effetti scrivendo riflettevo su due punti. Uno è che proprio l'Art Nouveau, peraltro programmaticamente, ha saputo inserire la decorazione nell'ambito dell'arte "alta", senza che quest'ultima ne venisse svilita. La conoscenza delle stampe giapponesi fu appunto fondamentale per questo stile. Molti oggetti "giapponesi" vennero poi fabbricati in Francia, da questo punto di vista è pieno di imitazioni:, o falsi; comunque non si può andare in un mercato o da un mercante e pensare che ciò che appare di fattura giap sia anche automaticamente di origine giap.
Il secondo punto riguardava l'eventuale possibilità di trovare in queste opere il senso dell'individualità come lo si intende in Occidente, da Giotto in poi, o magari anche solo dal Rinascimento in poi (in musica a partire da Beethoven). Non è solo questione di trovare aspetti caratteristici per ogni autore, atti a riconoscerlo, per esempio. Riguarda proprio il chiedersi quanto i personaggi riescano a proporre nell'insieme il senso dell'esprimersi di una individualità forte, diversa dalle altre e che vuole farlo sapere. Siccome non mi sembra che si arrivi a questo punto, se non forse nei maggiorissimssimi (tipo l'Onda di Hokusai, che però è già anche lui nell'800 ...), credo che la parziale estraneità che sentiamo di fronte a queste opere (che ne fa anche il fascino) sia proprio legata, oltre che alle grandi differenze stilistiche e culturali, a questo aspetto di individualità non evidenti.
E dunque qui il decorativismo si collega con questo momento di ridotta individualità, chiamiamola così, mentre il Liberty, pur puntando anch'esso ad esprimere le armonie del mondo, come i giap, che è un modo, se vogliamo, più mistico di operare, tuttavia mostra sempre, sotto la veste impaludata e quasi leccata dell'esasperata decorazione, che l'autore ricerca di comunicare a livello di personalità. Persino le pubblicità non mostrano donne tutte uguali , per così dire, come nelle stampe giap (vabbè, solo un poco), ma vanno a cercare i caratteri, il senso di una piccola storia ecc.
Chiaro che la discriminante passa attraverso l'immagine della donna, che nell'Art Nouveau viene di volta in volta sublimata, venerata, o viceversa vista nell'aspetto più sensuale e talora malefico, comunque dotata di una personalità e di una storia, mentre le pur deliziose geishe tendono ad uniformarsi e, forse, a sottomettersi.
Da ciò si vede come una differente vita sociale si rifletta in un'arte a sua volta diversa. Che sarebbe un ghiotto argomento per Arte e psicologia: tra volere e potere
Ho capito. Come sempre le tue osservazioni sono acutissime. Aspetto di leggerne altre più avanti, perché le geishe che ho fin qui mostrato non sono tutto nelle stampe giapponesi. Domani e per i prossimi giorni ancora sarà la loro apoteosi (con Utamaro), ma poi con Sharaku passeremo alle stampe di attori teatrali (che, lo anticipo qui, rappresentano il 40% della produzione di ukiyoe), per finire poi con Hokusai e Hiroshige e le stampe di soggetto paesaggistico. Se posso azzardare una previsione, però, credo che il tuo giudizio sulla ridotta individualità degli artisti giapponesi non cambierà di molto.
 
Ho capito. Come sempre le tue osservazioni sono acutissime. Aspetto di leggerne altre più avanti, perché le geishe che ho fin qui mostrato non sono tutto nelle stampe giapponesi. Domani e per i prossimi giorni ancora sarà la loro apoteosi (con Utamaro), ma poi con Sharaku passeremo alle stampe di attori teatrali (che, lo anticipo qui, rappresentano il 40% della produzione di ukiyoe), per finire poi con Hokusai e Hiroshige e le stampe di soggetto paesaggistico. Se posso azzardare una previsione, però, credo che il tuo giudizio sulla ridotta individualità degli artisti giapponesi non cambierà di molto.
Nell'attesa, farei presente che simile, anche se non uguale, è il caso delle icone ortodosse, per le quali l'artista doveva porsi al servizio della divinità, in qualche modo "cercando di sparire", di dimenticare il proprio io, con le sue passioni e i difetti. Se poi si riflette sul fatto che le statue di Michelangelo, un caposaldo dell'individualità nell'arte, non fanno nemmeno pensare al colore, che il colore non era comunque per lui un elemento così importante, che sia i pittori di icone che i giapponesi presentano slanci di colore davvero emozionanti, verrebbe da proporre un dualismo "tanto io e poco colore" vs" passo indietro dell'io e ricchezza del colore". Ma considero ciò una specie di pre-intuizione da verificare.
 

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